09 :: Brave e dolci sorelle maggiori (e stanno venendo a prenderti!)

Questo capitolo non passa il Bechdel test.
++ ayoOOO il prossimo capitolo è l'epilogo, come ci sentiamo a riguardo? 😬😬
Devo dire che mi sento abbastanza nostalgica, perché siamo circa a 3/4 della storia 😞 sperando di non prendermi una pausa di tre anni
Comunque se avete delle teorie sono pronta ad ascoltare 🤭

Comunque rega ho avuto una visione che mi ha detto in sogno che il nome completo di Dario é Dario Collodi

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Momenti iconici in Anemoia che io non dimentico


Gran pezzo di gnocco nordico è un cultural reset

Vi lascio al capitolo e scusate per i traumi








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Kay era risalito sulla Torre del Gran Maestro. Forse risalito era un termine scorretto, perché non ricordava esattamente di esserci stato. Ma la conosceva benissimo. Ma quel che importa alla fine era che fosse lì, seduto tra le scartoffie. Ogni tanto ne sollevava qualche pila e la spostava altrove, ma non riordinava. Erano accumuli di elenchi di studenti, ritratti, oggettini inutili di qualcuno. Non gli piaceva quel posto, ma non voleva nemmeno traslocare tutta quella roba dentro il suo studio all'Accademia.

Diede un calcio ad un ritratto sul pavimento. Il suo intento era quello di spostarlo, ma la cornice si crepò. Sentendosi in colpa, lo sollevò e lo spolverò. La figura ritratta gli ricordava qualcuno. Si sentì osservato. Si voltò verso l'enorme finestra e vide un'ombra avvicinarsi rapidamente. Indietreggiò, cercando di mettere a fuoco il soggetto. Infine un uccellino andò a sbattere contro la vetrata. Kay rimase indietro. Una volta scollatosi, questo prese la rincorsa e ci andò dritto contro, sfondandolo. Una lampada d'oro rotolò sotto uno dei tavolini sparsi, mentre un pappagallino azzurro stramazzò tra i vetri. Il principe delle nevi lo prese tra le mani. Voleva strozzarlo.

«Brutto scemo, ti pare il modo di entrare?» chiese, agitando l'uccellino.
«Ahia, pensavo non ci fosse nessun vetro» piagnucolò Jamil.
Kay prese un bel respiro profondo e contò fino a dieci. «Hai le piume tutte arruffate»
«É l'ultimo dei miei pensieri» si lamentò il jinn. L'altro lo lasciò andare, guardandolo fiondarsi verso la lampada. Ci si appollaiò sopra, controllando eventuali ammaccature e graffi.
«Posso sapere cosa saresti venuto a fare, almeno?» domandò il più alto, raccogliendo l'oggetto e posandolo sul tavolino impolverato. Le diede una strofinata.
«Mi fai il solletico»
«Jamil, arriva al punto!» strillò esasperato Kay.
«Allora, allora. Dunque. Il punto». Il pappagallino svolazzò in cerchio, poi puntò al quadro che stava osservando l'amico poco prima. Lo spolverò meglio con un'ala. «Ma questa é la mia mamma!» esclamò estasiato.
Sebbene volesse davvero friggerlo, il principe delle nevi aggrottò la fronte. «Davvero?» chiese.
«Certo. Guarda che ci somigliamo davvero. Okay, effettivamente ha la pelle un po' più grigiastra e dei ricci definiti, ma per il resto»
«Non stavo negando. Jamil, non eri venuto qui per dirmi qualcosa?»
«Oh, sì. Dunque. La cosa é piuttosto complicata. Ieri io e Khalil eravamo sul tappeto volante per un appuntamento romantico. Tra l'altro si é proposto, dopo devo farti vedere l'anello»
«Capisco perché l'animale a cui somigli di più é un pappagallo»
«Io non parlerei tanto. L'animale che ti somiglia di più é un tricheco»
«Non é il tricheco, é la volpe delle nevi»
«Mi ricordo che era uscito il tricheco. Non potrai mai mentirmi»
«Qualsiasi cosa tu voglia credere. Dobbiamo parlare degli altri due animali che ti sono usciti? Tartaruga e cavalluccio marino?»
«Non ti era uscita l'ostrica?»
«Era uscita l'orca»
«Smettila di mentire. Era uscita l'ostrica»
«Il ragionamento che fai é stupido. Se io potessi trasformarmi in altro tu non avresti potuto prendere le sembianze di qualcuno di più forte?»

Jamil gli saltò sul dito. «Brutto scemo, non vedi che ho questo sigillo in fronte? Non ho nemmeno più la forza per sollevare una ciotola, come pensi che possa mutarmi in un animale che non sia il più simile a me?»
«Qualsiasi cosa tu vada dicendo. Sei proprio un pappagallo, comunque»
«Tricheco»
«Smettila!»

Il jinn sospirò. «Stavo dicendo. E dopo ci siamo baciati per un po' ma sentivo che qualcuno sul balconcino non stava zitto un secondo! Era la voce di Domina. Ma parlava da sola e si rispondeva, e si rispondeva in modo strano. Molto strano. Quindi mi sono sporto per vedere che succedeva, e c'erano due Domina. L'ha visto anche Khalil»
Kay rimase in silenzio. «Quindi il clone non é morto davvero»
«Beh, sembra proprio di no. E poi chi é chi si dissolve in fumo e sparisce?»

Il principe delle nevi lo guardò, poi lo strinse.
«Eri tu!» strillò.
«No, brutto rincitrullito! Ero nella sala! E ancora non so nemmeno sdoppiarmi! E poi ho il sigillo. Aiuto!»
Il Gran Maestro allentò la presa. «Hai ragione»
«Certo che sì» biascicò il pappagallino, riprendendo fiato. «Inoltre l'Altra Domina era stranissima. Non capivo se era maschio o femmina»
«In che senso?»
«Si riferiva come maschio, poi come femmina. Boh. Sembrava Ryuu a volte» ridacchiò.

Kay rimase in silenzio. Sembrava Ryuu.
«Oh, quasi dimenticavo! Io e Ryuu ci siamo baciati ieri sera»
«Davvero?!». L'amico lo guardò confuso. «Pensavo foste tipo i classici ex che si odiano»
«E invece» squittì fiero il principe delle nevi. «Ci credi che é stato lui a prendere l'iniziativa?»
«Woah! Incredibile. Siete tornati insieme? Personalmente non mi sarei rimesso con qualcuno che mi ha drogato, manipolato, congelato due volte e passa e-»

Kay lo prese di nuovo per il collo. «Non siamo tornati insieme, mi ha semplicemente sbaciucchiato ovunque e poi é andato via»
«Forse stava giocando a obbligo o verità» gracchiò il jinn, cercando di prendere fiato.
«Sei proprio un maledetto bastardo» si lamentò il principe delle nevi. «Certo che quello del clone é un bel problema, però»
«Ma dai»

Si rimise a sedere sullo sgabello dov'era prima, pensoso. Jamil si appollaiò sulla sua lampada, massaggiandosi il collo con l'ala. «Mi rimarranno i segni, vedrai» si lamentò.
«Mettiti una sciarpa. Hai detto che parla come Ryuu...Khalil ha sentito cosa diceva?»
«Non ti fidi di me? Comunque un po'. Con le mie orecchie riuscivo a sentire tutto, ma lui, in quanto umano, heh...però ci siamo avvicinati il più possibile per vederle»
«Siete due impiccioni, altro che piccioncini»

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La mattina dopo Melody uscì dalla stanza ancora mezza addormentata, in cerca della classe di Cattive Azioni. Sbadigliò almeno una dozzina di volte mentre percorreva il corridoio. Passò davanti alla cucina. Decise di superarla, ma poi la fame ebbe la meglio. Non le importava troppo di un ritardo a scuola. Aveva fatto molto di peggio.

Miranda stava facendo colazione. La salutò con un cenno. «Ugh...» biascicò la più bassa, massaggiandosi la testa. «Che sonno. Non vedo l'ora di tornarmene nel letto» si lamentò, guardando la rossa dritta negli occhi. Fece un salto indietro. «Santo cielo, cos'hai fatto? Mira, hai due occhiaie che arrivano fino a terra!»
La rossa sorrise, sfruttando tutta la forza che aveva in corpo per non riaddormentarsi con la faccia nella tazza di cereali.
«Ieri sera Kay mi ha tenuto sveglia per tre ore dopo il coprifuoco perché voleva parlare» spiegò tra uno sbadiglio e l'altro.
«Kay...mi dispiace» sospirò la più bassa, mettendole una mano sulla schiena in segno di conforto.
«Figurati. Se lo rende un po' meno stressato. Credo che Dario necessiti una pausa»
«Questo é vero»

Melody annuì. Quel povero ragazzo era il collante che impediva all'intera Accademia di crollare.
«Almeno non deve occuparsi anche di Ryuu, visto che ci sei tu» aggiunse Miranda, sorridendo.
«Suuu questo proposito...» mormorò la più bassa, con un sorriso nervoso.
«Mhm? Scusa! Non volevo toccare un tasto dolente!» squittì l'altra, imbarazzata.
«No, figurati. È solo che Ryuu ultimamente mi evita. Non vuole parlarmi e se lo fa é qualche insulto. Non capisco davvero cos'abbia contro di me...okay, forse sono stata un po' troppo protettiva con lei e ora si sente oppressa da me»
«Aw, cavolo. Non é una bella situazione. Dovreste parlarne, ma se non vuole...»
«Sembra che abbia tagliato i ponti con tutti» ammise Melody, mescolando mogia i cereali.

«Strano, lo vedo sempre con Jamil. Immagino lui sia l'eccezione» mormorò a bassa voce Miranda.
«Cosa? Cioè, voglio dire...è bello che parli con qualcuno. Ma non capisco perché con lui piuttosto che con me»
Si fece rossa. «Non che abbia qualcosa contro Jam! È solo che conosce me da praticamente tutta la vita, ed ora sceglie come confidente qualcuno che conosce da meno di due anni»
«Già, é proprio strano»

Miranda si portò l'indice al labbro, pensierosa. «Forse le da ragione per tutto, quindi é piacevole passare del tempo insieme» suggerì.
«Tipico di Jamil! Non prende mai le parti di nessuno. Kay ha congelato la scuola e non l'ha mai nemmeno sgridato»
«Non sembra un buon amico» commentò la rossa.
«Ugh, ora che mi ci fai pensare» borbottò Melody. Poi ad un certo punto si voltò rapidamente verso la rossa.
«E tu come fai ad essere amica di Kay?» chiese. «Segui lo stesso principio?»

Era leggermente sospetto.
«Beh, in realtà parla così tanto e così velocemente che non ho fisicamente il tempo di rispondere o criticarlo» spiegò con calma.
«Vero. É davvero logorroico quando vuole» si lamentò la più bassa.
«Secondo me é una cosa carina»
«Non è che hai una cotta per Kay?»
«Non mi piacciono i ragazzi» spiegò Miranda grattandosi la testa.
«Oh, scusa. È che dal modo in cui ne parlavi...»
«Figurati. Wah, ma sono in ritardo!» piagnucolò dopo aver dato un'occhiata all'orologio. Scattò in piedi.

«Ci vediamo a Magia Avanzata!» la salutò velocemente. Melody rimase in silenzio.

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Domina si stava dirigendo nella sua classe, quando un ragazzo le precipitò addosso. «Hey, brutta idiota» urlò questo, mentre lei si rialzava intontita.
«Eh?» disse solamente. Nessuno l'aveva mai chiamata in quel modo. Si era costruita un intero alibi nella scuola, un personaggio che era dolce e gentile nonostante tutto. E adesso uno zoticone le piombava addosso urlandole parole del genere? Sentì il sangue ribollirle nelle vene. Se ne sarebbe ricordata. Oh, certo che l'avrebbe fatto.

Nova le si affiancò. «Buongiorno» la salutò cordialmente, mentre la bionda si massaggiava la testa.
«Buongiorno anche a te» rispose lei, come un automa. La situazione stava diventando intollerabile. I due si misero a sedere nei primi banchi, aspettando che gli altri arrivassero.
«Questa scuola é di una noia incredibile» bofonchiò lei. Le mancava il suo regno, dove non era costretta a sottostare a un mucchio di imbecilli. L'Accademia era una grande scocciatura.
«Ci vorrebbe qualcosa per animare il posto» concordò il principe di cuori, scarabocchiando sul suo quaderno.
«Non solo animare. Voglio una rivoluzione. Non é divertente essere sempre alla base della piramide sociale! E poi...»
Pensò a Miranda. E poi all'Altra Domina. Non aveva idea di verso chi gravitasse di più.
«Non dirmi che hai una cotta per qualcuno. Sei tutta rossa»
«La cosa ti creerebbe qualche problema?»
«No, era una domanda. Piuttosto, chi pensi fosse quel Kay finto? Secondo me qualche idiota che pensava che per diventare Gran Maestro bastasse semplicemente camminare come una sposina»
«Forse qualcuno che voleva il potere...e poi non credo fosse stupido»

Nova la guardò negli occhi. «É ancora vivo?» chiese. A quel punto la bionda stava palesando di averci parlato, e dal colorito del suo viso poteva anche indovinare che ne fosse anche abbastanza attratta.
«Così sembra» rispose lei vaga, conoscendo bene la verità.
«Mhm»

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Ryuu sbadigliò e si stiracchiò. L'unico corso ad essere cambiato per lei era quello di Buone Azioni, e sinceramente non le faceva né caldo né freddo. Sapeva esattamente quale fosse il gioco di Kay, e non pensava di perderlo. Un enorme ragno si calò sulla sua scrivania. La rossa lo prese in mano e lo accarezzò.
«Nemmeno un giorno da Mai e già venite a tormentarmi» mormorò, facendo giocare l'animale tra le sue dita.
«Almeno io non ti faccio repulsione, vero?»
Gli otto occhi della bestiola la fissarono curiosi.
«Ma certo che no. Mi sei simpatica. Ti va di diventare il mio animale domestico?»

Qualcuno aprì la porta di gran carriera. «Ryuu» esclamò entusiasta Jamil, saltandole addosso.
«Nessuno ti ha insegnato a bussare?» chiese innervosita la rossa. Il jinn l'abbracciò.
«Che mi devi chiedere?» aggiunse rapidamente. Era un po' troppo affettuoso per essere venuto senza ragione.
«Nulla, volevo solo vedere come stavi» rispose l'azzurro. Vide il ragno sulla scrivania e cacciò un urlo. «Cos'è quel mostro?!»
«Il mio nuovo anomale domestico. Si chiama Sally. Jamil, saluta Sally. Sally, mangia Jamil»
«Il fatto che tu sia una Mai adesso non vuol dire che devi improvvisamente torturare tutti i tuoi amici»
«Sfortunatamente, hai ragione. Cos'è che devi dirmi?»
«Non so se hai letto le recenti lettere di tua madre...»
«Non l'ho fatto. Mi insospettisce che tu sia correlato a mia madre»
«Uhm...dunque... i nostri genitori...si starebbero frequentando...» mormorò il jinn, facendosi piccolo piccolo e abbassando progressivamente la voce.
«Che cosa!?» strillò Ryuu, sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi in piedi di scatto. Sally si rifugiò in un anfratto tra muro e pavimento.
«Non sei, uhm, felice per la tua mamma e per te?»
«Chi diamine sarebbe felice di essere imparentato con te a parte quel decelebrato si Khalil?» urlò la rossa. Prese un bel respiro e guardò Jamil, abbastanza intimidito dalle urla. Si mise a sedere nuovamente, cercando le parole giuste.
«Non era quello che intendevo. Voglio solo dire...così presto? Non voglio che mia madre subisca un'altro evento così traumatico. Se dovessero lasciarsi...»
«Capisco quello che intendi. Ma mio padre non é cattivo, e sono sicuro che si lascerebbero in buoni termini se dovessero farlo. Ma magari funziona, no?»

Jamil si mise a sedere sul letto, senza distogliere lo sguardo dall'amica. Forse sarebbe più corretto sorellastra, al momento.
«Okay. Va tutto bene» mormorò lei, massaggiandosi le tempie. «Scusa se ti ho urlato contro, non volevo»
«Va bene»
Ci fu qualche momento di silenzio imbarazzante. «Hai ancora il libro di sortilegi?» disse infine la strega.
«Mhm» l'azzurro le sorrise. «E tu hai quello su come diventare un principe perfetto in 10 step?»
«Sì, ma...perché ti serve?» chiese sospettosa.
«Così»

Jamil si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, aspettando che l'altra rovistasse tra la sua roba. Sally si rimise sulla scrivania, finalmente in pace. Finalmente la ragazza estrasse il libro impolverato e glielo mise tra le mani.
«Grazie, Ryuu. Ti porto il libro stasera»
«Non c'è fretta»
Il jinn si alzò e si avvicinò alla porta, stringendo il libro al petto.
«Cerca solo di non diventare un principe stupido che pensa solo al fisico»
«Non credo che mi succederà mai. Al massimo penso al fisico degli altri, cioè, di Khalil. Oh, guarda»

Mostrò l'anello sorridendo entusiasta. Ryuu digrignò i denti, invidiosa a morte.  «Ti conviene smammare prima che io ti chiuda in cantina»

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Emma si chiuse nella stanzetta, controllando che non ci fosse nessuno. Si mise a sedere sul pavimento e scartò il suo sandwich, mogia. Era il destino di un eroe solitario, in fondo. Non era nemmeno sicura di potersi definire eroe dato che alla fine lasciava che fosse Kay ad avere l'ultima parola su tutto.

Qualcuno aprì la porta. La castana si appiattì al muro, augurandosi di non essere vista. Thisbe fece il suo ingresso trionfale e la guardò dritta in faccia. L'abbracciò stretta.
«Perché non mi hai detto che eri viva?» pianse la bionda, sporcando le nuove lenti degli occhiali. «Pensavo che per colpa di Kay tu non ci fossi più!»
«Avrei voluto dirtelo, ma non potevo! Il mio compito adesso é rimanere nell'ombra e dargli una mano» spiegò la castana, rinunciando alla pausa pranzo. Ricambiò l'abbraccio. Le era mancata la sua migliore amica.
«Ma perché?» singhiozzò l'altra. «Chi te lo fa fare?»
«Vedi, Thisbe, quando sono morta ero...lì. Potevo sentire quello che succedeva, ma ero immobile nella neve. Non sapevo cosa sarebbe successo, e avevo paura. E poi Kay ha aggiustato la ferita, ma ero comunque intrappolata chissà dove...ero in mezzo a due realtà diverse. È stato così per un anno. Volevo vendicarmi di tutto e tutti. Perché non é giusto morire a quindici anni. Non é giusto»

La bionda rimase in silenzio ed annuì. «E poi, ad un certo punto, mi sono svegliata. Davanti a me c'era Saffron. La conosci, no? Mi ha salvato. Non ha un bell'aspetto adesso. Sta morendo. Ha creato tutta quella cerimonia nella speranza che iniziasse una nuova favola e la salvasse da morte certa, ma non é successo niente di niente. Mi ha chiesto di proteggere Kay. Gli vuole bene come se fosse suo figlio. E cosa potevo dirle, no?»
«Avresti dovuto» piagnucolò Thisbe. «Non voglio che tu viva nella sua ombra per sempre. Sei la mia migliore amica»
Emma rimase in silenzio e spezzò il panino in due. Gliene porse una metà.
«Pranzo insieme come ai vecchi tempi?»

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Kay si arricciò una ciocca di capelli al dito, sfogliando le pagine da studiare che mancavano. In qualche modo l'opinione che gli studenti avevano su di lui si era risollevata. Pareva che tutti avessero dimenticato l'incidente degli anni prima.
«Fra poco sarà il mio compleanno» cinguettò Thomas, girandogli attorno. Era molto soddisfatto che il pezzo di legno che aveva regalato al Gran Maestro avesse trovato posto come fermacarte.
«Davvero?» mormorò sorpreso il principe delle nevi. Non aveva mai pensato che il piccolo potesse avere un compleanno.
«Proprio così. Sono nato il dieci gennaio» esclamò fiero ed impettito.
«Non molto distante da me. Io sono nato il trentuno»
Dario scosse la testa. «Non rendere tutte le conversazioni incentrate su di te» lo riprese bonariamente.
«Evvai, sono più grande di te!»

Senza rendersene conto, aveva iniziato ad uscire spesso con Kay. A discapito di quello che dicevano, era una persona abbastanza tranquilla. E come aveva avuto modo di constatare, anche alquanto impacciata e stressata. Sembrava trasudare ansia da tutti i pori. Ed era intelligente. Sembrava una cosa scontata, ma era davvero molto acuto. Svolgere i compiti con lui era meraviglioso. Con il terzo membro del trio, invece...

«Non capisco. Se moltiplico due per due diventa quattro o due alla seconda?» chiese Jamil, poggiando il capo sul tavolo.
«Sono la stessa cosa» rispose Kay, sollevando il foglio. «Eppure non mi sembra che quest'equazione richieda tanto sforzo»
«La fai facile tu!» si lamentò il jinn.
«Ma come hai fatto a non farti bocciare?» esclamò il principe delle nevi ricontrollando la traccia.
«Ho i miei trucchi. E si da il caso che Ryuu sia il migliore della classe in magimatica»
«Ryuu...» sospirò Kay, perdendosi nei suoi pensieri.

Dario prese il foglio, controllando con la coda dell'occhio che Thomas non si facesse male.
«Ecco, hai sbagliato qui. Tre alla seconda fa nove, non sei»
«Ma tre per due...»
«Tre alla seconda é come moltiplicare tre per tre. Lo moltiplichi per sé stesso per due volte»
«Ma così non dovrebbe essere alla terza?»
«Tre alla terza fa ventisette, non nove»
«Non ci capisco niente» piagnucolò.
«Hey, ricordami il tuo risultato al test generale...» si intromise nuovamente Kay.
«Due!» esclamò fiero. «Due su cento. Ed erano data e classe»
«Hai sbagliato anche il nome?»

Dario ammutolì nel guardarlo annuire.
«Credevo che Jamil si scrivesse come Khalil. Quindi l'ho scritto Jhamil. Però non é così, apparentemente...»
«Non ho mai conosciuto qualcuno di più ignorante di te» mormorò Kay.
«Non avevo mica il tempo di andare a scuola, sai?» lo rimproverò il jinn, pizzicandogli il braccio. «Non tutti hanno un'istruzione regale impartita direttamente in casa propria»
«Non sei andato a scuola?» chiese il castano, distogliendo lo sguardo da Thomas. Il bambino ne approfittò per incastrare la testa tra la libreria e il muro.
«No...non mi ricordo bene che facevo, però di certo non ero a scuola. Forse andavo a lavorare con mamma...»
«Oh, a proposito» mormorò il principe delle nevi. «Hai un fratello?»
«Proprio per niente. Volevo una sorellina, da piccolo. Ma non era destino»
«Oh» commentò.

Forse in quella visione Jamil aveva un fratello. Poteva essere una delle mille realtà alternative esistenti.

«Certo che non l'ho mai vista, tua madre. Di persona, intendo» aggiunse rapidamente Kay, per non far trasparire la sorpresa. Dario lo guardò di sfuggita, cercando di fargli capire che si stava inoltrando in un argomento delicato.
«Si chiama Zeynab la grande, oppure semplicemente Gula» rispose velocemente Jamil.
Il castano ci rifletté qualche secondo. «Era una Mai?» chiese.
«Abbassa la voce. E comunque, sì. I miei si sono lasciati quando era ancora in fasce, ma senza troppo rancore, sai? Ho passato un po' di tempo con lei e un po' con le mie zie. Adesso vivo con papà»
«È bello che siate in buoni rapporti» sospirò Kay. «É meglio che avere un genitore morto»

Jamil lo guardò. «Immagino di sì. É da qualche anno che non la sento, però. Credo stia bene»
Dario strinse i denti e rivolse nuovamente la sua attenzione a Thomas. Il bambino era riuscito ad infilarsi del tutto tra muro e libreria.
«Qualche...anno?»
«Oh, sì! Ma sono sicuro che sia perché é una jinna é quindi percepisce il tempo molto diversamente da no-cioè voi». Incrociò le braccia sul petto.
«Okaaay»
«Quindi me la fate questa equazione o no? Anzi, sapete cosa? Domani avrò la febbre! Niente compito di magimatica!»

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Dario mise i libri nell'armadietto, avendo cura che nessuna delle copertine si piegasse. Prese quelli per l'ora successiva e chiuse lo sportello. Ryuu, dietro di esso, gli sorrise. Il castano deglutì, preoccupato. La rossa non aveva un'aria sana, affatto. A partire dai capelli unti e appiccicati alla fronte, alle occhiaie nere che le segnavano il viso, fino ad arrivare al sorrisetto malizioso che aveva stampato in faccia.
«Ciao» lo salutò con tono canzonatorio. Chissà cosa c'era da ridere a riguardo. Il castano pensò di avere qualcosa sul viso, o il ciuffo azzurro fuori posto. Capitava spesso, e forse era il caso di tagliare di nuovo i capelli.
«Ciao anche a te» la salutò di rimando con tono gentile e pesato. La ragazza sembrava sul punto di sbottare da un momento all'altro. Aveva avuto parecchio a cui pensare ultimamente, ma non sembrava affatto la stessa fanciulla che aveva baciato Kay non molto tempo prima.
«Come stai?» domandò la rossa. «Oh! So cosa stai pensando. Che non mi sono lavata. Ma in realtà l'ho fatto, solo che Thomas ed io abbiamo giocato a farci i capelli e lui aveva le mani unte» concluse con un sorriso. Ma in realtà il problema di Dario non era quello.

Era che per quanto ci provasse, non riusciva a percepire nessun pensiero della ragazza. Doveva aver messo su una barriera mentale non indifferente. Questo lo agitava, perché non sapeva esattamente cosa dire. Forse un tempo ne sarebbe stato capace, ma ora i suoi appunti su Ryuu nel suo quadernino erano radi. Erano più aneddoti sentiti da Jamil, o lamentele di Nova, o, peggio ancora, ricordi romantici di Kay.
«Bene, direi bene. Tu come stai?»

La rossa sorrise e scosse la testa. «Sono qui per metterti in guardia. Lo so cosa pensi. Che Kay sembra totalmente adorabile ed impacciato, perché sostanzialmente non ha avuto contatti umani prima dei tredici anni. Credi che sia graziosamente timido, e che sia anche incredibilmente intelligente. Ma é anche egoista. Penserà solo ed esclusivamente a sé stesso a lungo termine»
Dario fece per dire qualcosa, ma Ryuu gli mise un indice sulla bocca, facendogli cenno di stare in silenzio.
«E tu sei il tipo perfetto per lui. Sai perché? Perché non hai un briciolo di cattiveria in corpo. Anche io ero così, un tempo. E poi, non appena ho smesso di essergli utile, mi ha gettato. Volente o non volente mi ha rovinato la vita. E io non posso perdonarlo, capisci. Non pensare di essere l'eccezione per lui. Non lo sei»

Il castano, a disagio, si grattò la nuca. «Sai, Ryuu...io credo che tra voi ci sia stato un grossissimo fraintendimento» mormorò. La rossa lo guardò male.
«Sai, tu e tuo padre non avevate un buon rapporto. E hai pensato che Kay fosse il tuo principe azzurro, pronto a salvarti. Ma in realtà non era così, perché anche Kay pensava che tu fossi venuto a salvarlo da sua madre...capisci? Eravate innamorati dell'idea di scappare dalla vostra casa, non di voi»
«Tu non capisci niente!» strillò Ryuu, ma entrambi sapevano che fosse la verità. La rossa abbassò lo sguardo. Ci furono lunghi minuti di imbarazzante silenzio.
«Volevo solo avvertirti, ecco» concluse la  ragazza, allontanandosi a grandi passi.

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«Oh, sì, bravo Khalian...»
«James...»

Jamil si infilò sotto le coperte con il libro in mano. Girò la pagina, abbastanza preso, finché qualcuno non gli saltò addosso.
«Mio ghoul, Khalil, non puoi saltarmi addosso così!» esclamò, riemergendo da sotto il piumone e riafferrando gli organi che erano schizzati via.
«Scusami. Indovina un po' le novità?»
«Kay ha la mononucleosi»
«No, ma é molto specifica come assunzione. Comunque ho la febbre anche io, quindi passeremo i prossimi cinque giorni insieme!» esclamò, infilandosi sotto le coperte e abbracciando il jinn.
«Che stavi leggendo?» aggiunse, mentre Jamil processava la notizia.
«Cose mie» rispose lui, lanciando il libro nel cestino dell'immondizia. Contava di riprenderlo, comunque.
«Peccato, avremmo potuto leggere insieme» sospirò il castano. Gli sfilò gli occhiali di lettura.
«Come hai fatto ad ammalarti?» chiese preoccupato il più basso. «E smettila di toccarmi con i tuoi piedi freddi»
«Sono uscito a petto nudo nella neve. Xiaolong ha detto che non sarei mai riuscito a farlo, quindi...»

Jamil sospirò. «Non ho davvero la febbre. Ho solo finto per non fare il compito»
«Oh! Comunque credo che i miei addominali siano più definiti. Vuoi darmi un parere?» gli sussurrò all'orecchio, indisturbato dalla notizia.
«Non sono un esperto» ribatté. Forse doveva smettere di evitare educazione fisica come la peste. Si sentiva un po' una mozzarella. Aveva la stessa consistenza.
«Beh, puoi sempre diventarlo. Rifatti un po' gli occhi, pasticcino» fischiettò, sollevando la maglia.
Jamil si tolse un occhio dall'orbita e lo pulì sul lenzuolo.
«Proprio adesso?» si lamentò il castano, guardando il fidanzato giocare con il bulbo oculare.
«Fammeli pulire»

Khalil rimase in silenzio, osservando con attenzione il processo. Normalmente avrebbe vomitato, ma trovava gli occhi di Jamil molto carini. Con o senza contorno. Lo fissò storto mentre se li rimetteva a posto e si infilava sotto le coperte.
«Cosa stai facendo, scusa?» chiese, mentre il jinn spegneva la candela con un soffio.
«Non so...dormo?»
«Beh, visto che é la prima notte di fidanzamento» iniziò invece Khalil con nonchalance. «Posso finalmente mettere le mani su tutto quel ben di Dio?» chiese leccandosi le labbra.
«Cos'è Dio?» rispose Jamil perplesso.
«Boh, però adesso possiamo fare tu sai cosa»
«Ah-ah. Prima notte di nozze, prendere o lasciare»
«Ma come»

Il castano lo tirò a sé. «Sei proprio sicuro?»
«Khalil, a nanna. O ti prendo a badilate sui denti»
Il castano si tolse tutto. Fece per togliersi anche le mutande ma un'occhiataccia lo convinse a desistere. «Fa proprio freddo stasera» ridacchiò.
«Per forza, sei in mutande»
«Okay okay amore hai ragione». Meglio evitare altri conflitti da coppia sposata. Gli diede un bacio sulla guancia e si infilò sotto le coperte. Dovevano essere passati sì e no venti minuti e continuava a girarsi in continuazione, cercando il sonno.

«C'è qualcosa che non va?» chiese infine Jamil. «Mi stai prendendo a calci e ti sei preso tutta la coperta» si lamentò mettendosi a sedere e guardando il fidanzato.
«Mi fa male la schiena. Questo materasso é troppo morbido» mormorò Khalil. Fece per dire qualcosa, ma esitò troppo.
«Cosa stavi per dire?» domandò il jinn sospettoso. «E non dirmi che il tuo mal di schiena verrà magicamente curato dal...» fece una pausa, arrossendo. «perché non ci credo»
«Vedi che sei tu a pensarci sempre? Comunque stavo per dire che dormirei volentieri in una bara»
«In una bara?». Jamil inclinò il capo. «Ma dai. Anche io, ma lo penso da sempre. Per te credo sia una sensazione nuova»
Khalil lo guardò. «Andiamo a dormire in una bara vuota?» propose, aspettandosi un no. In effetti era un'idea folle. Dovevano attraversare il bosco al buio per andare in un cimitero. Il fidanzato lo guardò per un secondo. «Ci sto» concluse, infilandosi le ciabatte di pelo blu.

Sgusciarono fuori dall'Accademia ridacchiando e tenendosi per mano.
«Sai, non pensavo che un giorno avrei trovato affascinante una cosa del genere» mormorò Khalil, guardando il cielo stellato. Due anni prima non si sarebbe nemmeno azzardato a dire la parola bara.
«I vampiri hanno il loro fascino» commentò semplicemente l'azzurro, stringendogli la mano con più forza.
«Senza dubbio. Avrei preferito essere l'innocente damigella in difficoltà, però»
«Non ti ci vedo proprio» rise Jamil.
«Nemmeno io» sbuffò infine l'altro. «Sono più un eroe coraggioso»
«Se lo dici tu»

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Keiichi si mise a sedere nel letto. C'era qualcosa che non andava. In realtà nella sua vita non era andato bene quasi niente, se si sedeva e ci rifletteva. Si mise le mani in faccia. Questo era quello che succedeva a passare del tempo con un mucchio di idioti. Lui stava bene, e non aveva bisogno di migliorarsi o "guarire" da niente. Erano stupido pensare a cosa pensavano solo. Solo perché erano così deboli da attaccarsi ancora alla loro famigliola infelice non doveva farlo pure lui. Anche se ogni tanto doveva ammettere che guardandosi allo specchio si chiedeva se avesse commesso un errore nel andare via dalla sua famiglia.

Al tempo le sue morali erano forti, ma adesso vacillavano. E perché? Perché si era innamorato (e va bene, doveva usare proprio quella parola) di una ragazza sempre che per quanto giurasse di essere cattiva salvava sempre i suoi amici. Ma il fatto é che Keiichi non era buono. E nemmeno se Melody l'avesse pregato in ginocchio avrebbe potuto e voluto cambiarsi.

Chissà se sua madre era una Mai o una Sempre. Scosse la testa. Non ci aveva mai pensato, e non gli era mai importato. Lui non era attaccato al passato come Kay. Ecco il problema. Thomas era caduto sul pavimento. Possibile che nessun altro se ne fosse accorto? Normalmente se ne sarebbe occupato Khalil, ma era andato a dormire in infermeria. Keiichi si guardò attorno, come se dovesse esserci qualcuno a spiarlo. Sollevò il bambino e lo rimise nel suo letto. Si guardò di nuovo attorno e si riaddormentò.

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Khalil guardò la prima bara. «Questa é troppo piccola» commentò, scocciato.
«Per forza, é ha misura di gnomo» rise Jamil, saltellando tra le scatole. «Ne cerco una per un jinn» aggiunse, rovistando nella stanza.
«Non pensavo che mi sarei mai ritrovato nell'obitorio di un cimitero studentesco in cerca di una bara in cui dormire»
«È una vergogna che mettano bare e cadaveri insieme» si lamentò il più alto, aprendone una. «Com'è?» chiese il castano, aprendone un'altra.
«Occupata» borbottò. «La tua?»
«Vuota. Ed é anche foderata di blu»

Jamil schizzò verso di lui. Si guardarono, poi si infilarono nella bara.
«Hai portato un lenzuolo?» chiese Khalil.
«Pensavo lo portassi tu»
«Allora faccio io da coperta»
«Togliti di dosso!»

Il castano lo strinse, ma si ritrovo solamente del fumo tra le mani. Il fidanzato era dall'altra parte della bara. «Cosa...come hai fatto?» chiese, riavvicinandosi a lui.
«Magia. Beh, è un incantesimo che ho imparato di recente» si vantò l'altro, gonfiando il petto soddisfatto.
«Sei fantastico»
Jamil arrossì. «Grazie»
«Posso averlo un bacio della buonanotte adesso?» domandò Khalil, chiudendo gli occhi.
«Adesso sì»

Il castano si sollevò facendo forza sul gomito, ma urtò inavvertitamente uno dei bordi. Il coperchio si chiuse con un rumore sordo.
«Jamil, posso farti una domanda?»
«Mhm»
«Come usciamo adesso?»

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Keiichi sorseggiò il suo caffè. «In una bara. Vi siete fatti trovare in una bara» commentò semplicemente, inarcando un sopracciglio.
«Smettila di giudicarci» si lamentò Khalil, guardando altrove. Non dormiva così bene da parecchio. Melody ridacchiò e il corvino sorrise leggermente, ma non appena sentì lo sguardo di Dario su di lui smise.
«Non ho detto niente su di voi. È solo un dato di fatto»
«Almeno avete dormito bene?» chiese cortesemente Dario.
«Mai dormito meglio. Anche se ad un certo punto Jamil mi ha tirato un morso»
Il jinn arrossì e fece spallucce. «Stavo sognando di mangiare pancake...» spiegò, guardando altrove.
«Ti sembro un pancake?»
«Stavo dormendo!»
«Mi hai letteralmente addentato» piagnucolò il principe, mostrando i segni dei denti sul braccio.

Kay entrò nella stanza con aria sfatta. Si mise a sedere sul tavolo, aspettando che qualcuno gli servisse la colazione. Gli altri lo guardarono in silenzio mentre il principe delle nevi masticava il nulla. Melody ticchettò la spalla di Keiichi e gli fece cenno di andare via. I due si alzarono quasi contemporaneamente e si infilarono nel corridoio, cercando di apparire disinvolti. Anche se il sorrisetto contento della ragazza li tradiva. Il Gran Maestro aprì gli occhi del tutto e si stiracchiò.

«Buongiorno» lo salutò Dario. Khalil si ricoprì il morso con fare scocciato.
«Buongiorno» ribatté Kay, stropicciandosi gli occhi ancora una volta. «Posso avere un bicchiere di latte?» chiese.
«Proprio non riesci a funzionare senza» commentò il castano, versandogliene un po'.
«Sbrigati, voglio vedere che cosa combinano Keiichi e Melody» lo incalzò improvvisamente motivato il ragazzo. Scolò la tazza e lo trascinò fuori.

«Questo significa che siamo da soli...» mormorò Khalil, ma Thomas si arrampicò sulla sedia.
«Buongiorno zietti. Posso avere un uovo?»

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Dario poggiò l'orecchio sulla porta.
«Che dicono?» chiese immediatamente Kay.
«Se parli da sopra non sento proprio»
«Ho un'idea migliore. Trasformati e vai dentro, così non tu riconosceranno!»
«Trasformarmi? In che senso?»
«Urli tipo Believix o qualcosa del genere. L'ho letto in uno dei fumetti di Thomas»
«Non credo funzioni così. E poi sei tu il Gran Maestro. Trasformaci in qualcosa di diverso, no?»
«Ma certo. Io mi trasformerò in te e tu in me!» esclamò Kay.
«Ma sei un genio» commentò seccato il più alto.
«Modestamente»
Rimase in silenzio un secondo. «Sai, forse potrebbe non funzionare...»

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«Che stiamo facendo esattamente?» chiese Keiichi, imbarazzato.
«Nulla. Stiamo insieme, così» rispose Melody, sedendosi su uno dei banchi.
«Non hai proprio niente da fare?»

Raramente il corvino si trovava con le mani in mano. C'era sempre qualcosa da svolgere, ma immaginava fosse bello rilassarsi. Stare con qualcuno che gli piaceva, senza dover preoccuparsi per forza di qualcosa di importante. Anche se si sentiva nelle vene che sarebbe successo qualcosa presto e che la pace non sarebbe durata a nulla. Ma era inutile pensarci in quel momento. Forse doveva solo stare in silenzio e godersi l'attimo.

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Khalil chiuse l'armadietto. C'era qualcosa di surreale nel buio a quell'ora, ma era il prezzo dell'inverno eterno. Per uno come lui era difficile trovare lati positivi, in realtà. Deglutì, guardando altri ragazzi lasciare pian piano lo spogliatoio. Riaprì l'armadietto con un gesto meccanico, e si guardò allo specchio. Era spento, non poteva negarlo. Si accarezzò il viso, mogio. Ogni giorno si ripeteva che sarebbe andata meglio, ma moriva di fame. Voleva bere del sangue, e lo voleva subito. Guardò il post-it che gli aveva lasciato Jamil qualche giorno prima. Forse avrebbe dovuto accettare le sue offerte, a prescindere dall'etica dell'azione. Giocò col foglietto azzurro e sorrise. Era umiliante tornare indietro e chiedergli di bere del sangue. Scosse la testa, sospirando. Chiuse l'armadietto e si decise ad andar via.

Un ragazzo gli piombò addosso. «Ahia!» piagnucolò il castano, massaggiandosi la testa. Riaprì gli occhi, ancora dolorante. L'altro aveva un taglio sul collo. Khalil avrebbe osato dire che fosse quasi strategico. Il colletto era intriso di sangue. Il principe deglutì.
«Perché non stai attento a dove vai?!» lo sgridò l'altro, rimettendosi in piedi. Sembrava molto nervoso.
«Guarda che sei tu che mi sei caduto addosso» si lamentò il più alto. L'altro lo ignorò, attaccandogli il malumore.
«Mi hai scombinato tutti i capelli» aggiunse, avvicinandosi a lui.
«Perché lo dici come se fosse un mio problema?» ringhiò l'altro. Tremava.
«Perché sta per diventarlo»

Khalil lo spinse contro l'armadietto. Non riusciva a pensare lucidamente, ma comunque gli sembrava una scena quasi finta. Così conveniente da essere fasulla. Ma aveva troppa fame per ragionare. Guardò l'altro impallidire, e farsi piccolo piccolo. Si leccò le labbra e sorrise.

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«Posso sapere che cosa fai qui?» si lamentò Kazuha, mentre Xiaolong si accomodava sul letto di Miranda.
«Beh, sono venuta qui per vederti, Brontolona» spiegò la dragonessa. «Mi urta che tutti i miei compagni di stanza abbiano una vita sentimentale interessante e poi ci sia io...non voglio essere messa sullo stesso piano di un cretino glaciale come Kay»
«Quello che dici ha senso» ribatté la principessa. «Ma a me non interessa. Voglio stare da sola. Quando non ci sei tu, c'è Ryuu che é una completa e totale psicopatica. Quando non c'è lei c'è Thisbe che non ha un briciolo di cervello. E quando non c'è lei c'è la sua dannata papera!» strillò esasperata.

C.C. la guardò male, seduta sul letto.
«Ti vedo molto socievole. Non eri tu ad avere quel migliore amico là? Il cigno nero?»
«Mhm» ribatté Kazuha. Manco ricordava di averci parlato, però non poteva negare di provare un briciolo di gratitudine nei suoi confronti. Non toglieva il fatto che fosse un ragazzo egocentrico. Lei non lo era affatto.
«Dunque, cosa costruisci?» continuò imperterrita Xiaolong. Capendo di non poter vincere, la ragazza sospirò.
«É una cosa che aspira la polvere. Dovrebbe facilitare la vita di tanta gente, ma io ne farò un solo modello per me»
«Molto caritatevole»
«Perché devo usare il mio intelletto per gli altri?» commentò con una scollata di spalle. Se non era l'unica ad averlo, perché gli altri non ne facevano uso?

Rossana bussò alla porta. «Disturbo?» chiese gentilmente.
«No»
«Sì»
Xiaolong e Kazuha si guardarono, una con un sorriso smagliante e l'altra con il broncio.
«Mi si é scollata la suola dello stivale. Sapete per caso come aggiustarlo?» domandò. «Ho chiesto aiuto ad Ada ma l'ha scollata del tutto»
La principessa si alzò e gliela strappò di mano.
«Forse ho della colla. Ma non sapete fare niente?» si lamentò. Le sembrava davvero di essere l'unica a sapere come cavarsela in quella scuola. Ci mise un po' di colla e la stese per bene, arrossendo leggermente. La piratessa le era praticamente appiccicata.
«Perché sei così enorme?» le chiese, sbuffando.
«Non lo chiedere a me» piagnucolò Rossana. «Avrei voluto essere più bassa. Della stessa altezza tua»

Kazuha ringhiò. Non arrivava nemmeno al metro e settanta. Xiaolong, dietro di loro, fluttuava leggermente per guardare il processo.
«Bellezze, potrei essere inclusa?» mormorò. La ignorarono.
«Ecco fatto. Non toccarla subito o la rovini»
«Grazie mille»
La più alta le sorrise, facendo ok con entrambe le mani. La principessa incrociò le braccia sul petto.
«Molto caritatevole» ripeté Xiaolong, ma nessuno le rispose.

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«Quindi é vero» commentò Domina, poggiandosi con una spalla all'armadietto. Le piaceva la pozza di sangue sotto di lei. Era artistica. Khalil non rispose. Non aveva molta memoria di quello che era accaduto prima di ritrovarsi coperto di...viscere? Non ne era sicuro. Rabbrividì. Quella persona aveva dei genitori, degli amici, forse una ragazza. Ed ora era un ammasso di carne buttato nell'angolo. Era la prima volta che mordeva qualcuno di sua spontanea volontà.

«Certo che é vero» rispose infine, respirando lentamente per non piangere. Era proprio quello che voleva Domina in quel momento. Non voleva dargliela vinta.
«Non é tutta colpa tua. Anche lui se l'è cercata» commentò con tono innocente la ragazza, sbattendo le lunghe ciglia. Prima che l'altro potesse aprire bocca, indicò l'anello che aveva al dito. «Si é sporcato di sangue» mormorò gentilmente. Il castano lo guardò sorpreso e cercò di pulirlo sulla maglietta.
«Cosa penseranno tutti di te se dovessero scoprirlo?» piagnucolò lei, stiracchiandosi.
«Oh, ma non lo dirò a nessuno. Tranquillo. Parola di Domina Asteria» si affrettò ad aggiungere.

Khalil socchiuse gli occhi, lasciando che qualche lacrima gli scorresse sul viso.
«Non piangere, dai. Era cattivo! Hai fatto bene» lo consolò la bionda, abbracciandolo da dietro e stringendolo forte.
«Non mi toccare» biascicò il castano, cercando di togliersela di dosso. Lei non si degnò di mollare la presa.
«Davvero. Non era una brava persona» ripeté Domina, come una cantilena.
«Ma l'ho ucciso»

Con che faccia si sarebbe ripresentato dai suoi amici? In realtà era l'ultimo dei suoi problemi. Ada non era certo nota per la sua dolcezza nei confronti dell'umanità. Erano tutti Mai, ma lui no. Lui non avrebbe dovuto farlo in primo luogo. Se non altro il dolore dovuto alla fame si era placato. Unico lato positivo della situazione.

«Dai, non essere triste»
La voce della ragazza era così smielata e confortante. Avrebbe davvero voluto chiudere gli occhi e farsi cullare da quel suono flautato. Ma ovviamente non poteva. Cos'avrebbe fatto adesso? Era un mostro. Era...
«Cosa diamine é appena successo qui?» domandò Ryuu, incrociando le braccia e strusciando lo stivale a terra. «E perché siete abbracciati
«Ryuu!» esclamò Khalil. Era bello avere una figura familiare attorno. Si liberò della presa indebolita di Domina e corse verso la rossa.
«Ew» commentò lei, indietreggiando. «Prima ti fai una doccia e poi ne parliamo» tagliò corto. Il castano annuì obbediente e sparì dalla vista. Se non altro il buio l'avrebbe aiutato con le macchie di sangue. Restava da affrontare Domina.

Ryuu rimase in silenzio, aspettando che l'amico sparisse dalla circolazione. Domina gli sorrideva, incantevole come sempre seppur coperta di sangue. La rossa si fece avanti, incurante dello schifo sul pavimento. La spinse contro l'armadietto e tirò fuori un coltello da cucina. Glielo mise alla gola.
«Uh-uh, mi piacciono le minacce» mormorò lei.
«Sei solo una biondina stupida. E smettila di infilarti negli affari altrui. Ed anche nei loro letti»
«Certo che la stai prendendo sul personale» ribatté la regina della notte, con la schiena ancora premuta contro il metallo. «Hai qualcosa da nascondere?» aggiunse poi, con uno sguardo di sfida.
«Nulla da nascondere. Ma non mi piacciono le finte santarelline, come non mi piacciono i finti timidini. Se hai intenzione di rovinare la loro vita dovrai passare prima sul mio cadavere»

Tenne la lama ferma sulla sua gola per qualche altro secondo, giusto il tempo di farle recepire il messaggio. Poi abbassò il coltello, guardandola comunque di traverso. Strusciò di nuovo gli stivali sul pavimento. Le stavano grandi.
«Certo che ci tieni tanto alla tua famigliola» bofonchiò la regina della notte, sgusciando alle sue spalle.
«Quanto tu ci tieni a gettare chaos»
Ryuu usò la lama per pulirsi la suola delle scarpe. Domina si accigliò.
«Io non voglio il chaos»

Non era certo il suo obbiettivo principale. Voleva solo recuperare il Settemplice Cerchio Solare, e venir riconosciuta universalmente come nuova Regina della Notte. Il chaos era solo qualcosa che si trovava là in mezzo, e che la separava dal suo obbiettivo.
«Eppure lo causi»
La rossa si stiracchiò, guardandola con la coda dell'occhio. In quel momento Domina realizzò cosa realmente la separava dal Cerchio. Era stata così cieca. Il Narrastorie. Doveva solo metterci le mani sopra. Kay era uno stupido, e su quello doveva concordare con Ryuu. Ma forse conveniva farsela amica.

«Facciamo così» proclamò tutta sorridente. «So di non starti simpatica per via dei dissidi tra me e il tuo caro Jamil, e adesso perché mi sono apparentemente impicciata nella sua relazione...ma abbiamo un nemico comune. Io so che sei in bilico tra l'amore e l'odio per il nostro amato neo Gran Maestro...»
La bionda gli si avvicinò e le posò una mano sul petto. Ryuu non si mosse.
«Ma pensa a cosa succederebbe se prendessimo il Narrastorie. Dammi una mano e prometto che non torcerò un capello a nessuno dei tuoi. Nemmeno a Melody! Mantieni il broncio con lei, e ci sta male. Ma so che in fondo le vuoi ancora tanto tanto bene»
«Mhm»

Un'ombra sorrise nell'oscurità. Ryuu la vide e gli fece cenno di andarsene.
Stupido Khalil.

Eppure non era affatto Khalil.

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Aella chiuse il libro. Forse era tempo di dormire. Qualcuno bussò alla porta. Era Alexandra, con un mazzo di fiori in mano.
«Disturbo?» domandò la rosa con un sorriso smagliante.
«Certo che no» rispose la più bassa, prendendo i fiori e mettendoli in un vaso sorridendo felice come una pasqua. «Grazie»
«Devo sdebitarmi per questo meraviglioso anello» spiegò la ballerina, sedendosi accanto a lei.
«Ma che dici! L'ho regalato perché volevo. Vuoi un po' d'uva?» chiese Aella, prendendone un chicco.

La più alta aprì la bocca. «Così sembri un uccellino che aspetta il cibo» rise la rossa.
«Beh, é più o meno quello che sono» rispose Alexandra. Si strinse a lei.
«Mi prometti che ci sarai sempre per me?» chiese la rosa.
«Certo, ma perché?»
«Anche se un giorno dovessi fare qualcosa di assolutamente terribile?»
Aella boccheggiò. «Che genere di cosa terribile?»
La rosa fece spallucce. «Qualcosa di terribile e basta»
«Certo...cioè, magari se sventri mio padre e mi recapiti le sue viscere per posta potrei sentirmi un pelino offesa, ma...»

Alexandra le diede una gomitata. «Scusa! Non posso nemmeno essere romantica!»
«E questo lo chiami romanticismo?!»

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«Salta su» commentò Ryuu, prendendo una scopa dallo sgabuzzino. «Ti riporto nel tuo dormitorio»
«Devo salire sulla...scopa?» chiese perplesso Khalil. Forse non aveva capito bene, ma vide la rossa salirci. L'oggetto iniziò magicamente a fluttuare, mentre la proprietaria fissava scocciata il vampiro.
«Allora?» lo incalzò. «Sali su tappeti volanti ma non su una scopa?»
«Non pensavo che sapessi volare su una scopa» commentò il castano, semplicemente curioso.
«In effetti é la prima volta che ci provo. Scopriremo se sono brava abbastanza solo strada facendo»

Senza ben capire se fosse una battuta o la pura verità, Khalil si aggrappò a lei, cercando di non guardare in basso.
«Allooora» disse con tono a metà tra il nervoso e il solito curioso. «Un uccellino mi ha detto che tu e Kay vi siete baciati» concluse.
«Se continui così l'uccellino te lo mozzo» ribatté secca Ryuu con un sorriso. «Fate sempre la stessa domanda, lo sapete?»
«Scusa. É che volevo sapere»
«Il tuo ficcanasare ti ha messo in questo guaio e vuoi comunque farlo? Questo é quello che chiamo passione»
«Quindi come sono le cose tra voi?»
«Vorrei tagliargli le gambe, chiuderlo nelle segrete e fargli mangiare solo cibo per cani»
Khalil deglutì preoccupato. «Oh» disse solamente.

In effetti non c'era risposta corretta ad un'affermazione simile. E la cosa che più lo preoccupava era il non saper distinguere le battute della rossa dai fatti.
«Ma finché tu non mi fai niente, o non fai niente a qualcun altro, non ti faccio a pezzi» commentò Ryuu dopo qualche minuto di silenzio.
«Non ti preoccupare, non ho intenzione di fare niente a nessuno»
«Disse dopo aver ucciso una persona»
«Intendo a persone a cui tieni»
«Sarà meglio per te» ribatté la rossa. Ci fu una lunga pausa nel dialogo.

«So che non siamo amici così intimi» mormorò poi Khalil. «Ma se hai bisogno di qualcuno con cui parlare o sfogarti, ci sono. E non fidarti di persone come Domina. Tu non sei cattiva, io lo so»
«Ok»

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Jamil canticchiò un motivetto sconosciuto infornando dei biscotti. Thomas sospirò scocciato, mentre colorava il libro regalato da Kay.
«Qualcosa non va?» chiese il jinn, guardandolo gettare aggressivamente le matite nell'astuccio.
«Mi si sono spuntati i colori. E poi io odio colorare, perché sono troppo grande per farlo. Ma a Kay dispiacerebbe sapere che non mi é piaciuto il suo regalo»
Il ragazzo si mise a sedere accanto a lui, riprendendo le matite e temperandole con un coltello.
«Sarebbe stato più comodo con un coltello per la carne, ma me ne hanno già fatti sparire due» si lamentò mentre il piccolo lo guardava ammirato.

Qualcosa fece rumore. I due si guardarono attorno, e Thomas si aggrappò con tutta la forza che aveva al braccio del più grande.
«Sta tranquillo, sarà stato qualche piatto in bilico» lo consolò l'azzurro, perfettamente consapevole che in cucina fosse tutto in ordine. Finalmente Sally sbucò fuori dall'oscurità e si arrampicò sul tavolo. Jamil tirò un sospiro di sollievo e il bambino allentò la presa.

Il ragno saltò sullo schienale della sedia e si mise all'opera in una ragnatela. Il jinn lo guardò curioso mentre Sally mostrava grande abilità nel ricamare cuori.
«Aw, anche io ti voglio bene» mormorò il ragazzo, portandosi una mano sul petto. Si voltò. «Hai visto? É un cuore!» esclamò.

Thomas non c'era. Jamil si guardò attorno, terrificato. «Tommy? Se é uno scherzo non fa ridere» strillò, alzandosi di scatto. Non c'era nessuno, ma la porta che dava sul corridoio era socchiusa. Per un secondo valutò se prendere un coltello dalla cucina (tanto ormai il suo set era perduto), ma sarebbe stato tutto inutile per colpa del sigillo. Si precipitò fuori, controllando a destra e sinistra. Vide un'ombra sgusciare dietro l'angolo e le corse dietro.

L'Altro Jamil teneva un coltello puntato alla gola di Thomas, che cercava disperatamente di non piangere, ma fallendo.
«Scusa?» chiese Jamil confuso. Non si era mai trovato in una situazione del genere, e forse era l'ultima cosa sensata da dire.
«Te l'ho detto che sarebbe arrivato» mormorò l'Altro, guardandosi le unghie.
«Jamil» pianse il bambino. Il jinn osservò il clone preoccupato. Questa volta era difficile cavarsela.
«Una mossa sbagliata e faccio fuori il moccioso» commentò semplicemente l'Altro, sorridendo crudelmente. «Non che abbia tante possibilità, comunque. Sai, quel sigillo ti impedisce così tante cose! Non puoi farmi niente»

Jamil prese un bel respiro e sperò davvero che funzionasse. Fu contento di non aver usato la magia recentemente, o sarebbe stato uno sforzo inutile. Sparì in uno sbuffo di fumo azzurro. «Certo che é davvero un codardo» commentò l'Altro, voltandosi verso Thomas. Eccetto che non era affatto il bambino. Il jinn lo salutò con la mano, e il clone dovette immediatamente alzare il coltello. Si voltò dov'era prima il ragazzo e vide Thomas correre via.

«Hai già il fiatone dopo un incantesimo del genere?» domandò l'impostore con tono canzonatorio, innervosito. Si era fatto sfuggire un bambino di dieci anni.
«Ho un problema che tu non hai» sbuffò l'altro, alzando gli occhi al cielo. L'Altro Jamil guardò il sigillo e sorrise.
«Sai, mi stai davvero simpatico. E ti voglio molto bene, quindi voglio farti un favore»
L'Altro gli strizzò una guancia con la mano libera.
«Cosa?» domandò confuso Jamil. L'impostore gli strappò via il sigillo, tirando via anche un pezzo di pelle.

Il jinn rimase un secondo in silenzio, mordendosi le labbra per non pensare al dolore alla fronte. L'Altro abbassò il coltello, fissandolo. Si spostò per fargli spazio, ma l'originale gli sbatté il viso contro il muro con abbastanza forza da crepare la parete. L'Altro Jamil riemerse per un breve attimo prima che l'altro ripetesse il gesto, questa volta sfondando la parete e incastrandolo tra mattoni e gesso.
«Ne vuoi altre?» chiese. «Dovresti imparare come trattare i bambini»
L'impostore ansimò, cercando di tirarsi fuori dal buco nel muro. L'azzurro si poggiò alla parete rimasta illesa in attesa di qualcun altro.

Melody arrivò correndo, preceduta da Thomas.
«Jam!» esclamò. Fece per abbracciarlo, ma si fermò. «Sei l'originale, giusto?»
«Sembra proprio di sì» ribatté. Il bambino lo abbracciò piangendo.
«Va tutto bene, non si é fatto male nessuno...circa» lo tranquillizzò Jamil, accarezzandogli la testa. La ragazza sospirò sollevata, ma si accorse immediatamente che l'impostore era sparito.

«Jamil, perché non l'hai ucciso?» strillò, osservando la parete nel panico.
«Ma non poteva scappare da una cosa del genere!» esclamò lui, egualmente allarmato. «É un buco strettissimo!»
«E se fosse capace di emulare anche le nostre capacità?» suggerì Melody, respirando lentamente per calmarsi. Strinse il braccio di Thomas per assicurarsi che non sparisse magicamente com'era successo prima. «Tu saresti capace di uscirne?»
«Certo che sì. Ma se fosse capace di imitare il tutto per tutto siamo abbastanza fregati»
Il bambino si strinse a loro. «Posso dormire con voi stanotte?»
I due si guardarono ed infine Jamil lo prese in braccio. «Andiamo a fare il bagno, vedrai che ti calmerà. Buonanotte, Mel»

Salutò con un cenno la ragazza, che ricambiò silenziosamente. Forse rimanere da sola non era la miglior opzione, ma non aveva paura. Si diresse verso la sua stanza con passo veloce, sognando il suo letto e la copertina. Sarebbe stata al sicuro in quel modo? Un'ombra catturò la sua attenzione. La seguì per i corridoi sconnessi, che nel buio le parevano solo un grosso e intricato labirinto. Decise di non farsi vedere, sperando di ottenere qualche informazione utile. Ecco l'Altro Jamil, intento a massaggiarsi le tempie. Non doveva essersi accorto di essere seguito, perché si guardò attorno svogliatamente.

E prese le sembianze di qualcuno che Melody conosceva molto bene.

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