🐥9. Gioco🐅
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Per tutta la notte non era riuscito a chiudere occhio, il suo pensiero sembrava sempre e solo rivolto a Taehyung sperando che fosse arrivato sano e salvo a casa, e per fortuna la conferma la ebbe non appena ricevette un messaggio da Yoongi. Tutto ciò perché dopo che il moro era andato via, aveva visto che aveva iniziato a piovere, per questo aveva chiesto all'amico di seguirlo e in caso di vedere se arrivava sano e salvo a casa, anche se aveva sbagliato non avrebbe permesso che per colpa sua lui avrebbe fatto qualche stupidaggine.
Sospirò e poggiò il telefono al suo fianco mentre riportava lo sguardo fuori guardando i colori dell'alba che davano il loro buongiorno, il cielo che fino a pochi minuti prima era di un blu chiaro quasi azzurro adesso si stava tingendo di lievi colori come l'arancio e il rosa e tra di essi anche delle macchie dorate, in lontananza un piccolo spicchio che nasceva da dietro la montagna era causa di tutto ciò. Sorrise nel sentire il lieve calore di quelle luci e un dolce ricordo gli tornò alla mente.
Era notte, lui con Taehyung non avevano sonno quindi uscirono di nascosto dal dormitorio tornando alla Hybe, erano saliti sul tetto e si erano messi sul divano ormai loro compagno di quei giorni e avevano osservato l'alba insieme. In quel momento entrambi erano felici e sereni, erano solo loro due senza nessuno, erano semplicemente Taehyung e Jimin che si stavano godendo una piccola meraviglia della natura.
«Eravamo felici...»
Sospirò di nuovo poggiandosi con la fronte al vetro, erano felici in quel momento, lo erano stati in tanti altri momenti ma sapeva bene che ormai non sarebbe più potuto essere così.
«Non perdere la speranza Jimin.»
Avrebbe voluto rispondere al suo Hyung che ormai la speranza non esisteva più per lui, che la sua speranza era andata perduta nello stesso momento in cui negli occhi del suo amico aveva visto vuoto totale.
«Sperare Hyung? In cosa dovrei farlo? Ormai è andata persa e con essa la mia felicità.»
Si girò a guardare Hoseok lasciandogli un lieve sorriso mentre delle piccole lacrime scendevano in silenzio, l'amico si avvicinò alzando la mano poggiandola sulla sua guancia e asciugando con il pollice quella lacrima.
«Non ti dirò che sarà facile amico, ma da adesso le cose si faranno sempre più dure. Adesso piangi, disperati e crolla. Ma poi rialzati e combatti. Hai sbagliato, questo purtroppo non lo possiamo negare, ma darti la colpa in eterno cosa credi che cambi? Ti farai del male soltanto finendo per fare qualche cazzata. Ormai tutto ciò è stato fatto e non si può cancellare ma se tu tieni a Taehyung devi affrontarlo. Devi parlare con lui e dirgli tutto anche se lui non sembrerà volerti ascoltare... Lui deve saperlo così come tu devi smetterla di sentirti l'unico responsabile.»
«Non è facile Hyung, come posso guardarlo negli occhi e dirgli tutto, come posso vedere il suo sguardo che prima era felice adesso vuoto che mi lacera il petto... Come posso non sentirmi l'unico responsabile quando potevo fermarlo, quando potevo benissimo allontanarlo da me? Come Hyung?»
A quelle parole Hoseok non poteva ribattere perché purtroppo, volendo o no, aveva ragione. Portò la mano libera dietro la sua schiena e lo attirò a sé abbracciandolo, voleva solo dargli un pò di forza in più sapendo che da quel momento sarebbe stato difficile. Ma mentre lo teneva stretto a lui ripensò al racconto di quella sera, gli aveva detto che avevano bevuto e già alla seconda lattina di birra si sentiva strano, che il suo corpo sembrasse come se non lo controllasse e sentiva caldo... Questo sembrava strano, visto che l'amico con il suo passato reggeva più che bene due lattine di birra.
«Non lo so Jimin, ma anche lui ha le sue colpe hai capito? Quindi smettila di sentirti solo tu l'unico che ha sbagliato.»
«Non so Hyung, forse quella sera gli ho dato modo di farlo. Ho fatto forse qualche gesto o detto qualcosa che gli abbia fatto capire ciò... Quindi non dirmi di non sentirmi così, sono solo un traditore che non ha fatto altro che ferirlo. Ferire la persona più importante per me.»
Sapeva che quel periodo per l'amico sarebbe stato duro, come sapeva che le lacrime sarebbero state sempre lì pronte a uscire proprio come in quel momento. L'unica cosa che poteva fare era abbracciarlo e tenerlo stretto a lui, dargli calore e una spalla su cui tenersi sapendo che lui si sarebbe lasciato andare fino a sprofondare, avrebbe voluto avere la bacchetta magica e far sparire tutto ma purtroppo non era così, entrambi dovevano affrontare quel dolore.
«Sfogati pure amico, io sarò qui a reggerti e darti un sostegno... Lascia andare tutto.»
Le lacrime da prima lente divennero più copiose fino a bagnare la spalla della maglia di Hoseok, i suoi singhiozzi diventarono più forti e un urlo coperto dalla stoffa uscì dalle labbra dell'amico ormai arrivato al limite. Senza dire altro lo trascinò sul letto e si stesero rimanendo così per tutto il giorno.
Da tutt'altra parte, proprio in città a Seoul, qualcuno si era appena svegliato e si stava facendo una doccia calda. I suoi pensieri erano rivolti alla giornata che presto avrebbe passato con il suo ragazzo, era felice che si sarebbero rivisti visto che non si vedevano da molto. Uscì dalla doccia e si fermò davanti lo specchio mettendo un asciugamano in vita, si guardò cercando di trovare segni che potevano dare un idea di ciò che era successo la sera prima e sembrava tutto in ordine.
«Bene, tutto in ordine.»
«Ordine di cosa?»
Dallo specchiò guardò verso la porta, dove poggiato vi era la sua ultima conquista fatta la sera prima a cena. Era uscito con alcuni amici di servizio e mentre era seduto al tavolo il suo sguardo andò su un cameriere che rispecchiava i suoi gusti, ci aveva messo poco a sapere vita, morte e miracolo iniziando così il suo corteggiamento fino a ritrovarsi tra le lenzuola a darsi piacere.
«Che i patti di non lasciare traccia siano stati rispettati... Sai com'è.»
«Che il tuo ragazzo non deve sapere niente e che questa è stata la prima e l'ultima volta... Ma mi chiedo perché stai con lui se lo tradisci.»
Il moro si girò e si poggiò al lavabo incrociando le braccia al petto rivolgendo il suo sguardo al ragazzo che lento si avvicinava a lui.
«Queste non sono cose che ti riguardano.»
Il ragazzo sorrise e una volta vicino a lui si inginocchiò sfilando via l'asciugamano.
«Ma così uno può dire che tu non lo ami.»
Ghignò mentre stuzzicava il moro con le labbra iniziando un servizietto che Jungkook apprezzò, gli poggiò la mano tra i capelli stringendoli sentendo il piacere iniziare ad avvolgerlo.
«Io lo amo, l'ho sempre amato... Ma ora stai zitto e occupati come si deve di me, non ho molto tempo.»
Senza farselo ripetere due volte il ragazzo iniziò a dargli piacere passando così i restanti minuti, e una volta finito Jungkook prese le sue cose e uscì di casa salendo in macchina per dirigersi verso la sua meta.
Non ci mise molto ad arrivare sorridendo ampiamente mentre prendeva la chiave di riserva ed entrava nel palazzo del suo ragazzo, salì in ascensore sistemandosi la maglia osservando poi il telefono notando che Jin con Namjoon stavano discutendo sulla loro chat, scrisse qualche messaggio prendendo in giro i suoi Hyung fino ad arrivare al piano desiderato.
Uscì da esso e si diresse verso la porta inserendo la chiave e poi il codice entrando in casa, si fermò levandosi le scarpe notando il silenzio tombale che vi era seguito dall'oscurità.
«Amore? Ci sei?»
Avanzò posando tutto sul tavolo nel salone guardandosi attorno, di solito quando il suo ragazzo era in casa teneva sempre le tende aperte per far entrare la luce e quando erano chiuse due erano le cose: o stava fuori oppure si sentiva male.
«Taehyung? Se mi stai facendo uno scherzo non è divertente.»
Avanzò ancora avvicinandosi alla finestra aprendo la tenda scura lasciando che finalmente la luce entrasse da quella lastra di vetro, guardò fuori notando un uccellino poggiato sul marmo del balcone che volò via subito dopo, questo lo fece sorridere mentre si girava portando subito lo sguardo sul divano.
Sussultò portando una mano al petto nel vedere una figura seduta lì e quando lo riconobbe sorrise di più.
«Amore, perché non mi hai risposto? Mi hai fatto prendere un colpo.»
Dopo che Yoongi lo aveva portato a casa si era fatto una doccia veloce e mangiato qualcosa insieme all'amico per poi rimanere solo, si era seduto su quel divano condiviso parecchie volte con la stessa persona che adesso aveva davanti e aveva aspettato.
Aveva aspettato in silenzio totale guardando un punto fisso mentre nella sua testa sembrasse scoppiare il caos, aveva immaginato varie discussione e parole, vari atteggiamenti e forse solo una parte di lui, quella del cuore, aveva immaginato che fosse tutto un sogno pensando che quello successo non esisteva.
Ma tutto ciò svanì non appena sentì la porta aprirsi e la sua voce echeggiare in quelle quattro mura, una parola che fino a poco fa lo faceva sorridere e battere a mille il cuore adesso sembrava solo una pugnalata nel suo petto.
«Tae?»
Chiuse gli occhi nel sentirsi chiamare così per poi aprirli e puntarli in quello del suo fatidico ragazzo che sembrò guardarlo strano, quando poi vide il suo riflesso dal vetro capì. Aveva gli occhi vuoti e gonfi per via del tanto piangere e il suo viso sembrava quello di una statua che non trasmetteva espressioni.
«Dobbiamo parlare.»
Si sorprese anche del suo tono così calmo ma allo stesso tempo severo che poteva mettere paura a tutti, Jungkook rimase immobile osservando il viso del suo ragazzo cercando di capire il suo modo di fare e perché gli stesse parlando in quel modo.
«Di cosa?»
«Jimin...»
Bastò solo quel nome a far scattare qualcosa nella testa del ragazzo che strinse i pugni, per niente al mondo avrebbe permesso che quella formica del suo ex amico si intromettesse tra di loro tanto meno portargli via il suo ragazzo. Avanzò sorridendo sedendosi al suo fianco, gli prese la mano lasciandogli un bacio sul dorso guardando poi il suo viso, visto che lui non si era girato a guardarlo.
«Amore cosa succede adesso con Jimin? Ti ho detto che questo periodo sta un pò sulle sue quindi perché ancora ci pensi? Poi scusa, un amico non si comporta come si sta comportando lui, inizierei a pensare che alla fine la sua amicizia e solo per convenienza.»
Sorrise ancora lasciando un altro bacio sul dorso della mano, avrebbe fatto di tutto pur di mettere Jimin in cattiva luce così che l'avrebbe allontanato da lui, Taehyung sarebbe stato solo il suo e di nessun altro.
«Convenienza... Già lo penso anche io... Quindi dovrei chiudere con lui?»
«Amore penso proprio di sì, non si fanno queste cose specialmente se tu gli dai anima e corpo.»
Nel sentire l'ultima parola una risata beffarda uscì dalle labbra di Taehyung che confuse il moro al suo lato, una parola che nella testa del ragazzo sembrò colpire prepotentemente facendogli immaginare i due amici mentre si giravano tra le lenzuola e si davano piacere.
«Ho detto qualcosa di divertente?»
«Forse tutto è divertente... Tutto quello che stai dicendo, che sta succedendo e persino ciò che verrà.»
Tolse la mano da quella di Jungkook ignorando se lo offendeva oppure no, si alzò e si avvicinò alla finestra tenendo lo sguardo fuori mentre nella sua testa le peggio parole affioravano.
«Taehyung ma che ti prende? Cosa succede? Sai che con me puoi parlare...»
«Da quanto va avanti?»
«Cosa?»
«Da quanto va avanti tra te e Jimin?»
A quella domanda finalmente Jungkook sembrò capire di cosa stava parlando il suo ragazzo, stava cominciando a unire tutti i punti e il fatto che la sera prima al telefono lo avesse sentito così freddo e distaccato pensando che era colpa realmente del tempo... Ma ora tutto quadrava, Jimin aveva detto tutto.
«Di cosa parli?»
Però una cosa che aveva imparato bene era nascondere la verità e riscriverla a suo piacimento, e avrebbe fatto così anche in quel momento, l'unica pecca nel suo piano era che il ragazzo davanti a lui conosceva molto bene i suoi modi e metodi quindi non serviva a molto.
«Jungkook sai bene di cosa parlo. Da quanto va avanti che andate a letto insieme?»
Ancora una volta Taehyung si sorprese del suo tono e della sua calma, sembrava come se in quel momento a parlare fosse un'altra persona e non lui, come se tutta la rabbia che aveva dentro non volesse uscire o, semplicemente, era così bravo ormai a nascondere tutto ciò che aveva dentro da mascherarlo anche a se stesso.
«Tae io e Jimin non andiamo a letto insieme... Cioè è successo ma solo una volta... Lasciami spiegare.»
Il ragazzo si alzò avvicinandosi al moro poggiando le mani sul suo petto, lo guardò negli occhi lasciando uscire una lacrima.
«Ero andato da lui a bere, una birra dopo l'altra e poi me lo sono ritrovato addosso... Ho provato a farlo smettere ma lui non la finiva... Dopo ciò che aveva fatto sono scappato via e da allora non gli rivolgo la parola e lo tengo lontano... Ma ti prego credimi quando ti dico che non volevo affatto.»
Strinse la stoffa della maglia di Taehyung tra le mani lasciando uscire altre lacrime e nella sua mente già pensava di aver vinto, che il suo ragazzo adesso lo avrebbe stretto tra le sue braccia e gli avrebbe sussurrato parole dolci ma ancora una volta si sorprese dei suoi modi.
Taehyung portò le mani su quelle dell'opposto e le staccò dalla sua maglia, lo allontanò senza dire altro guardandolo con rabbia mischiato al dolore, che ancora una volta stava provando a causa di un amore in cui aveva creduto. Ancora una volta gli stava mentendo guardandolo negli occhi, e per di più facendo passare Jimin per quello che non era, ancora una volta però si rese conto che stava difendendo ancora il suo miglior amico e questo non lo capiva.
«Quanto ancora userai questa tecnica? Mentire e riscrivere come vuoi tu? Stai persino piangendo pur di farti passare come il santo della situazione ma dimentichi una cosa... Io ti conosco come le mie tasche Jungkook, so chi sei e come ti comporti.»
«Vero, mi dimentico sempre che tu mi conosci... Quindi ora cosa vuoi che ti dica? Che si sono stato a letto con Jimin ma sai una cosa? La colpa è tua... Tua e di Jimin.»
Ormai era inutile mantenere ancora il segreto, le carte erano state messe in tavola e non si poteva più cambiare mano. Di certo Jungkook non si sarebbe fatto prendere dallo sconforto e tanto meno non si sarebbe preso la colpa di qualcosa che non riteneva sua.
«Mia e di Jimin? Cosa diavolo stai dicendo?»
«Quello che ho detto. Voi due con il vostro legame, i vostri sguardi, i vostri tocchi... Voi due siete la causa di ciò. Io ho solo fatto quello che ritenevo più giusto per allontanarvi.»
«Allontanarci? Jungkook questo ci sta distruggendo... Io sono distrutto. Perché il ragazzo che amo da molto tempo e per il quale o combattuto contro l'azienda che non voleva, e il mio miglior amico, soulmate per il quale darei la vita sono andati a letto insieme... Dimmi Jungkook di cosa sono colpevole?»
«Non lo capiresti mai... Sei così cieco da non vederlo, da non capire.»
Si avvicinò al ragazzo prendendolo per il colletto, lo attirò a sé e per la prima volta in vita sua Jungkook poteva dire di vedere della vera e pura rabbia nello sguardo del suo ragazzo.
Si perché finalmente sembrava come se il suo corpo stesse reagendo, la sua maschera che fino a quel momento era stata calma e pacata adesso si stava sgretolando, sul suo viso non vi era nessun sorriso tanto meno nel suo sguardo che sembrava bruciare per quanto era intenso e scuro.
«Cosa c'è Taehyung? Non capisci ancora vero? Ti fa rabbia tutto ciò? Questo è come mi sento io.»
«Ti rendi conto di ciò che hai detto? Hai appena parlato come se fossi un bambino che gli hanno tolto il gioco...»
Jungkook si liberò dalla presa tenendo lo sguardo nell'opposto, si sistemò e si allontanò prendendo le sue cose dal tavolo.
«Si, per me sei stato solo un gioco. Qualcosa che sono riuscito ad avere e di cui mi potevo vantare. Qualcosa con il quale intrattenermi quando eri qui... Perché mentre non c'eri avevo altro divertimento.»
Non si degnò neanche di girarsi e guardarlo ma avanzò fuori la stanza uscendo da quell'appartamento lasciando da solo Taehyung che era rimasto immobile alla sua dichiarazione.
In tutto quel tempo aveva creduto, aveva sperato, aveva rinunciato a tante cose per quell'amore che dopo aver scoperto il suo orientamento gli aveva fatto battere il cuore, un amore per il quale aveva dato anima e corpo portandolo come una coppa credendo di aver trovato finalmente il suo vero amore. Ma adesso tutto ciò non era così, adesso sembrava come se i gesti fatti, le speranze, il rinunciare fossero solo un illusione che si era creata per tenere a galla qualcosa che non esisteva... Qualcosa che adesso lo stava lacerando da dentro, sentiva come se uno squarcio si stesse creando fino a farlo sanguinare.
Scattò, per la prima volta, urlando forte di rabbia mentre si avvicinava a quel mobile che aveva sistemato e dove aveva messo ogni regalo, ogni oggetto e foto che apparteneva a loro iniziando a buttarle a terra, a frantumare ciò che vi era al muro con rabbia lasciando che le lacrima stavolta di rabbia diventassero parte di sé.
Distrusse tutto quello che rappresentava quell'amore ormai finito fino a quando non crollò, sfinito in ginocchio poggiando le mani sul pavimento ignorando che ci fossero pezzi di vetro, ignorò persino il dolore che sentì alle mani arrivando a ignorare persino il sangue che stava gocciolando appena le guardò.
Gocce che piano piano cadevano fino a toccare terra e cadere su una foto in particolare, raffigurava loro tre abbracciati... Sembrava come se il destino ancora una volta beffardo si prendesse gioco di lui, dei suoi sentimenti e di ciò che era. Prese la foto osservandola passando il dito per togliere la macchia per poi iniziare a strapparla riducendola in tanti pezzi fino a farli cadere lenti sul pavimento.
«Quindi per tutto questo tempo hai giocato con me? Si hai giocato...»
Si accasciò a terra sul fianco ignorando i vetri portando le gambe al petto e guardare il vuoto, un vuoto che ora lo accompagnava sia internamente che esternamente. Un vuoto che aveva sentito solo quando la sua adorata nonnina era andata via, ma che ora sembrasse essere tornato, travolgerlo come un onda in tempesta facendolo solo desiderare di svanire.
Chiuse gli occhi sentendoli bruciare mentre il campanello continuava a suonare mischiato a delle urla, ma lui era troppo stanco. Stanco di ascoltare, di vedere e persino di tenere gli occhi aperti... Voleva solo dormire e basta e non svegliarsi più, sperando che quell'incubo sarebbe svanito.
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