I wanna live not just survive tonight

Annabeth affondò il petto nel coltello dell'uomo e lo spinse nel torace, fino all'elsa. Osservò gli occhi scuri sbarrati, colmi di terrore mentre gli girava la lama nel petto, tenendolo ben fermo per la spalla. Solo quando fu certa di averlo ucciso, lo spinse via con un calcio, girandosi l'arma sporca di sangue.

I contorni di New York divennero più vacui, sfocati e lasciò cadere il coltello a terra, prendendosi la testa tra le mani mentre il mondo continuava a vorticarle intorno.

Solo quando le ginocchia presero a bruciarle, si rese conto di essere caduta a terra e si alzò faticosamente, mentre le orecchie fischiavano.

Era tutto buio attorno a lei. Non vedeva a un palmo dal suo naso e si rifiutò di avere paura, chinandosi e cercando l'elsa del coltello, calmandosi solo quando la strinse tra le dita tremanti.

- Perché? - urlò la voce di una bambina e Annabeth si voltò di scatto. - Perché? - sentì ancora, ignorando la stretta al petto quando la disperazione della piccola si insinuò nelle sue ossa. - Era mio padre, come hai potuto?

Sussultò, quando una bambina con le trecce castano chiaro si aggrappò alla sua gamba. Gli occhi verdi scintillarono di lacrime mentre la guardavano dal basso e Annabeth pulì la lama del coltello sui jeans. Sorrise, accarezzandole la testa. - Io non ho ucciso il tuo papà - affermò con un sorriso, chinandosi su di lei e prendendole il viso umido di lacrime tra i palmi delle mani.

La bambina scosse la testa e gli occhi enormi si puntarono su di lei, quasi volessero penetrarla, trapassarla da parte a parte. - No. Tu hai ucciso il mio papà. Adesso io e la mamma siamo sole - le spiegò, tirando su col naso e Annabeth scosse la testa ancora una volta.

Lei non aveva ucciso il papà di nessuno.

- Non ho ucciso il tuo papà. Ho ucciso tante persone cattive, quindi non posso aver ucciso il tuo papà - le sorrise ancora e la bambina le mostrò una foto che si era tolta da chissà dove, che raffigurava lei al centro tra una bella donna con i capelli neri e lo stesso uomo che aveva ucciso a New York poco prima. Osservò la lama, ancora sporca del suo sangue e si alzò di scatto, smettendo di toccare quella bambina alla quale aveva portato via tutto.

- L'hai ucciso tu - le disse e il petto di Annabeth si strinse ancora di più quando la vide sorridere. - L'hai ucciso tu e adesso io e la mamma siamo sole. - Fece un passo verso di lei ed Annabeth indietreggiò ancora, fissandola con orrore mentre il cuore le martellava nel petto. - Hai ucciso il mio papà e chissà quante altre famiglie hai distrutto. - Allungò la piccola manina verso di lei e Annabeth inciampò sui suoi stessi piedi. - Sei cattiva, Annabeth. Hai distrutto delle famiglie.

La voce sottile della bambina si ripeté nella testa della ragazza, anche quando l'immagine della piccola iniziò a svanire.

La testa iniziò a girarle vorticosamente e lei se la prese tra le mani, crollando sulle ginocchia.

- Basta! - urlò, con le lacrime di disperazione che le rigavano le guance. - Basta, per favore! - continuò mentre, attorno a lei, il mondo vorticava troppo velocemente, mozzandole il fiato.

- Svegliati! - gridò, sedendosi di scatto sul letto, poggiando le mani affianco a lei per non crollare sul materasso. Si passò il dorso della mano destra sulle guance bagnate dalle lacrime e si guardò attorno, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la sua stanza: l'armadio, la scrivania vicino alla porta chiusa del bagno. La porta chiusa dell'ingresso e la finestra dalla quale filtravano le prime luci del mattino.

Il cuore continuò a martellarle nel petto e Annabeth tentò di regolarizzare il battito e di togliersi dalla testa la voce di quella bambina. Si voltò verso il comodino, osservando il coltello che le aveva regalato Luke. Fissò la lama con gli occhi sbarrati, passandosi una mano tra i capelli biondi e umidi di sudore.

-Sono un mostro - mormorò, asciugandosi le lacrime che le rigarono le guance ancora una volta, allungando poi una mano verso il primo cassetto del comodino, togliendo fuori l'Ipod e le cuffie bianche. Era l'unica fonte di musica che aveva dopo che Percy le aveva distrutto il telefono, gettandolo fuori dal finestrino.

Scosse la testa quando, infilandosi gli auricolari nelle orecchie, gli occhi verdi e il bel volto del ragazzo tornarono ad invadere i suoi pensieri e fece partire la riproduzione casuale, scivolando sotto le coperte e tirandosele fin sotto al mento.

Strizzò le palpebre per allontanare il volto di Percy dai suoi pensieri mentre i 5 Seconds of Summer iniziavano a cantare placidamente "Amnesia".

La voce della bambina superò le voci dei cantanti e Annabeth pianse, lasciando che le lacrime bagnassero il cuscino. Si aggrappò nuovamente agli occhi di Percy e il volto disperato della bambina sparì dai suoi pensieri.

- I wish that I can wake up with amnesia and forget about this stupid little things - canticchiò, addormentandosi pochi attimi dopo mentre continuava a pensare a lui.

Le sembrò di svegliarsi dopo soli cinque minuti che aveva chiuso gli occhi e tolse gli auricolari dall'Ipod nello stesso istante in cui Martin Garrix tuonò:"Tsunami".

Ignorò gli occhi pesanti di sonno e il corpo sudato e si diresse verso il bagno, sperando che una doccia potesse aiutarla quanto e come avrebbe voluto.

Aprì l'acqua girando la manopola al massimo del caldo e si levò la felpa che usava come pigiama, lasciandola sul lavandino davanti alla doccia prima di aprire lo sportello di vetro ed entrare, regolando la tempetura dell'acqua e infilandosi poi sotto al placido getto. Chiuse gli occhi mentre l'acqua la cullava dolcemente e si poggiò alle piastrelle fredde, rifiutandosi di pensare a Percy ancora una volta, come se potesse avere scelta.

Uscì solo dopo che riuscì a districare tutti i nodi nei capelli biondi e poi li legò in un mogno, infilandosi i primi leggins che trovò nell'armadio, una canottiera bianca e felpa scura sopra.

Era il trenta dicembre e mancava solo un giorno prima di Capodanno e si, era ancora decisa a non presentarsi alla festa. Sapeva quando fosse sbagliato annullarsi così per un ragazzo e sapeva anche perfettamente che non doveva lasciare che la gelosia e il malessere per la persona sbagliata prendessero il sopravvento ma, la consapevolezza di non volersi lasciare Percy alle spalle la colpì allo stomaco, forte come un pugno.

- Bionda! - la salutò Talia, uscendo dalla sua stanza in contemporanea con Annabeth che mise su il migliore sorriso finto del suo repertorio, nascondendo le dita fredde sotto le maniche della felpa.

- Buongiorno - la salutò, sporgendo la guancia verso la migliore amica perché potesse darle un bacio. - Come hai dormito?

Talia sorrise maliziosa, aprendo la porta d'ingresso e tenendola spalancata per Annabeth mentre uscivano. - Alla grande - affermò, spostando lo sguardo da lei a Luke, che alzò un braccio verso di loro appena uscì dalla sua Casa.

Annabeth rise, affiancandola mentre andavano verso la mensa, rallentando solo quando Reyna la chiamò, raggiungendola di corsa con la bella treccia scura che sbatteva lungo la sua schiena.

- Ho una fame incredibile - affermò la mora e Talia allungò le nocche verso di lei. Reyna fece scontrare il pugno contro quello dell'amica con un sorriso e poi si strinse nella felpa bordeaux che portava. - Voglio i pancake e un caffé lungo con pochissimo zucchero - affermò.

Annabeth rise ancora una volta, rivolgendole uno sguardo di comprensione. - Ciclo? - le domandò retorica e Reyna imprecò in assenso, facendo ridere anche Talia.

- E proprio a Capodanno. Lassù c'è qualcuno che mi odia, ne sono certa.

***

Luke lo colpì con un pugno allo zigomo e la testa di Percy scattò verso destra. Imprecò e Luke lo colpì ancora una volta, gli occhi azzurri ridotti in due fessure per la concentrazione e la rabbia. - Ti vuoi concentrare? - esclamò e quando sollevò una gamba per colpirlo con un calcio alle costole, Percy la bloccò col braccio.

- Sono concentrato.

Luke rise di scherno e, in tutta risposta, lo colpì al ginocchio, facendoglielo piegare. - Certo, e io sono sudafricano.

Percy sollevò un angolo delle labbra, alzando il pugno destro in direzione del volto di Luke, abbassandolo subito dopo e colpendolo con un calcio allo stomaco che lo fece indietreggiare di un solo passo. - Visto? - fece soddisfatto, lanciando un'occhiata ad Annabeth che, assieme a Will Solace e Nico di Angelo (che aveva deciso di palesarsi almeno quel giorno), stava tirando con l'arco.

Luke gli colpì il mento col braccio, abbastanza forte da farlo cadere a terra.

Percy si girò prima di poter sbattere la schiena e puntò le mani sul materasso, sollevandosi appena toccò terra.

- Come volevasi dimostrare. - Rilassò i muscoli e Percy capì che quella prima sessione d'allenamento era conclusa.

Camminarono verso gli spalti dove, sul primo gradone, tenevano due bottiglie d'acqua.

- Stai zitto - ordinò il moro, sollevando un dito in direzione di Luke appena lui aprì la bocca. L'amico sorrise e Percy prese una generosa sorsata d'acqua, asciugandosi poi le labbra umide col dorso della mano. - Non stavo dicendo niente. - Si difese Luke, sollevando i palmi davanti al petto, continuando a tenere stretta nella mano destra la bottiglia dell'acqua.

Percy inarcò un sopracciglio, poggiando la bottiglia accanto a lui, muovendo le braccia nel tentativo di sciogliersi i muscoli. - Avevi la faccia da "sto per parlarti di quanto sei stupido a non stare con Annabeth quando ti piace così tanto" e, personalmente, non avevo intenzione di ascoltarti ancora.

Luke lo smorfiò, muovendo la testa a destra e a sinistra e Percy sorrise, lanciando un'occhiata fugace ad Annabeth che, dopo aver centrato perfettamente un bersaglio, batté un cinque a Nico di Angelo.

Cos'hai intenzione di fare a Capodanno?

Percy ci pensò per un attimo, corrugando la fronte e portandosi una mano allo stomaco che brontolò per la fame. - Il solito. - Rispose alla fine, domandandosi quando sarebbe stata ora di pranzo.

Luke poggiò la schiena al muro chiaro, spostando lo sguardo da Talia che stava sparando assieme a Clarisse, al migliore amico. - Ti caricherai la prima ragazza di disponibile e la porterai a letto?

- Cacciandola via appena finito - concluse Percy, odiandosi per ciò che aveva appena detto.

Luke si passò una mano tra i capelli sabbia e strinse la mascella, facendo guizzare la cicatrice sulla guancia sinistra. - Io so che non sei stato con Lyla. Né tantomeno con tutto il resto di ragazze che entrano in camera tua nella speranza di ottenere qualcosa. - Percy sollevò un sopracciglio nella sua direzione, curioso di scoprire dove volesse arrivare il migliore amico. - Ma non capisco perché non smentisci tutte queste voci. Stai tornando punto a capo quando, al Campo, eri conosciuto per le tacche nel letto.

Percy sorrise, forse un po' troppo amaramente mentre osservava Annabeth ancora una volta. Non distolse lo sguardo da lei, dalla sua bella postura mentre si accingeva a tirare una freccia, lasciandola andare pochi istanti dopo contro un bersaglio mobile che centrò dritto in testa.

- Capisco che tu voglia farti odiare da lei. Ma non capisco il perché - concluse Luke senza smettere di guardarlo come se, tenere i suoi occhi puntati sul profilo del migliore amico l'avrebbero potuto aiutare a comprendere.

Devo tenerla lontana da me.

- Non la voglio tra i piedi - rispose Percy duramente mentre il viso perdeva ogni accenno di sorriso. - Non voglio che lei si faccia strane idee su noi due o su quello che ci sarebbe potuto essere. Certo, le sono stato vicino mentre eravamo via dal Campo, ma solo perché dovevamo sopravvivere entrambi e io non potevo lasciarla morire. - Il cuore perse un battito quando sentì la risata di Annabeth perfino a quella distanza. - Portarla ad odiarmi vuol dire soltanto allontanarla e questo non può che essere positivo - concluse, evitando lo sguardo di rimprovero di Luke che continuò a bruciargli il volto, constringendolo a girarsi verso di lui.

I suoi occhi verdi si incatenerano in quelli azzurri del migliore amico e le ginocchia gli cedettero impercettibilmente mentre il biondo sembrava quasi riuscire a leggerlo dentro osservandolo intensamente.

So che stai mentendo.

È meglio così.

Luke sorrise, distogliendo lo sguardo per mezzo secondo e permettendo a Percy di tornare alla realtà. Gli diede una pacca sulla spalla e mosse un passo verso le armi, afferrando una spada in legno che si girò sul palmo. - Continuiamo? - domandò, afferrandone un'altra per Percy e tirandogliela.

Il ragazzo la prese al volo e sorrise, seguendolo verso il tappeto bordeaux, smettendo di guardare Annabeth e concentrandosi sul volto del migliore amico non appena misero piede sul tappeto. Sollevò la spada per parare un attacco di Luke e ignorò la risata di Annabeth mentre cominciava a combattere.

***

Talia fece una piroetta al centro della sua stanza e Annabeth sorrise, approvando l'abito in pizzo nero che le avvolgeva il corpo snello. La schiena era più coperta rispetto alla parte davanti e il reggiseno rosso era un bel contrasto con il pizzo nero. L'abito accollato metteva in risalto i piccoli seni e i capelli, raccolti in uno chignon leggero, completavano il tutto, assieme a due ciocche che contornavano il volto lentigginoso e i tacchi alti che portava perfettamente.

- Sei bellissima - le disse sinceramente Annabeth, osservandola dal suo letto con la gambe incrociate, stringendosi nella felpona scura che la avvolgeva teneramente.

Talia sorrise, muovendo i fianchi al ritmo della canzone di Avicii che sparavano le casse dell'Ipod della bionda. - Ancora sicura di non voler venire?

La bionda sorrise, lanciando un'occhiata a Reyna che si stava allisciando sul ventre il vestito rosso mono-spalla che le avvolgeva il bel fisico. - Sicura - rispose, evitando lo sguardo scuro di rimprovero che Reyna le lanciò dallo specchio.

- Sai come la penso.. - esordì la ragazza, voltandosi verso di lei.

Annabeth la interruppe prima che potesse continuare. - Devi metterti un bel vestito, venire alla festa e ballare con qualche bel cacciatore. Se Percy si fa avanti, buon per voi, altrimenti, solo buon per te. - Era ore che le ripeteva la solita frase e Annabeth si era premurata di impararla a memoria, aspettando quel momento.

La mora sorrise, sedendosi sul letto accanto a lei. Il materasso si piegò sotto il suo peso e Annabeth le poggiò la testa sulla spalla nuda, chiudendo gli occhi per un istante.

Talia batté le mani e afferrò l'Ipod della sua migliore amica, fermando la musica e trafficandoci per un secondo. Un attimo dopo, aveva già impostato la fotocamera interna di Retrica. - Voglio una bella foto per incoronare me e Reyna vestite da strafighe e Annabeth che decide di rovinarsi il Capodanno per quel coglione di mio cugino.

La bionda non poté fare a meno di sorridere, ignorando il dolore al petto a quella consapevolezza. Puntò gli occhi grigi contro la telecamera e Talia sollevò un po' il telefono in modo da prendere i loro vestiti.

Annabeth sorrise, sollevando i pollici e alludendo alla felpa e ai leggins che indossava, rilassandosi solo quando sentì il click della foto scattata. Talia rise, mostrando la foto alle amiche e che raffigurava lei che, con la testa un po' inclinata e gli occhi semichiusi mandava un bacio strafottente alla telecamera, Annabeth che sorrideva e Reyna che incrociava gli occhi, aprendo la bocca.

- È bellissima! - esclamò la bionda felice, prendendo l'Ipod dalle mani di Talia per potersela mettere come sfondo, esitando un attimo prima di impostarla, domandandosi se fosse la cosa giusta eliminare Piper così facilmente.

Fu Reyna, in quel momento, a poggiarle la testa sulla spalla e Talia mise una mano sopra la sua, abbassando l'Ipod fino a che non arrivò a toccare il materasso.

- Stanno bene - le assicurò, cercando gli occhi grigi che rimanevano puntati sulla foto che stava per diventare il suo nuovo sfondo. - Jason è nel programma di protezione da anni, ormai e controlla Piper ogni secondo. - Sorrise e Annabeth, solo in quel momento, sollevò lo sguardo su di lei. - Jason si prenderà cura di lei come ha sempre fatto e, bionda, non è cambiando uno sfondo che elimini una delle tue migliori amiche dalla tua vita, va bene? - le disse.

Annabeth sorrise, baciandole una guancia lentigginosa con un sorriso.

Talia batté le mani e Reyna alzò di scatto la testa dalla spalla della bionda mettendosi in piedi su quei tacchi vertiginosi. - Andiamo a divertirci!

La bionda le osservò camminare sui trampoli come se fossero scarpe da tennis e corrugò la fronte, scioccata, mentre le due ragazze ridevano. - Mi chiedo ancora come facciate.

- Tanto allenamento! - esclamò Reyna, piegando un po' la testa all'indietro e permettendo ai capelli lisci di accarezzarla lungo la schiena. - E se vuoi, noi siamo quelle alla Casa Grande che ballano in mezzo alla pista. - Aggiunse e Annabeth sorrise, annuendo un paio di volte.

- Magari vi raggiungo più tardi - ipotizzò, salutandole subito dopo e osservandole uscire dalla stanza di Talia.

Osservò il muro chiaro ricoperto di foto per qualche minuto e solo dopo decise di alzarsi, stirando le braccia e le gambe mezzo addormentate.

Non aveva intenzione di rimanere tutta la sera chiusa nella Casa, e si strinse nella felpa mentre usciva, nel tentativo di resistere al freddo polare che la avvolse.

Osservò la Casa Grande illuminata di mille luci e ascoltò la musica che arrivava fino a lei, prima di stringere l'Ipod nella mano destra, seppellita dentro la tasca della felpa, e andare verso l'Arena.

Si allontanò sempre di più dai suoni della festa fino a che non smise di sentirli e sorpassò le porte scorrevoli, percorrendo il corridoio buio a memoria e spingendo la pesante porta che si apriva sulla palestra.

La luce della luna filtrava leggermente dai due finestroni posti sulla parete sinistra, e Annabeth si affidò a loro mentre premeva qualche interrttore di fianco alla porta, aspettando che le luci potessero illuminare l'Arena.

Era strano starci di notte e non sentire niente, se non il rumore leggero dei suoi passi mentre si dirigeva verso la parete delle armi, sistemandosi la faretra sulla schiena e impugnando il suo arco scuro. Si diresse verso la postazione di Talia, strinse l'arco tra le dita e attivò le sagome chiare con un ronzio.

Si sistemò davanti alla prima sagoma e quella, come se l'avesse percepita, si mosse di scatto verso di lei.

Annabeth sollevò l'arco e la colpì in pieno petto, buttandola a terra, voltandosi velocemente e scoccando una seconda freccia contro un bersaglio, più vicino di quando si aspettasse. Rotolò via non appena un'altra sagoma avanzò nuovamente verso di lei e poi si inginocchiò, accostando l'arco al volto e colpendola al volto.

Mi baci?

Scoccò la freccia contro un bersaglio e poi ne colpì un altro con l'arco stesso.

Ci si vede.

Respinse una sagoma con un calcio e poi la colpì con una freccia alla testa, buttandola a terra.

Ha detto che gli sono mancata.

Si abbassò di scatto, evitando una sagoma e poi la colpì con un pugno, incoccando una freccia e buttandola a terra non appena la centrò in pieno petto.

Esci dalla mia testa.

Ringhiò, scoccandone un'altra contro un bersaglio che avanzava dietro di lei e quando si alzò, si guardò attorno, osservando le sagome bianche stese a terra e le frecce conficcate che le tenevano ferme.

Aveva il fiatone, la testa un po' più incasinata e il cuore un po' meno pesante.

La scarica di adrenalina scivolò via, tanto velocemente quanto era arrivata e schiacciò l'interruttore attaccato al muro, osservando le sagome rialzarsi di scatto mentre la macchina smetteva di ronzare.

Fletté le dita attorno all'arco e poi andò via, osservando la sua postazione di tiro, la zona di vetro dedicata agli spari, la scala orizzontale di Reyna e il tappeto bordeaux di Percy e Luke.

Esci dalla mia testa.

Lasciò l'arco al suo posto, appendendo la faretra lì vicino e poi osservò la scala, correndoci contro.

L'adrenalina tornò a scorrerle nelle vene con forza e nello stesso momento in cui vedeva Percy immobile, vicino ad una delle colonne della Casa Grande. Saltò, attaccandosi a un piolo e dondolando con impeto. Agganciò le ginocchia al secondo piolo e si aggrappò con le mani a un altro ancora, issandosi sopra la scala con facilità.

Si liberò della felpa, lanciandola a terra, e poi fece una capriola in avanti, parando col braccio un colpo immaginario.

La scala tremò sotto i suoi piedi e saltò, sforbiciando le gambe e atterrando su un solo bordo di legno, lasciandosi cadere lateralmente e aggrappandosi nel punto esatto dove prima vi erano i suoi piedi.

Dondolò ancora, abbastanza da poter avere lo slancio necessario per girarsi in volo e passare tra due pioli, atterrando nuovamente sulla scala e colpendo con un calcio il suo avversario immaginario.

Resta con me, piccola.

Colpì Percy con un pugno allo zigomo e poi saltò all'indietro, poggiando le mani sul bordo della scala e allungando le gambe. Il sedere sfiorò il legno mentre lei continuava a fare perno sulle mani e poi gettò le gambe di lato, infilandole tra due pioli e lasciandosi cadere a testa in giù.

Dondolò col busto, lasciando cadere le mani e poi raddrizzò le gambe, girandosi in volo e cadendo, con un tonfo, sui suoi piedi.

Ringhiò per il dolore mentre si alzava, recuperando la felpa da terra e dirigendosi verso la porta dell'Arena.

Adesso stava davvero bene.

E lo pensò anche mentre spegnava le luci della palestra, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo pesante.

Quando uscì dall'Arena, il freddo tornò ad avvolgerla quasi fastiodiosamente e incrociò le braccia sotto al seno nella speranza di poter resistere ed evitare di andare in ibernazione per sopravvivere.

La musica si fece più forte mano a mano che camminava e osservò le luci che arrivavano dalla Casa Grande.

Forse sarebbe andata alla festa.

Voleva farsi una doccia, fregare uno dei vestiti di Talia e andare a divertirsi con le sue amiche. Doveva smettere di pensare a Percy, smetterla di vivere alla mercé della sua mente contorta che -forse- non valeva esattamente la pena decifrare, e sorrise mentre continuava a camminare, tenendo le braccia incrociate sotto al seno per resistere al freddo.

Voleva divertirsi.

Dimenticarsi di Percy e del programma protezione testimoni almeno per un po' mentre giocava a vivere, lasciando perdere il sopravvivere almeno per qualche ora.

Non smise di sorridere mentre accelerava il passo per arrivare fino alla sua Casa o almeno, non smise di farlo fino a che non vide una sagoma sicura che andava nella direzione opposta alla propria.

Tese i muscoli mentre rallentava il passo nella speranza di avere un po' più tempo per distinguere la sagoma che avrebbe incrociato difronte alla sua Casa.

Il cuore prese a martellarle nel petto quando i contorni del volto di Percy, mano a mano che si avvicinava a lui, si fecero sempre più chiari e chiuse gli occhi per un solo secondo, desiderando di poter essere risucchiata dal pavimento in quel preciso istante.

Mantenne stoicamente lo sguardo fisso davanti a sé, ignorando i brividi che le scossero il corpo quando le loro braccia si sfiorarono attraverso i tessuti delle felpe che portavano.

Il profumo di Percy le inondò le narici mentre il cuore galoppava nel suo petto e lo stomaco -dispettoso- si contorceva.

Non voleva più andare alla festa perché, l'unica cosa che avrebbe voluto fare, invece di ignorare gli occhi verdi che si erano puntati su di lei, era di stare tra le braccia di Percy, assaporando quelle labbra morbide che si, sicuramente erano fatte a posta per le proprie.

Fu questione di un secondo prima che una mano forte si stringesse contro il suo braccio, spingendola contro il muro della Casa delle Guerriere.

Annabeth tese i muscoli e sollevò un pugno un secondo prima che Percy potesse intercettare il suo polso, chiudendolo nella sua mano calda, spingendo anche quello contro al muro e baciandola subito dopo.

Gli occhi di Annabeth si chiusero d'istinto non appena le labbra morbide del ragazzo si poggiarono sulle sue, e i muscoli tesi si rilassarono lentamente, mentre stringeva la sua felpa in due pugni e le mani calde di Percy le cingevano il volto freddo.

Il ragazzo le sollevò un po' di più il viso verso il proprio e poi le schiuse le labbra con la lingua, dolcemente, attaccandola al muro ancora di più non appena trovò quella di Annabeth.

Il cuore della bionda scalpitava al centro del petto e Annabeth cinse il collo di Percy con le mani piccole, sollevandosi sulle punte per averlo un po' di più mentre le loro lingue si muovevano assieme dolcemente, come se fossero state abituate a farlo da tutta la vita.

Ed Annabeth, solo in quel momento, si chiese se fosse possibile drogarsi di quelle labbra che la accarezzavano piano e di quella lingua che si muoveva all'unisono con la propria.

Le ginocchia della ragazza cedettero leggermente e Percy le abbracciò la vita, allontanandosi da lei solo per poterla guardare nelle pozze grigie, illuminate dal tenue bagliore della luna.

Le loro iridi si trovarono, lucide, confuse, affamate e fu Annabeth a cingere il volto di Percy con le mani, attirandolo contro le sue labbra ancora una volta. E Percy sorrise mentre la baciava con più ardore, facendo scorrere le mani sulla sua schiena, accarezzandola piano e fermandosi sui glutei sodi, che strinse un paio di volte.

Annabeth esclamò per la sorpresa, allontanandosi da lui e Percy sorrise, baciandole la punta del naso. - Tu non hai idea da quanto tempo volessi farlo - le rivelò e Annabeth scoppiò a ridere, spingendo Percy a chinarsi su di lei, per baciare la sua risata.

La attirò contro di sé un po' di più, fino a che i loro bacini non si scontrarono e Annabeth gemette, inclinando la testa verso destra per avere un accesso maggiore alla bocca di Percy, saltando per allacciare le gambe alla sua vita.

Il ragazzo la schiacciò contro il muro ancora di più e la baciò con più ardore, richiedendone altrettanto mentre la teneva per il sedere e la feceva strisciare verso la porta.

Annabeth cercò la maniglia a tentoni, rifiutandosi di lasciare andare le labbra di Percy per più di un secondo.

La porta si aprì di scatto e Percy fu veloce e sbatterla contro il muro della Casa, chiudendosi la porta alle spalle con un piede senza mai smettere di baciarla. Gemette contro le sue labbra e Annabeth affondò le mani nei suoi capelli, stringendo in un pugno le ciocche sulla nuca, tirandogli la testa all'indietro per baciargli il collo avidamente.

- L'ultima porta - soffiò lei contro la pelle che continuava a torturare e Percy le strinse il sedere un po' di più mentre camminava lungo il corridoio.

Fu lui a cercare le sue labbra come se, separarsene troppo a lungo gli facesse male. La baciò mentre la spingeva contro la porta, aprendola con uno scatto e richiudendola allo stesso modo, schiacciando Annabeth contro il legno e facendo scivolare le sue mani dal sedere alla felpa, sorpassandone l'orlo per accarezzare la pelle calda della ragazza.

Annabeth tornò coi piedi per terra senza smettere di baciare Percy, spingendosi contro di lui mentre il ragazzo le accarezzava la pelle, salendo verso le scapole, allontanandosi da lei solo per levarle la felpa velocemente. Annabeth sollevò le braccia per facilitarlo e poi tornò a cingergli il volto con le mani mentre lo baciava ancora, inarcando la schiena al contatto con quelle calde del ragazzo, che quasi parevano decise a marchiarla.

Le dita lunghe superarono l'orlo elastico dei leggins e Percy non smise di baciarla mentre si allontava un po' da lei, abbastanza da poter far scorrere le mani fino al suo ventre, scavalcando il tessuto leggero delle mutande.

Annabeth sussultò, smettendo di baciare Percy in quel momento, poggiando la schiena alla porta quando le dita scivolarono lentamente su di lei.

E il ragazzo, con la stessa lentezza e con la stessa cura, affondando l'indice dentro di lei. Allargò un po' di più le gambe e Percy inarcò un dito in lei, cercando i suoi occhi nella penombra della stanza.

Lo spinse un po' più a fondo ed Annabeth gemette, stringendo in un pugno un lembo della sua felpa, chiudendo gli occhi e rovesciando la testa all'indietro.

Era una sensazione così strana e piacevole al tempo stesso che Annabeth non sapeva come gestirla.

Lei, che sapeva sempre tutto, non sapeva come gestire gli occhi penetranti di Percy, una mano poggiata sul collo e l'altra che, poggiata su e dentro di lei, la coccolava esperta, facendole tremare le gambe.

Percy si sporse verso di lei, ruotando il dito e spingendolo un po' più a fondo, strappandole un gemito più forte mentre le baciava il collo, schiudendo le labbra e succhiando un po' la porzione di pelle sotto all'orecchio.

Il corpo della ragazza rispose prontamente alle azioni di Percy, coprendosi di brividi mentre lo stomaco si contorceva con furia.

- Annabeth - soffiò Percy contro la sua pelle bagnata, smettendo di muovere il dito dentro di lei, strappandole un sospiro lievemente frustrato. Sorrise, baciandole le labbra rosee e poi le accarezzò il volto con la mano libera, scostandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. - Tu sei vergine.

E la ragazza sussultò alla consapevolezza che quella fosse tutto, meno che una domanda.

Si sentì improvvisamente scoperta, vulnerabile e si irrigidì di colpo, chiudendo il polso di Percy tra le dita fredde che avevano preso a tremare per il fastidio.

Il moro sorrise, tolse il dito da dentro di lei e poi le avvolse la vita con le braccia, premendola contro alla porta mentre tornava a baciarla lentamente, schiudendole le labbra con lingua e accarezzandole la schiena.

Annabeth si abbandonò all'abbraccio di Percy, alla sue labbra che la privavano di tutte le sue armature, spaventandola anche un pochino.

Fino a quel momento, sapeva bene di aver tenuto la paura e l'insicurezza lontano da lei e Percy e, quando tornarono, furono più forti di quanto si immaginasse.

Ma Percy non smise di baciarla. Continuò a farlo mentre le accarezzava la schiena, spingendola contro la porta e lasciandole il suo tempo per calmarsi. Le tirò il labbro inferiore tra i denti e poi riprese a baciarla come se fosse incapace di smettere, stringendola a sé un po' di più.

- Allora la rendiamo speciale - mormorò contro le sue labbra, baciandola ancora mentre la spingeva ad allacciare le gambe attorno alla sua vita.

Annabeth seppellì le mani tra i capelli di Percy ancora una volta, aggrappandosi a lui quando la posò sul letto lentamente, senza lasciare mai le sue labbra.

Non smise di baciarla neanche per un istante mentre si sistemava tra le sue gambe, puntellando i gomiti ai lati della sua testa per non pesarle troppo.

Ed era da così tanto che Annabeth stava aspettando quel momento, così tanto che stava aspettando soltanto Percy e le sue labbra, che il cuore mancò di un battito alla consapevolezza che si, adesso Percy -forse- era un po' suo.

Affondò le mani tra i suoi capelli scuri, attirandolo verso di sé un po' di più, reclamando le labbra del ragazzo quando lui si allontanò da lei, baciandole la punta del naso.

Gli occhi verdi scintillarono nella stanza illuminata dalla luce della luna e Percy si chinò verso di lei, baciandole la punta del naso e strappandole un sorriso, baciandole poi anche quello prima che potesse abbandonare le sue labbra. - Sei bellissima - sussurò a pochi millimetri dal suo volto e Annabeth sorrise ancora una volta, protendendo il collo in avanti per cercare le labbra di Percy ancora una volta.

Il ragazzo le succhiò il labbro inferiore tra i propri, accarezzandole con le dita il collo che si cosparse velocemente di brividi.

Le baciò la fronte, il naso e la mascella, concentrandosi poi su quella porzione di pelle sotto all'orecchio che aveva torturato pochi attimi prima.

Annabeth mugolò sotto di lui e Percy sorrise, mordicchiandole la pelle calda e che -adesso- sapeva un po' di lui, riprendendo a baciarla piano e succhiando lievemente.

Le dita di Annabeth stinsero un po' i capelli sulla nuca e Percy continuò a baciarla lungo tutto il collo, facendo scorrere una mano sul profilo del suo corpo. Le accarezzò il seno, la curva del fianco, sollevandole un po' la canottiera per poter stringere la pelle calda e ricoperta di brividi.

Si premurò di baciarle ogni singolo centimetro della spalla, con una cura e una premura che sembravano quasi estranei al guerriero freddo che faceva finta di essere, e le abbassò la spallina del reggiseno e della canottiera, senza mai fermare le sue labbra.

Annabeth, con gli occhi chiusi, inarcò la schiena verso di lui e sorrise quando, dopo aver sorpassato il tessuto pesante della felpa e della maglietta, trovò la sua pelle bollente. La accarezzò piano, sorridendo quando sentì Percy rabbrividire su di lei, a testimonianza che no, non era affatto l'unica a provare quel vortice di sensazioni quando erano assieme.

Percy avrebbe voluto continuare a baciarla lungo tutto il braccio, per poi dedicarsi al ventre piatto, ma reclamò le labbra di Annabeth quando lei sfiorò la sua cicatrice, sulla base della schiena.

Annabeth schiuse le labbra e lo baciò senza fare domande, senza rivolgergli un'espressione interrogativa. Lo baciò e basta, accarezzando quel punto con più cura e attenzione, facendo scorrere poi le mani sulla pelle calda e cosparsa di brividi, sollevandogli la felpa e la maglietta.

E Percy giurò a sé stesso che mai, prima di allora, si era sentito così vulnerabile. Mai, prima di allora, aveva avuto così tanta paura che qualcuno potesse intaccare la sua armatura.

Ma alla consapevolezza che -forse- non gli dispiaceva poi così tanto essere in balia di Annabeth, si spinse su di lei con un po' più d'ardore, baciandola profondamente, fino a toglierle il fiato.

E a lui Annabeth piaceva così tanto che lo stomaco gli faceva quasi male.

Lui voleva Annabeth così tanto che, per un nano secondo, mentre la accarezzava e la baciava, si chiese perché, fino a quel momento, avesse provato ad ignorare una persona che lo teneva in pugno dal primo istante che si erano visti.

Percy se ne liberò velocemente, inginocchiandosi tra le sue gambe e tirando Annabeth su con sé, sporgendosi per trovare le sue labbra mentre le levava la canottiera con un movimento secco, lasciandola con un reggiseno bianco a chiuderle le forme.

Si leccò le labbra, allontanandosi da lei, impossibilitato a distogliere lo sguardo dal corpo allenato che -cavolo- era tutto suo.

Annabeth si sporse in avanti per baciarlo, per evitare che potesse rimanere troppo tempo soggetta al suo sguardo, così penentrante che sembrava quasi volesse spogliarla ancora di più.

Percy si fece baciare senza smettere di sorridere, sfiorandole il gancetto del reggiseno perché si, lui l'aveva capita eccome e non aveva intenzione di fare l'amore con lei senza prima non averle fatto capire quando fosse bella.

Le slacciò il reggiseno velocemente e Annabeth si allontanò da lui, continuando a far aderire il suo petto contro quello di Percy, per evitare che le sue forme potessero venir esposte troppo a lungo.

Le dita di Percy si chiusero attorno al suo mento e le sollevò il volto verso il proprio, baciandola piano, limitandosi a posare le labbra su quelle di Annabeth prima di baciarle anche la punta del naso e la fronte.

- Sei bellissima - le ripeté, posando le labbra sulle sue ancora una volta. - Sei bellissima - mormorò mentre, con una mano sulla sua schiena, la faceva stendere sul materasso baciandole piano le labbra, il mento, la gola e il petto. Seppellì il volto nella valle tra i seni e Annabeth gli strinse i capelli sulla nuca ancora una volta, gemendo quando Percy chiuse le labbra su una delle sue forme, succhiando piano e torturando l'altra con le dita.

Succhiò piano il capezzolo di Annabeth, roteandoci la lingua attorno, godendosi i gemiti di gola che la ragazza non riusciva più a trattenere, e il modo in cui il corpo rispondeva al proprio, in totale balia di lui e di ciò che gli stava facendo.

Giocò col capezzolo sinsitro con le dita mentre succhiava l'altro e Annabeth si agitò sotto di lui, un secondo prima che Percy potesse abbandonare un suo seno per baciarle il costato, lo stomaco e il ventre piatto che si ricoprì di brividi.

Annabeth ansimò e il ragazzo sorrise, agganciando due dita all'orlo dei leggins e delle mutandine, tirandoli più giù di qualche centimetro.

La bionda fremette mentre Percy la baciava piano sulla pelle sensibile che le mutande e i leggins avevano appena lasciato scoperta, tirando giù i leggins mano a mano che le sue labbra vi si avvicinavano.

Fu quando Percy arrivò al clitoride, succhiandolo piano, che Annabeth sentì un'esplosione di piacere, forte abbastanza da farla gemere senza riuscire a trattenersi, chiudendo d'istinto le gambe.

Percy gliele fermò, tirando via i leggins e le mutande così lentamente da risultare quasi snervante agli occhi di una Annabeth che non era mai stata più eccitata di così.

Osservò Percy che le baciava la caviglia e ogni singola porzione di pelle della gamba destra, rallentando appena arrivò all'interno coscia, coccolandola dolcemente e accarezzandola solo per il gusto di sentire i brividi che le ricoprivano il corpo per intero.

Annabeth si agitò leggermente contro di lui e Percy soffiò piano sul suo punto più sensibile prima di agganciare le braccia alle sue gambe, seppellendo la testa tra di lei, infilando la lingua in lei.

Si morse le labbra nel tentativo di nascondere un gemito che, comunque, risuonò per la stanza mentre Percy roteava la lingua dentro di lei, facendole inarcare la schiena e tremare le gambe, in balia del piacere. In balia di emozioni talmente forti che, mentre ansimava, le fecero anche un po' paura.

Percy le strinse i glutei mentre la baciava, mentre spingeva la lingua un po' più a fondo.

Il ventre di Annabeth si strinse per il piacere e alzò la testa dal cuscino, prendendosi qualche secondo per vedere quella del ragazzo, seppellita tra le sue gambe. Per vedere i muscoli della schiena che si flettevano mentre si spingeva contro di lei, portandola a decidere, senza riuscire a trattenere un urlo gutturale di piacere, che non c'era niente di più eccitante di quell'immagine che le si stava presentando davanti agli occhi.

Gli strinse i capelli sulla nuca, chiudendo le coperte nel pugno della sinistra temendo, per un solo istante, che potesse romperle.

Percy le spinse il clitoride verso l'alto col pollice e Annabeth buttò la testa all'indietro, impossibilitata a connettere il cervello, a capire cosa stesse succedendo o cosa gli stesse facendo. Il piacere la travolse con forza e prima che potesse scorrerle lungo le gambe, arrivando al ventre, Percy si staccò da lei.

Annabeth respirò con affanno, il petto nudo che si alzava e abbassava più velocemente del normale e sollevò il capo, incrociando lo sguardo maladrino di Percy che la osservò dal basso prima di baciarle il ventre, lo stomaco e un seno, tornando poi alle sue labbra. Annabeth corruciò le sue, offesa e Percy sorrise, giocandoci con le dita, sfiorandole il corpo nudo con la mano sinistra, stuzzicandole dispettosamente un fianco.

La ragazza si agitò sotto di lui, mugolando in protesta per il tessuto ruvido dei jeans che sfregava contro la pelle sensibile e accaldata.

Percy sorrise e le baciò il naso, facendoglielo arricciare teneramente, e prima che potesse sbottonarsi i pantaloni con una mano, Annabeth allungò le braccia, aprendogli i jeans con dita tremanti, sfiorandogli il ringonfiamento caldo sotto il tessuto leggero dei boxer.

Percy la baciò con insistenza, quasi la volesse avvisare di quello che stava per succedere, come se avesse paura che Annabeth non fosse pronta per loro.

- Va bene - mormorò lei, sollevando il collo e cercando le labbra gonfie e rosee di Percy. - Lo voglio - continuò e il ragazzo sorrise, chinandosi su di lei per baciarla ancora mentre Annabeth gli faceva scorrere lungo le cosce i pantaloni e i boxer.

Percy si sistemò meglio su di lei, spingendo i jeans verso i piedi e buttandoli giù dal letto con un leggero tonfo.

Le loro intimità vennero a contatto e Annabeth si irrigidì sotto di lui, un attimo prima che Percy potesse baciarla piano, accarezzandola dolcemente.

Le schiuse la labbra, coccolandola fino a che i muscoli tesi non si rilassarono e poi le baciò la fronte e la punta del naso, fino a che le labbra non si stirarono in un sorriso.

- Sei bellissima - ripeté, come se non potesse fare a meno di farlo. Come se, ripetendoglielo, Annabeth e quello che stava per accadere sarebbero potuti sembrare più reali.

La baciò, assaporando quelle labbra come se avesse paura di perderle due istanti dopo e Annabeth aprì le mani sulla schiena, accarezzandolo piano, sentendolo fremere sopra di lei.

Percy si sporse oltre il suo corpo, aprendo il secondo cassetto del suo comodino mentre la bionda lo guardava curiosa, voltando il capo verso di lui.

Fu abbastanza sorprendente guardare Percy mentre trovava un doppio fondo e ci frugava per qualche istante, stringendo poi tra le dita una bustina argentata.

Chiuse il cassetto con un tonfo e aprì la confezione con i denti, allontanandosi da Annabeth, abbastanza per poter srotolare il preservativo su di lui.

Percy la guardò. Sembrò quasi volerle scavare dentro mentre le sue iridi verdi si perdevano inesorabilmente dentro le sue, grigie. - Sei pronta? - le domandò e Annabeth cercò le sue labbra ancora una volta, intrecciando le loro dita ai lati della sua testa.

I loro nasi si sfregarono teneramente e la ragazza sorrise. Lo baciò, consapevole di non averne mai abbastanza, e Percy si spinse lentamente dentro di lei, baciandola con più forza quando, con una spinta secca, i loro fianchi si trovarono.

Annabeth buttò la testa all'indietro, stringendo le mani di Percy per il dolore, serrando gli occhi e le labbra per evitare di gemere.

Non pensava fosse così terribile e si mosse a disagio sotto il ragazzo, tentando di regolarizzare il respiro.

- Annabeth - la chiamò Percy, baciandole la mascella tesa. - Annabeth, guardami - mormorò col fiato corto e lei, in totale balia della sua voce e di lui, aprì gli occhi, osservando le pozze verdi e scintillanti del ragazzo.

Percy la baciò lentamente, premette le labbra sulle sue per qualche secondo, rimanendo fermo dentro di lei e Annabeth sorrise contro di lui, realizzando che, oltre al dolore, riusciva a sentirsi completa.

Aveva Percy dentro di lei che le dava fastidio, ma aveva la sua pelle che sfiorava la propria, i suoi occhi incatenati ai propri e si sporse verso di lui, cercando le sue labbra, accarezzandogli la schiena.

Mosse i fianchi contro i suoi, guidata da un istinto che non riusciva a spiegarsi, guidata da una passione che non conosceva. E sorrise nonostante il fastidio, nel sentire un gemito sfuggire dalle labbra del ragazzo che -diavolo- non avrebbe mai smesso di baciare.

- Mi fido di te - gli disse in un sussurro, accarezzandogli la schiena fino a che le mani piccole non gli cinsero il volto. - Sto bene, mi fido di te - continuò, osservandolo chiudere gli occhi mentre gli accarezzava delicatamente il volto, sollevandosi abbastanza per potergli baciare la punta del naso.

Percy sorrise e poi sfiorò le labbra con le sue mentre si spingeva ancora dentro di lei, strappandole un ennesimo gemito per il fastidio. - Mi dispiace - soffiò contro la sua bocca. - Non voglio farti del male - mormorò, lasciando le mani di Annabeth per uscire da lei.

La ragazza sbarrò gli occhi, stringendo le ginocchia attorno al suo bacino, reclamando il suo volto, reclamando lui. - Non ci provare - disse autoritaria e col fiato corto che fece sorridere Percy. - Non ti azzardare.

Il ragazzo scosse la testa e Annabeth gli cinse il viso con le mani ancora una volta. - Io non voglio farti..

La bionda lo baciò ancora una volta, gli schiuse le labbra con insistenza, attirandolo a sé, muovendosi contro di lui e ignorando il leggero fastidio, ma beandosi del gemito di Percy e di quella sensazione di completezza che le scorreva lungo il corpo intero, facendola rabbrividire di piacere. - Passerà. - Decise quando lo guardò negli occhi. - Ma non smettere.

Percy la guardò ancora, quasi saggiando ciò che gli aveva appena detto, un attimo prima di spingersi contro di lei lentamente, strappandole un nuovo mugolio di dolore. Tentennò ancora, ma Annabeth aprì i palmi alla base della sua schiena, aprendo un po' di più le gambe e spingendolo a muoversi ancora dentro lei, roteando il bacino.

Annabeth sollevò i piedi dal materasso, sospirando più forte ad ogni spinta, mano a mano che il dolore spariva.

Gli cinse il volto tra le mani mentre si muoveva dentro di lei, gli scostò i capelli dalla fronte sudata, accogliendo i baci sul volto di labbra stanche, e i suoi occhi, quelli verdi che le piacevano così tanto, cercare i suoi continuamente.

Gemette e inarcò la schiena al'indietro quando Percy spinse in lei un po' più forte, strappandole l'ennesimo suono gutturale. Quando spinse in lei talmente tanto intensamente e talmente tanto dolcemente, che iniziò ad essere difficile per entrambi dove iniziassero e finissero i singoli corpi.

Il ragazzo rise, baciandole il naso e Annabeth mosse i fianchi contro i suoi, roteandoli attorno a lui, facendolo grugnire, spingendolo ad aumentare la velocità delle spinte.

Annabeth era certa che non avrebbe mai avuto abbastanza di Percy. Era certa che non sarebbe mai riuscita a stancarsi di lui, del corpo che sfregava contro il proprio, delle mani che la stringevano, del fiato che si infrangeva contro la sua bocca mentre si muoveva su di lei, dentro di lei, facendola sentire completa e perfetta per la prima volta in tutta la sua vita. Erano una cosa sola e quella consapevolezza la fece rabbrividire, spingendola a reclamare il suo volto, seppellito contro la sua spalla, mentre si spingeva ancora in lei.

Le loro labbra aperte si sfiorarono, gli occhi si cercarono di continuo mentre Percy aumentava le spinte e mentre Annabeth si apriva per lui un po' di più, bramosa di ancora più piacere.

Il corpo venne scosso da un sussulto e smise si trattenere i gemiti che, assieme a quelli di Percy, risuonavano per la sua stanza illuminata dalla sola luce della luna.

E loro si amarono, così tanto da non curarsi delle urla che annunciavano il Capodanno.

Si amarono, mentre si stringevano e mentre si baciavano, come se fossero incapaci non farlo.
Si amarono con la paura di perdersi ma, con la consapevolezza, che sarebbe stato impossibile perdersi per davvero.
Si amarono tanto e così intensamente da legarsi indissolubilmente. Da perdere la cognizione dello spazio e del tempo senza preoccuparsene davvero, semplicemente perché non era quello che contava. E non era quello che sarebbe mai contato realmente.

Percy le passò entrambe le braccia dietro la schiena, sollevandola verso il suo petto e aggrappandosi ai suoi capelli, spingendo in lei con ancora più forza, ansimando contro le sue labbra.

Annabeth si lasciò cullare dai respiri di Percy che si infrangevano contro la sua bocca, dalla sua pelle che, in quel momento, sapeva anche un po' di lei.

Allacciò le gambe attorno al bacino del ragazzo, puntando i talloni alla base della schiena mentre perdeva la cognizione del tempo. Mentre tutto spariva tranne il guerriero che -impavido-, la stava amando così tanto da consumarla.

Mosse il bacino perché voleva Percy sempre di più, e il ragazzo aumentò la velocità delle spinte, aggrappandosi ai suoi capelli, gemendo contro di lei e con lei, stringendola a sé quando l'orgasmo imminente gli scosse il corpo intero.

Percy spinse un'ultima volta dentro Annabeth e il piacere si fece strada in lei, travolgendola. Buttò la testa all'indietro e inarcò la schiena mentre veniva qualche attimo prima di lui, con un gemito più forte degli altri.

E Percy, quasi a volerle fare un dispetto, spinse in lei ancora una volta, prolungando quel piacere che stava rendendo entrambi schiavi.

Il ragazzo imprecò a mezza voce e Annabeth aprì gli occhi, in tempo per vedere le palpebre socchiuse, la mascella serrata e i muscoli delle braccia tesi, in balia del piacere più forte.

Fu in quel momento che cambiò idea: niente era più bello ed eccitante di Percy mentre veniva, con lei e sopra di lei.

Dalle labbra rosee sfuggì un grugnito soffocato e Annabeth gemette un'ultima volta, crollando, esausta, sul materasso.

Chiuse gli occhi nel tentativo di regolarizzare il respiro, lasciando che le gambe scivolassero via dal bacino del ragazzo.

Percy si poggiò sopra il suo seno, le baciò il collo senza osare uscire da lei, sfregando il naso contro la sua pelle e girandole il volto per poterle baciare le labbra ancora una volta. E si chiese il perché, avesse avuto così tanta paura di avvicinarsi a lei, di soffrire e di farla soffrire quando -cavolo- loro erano già legati da un bel pezzo.
E come poteva avere paura di perdere qualcuno che, anche volendo, non sarebbe mai riuscito ad andarsene dalla sua vita?
Come aveva rischiato di farsi sfuggire l'unica persona in grado di renderlo vulnerabile e invincibile allo stesso tempo?

Annabeth gli accarezzò dolcemente i capelli, sorridendo, domandandosi se tutto quello fosse reale. Se tutta quella perfezione l'avesse vissuta davvero lei. Se fosse realmente possibile sentirsi così felici per la prima volta, a diciotto anni.

Solo quando Percy la baciò ancora, uscendo da lei per prenderla tra le braccia, smise di farsi domande.

Angolo Autrice:
Ehiila<3
Allora, volevo aggiornare la notte, come stavo prendendo l'abitudine di fare, ma poi il computer è morto quando stavo piazzando le gif, e vabbé, aggiorniamo adesso e va bene.
Quindi, allo scorso capitolo ho detto che mi sarei fatta perdonare e spero tanto di esserci riuscita ahahah Percy e Annabeth hanno la prima volta e io sono abbastanza delusa di cosa ho partorito. Mi ha abbastanza deluso mentre corregevo e rileggevo e, alla fine, ho deciso di smettere di leggere perché, più lo facevo, e più trovavo cose da togliere e aggiungere.
In ogni caso, spero tanto di essere riuscita nel mio intento, ovvero, in quello di aver messo in risalto i sentimenti che provano l'uno per l'altra e, inoltre, si aver messo in mstra la vulnerabilità di Percy. è lui quello debole. è lui che si tira indietro perché ha paura di farsi male, lui che, fino a questo momento, ha sempre evitato Annabeth perché aveva sempre saputo che sarebbe stata la sua rovina e la sua cura.
Non ha mai voluto riconoscere i suoi sentimenti dall'inizio, ammetterli, a differenza di Annabeth che non ha mai avuto paura di riconoscere ciò che provava nei confronti di Percy e, quindi, mostrarsi vulnerabile.
Spero davvero tanto che la loro prima volta vi sia piaciuta. Spero che abbiate apprezzato ogni singolo istante e mi auguro anche che, nonostante il rating rosso, non abbia scritto niente di volgare.
In conclusione, voglio ringraziare tutte le persone che mi lasciano sempre recensioni dolcissime! Tutti coloro che aggiungono la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati e anche tutti i lettori silenziosi che si fanno sentire a colpi di visualizzazione che non passano mai inosservati:**
Alla prossima, cucciolini e grazie mille!
Vi adoro,
Love yaa<3
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