🐥7. Esempio🐅
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Aveva fatto alcuni passi verso Jimin per potergli parlare e capire cosa avesse ma Hoseok sembrò capirlo e si mise davanti, gli sorrise abbracciandolo forte.
«Taehyung... Non ci vediamo da molto, come stai? Mamma mia guarda che fisico che hai messo su.»
Taehyung imprecò mentalmente contro il suo Hyung per essersi messo di mezzo, però come faceva sempre mise su il suo sorriso migliore e ricambiò l'abbraccio ma tenendo sempre lo sguardo verso il suo miglior amico e il suo Hyung.
«Si, Hyung. Non ci vediamo da quando è uscito Jin, e per il fisico è merito degli allenamenti... Grazie a quelli ho aumentato la mia massa.»
«Se cresci un altro pò le army impazziranno ancora di più. Già adesso ti sbavano dietro figurati dopo.»
Entrambi ridacchiarono mentre scioglievano l'abbraccio e si guardavano ma al moro non scappò il fatto che i due non si erano neanche girati a salutarlo, li vedeva lì, che gli davano le spalle e parlavano a bassa voce come se ciò che pronunciavano doveva essere un segreto. Avrebbe tanto voluto il super udito in quel preciso momento per sapere, per capire cosa gli stessero nascondendo.
«Yoon, Jimin... Tutto ok?»
Vide come Jimin sussultò a quella domanda mentre il maggiore si girò facendogli un semplice cenno del capo di conferma per poi avvicinarsi per salutarlo come si doveva.
«Si ragazzino, solo che Jimin ieri ha bevuto tanto e ancora non si è ripreso per bene. Non voleva fartelo sapere però.»
«Oh! Capisco. Jimin non devi preoccuparti, non mi arrabbio anche se avevi promesso di non alzare più il gomito.»
Prima di girarsi il nominato fece alcuni respiri profondi, si girò e tenne il viso basso non volendo in alcun modo puntare lo sguardo nell'opposto, aveva timore ma anche paura di ciò che avrebbe potuto fare. Ma il miglior amico non era della sua stessa idea perché si avvicinò e gli alzò il viso dal mento. Un tocco delicato ma caldo.
Pensava che una volta guardato negli occhi sarebbe crollato, che un nuovo attacco di panico lo colpì... Ma appena vide preoccupazione in quegli opali neri dalle sfumature marroni si bloccò lasciando scendere una semplice e unica lacrima che venne subito asciugata dal pollice di Taehyung.
«Jimin non c'è bisogno di piangere. Non sono arrabbiato con te, ci può stare che qualche volta bevi e alzi il gomito... Mi preoccuperei del contrario.»
«M-mi dispiace.»
Gli sorrise dolcemente per poi tirarlo a sé stringendolo tra le sue braccia, sentendo di nuovo il suo cuore un pò più leggero ma non gli piaceva vedere come quelle pietre di agata si tingessero di tristezza e paura.
«Va tutto bene amico, l'importante che non torni come tempo fa ok?»
«Si.»
Sorrise e lo strinse di più quando sentì finalmente le braccia di Jimin avvolgersi attorno alla sua vita e questo valeva più di ogni sguardo o parola detta fino a quel momento.
«Ora che ne dici di entrare? Voglio salutare i tuoi e fare gli auguri a tuo fratello... Poi voglio stare con te e i ragazzi.»
Si spostò di poco, solo il giusto per poter guardare in viso l'amico che in risposta gli fece un debole sorriso. Sciolse l'abbraccio e lo prese per mano tirandolo verso l'ingresso del locale ignorando i due amici che li osservavano mentre si allontanavano.
«Yoon cosa pensi che succederà?»
«Non lo so Hoby, o scoppia oppure tiene il segreto ancora un pò.»
Il maggiore sospirò per poi seguire, insieme a Hoseok, i due ragazzi che si trovavano già al tavolo della famiglia e stavano parlando con loro. Però per tutto il tempo avevano tenuto sotto controllo il loro amico Jimin, notando come il suo sguardo anche sorrideva diventava sempre più triste e cupo.
Dopo i saluti iniziali e qualche battuta la serata sembrò andare bene, Yoongi e Hoseok parlavano e ridevano con tutti i presenti raccontando persino aneddoti di gaf o ricordi di quando erano più giovani, ma Taehyung e Jimin sembravano non essere di questa opinione. Per tutto il tempo sembravano essere lì con loro e parlare, ridere... Ma con la mente non erano lì, sorridevano mentre il loro sguardo sembrava dire altro, entrambi erano avvolti nei loro pensieri.
Di questo purtroppo se ne resero conto tutti i presenti, specialmente i genitori di Jimin, ma non vollero indagare lasciandogli il loro spazio questo fino a quando Jihyun, il fratello di Jimin, non si alzò e fece tintinnare il coltello vicino al bicchiere richiamando l'attenzione di tutti.
«Visto che ci siamo volevo spendere due parole per questa serata.»
Guardò uno a uno i presenti lasciando un dolce sorriso specialmente ai suoi genitori.
«Non sono tipo da fare dei discorsi infatti per questo l'addetto e papà, ma stasera voglio provare a farne uno o per meglio voglio fare dei ringraziamenti. Voglio ringraziare i miei genitori per tutto quello che fino a oggi hanno fatto e fanno per me. Grazie a mia madre per avermi dato la vita e avermi cresciuto con dei sani principi rendendomi il ragazzo che sono oggi. Grazie a mio padre per i sacrifici che fai notte e giorno per farci trovare il cibo sul tavolo, avere un tetto sulla nostra testa e per insegnarmi cosa sia un vero uomo. Grazie per tutti i sacrifici che fate e per darmi ogni giorno la forza per affrontare le sfide, per credere in me quando io stesso non ci credo, per guidarmi e incoraggiarmi e per essere al mio fianco in questo cammino con il vostro amore. Grazie mamma e papà.»
Sorrise ai suoi genitori e si avvicino alla madre asciugandole le lacrime per poi abbracciarla forte, Jimin nel sentire quelle parole sorrise dolcemente al fratello pensandola allo stesso modo. Loro li avevano guidati e cresciuti non abbandonandoli mai, gli avevano donato amore e allo stesso tempo erano stati duri, li avevano appoggiati nelle loro decisioni senza mai chiedere niente in cambio. Per questo si sentiva sempre fiero di portare il loro cognome.
«Però non è finita qui... Perché voglio spendere anche due parole per mio fratello che oggi è qui a festeggiare con me.»
Si staccò dalla madre portando lo sguardo su Jimin il quale sperava tanto che non lo comprendesse in quel discorso.
«Averti qui con me oggi è meraviglioso specialmente perché so che per via del servizio è difficile avere il permesso, e questo per me è il più bel regalo che mi fa sentire fortunato di averti come fratello. Ma lasciami dire che oltre i nostri genitori in questi anni anche tu, come fratello maggiore, sei stato un punto di riferimento sul quale fare affidamento. Sei stato come un'ancora quando vedevo la tempesta attorno e un confidente fidato, anche quando si trattava di tenere un segreto con i nostri. Mi hai dato affetto anche quando ti trattavo male dimostrandomi che poteva succedere di tutto ma tu saresti stato sempre al mio fianco. E per questo voglio dirti grazie per avermi sostenuto nel momento del bisogno mettendo, a volte, in secondo piano il lavoro o altro, grazie per donarmi le tue parole di conforto e i tuoi sorrisi. Ma soprattutto grazie per essere il mio idolo ed essere un esempio da seguire sempre.»
Mentre il fratello parlava Jimin poteva affermare di sentire gioia e felicità, di sentirsi orgoglioso di avere un fratello come Jihyun che per niente al mondo avrebbe abbandonato, però quando lo identificò come un idolo e un esempio sentì sulle sue spalle un peso che lo portarono ad abbassare lo sguardo. Lui non era un esempio da seguire, non poteva esserlo per niente al mondo dopo ciò successo e i sensi di colpa che aveva glielo stavano ricordando.
«Jimin tutto bene? Ho detto qualcosa che non andava?»
Chiuse un attimo gli occhi per poi riaprirli e alzare il viso, sorrise al fratello facendogli cenno di no.
«No fratellino, sono solo felice delle tue parole. Ma non dovresti mettere me in evidenza perché oggi è il tuo giorno. Quindi ne approfitto io per fare un brindisi.»
Si alzò prendendo il bicchiere tenendo lo sguardo sul fratello.
«Jihyun oggi diventi un anno più grande o come dico sempre agli Hyung, diventi un anno più vecchio e tra poco ti servirà il bastone.»
Yoongi e Hoseok borbottarono alle parole dell'amico mentre Taehyung e gli altri risero.
«Lasciami dire prima di tutto, e penso che anche i nostri genitori siano d'accordo, che siamo fieri di ciò che sei diventato. Alla tua età...»
«Poi dice a noi che siamo vecchi Yoon...»
Ridacchiò nel sentire il commento di Hoseok facendogli una linguaccia.
«Ok basta con questa storia dell'età, volevo dire semplicemente grazie perché sei il fratellino che ho sempre desiderato di avere fin da quando la mamma mi aveva detto di aspettarti, anche se avevo due anni e non capivo molto. Però sono sicuro che se capivo bene ti avrei immaginato così come sei. Sono felice che oggi sono riuscito a essere qui per te e ti auguro tanta felicità nella vita.»
Alzò il bicchiere venendo seguito da gli altri.
«A te fratellino.»
Sorrise e seguito dai presenti bevve un goccio del suo spumante per poi prendere e annunciare che andava in giardino per prendere un pò di aria.
Mentre usciva però non si era reso conto che qualcuno non aveva distolto lo sguardo da lui nemmeno un attimo, come non si era reso conto che lo stava seguendo e si fermò a osservarlo mentre lui si poggiava alla ringhiera e guardava il cielo.
Cosa ti succede amico mio? Perché ho paura che tu ti stia perdendo e allontanando da me? -
Taehyung lo guardò cercando di capire cosa stesse succedendo al suo miglior amico, cosa lo stava facendo allontanare e si domandava se la causa non era proprio lui, si avvicinò e si poggiò alla ringhiera al suo fianco osservando il cielo.
«Il discorso di tuo fratello sia su i tuoi che su di te è stato bellissimo...»
«Si, a volte mi dimentico che sta crescendo e non è più un bambino. Mi rendo conto da come parla che sta diventando un uomo e questo mi rende molto fiero di lui.»
«Tutto questo perché ha avuto i tuoi vicino e te, specialmente tu sei stato un esempio più che valido per lui.»
Ed eccola di nuovo lì quella parola che su di lui non andava bene, che stonava con le sue azioni o sentimenti.
«Non credo che quella parola sia adatta a me...»
Taehyung si girò guardandolo non capendo a quale parola si riferisse, lo vide mentre i suoi occhi si ricoprivano di un velo di tristezza e sospirava.
«Di cosa parli?»
«Esempio... Quella parola su di me non sta bene, sia per le mie azioni che per i miei sentimenti... Io non posso essere l'esempio di nessuno tanto meno per mio fratello.»
«Perché dici ciò Jimin? Tu sei un esempio per molti... Per tuo fratello, i tuoi amici e lo sei anche per me.»
Forse quelle parole avrebbero fatto meno male se a pronunciarle fossero stati i suoi Hyung o un estraneo, ma dette proprio da Taehyung erano come tanti spilli che si conficcavano nel suo petto, uno dopo l'altro andando sempre più in profondità. Sembrava proprio come se il destino o qualsiasi divinità ci stesse mettendo lo zampino prendendosi gioco di lui, per questo dalle sue labbra uscì una risata beffarda sentendo benissimo lo sguardo confuso del suo amico.
«Jimin...»
«Io non sono un esempio Tae, sono solo un misero bugiardo e traditore, che si nasconde di continuo invece di affrontare la verità... Che continua a guardarti in faccia dicendoti che va tutto bene quando non va niente bene... Tu non vai bene, io non vado bene... Questo compleanno non va bene... Ma la causa non sono le persone che sono qui, non lo sei tu come non lo sono i nostri Hyung... Ma sono io.»
Più Taehyung lo ascoltava e più sentiva come se la confusione diventasse sempre più fitta, però in un piccolo angolo della sua mente sentiva che la causa di tutto ciò era proprio lui. Allungò la mano per prendere quella di Jimin ma si bloccò quando lo vide fare un passo indietro e scansare la mano.
«Perché dici tutto ciò Jimin? Cosa avresti fatto di così grave da sentirti la causa? Parla con me, posso aiutarti.»
Un'altra risata uscì dalle sue labbra a quelle parole, strinse i pugni e portò lo sguardo in quello di Taehyung non preoccupandosi minimamente se dai suoi occhi delle scie bagnate cominciavano a scendere.
«Aiutarmi? Come puoi aiutare chi ti ha pugnalato alle spalle... Come puoi aiutare chi ti ha tradito ma continua a guardarti in faccia dicendoti che va tutto bene... Come puoi Tae?»
Avrebbe voluto dirgli "Jimin smettila di dire queste cose" oppure "Jimin tu non hai mai fatto niente del genere" ma purtroppo non poteva farlo, non poteva quando vedeva nel suo sguardo che ogni parola che aveva detto erano vere... Non poteva consolarlo e asciugare le sue lacrime quando ogni minima parola si conficcava nella sua testa e nel suo petto squarciandolo.
«Non puoi vero? Adesso non sono più un esempio... Ti ho tradito Tae, ho tradito la tua fiducia, la tua amicizia... Ho tradito ogni cosa che io e te abbiamo creato e tutto per un mio stupido e idiota errore... Un errore che per giorni, per settimane e mesi mi sto portando dietro.»
Forse avrebbe preferito che il suo amico reagisse e non che lo guardasse con sguardo vuoto e senza espressione... Forse doveva fermarsi dal continuare e dire che era tutto uno scherzo ma non poteva, non poteva più tenere dentro di sé quel segreto che lo aveva portato a sopportare ogni accusa, ogni sguardo pieno di rabbia, che lo stava portando a morire lentamente dentro.
«Sai che non mento vero? Certo che lo sai, a differenza degli altri hai sempre saputo se mentivo oppure no, ti bastava guardarmi negli occhi e capivi... Ti ho tradito Tae, ho fatto ciò che mai avrei dovuto fare per niente al mondo...»
«Jungkook...»
Quel nome fu un semplice sussurro che uscì dalle labbra del moro che echeggiò chiaro nella testa di Jimin, un nome che fino a quel momento non era mai uscito fuori neanche mentre parlavano con i loro Hyung.
Taehyung senza dire altro si girò facendo un passo per tornare all'interno volendo scappare da quel posto, non serviva chiedere a Jimin di continuare perché lo sapeva, sapeva cosa avevano fatto... In realtà lo aveva immaginato parecchie volte, erano troppo attaccati nel periodo che lui era andato a Parigi ma poi c'era stato un distacco. Aveva visto nello sguardo del suo ragazzo qualcosa che gli aveva fatto suonare un campanello dall'allarme e dal comportamento del suo amico adesso capiva, però aveva rilegato tutto in un angolo della sua mente cancellando quel pensiero non credendo che potesse essere vero... Almeno fino a quel momento dove vedeva chiaramente la verità.
«Tae...»
«Zitto... Non voglio sapere più niente... Voglio solo andare via e non vederti... Voglio... Voglio dimentica tutto.»
Riconosceva la rabbia e il dolore nella voce dell'amico, ma voleva che dicesse ancora qualcosa, qualsiasi cosa piuttosto che andarsene in silenzio. Quel silenzio era un'arma più tagliente di mille parole, più devastante di ogni cosa. Lo osservava allontanarsi, mentre lui sprofondava nel baratro che si era scavato dentro.
Lo vide da fuori mentre salutava i suoi genitori e suo fratello per poi andare via velocemente sparendo alla sua vista e non servirono i richiami dei suoi Hyung a farlo fermare, il quale dopo ciò corsero in giardino cercando Jimin con lo sguardo trovandolo seduto a terra con la testa nascosta tra le gambe.
«Jimin, amico tutto bene?»
«Hoby, gli ho detto la verità... O per meglio ha capito da solo.»
Alzò il viso per guardare i suoi amici il quale si bloccarono da ogni commento non appena videro che sul viso aveva un sorriso amaro contornato da scie di lacrime, i suoi occhi che di solito erano così espressivi adesso erano vuoti e spenti di ogni emozione.
«Vuoi tornare a casa?»
Speravano che dicesse di sì, così avrebbero messo su una scusa e lo avrebbero portato via ma lo videro alzarsi e asciugarsi le lacrime superandoli per andare all'interno.
«Jimin...»
«No, Hoby... Ne parliamo dopo.»
Si diedero uno sguardo veloce per poi seguire l'amico che aveva messo su la sua maschera migliore e aveva continuato a festeggiare come se niente fosse con la sua famiglia, però sapevano che dentro in realtà stesse morendo minuto dopo minuto.
In quel momento davanti a tutti non vi era Park Jimin, non vi era Chim e tanto meno vi era Jimin o qualsiasi altro personaggio che in quegli anni gli era stato affibbiato... Davanti a loro vi era semplicemente un corpo che camminava e sorrideva mentre dentro di lui le crepe che giorno dopo giorno si erano create si rompevano in mille pezzi.
Aveva distrutto in poco tempo ciò che per lui era stato un appiglio a tutto il male e dolore, aveva distrutto un amicizia che durava da anni, aveva ferito colui che aveva sempre considerato un punto fisso nella sua vita... Lo aveva visto nel suo sguardo come lo aveva distrutto cancellando in pochi attimi tutto ciò che li legava.
E mentre sorrideva alla sua famiglia sentiva come al suo interno quella voragine che si era creata diventasse sempre più grande fino a risucchiarlo al suo interno, se fino a qual momento vi era qualche appiglio adesso non vi era più niente se non solo il vuoto.
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