My dilemma


Ad Annabeth non era mai piaciuto dormire. O meglio, le sarebbe piaciuto se i suoi sogni non fossero stati puntualmente costellati da incubi che la facevano svegliare nel cuore della notte, spingendola ad aprire la finestra della sua camera e guardare le luci di New York per calmarsi.

Nessun calmante o sonnifero che zia Marin le aveva prescritto era stato abbastanza e lei, piano piano, aveva rinunciato ai sonnellini pomeridiani e alle notti traquille, costringendosi ad andare avanti durante la giornata con bicchieroni di caffé di Starbucks.

Erano state con Percy le uniche notti prive di sogni. E si, aveva avuto freddo e paura, ma aveva dormito così bene tra le sue braccia che avrebbe pagato oro pur di ritornarci.

Sapeva che aveva vomitato e che poi era svenuta. Sapeva di star dormendo seppur non avesse idea di dove, ma aveva bisogno di aprire gli occhi perché aveva visto Piper, zia Marin, Talia e Percy morire così tante volte da non riuscire più a togliersi dalla testa gli occhi vacqui e le labbra sporche di sangue.

Aveva bisogno di svegliarsi, stare al fianco di Percy e magari, farsi dare qualche altro bacio sulla fronte da quelle labbra che le piacevano tanto.

Aveva bisogno di svegliarsi e smetterla di dormire ancora, di sognare così tanto e così male.

Svegliati, Annabeth.

- Svegliati, Annabeth.

E quella non era Talia?

- Andiamo, bionda! È il ventisette Dicembre! Hai intenzione di fare la morta e dormire anche per Capodanno o aprirai quei tuoi occhioni grigi prima del trentuno?

Annabeth corrugò la fronte. La sua migliore amica riusciva ad essere irritante anche mentre lei era convalescente. Le avrebbe dato dieci dollari solo per quella capacità innata.

Aprì lievemente le palpebre richiudendole l'istante dopo, quando la luce al neon troppo forte del soffitto la accecò. - Merda - imprecò, bagnandosi le labbra ancora screpolate e secche, sollevando un braccio per coprirsi gli occhi e gemendo l'istante dopo quando mise a fuoco una benda bianca e un ago infilato nel dorso.

- Non ci credo! - esclamò Talia e Annabeth sorrise, mettendo a fuoco il suo volto lentigginoso, il sorriso ampio e gli occhi elettrici, forse un po' lucidi. - Ti sei svegliata! Cazzo! Luke! La morta è viva! - gridò, e Annabeth rise piano, guardandosi attorno per mettere a fuoco una tenda bianca che la circondava, una macchina per i battiti e delle lenzuola bianche che la avvolgevano stretta.

Tornò a guardare Talia, la felpa più grande di due taglie che le cadeva morbida sul busto snello e gli occhi lucidi. - Talia Grace sta per piangere? - domandò retorica quando gli occhi scintilllarono e una lacrima impavida tentò di rigarle la guancia.

Talia la scacciò via velocemente, ridendo. - Fanculo, bionda. Io non piango mai - si tuffò su di lei, seppellendo il volto nell'incavo del suo collo e stringendola con più forza del dovuto e si, Annabeth avrebbe voluto dirle di fare più piano perché le faceva male tutto, ma era troppo felice. Sollevò lentamente le braccia, circondando il busto di Talia e accarezzandole lentamente la schiena.

- Anche tu mi sei mancata, Talia - mormorò e la mora annuì un paio di volte, tornando a sedersi sulla sedia e voltandosi di scatto quando la tenda si scostò con un colpo secco.

Annabeth analizzò Luke per pochi secondi prima che corresse ad abbracciarla.

- Non ne potevo più! - esclamò felice il ragazzo, stringendola delicatamente e lasciandole un bacio sulla guancia che la fece sorridere. - Talia era così assillante e nervosa che non ha dato tregua a nessuno nell'Arena - borbottò e la ragazza gli diede un pugno al fianco, alzandosi dalla sedia per farlo sedere e accomodandosi poi sulle sue cosce. - Come stai? - le domandò con un sorriso gentile.

Annabeth annuì un paio di volte, tirandosi un po' più su per potersi sedere. Talia la aiutò a sistemare i cuscini sulla schiena e lei la ringraziò con un sorriso. - Sto bene. Solo un po' arrabbiata - ammise, corrugando la fronte a quella consapevolezza che le fece accelerare un po' di più i battiti.

Luke rivolse uno sguardo divertito all'elettrocardiografo. - Siete stati grandi. Ve la siete cavata da soli egregiamente. Non tutti ce l'avrebbero fatta. Percy..

Annabeth sbarrò gli occhi nel sentire il suo nome. Il bip dei battiti aumentò a dismisura mentre puntava le mani sul materasso, drizzando la schiena. - Percy! - esclamò, guardandosi attorno come se potesse sbucare da un momento all'altro. - Dov'è? - domandò febbrilmente, raggiungendo l'ago per potersi alzare.

- Wo-ah! Calma, tornado - disse Talia con un sorriso nervoso sul volto lentigginoso, fermandole la mano tra le sue.

Annabeth la guardò con gli sbarrati, sfuggenti e prese un respiro profondo per far smettere le mani di tremare. Talia gliele strinse fino a che Annabeth non si rilassò, poggiando nuovamente la schiena contro i cuscini morbidi. - Io.. come sono arrivata al Campo? - chiese, mordendosi il labbro inferiore. - Percy come sta? - continuò stringendo i pugni, infilandosi le unghie nei palmi, aggrappandosi a quel dolore per allontanare la paura.

Talia e Luke sorrisero. Stava bene.

- Percy sta bene. È lui ad averti portato al Campo - le disse il ragazzo e Annabeth sbarrò un po' gli occhi.

- Ti ha portata in braccio per non so quanta strada e non ti ha lasciata andare fino a che non siamo arrivati in infermeria. A quel punto ti ha steso su un letto e poi è svenuto - concluse Talia mentre il respiro di Annabeth si mozzava.

Aveva fatto davvero così tanto per lei?

Chiuse gli occhi per qualche secondo e poi li riaprì, osservando le iridi luminose di Talia e Luke. - Dov'è? - domandò e i ragazzi sorrisero ancora.

- Sono le quattro quindi, con ogni probabilità, è nell'Arena. - Le rispose Talia. - è venuto a trovarti ogni giorno quando faceva buio. E non parla con nessuno da due giorni, più o meno da quando si è svegliato.

Luke sollevò una mano. - Con me parla.

Talia sbuffò, avvolgendogli le spalle con un braccio e osservandolo dall'alto. - Questo perché tu sei il suo amante.

Annabeth rise, ignorando il dolore al petto e alle labbra screpolate.

- Allora, hai voglia di respirare un po' d'aria? - le domandò Talia con un sorriso e Annabeth si scostò le coperte di dosso.

Andrew le aveva dato qualche anti-dolorifico e una merendina al cioccolato prima di lasciarla andare con addosso un paio di leggins neri e una felpa grigia che Talia aveva preso dalla sua camera qualche giorno prima, in previsione del suo risveglio.

Annabeth aveva le ginocchia bloccate e le gambe pesanti, ma quando mise piede fuori dal Campo, smise di pensare ai dolori e sorrise, sollevando il volto verso il cielo chiaro, freddo, ma libero dalle nubi. Gli schiamazzi dei ragazzi le riempirono le orecchie facendola sorridere e prima che potesse anche solo realizzare realmente di essere a casa, un turbine moro le saltò addosso, avvolgendole le braccia attorno al collo.

- Non farmi mai più uno scherzo del genere, Annabeth Chase! - esclamò Reyna e la bionda rise, corrugando la fronte per quella dimostrazione d'affetto che, decisamente, non si aspettava dalla ragazza autoritaria e che regalava dei sorrisi ogni morte di papa.

- Prometto - disse appena si allontanarono, mettendosi una mano sul cuore senza riuscire a smettere di sorridere.

La mora la guardò con un luccichio euforico negli occhi scuri. - Sono contenta che tu sia tornata. Non c'era nessuno da battere sulla scala - disse mesta e Annabeth la colpì con un debole pugno alla spalla, facendola ridere. - Stai andando all'Arena? - le domandò, cercando l'approvazione negli sguardi di Luke e Talia dietro di lei. - Allora ci facciamo la strada assieme. Non pensare che anche se sei appena tornata ti darò tregua. Ho intenzione di andarci giù ancora più pesante - le rivelò la ragazza e Annabeth rise, voltandosi e camminando all'indietro per poter guardare negli occhi i suoi tre amici.

- Farò il culo a tutti quanti. Giuro. E senza neanche un'arma! - esclamò mentre i ragazzi facevano versi di scherno.

- Vola basso, bionda. Sarai sopravvissuta tre giorni fuori dal Campo, ma noi siamo sempre i guerrieri originali - le rispose Talia con un sorriso, lanciando un'occhiata alle sua spalle. Il sorriso le si allargò un po' di più e Annabeth corrugò la fronte, voltandosi per poter vedere chi fosse il destinatario di quel sorriso.

Si sbatté al petto di qualcuno l'istante dopo e indietreggiò di un solo passo prima di sollevare lo sguardo sugli occhi verdi di Percy. Le sembrò quasi surreale ritrovarselo davanti così tranquillo, e analizzò il suo volto in cerca di contusioni e tagli che non trovò.

Gli avvolse le braccia al collo prima che potesse pensarci ancora e il ragazzo si chinò su di lei, stringendola per la vita e sollevandola un po' dal terreno.

Respirò il suo profumo, chiuse gli occhi e sorrise mentre si domandava se fosse possibile rimanere così, stretta tra le braccia e contro il petto di Percy per sempre.

Il ragazzo la rimise a terra troppo presto, allontanandosi da lei lentamente. Sorrise, ma Annabeth corrugò la fronte, inclinando leggermente la testa. Quello era un sorriso di circostanza, un sorriso che pareva quasi volesse prendere le distanze dall'abbraccio mozza fiato che le aveva dato prima.

- Percy, che..

Lui le mise una mano sulla spalla, gli occhi che non scintillavano più, l'espressione neutra. - Sono contento che stia bene - continuò a sorridere, come se stesse parlando con la vicina di casa alla quale chiedeva il latte ogni tanto, e poi la superò, evitando qualsiasi contatto con Luke quando gli passò affianco. - Ci si vede - disse senza neanche voltarsi e Annabeth gli osservò la schiena, cercando una spiegazione a ciò che era appena successo, combattendo contro le ginocchia che minacciavano di cedere da un momento all'altro.

Ignorò gli occhi sbarrati di Talia, quelli furiosi di Luke e quelli straniti di Reyna mentre si voltava, dirigendosi verso l'Arena ancora più velocemente.

- Che diavolo era quello? - sibilò la sua migliore amica e Annabeth, mentre sorpassava le porte scorrevoli, riuscì quasi a immaginarsi Luke che -mesto- scuoteva la testa.

***

Il ragazzo soffiò il fumo verso l'alto, abbracciandosi le ginocchia e sistemandosi un po' meglio sulla sabbia umida mentre ascoltava il rumore delle onde.

Era un idiota e lo sapeva bene, ma doveva proteggere Annabeth. Sapeva di essere un'idiota, sapeva di provare qualcosa per lei che era andato fuori il suo controllo, ma doveva tenere le distanze, far finta che per quella ragazza bionda che gli aveva rubato il cuore, non provasse niente.

Aspirò dalla Winston più avidamente del necessario e poi osservò le stelle sopra la sua testa, la luna che splendeva in un cielo privo di nubi e soffiò il fumo verso l'alto ancora una volta.

Era stato bravo: aveva ignorato Annabeth per tutto il giorno. L'aveva guardata combattere solo quando lei era girata, aveva evitato i suoi occhi grigi continuamente e si, si sentiva in un idiota e uno stupido, ma era la cosa giusta da fare.

Qualcuno camminò lentamente verso di lui e prese in considerazione l'idea di allontanarsi prima di distinguere la figura di Talia. La cugina si sedette accanto a lui, incrociando le gambe sulla sabbia umida.

- Insonnia o avevi voglia di una sigaretta? - gli domandò e dal tono della voce Percy riuscì quasi a immaginarsela mentre sorrideva.

- Entrambe le cose - confessò, prendendo l'accendino dalla tasca della felpa scura, facendolo scattare e accendendo la sigaretta di Talia.

Diede il primo tiro senza aspirarlo e poi soffiò sulla sigaretta che brillò un po' di più, prima di portarsela alle labbra ancora una volta. - Perché stai male? - e glielo domandò come se fossero stati lì, sulla spiaggia, a parlare del tempo.

Percy sorrise, ascoltando le onde che, calme, si infrangevano contro la riva. - Non sono triste.

Talia rise, voltandosi verso di lui, aspirando. Quando parlò, la voce le uscì un po' nasale e poi sollevò il volto verso il cielo per evitare che il fumo andasse su Percy. - Vuoi davvero mentire al sangue del tuo sangue?

Il ragazzo rise e Talia si sporse verso di lui, poggiandogli la testa al braccio. - Non sto mentendo, sto bene - disse e appena le parole lasciarono le sue labbra, seppe che non stava affatto dicendo la verità.

- Ti ha segnato la' fuori, eh? - chiese Talia senza smettere di fumare e continuando a tenere lo sguardo puntato sul cielo.

Percy scosse la testa, abbassando il capo e aspirando un'altra volta. - Niente che non avessi già fatto. Sto bene, Talia, davvero.

La cugina scosse la testa contro il braccio di Percy, e lui le lanciò un'occhiata interrogativa dall'alto, prima di soffiare il fumo davanti a sé. - Non intendo lottare e ammazzare persone. So che l'hai già fatto altre volte - rise. - Cavolo, l'abbiamo fatto assieme così spesso che ho anche perso il conto! - esclamò. - Ma intendo, avere paura per qualcuno e vederlo soffrire. È quello che ti ha segnato, ho ragione?

Si, hai ragione.

- No. Davvero, Talia, non è necessario psicoanalizzarmi, sto bene - affermò ancora una volta, socchiudendo gli occhi quando mentì a sé stesso. - E poi ho visto anche te e Luke soffrire. Ho sempre paura per voi due - ammise, aspirando un'ultima volta prima di gettare la sigaretta a qualche metro da lui. - Che differenza dovrebbe fare aver visto Annabeth stare così male?

Talia rise piano, sistemandosi un po' meglio contro il cugino. - Non sei innamorato di me e Luke, Percy - sussurrò e il ragazzo tese tutti i muscoli, allontanandosi da lei, ruotando il busto per poterla guardare, o almento tentare di poterla guardare nelle pozze elettriche, nonostante il buio.

Sembrò quasi essersi scottato mentre le parole di Talia lo penetravano sotto pelle quasi con cattiveria e malizia, quasi a volersi prendere gioco di lui che -povero idiota- ancora tentava di zittire il suo cuore. - Non sono innamorato di Annabeth - sibilò con rabbia, desiderando di non aver finito le sigarette proprio in quel momento.

- Come vuoi - gli rispose Talia e Percy osservò la cenere luminosa della sigaretta con odio crescente, affondando le dita nella sabbia umida e stringendole forte.

Sapeva bene che Talia gli stava dicendo quelle cose solo per farlo arrabbiare, ma come poteva non farlo quando tentava di portare a galla sentimenti che lui si impegnava per reprimere?

- Smettila, Talia - ringhiò e la cugina rise. La cenere della sigaretta si mosse mentre la ragazza gesticolava e rideva.

- Io non sto facendo proprio niente.

Percy grugnì, sbattendo un pugno sulla sabbia. - Sai benissimo cosa stai facendo, Talia. - Disse con rabbia, desiderando di poterle chiudere violentemente la bocca mentre rideva.

- Continuo a non star facendo niente - affermò lei e Percy si alzò di scatto.

- Ti odio - borbottò mentre le passava affianco.

Talia rise ancora, acchiappandogli la manica della felpa mentre il ragazzo camminava. - Aiutami - lo pregò, gettando la sigaretta da qualche parte.

Percy sorrise, trattenendo una risata. - Tu non hai fatto niente. Neanche io farò niente - decise, trascinandola sulla sabbia umida mentre lei imprecava a mezza voce e rideva, tentando di non finire con la faccia per terra.

- Sei il cugino peggiore del mondo. Sono io ad odiarti - affermò decisa mentre Percy rideva ancora, avvicinandosi sempre di più alle Case. - Sei un parente degenere. E sei anche brutto.

Il ragazzo rise di scherno, fermandosi in quel momento e osservandole gli occhi illuminati leggermente dalle luci del Campo. - Già. Chi ha più tacche nel letto, miss "Ho visto solo un pene?".

Talia lo smorfiò e prima che potesse rialzarsi, Percy continuò a camminare, evitando di pensare alle condizioni della manica della sua felpa. - Questo perché tu sei una puttana e mi dispiace non essere riuscita a salvarti.

Il ragazzo rise, fermandosi di scatto e sollevando Talia di colpo, strappandole un urletto di sorpresa. - Sei una stupida - decise, riprendendo a camminare, mettendo piede sulla pietra e costeggiando la Casa dei pistoleri.

Talia lo affiancò, smorfiandolo ancora una volta. - Tanto lo sai anche tu che ho ragione.

Percy abbassò lo sguardo senza rispondere, continuando a camminare silenziosamente per arrivare alla sua Casa. - No che non hai ragione - borbottò, affondando i pugni nelle maniche della felpa.

- Quello che non capisco è il perché tu ti debba comportare così. Annabeth impazzisce per te e..

- Basta, Talia - disse il ragazzo perentorio appena si fermarono davanti alla porta della Casa delle guerriere. - Adesso basta. - E il tono fu autorevole abbastanza da riuscire a zittire Talia Grace.

Percy si diede una pacca sulla spalla da solo mentre la folla, nella sua testa, lo acclamava senza sosta.

Talia annuì un paio di volte e prima che il ragazzo potesse anche solo prevederlo, si alzò sulle punte dei piedi, avvolgendogli le braccia attorno al collo e seppellendo il volto contro la sua pelle.

Percy si chinò per avvolgerle i fianchi, respirando il profumo dello shampoo sui capelli neri e morbidi lasciati sciolti. - Lo so che lo fai per me, Talia. Ma deve essere così - mormorò contro al suo orecchio, accarezzandole leggermente la schiena.

- Io non voglio che voi due stiate male - gli rispose con la voce un po' soffocata.

Percy le baciò la guancia. - Non posso, Talia e lo sai bene anche tu.

- Si, ma questo non vuol dire che lo approvi o che sia d'accordo.

Il ragazzo rise e poi le baciò la guancia ancora una volta, lasciandola andare poco dopo. - è meglio così per entrambi. Fidati di me - le sorrise, accarezzandole il volto quando la cugina annuì un paio di volte.

- Buonanotte, idiota - gli augurò, aprendo piano la porta della sua Casa e osservando Percy da sopra la spalla.

- Buonanotte, imbecille.

Talia lo smorfiò, strappandogli un sorriso e poi sparì, chiudendosi la porta alle spalle.

Percy la osservò per qualche secondo, passandosi una mano tra i capelli scuri prima di camminare verso la sua Casa.

- Certo che hai ragione - borbottò aprendo la porta e facendo appello a tutta la sua forza di volontà per non sbattersela violentemente alle spalle.

***

- Percy

- Si?

- Mi baci?

E Annabeth sapeva bene che stava per farlo. Sapeva bene che l'avrebbe fatto se in quel momento non fosse arrivato Chuck e -forse- per un unico istante, lei un po' l'aveva odiato.

Osservò il soffitto della sua camera con gli occhi sbarrati, sbuffando e girandosi su un fianco.

Aveva rinunciato a dormire quando, dopo che erano passate due ore da quando si era coricata, il sonno le era passato, come se qualcuno l'avesse soffiato via.

Era la prima notte che passava nella sua camera dopo che si era risvegliata nell'infermeria del Campo e dopo una sessione d'allenamento troppo pesante per il fisico ancora debole, era convinta che sarebbe crollata a dormire come ogni notte.

Ovviamente si sbagliava e questo non solo le dava fastidio, ma la faceva anche sentire un'idiota.

Con ogni probabilità, era solo un'inutile fissazione psicologica. Sapeva bene che la sua insonnia non poteva essere dovuta a Percy.

Certo, era convinta che avesse qualche neurone in più in quella testa bacata ed era anche convinta che, appena si fossero rivisti, lui l'avrebbe baciata.

Non aveva fatto nessuna di quelle cose e, anzi, si era comportanto come se Annabeth le avesse ucciso la nonna, ma questo non le dava fastidio. No! Il suo non era fastidio, era un vero e proprio istinto omicida misto alla tristezza che, tra le altre cose, non si aspettava affatto.

Non era mai stata male per un ragazzo. Era una cosa talmente nuova per lei che il fastidio crebbe nel suo stomaco, facendola ringhiare mentre si sedeva di scatto sul letto. Le coperte pesanti scivolarono fino alle sue cosce e poi si alzò, passandosi una mano tra i capelli lunghi e portandoseli lungo la schiena.

Voleva un thé e voleva rilassarsi. E voleva Percy.

Ma non voleva Percy.

Scosse la testa sbuffando, aprendo lentamente la porta della sua camera per sgattaiolare verso la Sala Comune senza fare rumore. Sorrise quando vide le luci spente dietro i vetri opachi delle porte scorrevoli che spinse delicatamente di qualche centimetro, passandoci attraverso e chiudendosele alle spalle velocemente.

Raggiunse il divano a tentoni, lanciando un'occhiata alle ceneri brillanti nel camino che però non illuminavano abbastanza la stanza. Trovò il telecomando tra i cuscini e lo puntò dove ci sarebbe dovuta essere la televisione, abbassando subito il volume per evitare di svegliare tutta la Casa. Mise Mtv e poi ributtò il telecomando sul divano, andando verso i fornelli per potersi fare il thé.

Ascoltò l'acqua che cadeva nella teiera e i fornelli che si accedendevano dopo qualche tentativo, infilando poi una bustina nella tazza di ceramica e aggiungendo due cucchiani di zucchero. Osservò la televisione mentre, con i fianchi poggiati vicini ai fornelli che sibilavano dolcemente, osservava un video musicale che non conosceva, muovendo la testa al ritmo della canzone orecchiabile.

Il thé fu pronto in meno tempo di quanto si aspettasse e sorrise dietro al vapore caldo che salì dalla tazza prima di chiudere la ceramica bollente tra le mani, camminando verso il divano. Poggiò il thé sul bracciolo, accoccolandosi sotto a una coperta fucsia mentre guardava la televisione senza osservarla davvero.

Smise di tentare di scacciare il volto di Percy dai suoi pensieri. Sapeva bene che non ci sarebbe riuscita.

***

Annabeth strinse i pugni voltandosi verso Percy, che stava ridendo assieme a Luke sul tappeto rosso. Fu un attimo e Reyna la colpì allo zigomo, facendole perdere l'equilibrio dalla scala orizzontale.

Urlò per la sopresa e si acchiappò al bordo prima che potesse cadere. Si dondolò su entrambe le braccia e l'amica la guardò dall'alto con le braccia incrociate.

- Concentrati, Annabeth - ordinò con un mezzo sorriso, facendo saettare gli occhi scuri da Annabeth a dietro di lei, e la bionda sapeva bene chi stesse guardando.

La ragazza si dondolò con più decisione e poi passò lateralmente tra due pioli, sbattendo i piedi sui bordi in legno e sollevando un braccio per parare un pugno di Reyna.

Un calcio ben piazzato la spinse all'indietro e la risata di Percy la spinse a voltarsi verso di lui ancora una volta.

Vuoi uscire dalla mia testa?!

Reyna la colpì alle costole e Annabeth non tentò neanche di aggrapparsi e risalire sulla scala. Cadde a terra e sibilò quando sbatté i piedi a terra con troppa forza. Si sollevò nello stesso istante in cui Reyna le piombò accanto, osservandola duramente ma con una scintilla maliziosa nello sguardo scuro.

- La finisci? - le domandò sottovoce senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso e Annabeth sbuffò, buttando la testa all'indietro, chiudendo gli occhi per non puntarli su Percy ancora una volta.

Ringhiò, sfregandosi i pugni sulle palpebre per scacciare via il sonno, scuotendo la testa un attimo dopo. - Ci sto provando - rispose furiosa e Reyna rise. - Ma non vuole uscire dalla mia testa. - Tentò di giustificarsi furiosa.

Reyna sollevò un sopracciglio scuro, pizzicando il braccio destro di Annabeth quando lei tentò ancora una volta di girarsi verso Percy. - Ma tu lo vuoi? Tu vuoi che esca dalla tua testa? - chiese ed Annabeth ebbe la mezza impressione che lei sapesse già perfettamente quale sarebbe stata la risposta.

Ringhiò ancora una volta. - Si. Voglio che esca dalla mia testa. - Si diede un colpo alla fronte, abbassando lo sguardo. - Ma non voglio che esca dalla mia testa.

Reyna rise annuendo. - Benvenuta nel mondo di chi ama.

Annabeth sbarrò gli occhi. - No! - esclamò puntandole un dito contro. - Non dire quella brutta parola. Io non sono innamorata di lui.

- Allora lo vuoi.

Annabeth corrugò la fronte. - Assolutamente no.

Reyna sollevò un sopracciglio senza smettere di sorridere.

La bionda sbuffò, passandosi una mano tra i capelli sudati. - Si, va bene. Lo voglio. - Poi mostrò a Reyna l'espressione più disperata del suo repertorio, seppellendo il volto contro i palmi delle mani. - Ma non lo voglio. - Affermò disperata e Reyna sorrise ancora una volta.

- Torniamo a picchiarci un altro po'? - le domandò e Annabeth sollevò lo sguardo su di lei in quel momento, annuendo con un mezzo sorriso.

***

Percy la guardò lottare con Reyna con determinazione. Sapeva bene tutto quello che era stata costretta a passare mentre erano fuori eppure, nonostante si fosse svegliata solo il giorno prima, combatteva con tenacia, senza arrendersi. Aveva evitato di osservarla troppo a lungo per paura che lei potesse accorgersi del suo sguardo e anche se Luke stava iniziando a far parte della campagna "facciamo confessare a Percy i suoi sentimenti per Annabeth" assieme a Talia, lui era comunque deciso a tenerla lontana.

Non era quello giusto per lei e, per quanto facesse male, questo lo sapeva benissimo.

Era quello sbagliato, quello che le avrebbe fatto del male e che l'avrebbe fatta soffrire così tanto da distruggerla, semplicemente perché lui era così. Perché Percy faceva del male alle persone senza neanche accorgersene e non poteva permettere che questo accadesse anche con Annabeth.

Non poteva permettere che questo accadesse con l'unica ragazza della quale si stava innamorando. Lei era così speciale che non poteva portarla giù con sé. Non poteva caricarla anche della sua battaglia quando ne aveva già troppe da gestire.

Doveva allontanarsi da lei e togliersela dalla testa. Doveva portare ad odiarlo come aveva fatto per settimane, prima di permettersi di cedere davanti a quello sguardo grigio.

Scosse la testa e poi sorrise, giusto per ingannare Luke e fargli credere di aver seguito tutto quello che gli stava raccontando con tanto entusiasmo.

Come poteva pensare di poter vivere assieme ad Annabeth quando era così impegnato a sopravvivere?

***

Da quando Annabeth era al Campo non aveva mai visto così tanto movimento ma sembrava che tutti i ragazzi di ogni Casa avessero deciso di diventare una macchina ben oleata per prepare la festa di Capodanno che si sarebbe svolta di lì a due giorni.

Era bello osservare i ragazzi indiffarati mentre sistemavano le decorazioni, mentre cantavano le canzoni che passavano alla radio, ballandole senza realmente seguire dei passi o il ritmo esatto. Quelle semplici costanti davano al Campo più normalità di quanta Annabeth ne avesse vista fino a quel momento e sorrise, fermandosi davanti a due cacciatori che stavano sistemando delle decorazioni rosse e oro davanti alla Casa Grande. Li conosceva entrambi: Amelia e Brice. A quello che dicevano tutti erano una coppia storica del Campo e si fermò ad osservarli mentre sculettavano a ritmo di una canzone di Grease che, chissà perché, stavano passando alla radio.

- You are the one that I want. You are the one I want! Uh-uh, honey! - cantarono mentre Amelia agitava una decorazione rossa davanti al volto dei suo ragazzo. Brice rise, prendendole la mano e facendola girare sotto al suo braccio, un attimo prima di attirarla a sé, premendo le labbra sulle sue con un sorriso.

Annabeth scappò via.

***

- Le preparazioni per il Capodanno sono la cosa più snervante del mondo - borbottò Talia, tenendo una scatola di cartone tra le braccia piena zeppa di decorazioni.

Annabeth rise, scendendo le scale della Casa Grande, stringendosi le braccia al corpo per il freddo che la colse di sorpresa appena abbandonò il tepore di un luogo chiuso. - Più del ballo d'inverno?

Talia ci pensò per un attimo, fermandosi di colpo davanti all'enorme tavolo da ping pong, poi si voltò verso Annabeth e scosse la testa. - No. Decisamente è peggio il Ballo d'Inverno. Detto in confidenza, ci sono delle ragazze che lo prendono troppo seriamente - le rivelò e Ananbeth scoppiò a ridere, seguendola mentre poggiava la scatola di cartone sul tavolo da ping pong. Tolse un paio di stelle a sei punte e qualche nastrino argentato poggiandoli davanti a sé e guardandosi attorno per capire dove sarebbe stato meglio sistemarli.

- Prendete queste cose sul serio - constatò, allungando la stella a un'arciera e sorridendole quando le la prese, salendo su una vecchia scala di legno per poterla sistemare sul soffitto della veranda.

Talia alzò le sopracciglia in assenso, sollevando un po' di più il volume della radio quando riconobbe una canzone dei Nirvana. - è l'unica cosa che ci fa sentire un po' più normali. Quando iniziamo a decorare, questo posto sembra meno un Campo e più un liceo. - Corrugò la fronte, piegando la testa di lato. - Senza gli alcolici clandestini e i professori che ti guardano male se stai a meno di un metro vicino al tuo ragazzo.

Annabeth rise, aiutando Amanda a sistemare una decorazione. - è bello.

Talia sbuffò, canticchiando la canzone mentre sistemava una stella dorata un po' storta. - Più o meno. Io penso sia una stronzata, ma siamo in un paese libero e democratico quindi mi adeguo.

Annabeth scosse la testa mentre rideva, scendendo da uno sgabello scuro e puntandosi le mani sui fianchi, guardandosi attorno e sorridendo davanti a tutte quelle persone che, con nuovi sorrisi sul volto, sistemavano decorazioni un po' rovinate, dando vita alla Casa Grande.

Si voltò verso Talia, un secondo prima di vedere Lyla e i suoi capelli rossi sfrecciare verso l'arciera alla quale aveva passato una decorazione pochi istanti prima.

Analizzò il suo volto: l'espressione euforica, gli occhi lucidi, le guance rosse e i capelli scompigliati e prima che potesse ammetterlo a sé stessa. Stava già tentando di allontanarsi da lei. Sapeva bene che stava per spiegare tutto alla sua amica e no, Annabeth non voleva sentire.

- Annabeth vieni qui - la chiamò Talia, facendo saettare lo sguardo dalle due ragazze alla bionda che mosse un passo verso di lei, un attimo prima che le voce irritante di Lyla potesse superare quella di Kurt Cobain.

- Ero con Percy e, Dio!, ha ancora il suo tocco magico - esclamò con un sorriso estasiato sul bel volto, spostando lo sguardo su Annabeth che strinse i pugni, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo. - Mi ha detto che gli sono mancata - continuò, spostando lo sguardo sugli occhi di Annabeth fissi nei suoi, ridotti in due fessure. - Che c'è? - domandò, raddrizzando la schiena e stringendo i pugni lungo i fianchi, osservando Annabeth che non aveva tolto gli occhi da lei neanche per un istante. Poi sorrise maliziosa, sollevando solo un angolo delle labbra rosee. - Sei gelosa?

E fu a quel punto che Annabeth rise. Rise, buttando la testa all'indietro e attirando l'attenzione di tutti i ragazzi che stavano decorando la Casa Grande.

La musica si abbassò, abbastanza da poter permettere a tutti di ascoltare e osservare le due ragazze come se fossero due bistecche al sangue, consci dei loro trascorsi e bramosi di scoprire come si sarebbe evoluto tutto.

- Credi davvero che io sia gelosa di te? - Annabeth rise ancora, ignorando il dolore al petto e allo stomaco alla consapevolezza che, no, non era gelosa, era solo ferita, stanca e delusa. - Io non sono gelosa, sono preoccupata per te.

Lyla fece un verso di scherno, allontanandosi dalla sua amica e incrociando le braccia sotto al seno. - E perché dovresti essere preoccupata per me? Io sto perfettamente - affermò e Annabeth scosse la testa ancora una volta con un sorriso mesto che le stirava le labbra.

- Ti stai davvero illudendo che Percy tenga a te? Ti stai davvero illudendo che ogni cosa che ti ha detto sia vera? - sorrise ancora. - Percy mente continuamente e dovresti saperlo bene, ormai. Percy prende le persone e le usa, le fa credere di tenere a loro e poi, alla prima occasione, le butta via. - Sbatté le palpebre, scacciando via le lacrime. - Aspetta solo che trovi una ragazza più bella di te e tu rimarrai sola, ad aggiustare i pezzi e a chiederti cosa ci sia che non va in te. - Sorrise ancora. - Quindi no, non sono gelosa di te, sono preoccupata per te anche se, considerato che il secondo giorno che ero qui hai tentato di mandarmi in infermeria, potrei anche non farlo.

Osservò l'espressione sconvolta di Lyla e strinse le labbra in una linea dura solo quando le diede le spalle. Era certa che quella ragazza sapesse già tutto e non riusciva a capire perché continuasse a illudersi, a convincersi che Percy provasse qualcosa per lei.

I ragazzi attorno a lei la fissavano ancora come se potesse picchiare tutti da un momento all'altro o come se dovesse crollare sulle ginocchia e scoppiare a piangere senza ritegno.

- Talia potresti.. - voleva sollevare il volume della musica, ma si fermò di colpo quando incrociò un paio di occhi verdi che non riusciva a togliersi dalla testa dal primo momento che li aveva visti. Quegli occhi verdi che mentivano a tutti ma che, forse, non mentivano a lei.

No. Dicevano. No. E Annabeth non sapeva bene a cosa credere.

Il bel volto di Percy la colpì allo stomaco, forte quando un pugno e indietreggiò di un solo passo chiedendosi perché non si decidesse a correre da lui, stringerglisi contro e premere le labbra contro le sue.

Odiava Percy. Lo odiava perché, anche se gli occhi le dicevano il contrario, sapeva bene che era andato con Lyla.

Lo odiava perché la evitava da due giorni senza motivo, perché erano le sei del pomeriggio e lui non le aveva rivolto la parola neanche per un secondo.

Lo odiava perché la scombussolava, perché le aveva fatto conoscere il tepore che si provava quando si stava tra le sue braccia e poi l'aveva lasciata sola.

Lo odiava perché avrebbe potuto vivere senza di lui, ma per una qualche inspiegabile ragione, non voleva affatto.

Poi raddrizzò la schiena.

Lei era una guerriera e né Lyla né Percy potevano vincere.

No. Ripeterono i suoi occhi verdi e Annabeth sorrise, andando verso la radio per sollevare il volume della nuova canzone commerciale che stavano passando.

- Allora, ricominciamo a lavorare? - domandò, forzando un sorriso e batté le mani un paio di volte, respirando solo quando Talia le diede corda, lanciando un paio di decorazioni in testa a qualche ragazzo che, ridendo, le prese al volo, sistemandole bene assieme alle altre.

Vieni a parlare con me. Vieni a parlare con me.

Pregò Annabeth, osservando Percy con la coda dell'occhio mentre frugava dietro la scatola che Talia aveva poggiato sul tavolo da ping pong.

Percy se ne stava lì, a qualche metro da lei, incapace di muoversi e Annabeth si chiese ancora una volta perché, una parte di lei si ostinasse a volerlo così tanto.

Avrebbe combattuto per lei. Avrebbe lottato per lei se davvero avesse voluto. Non l'avrebbe lasciata andare via e prima che potesse trattenerla, una lacrima scivolò via, bagnandole il palmo della mano dentro la scatola.

Sbatté le palpebre prima che potesse piangere ancora e prese un respiro profondo, drizzando la schiena e passando una cometa dorata a Talia.

- Vuoi andare via? - le sussurrò la migliore amica, sorridendo mentre incrociava gli sguardi dei ragazzi davanti a loro.

Annabeth scosse la testa.

- Va bene così - disse, nel tentativo di convincersi che quelle tre parole fossero sincere.

Sollevò lo sguardo verso Percy, odiandolo ancora di più quando lo vide in piedi, fermo vicino a una colonna della veranda della Casa Grande, incapace di muoversi.

Lo odiò ancora di più, osservandolo mentre continuava a restare impalato lì senza fare nulla dopo aver sentito quello che aveva detto su di lui.

Lo odiò ancora di più e si odiò ancora di più quando la consapevolezza del non riuscire a lasciarlo andare scivolò attorno a lei, facendola rabbrividire.

- Vaffanculo - sibilò e poi smise di guardarlo voltandosi verso Amanda che le sorrise, facendo un passo lontano dalla scala per permetterle di salire e sistemare le sue decorazioni.

Percy era il suo dilemma. Il suo dilemma che non valeva la pena risolvere.


Angolo Autrice:
Ehiila<3
Non ho idea se sia puntuale o meno, so soltanto che in questo periodo sto aggiornando un po' alla cazzo e devo ancora capire se sia positivo o negativo. Diciamo che il mio stato d'animo intervalla equamente in euforia e terrore ahahaha
In ogni caso, questo era un capitolo un po' di passaggio e molto (troppo) angst. Percy ignora Annabeth nonostante tutto quello che c'era stato tra loro due in quei tre giorni che hanno passato fuori dal Campo e lei, quando si vede la verità (è verità davvero? eheheh) sbattuta in faccia, sbotta con quella ginger troia di Lyla. DAVANTI A PERCY.
Ma gli sta bene perché si sta comportando da pezzo di merda.
Nonostante questo, per quanto questo capitolo, intitolato "My dilemma" che, ovviamente, è una canzone di Selena Gomez l'amore mio, sia triste, con il prossimo mi farò perdonare sicuramente. Ve lo assicuro ahahaha
E niente, spero tanto mi facciate sapere un parere, anche sul rapporto che hanno Talia e Percy. Mi ha divertito molto scrivere di loro due ahahha
Ringrazio tutte le sacrosante persone che si premurano di lasciami sempre delle recensioni dolcissime, tutti quelli che mettono la storia tra le seguite, preferite e ricordate, e anche tutti i lettori silenziosi che fanno sempre aumentare le visualizzazioni, rendendomi comunque super felice!
Ci vediamo presto, lo prometto!
Alla prossima,
Love yaa<3

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