08 :: Prima del C'era una volta

I corridoi dell'Accademia profumavano di zucchero, cannella e panettone. Studenti e studentesse appendevano il vischio sulle porte, sfornavano biscotti e impacchettavano regali.
«Accipicchia, il Natale é arrivato prestissimo quest'anno» mormorò Thisbe, guardandosi attorno.
«È vero» commentò Ada, tendendo lontana C.C. a calci. La papera non demorse e le addentò la caviglia. La ragazza la lanciò via, prendendola per le piume.
«Ti ricordi il nostro primo Natale qui?» domandò la lettrice, stringendo le spalle infreddolita.
«Se devo essere sincera no» ribatté l'altra. «Hai davvero intenzione di ignorare quello che dice il tuo libro?» mugugnò, trafugando uno dei pasticcini dai vassoi di Yona.
«Non lo sto ignorando. Che cosa devo fare, però?» borbottò, sistemandosi gli occhiali.
«Hai ragione pure tu». Ada buttò giù il dolcetto tutto d'un colpo, rischiando di strozzarsi.
«Piuttosto, hai sentito dell'incoronazione di Kay?»

La strega rimase un secondo perplessa. «Chi?» chiese.
«Oh, andiamo! Kay, il principe delle nevi. Quello che ha congelato la scuola, quello che si lamenta sempre di tutto. Quello che ci ha portato qui nella Selva Infinita»
«Ah, quello lì». La ragazza ingurgitò un altro pasticcino. «Per cosa lo devono incoronare?»
«Saffron ha detto che é un evento importante e che va celebrato»
«Chi é Saffron?»

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Saffron canticchiò, attendendo l'arrivo del suo prediletto. Ed eccolo lì. Kay si grattò la nuca. «Saaaalve» mormorò imbarazzato.
«Kay!» esclamò lei, correndogli incontro. «Ho una magnifica idea per te. Più che idea, é qualcosa che va fatto. Il trentun dicembre, verrai incoronato come Gran Maestro!» disse tutto d'un fiato.
«Cosa?» chiese il ragazzo, genuinamente confuso.
«Ho detto che il trentun dicembre, ad un mese dal tuo diciassettesimo compleanno, verrai incoronato come Gran Maestro tramite un rito che ho appena scritto. É il primo passaggio di Narrastorie di sempre! Verrà narrato per sempre! Stai scrivendo la storia!»
«Oh» mormorò il ragazzo. «Posso disegnare il mio abito?» domandò. Era quello che gli importava di più. Certo, era indiscutibile che amasse essere al centro dell'attenzione. Ma addirittura una cerimonia? Era già stato traumatico firmare la conclusione della storia di Ada e Thisbe.

«Sarà un evento meraviglioso! Tirate fuori e spolverate le vostre corone, miei cari! Finalmente una cerimonia degna di questo nome!» esclamò la donna, piroettando attorno al suo protetto.
«Mi sento un po' a disagio» ammise. «Questo periodo di prova di Gran Maestro non mi é piaciuto. Non é che io abbia imparato chissà quali nuovi incantesimi o abbia salvato la Selva»
«Dovresti essere felice che nessuno abbia ancora attentato alla tua posizione» mormorò in disappunto la bionda. «Presto attiverà il tuo turno, e giocherai la tua parte come mio fratello prima di te»
Saffron gli scompigliò i capelli. «Se hai ancora qualche dubbio, sai che sono sempre disponibile. Beh, sempre si limita a stasera. Tesoro, corri, perché sei in ritardo per il tuo club. Oh, a proposito, ti manderò i piani per la cerimonia questo pomeriggio»

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Thomas si infilò in cucina. «Che prepari di buono?» domandò, mettendosi a frugare tra le ciotole.
«Per antipasto, per primo, per secondo o come dolce?» chiese Jamil, mescolando qualcosa con un cucchiaio di legno sbeccato.
«Per secondo» chiese il bambino. «Io mangio solo quello e la pasta al sugo»
«Dunque, per secondo...». Il jinn ci rifletté qualche secondo, soffiando per spostare il sigillo che gli svolazzava davanti agli occhi. «Pensavo di fare del tacchino ripieno, poi magari l'agnello al forno, le anguille marinate, fritte, in umido, bollite, affumicate, alla brace e grigliate, poi l'arrosto, il cappone, il branzino, l'orata...oh, e gli spaghetti con l'anguilla. Domani il brodo, e dopodomani-»
Un botto li interruppe. Thomas si affacciò alla finestra. «Era solo rapunzolo uomo. Sta provando i fuochi d'artificio»

Jamil non stava ascoltando. «E dopodomani pasta al forno, lasagna, l'agnello...»
Kay spalancò la porta.
«Sei già tornato dal club?» chiese Thomas, vedendolo di malumore.
«Mi hanno cacciato dal club "Ho ucciso mio padre" perché non conta se lo fai per sbaglio evidentemente! Capito? Devi ucciderlo di tua volontà! Sai cosa mi ha detto Ada?! Di fondarne uno per me!»
«E Ryuu?» chiese il jinn, girando un'omelette.
«Non c'era». Il principe delle nevi la prese dalla padella e la mise in bocca. «E foi fi é che foffa un flub fe fi fiama ho uffifo mio faffe» biascicò mentre masticava.

Thomas lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. «Hai ucciso il tuo papino?» chiese con voce rotta. Al principe delle nevi andò di traverso l'omelette.
«Non di proposito. Per questo l'hanno espulso» spiegò Jamil.
Il bambino scoppiò a piangere. Diede un calcio sullo stinco di Kay. «Sei un mostro!»
«Ahia!» esclamò lui, spingendolo via. Il bimbo corse via, mentre il principe prendeva una dozzina di frittelle e le metteva su un piatto.
«Parlando di cose importanti, il mio abito per l'incoronazione mi sta stretto. É pazzesco, non capisco perché» commentò con tono infastidito. Osservò attentamente la selezione di dolci.
«Mhm, chissà perché» commentò il jinn, guardandolo servirsi di una fetta di torta immacolata.
«Sono nervoso. Cosa succede se va tutto allo scatafascio?» chiese preoccupato.
«Kay, dovresti rilassarti. Non vedo perché tutta la massa di persone che hai ferito indirettamente o direttamente dovrebbe essere arrabbiata nel vederti coronare una delle più grandi realizzazioni esistenti al mondo»
«Percepisco un velo di sarcasmo nella tua voce, ma mi fiderò di quello che dici»

Thomas ritornò con aria mogia, a braccetto di Arisu. L'oni squadrò i presenti, poi prese lo zucchero a velo e lo sparse sulla testa di Kay.
«Questo é per aver fatto piangere Tancredi» commentò seria.
«Mi chiamo comunque Thomas»
«Fa silenzio, Tiberio. Come stavo dicendo a Key, nessuno fa piangere Tito in mia presenza, assenza, delinquenza e sapienza»
«Tutto chiaro» si arrese immediatamente il principe delle nevi, nella speranza di non farsi uccidere. Arisu gli pizzicò il naso.
«Ah! Ah! Ora non hai più il naso. Comunque hai proprio la faccia da delinquente, Koy»
«Grazie mille» rispose Jamil, tappando la bocca del principe delle nevi prima che potesse replicare qualcosa di stupido sul suo faccino.
«Non parlavo con te, riccio blu pompato» rispose l'oni, rovesciandogli il piatto di frittelle in testa.
Thomas tirò su col naso. «Scusate» singhiozzò. Non aveva nemmeno pensato che Arisu potesse vendicarsi in modo così cruento.
«Va tutto bene, Tommy» sospirò Jamil, premendo più forte sulla bocca di Kay.
«E non fate mai più del male a Timothy. O interverrò professionalmente. Vi farò sterminare privatamente da una professionista, cioè me»
«Wow, non vedo l'ora. Arisu, che ne dici di ingaggiare qualche attività ludica come scrivere il tuo nome al contrario?»
L'oni lasciò il bambino. «E invece andrò a fare cose cattive. Cose iper cattive. Tipo disegnare i baffi al ritratto di Biancaneve»
«Ma che brava! Divertiti! A proposito, cosa vuoi per cena a Natale?»
«Tua madre» urlò Arisu correndo via.

«A volte é così random» commentò Kay, finalmente libero. Thomas lo abbracciò.
«Woah, i tuoi capelli sono dello stesso colore dello zucchero! Deve essere molto conveniente per la forfora»
Il principe delle nevi rimase in silenzio.
«Però smettila di avere i capelli bianchi. Sono da vecchio. Tu hai solo sedici anni»
«Crescono così» commentò solamente il ragazzo, stressato. Jamil raccolse il cibo caduto a terra. Assicurandosi di non essere visto lo ficcò tutto in bocca.
«Allora smettila» risolse il problema Thomas.
«Non posso!» sbottò Kay.
«Non sai fare niente!» pianse il bimbo.

Jamil si avvicinò a lui. «C'è qualcosa che non va? Sei molto nervoso»
Il bambino si soffiò il naso sul suo grembiule. «Mi manca la mamma! La gita é stata divertente, ma quando mi riportate a Gavaldon?»
I due rimasero in silenzio. Kay si schiarì la gola. «Il fatto é che non posso riportarti indietro» mormorò. «Nemmeno se volessi»
«Come sarebbe a dire che non puoi?» biascicò il bambino.
«Vorrebbe dire che non rivedresti mai più Thisbe ed Ada. E poi il portale si apre solo in circostanze speciali»
Thomas tirò su col naso. «Allora chiedo a Khalil se mi ci porta. Il tappeto volante sembra più divertente»
«Khalil non sa nemmeno dov'è Gavaldon»

Il bambino ricominciò a lacrimare.
«Per questo non avresti dovuto nascondersi nella mia slitta. La Selva Incantata non é mica un posto dove vieni a divertirti!»
«Ma che ne sapeva, ha dieci anni» lo difese Jamil, scuotendo la testa. «Preoccupati di controllare, la prossima volta»
«Perché mi vai contro adesso?»
«Non puoi incolpare del tutto Tommy» spigò un po' più dolcemente il jinn.
«Non sei mai dalla mia parte»
«Kay, dovresti solo ringraziare che io ti abbia perdonato dopo tutta quella cosa»
Thomas si sentì in dovere di difendere l'azzurro. «A me piacciono gli uragani»
«Va bene, cercherò un modo per riportarti indietro» commentò seccato Kay. Non aveva intenzione di farlo davvero, ma solo terminare quella conversazione sterile.

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Domina si era chiusa nel bagno, ignorando le ragazze che bussavano. Aveva bisogno di stare da sola, ma era praticamente impossibile in una scuola del genere. Aspettò pazientemente che le voci femminili si allontanassero, poi strillò. Quell'Accademia l'aveva rammollita. Venendo esposta a tutti quei Sempre qua e là si era ridotta ad una ragazzina incapace di mettere su anche una semplice facciata. Le era andata bene perché aveva fatto favori a gran parte dei presenti quei giorni, e questi l'avevano difesa a spada tratta. Ma l'aveva rischiata grossa. Diede un pugno allo specchio, incurante dei sette anni di sfortuna. Osservò il suo riflesso nei frammenti sparsi ovunque, ansimando. Anni di lavoro e li aveva quasi rovinati. Per un pelo!

Guardò tutti i prodotti di bellezza sparsi sulla toilette. Li gettò tutti a terra, rendendo il pavimento inaccessibile. Era pieno di vetri, e l'odore dei profumi mescolati le faceva venire la nausea. Qualcuno arrivò verso di lei. Miranda la guardò intimidita, coperta solo dall'asciugamano e un paio di ciabatte di peluche. Fu grata di averle messe considerando le condizioni in cui versava il pavimento. Domina realizzò di essersi fregata.

«Perché eri nel bagno?» strillò furiosa.
«Mi stavo lavando» mormorò la rossa. «Perché hai fatto tutto questo?». Si guardò attorno, stringendosi nelle spalle.
«Perché mi andava. Vuoi la risposta? Sono così frustrata, diamine!» ribatté digrignando i denti.
«Oh, è per quel dissidio con Jamil? Pensavo aveste fatto pace. Mi dispiace che ti abbia ridotto così»
Allora era proprio stupida. Domina sorrise. Poteva cavarsela, come sempre. Singhiozzò, poi si prese il volto tra le mani.
«Non posso credere che abbia diffuso quelle voci su di me! Ecco, ho perso il controllo...io a volte ho questi scatti d'ira, ma cerco sempre di essere sola...»

La rossa annuì, con un sorrisetto sarcastico. «Ma davvero?» domandò, con un tono a metà tra il dolce e l'ipocrita. La bionda saltò un battito. Allora sapeva tutto, e l'aveva inquadrata. Doveva liberarsene. La spinse a terra, mentre Miranda urlava. Le tappò la bocca con una mano, sedendosi sopra di lei per impedirle di muoversi. La ragazza agitò le braccia, cercando di liberarsi della regina della notte.
«Sarò gentile con te, carina. Ti sto dando due possibilità: o ti uccido e fingo che tu fossi una pazza isterica che ha causato tutto questo. Oppure ti faccio stare zitta per tutto il resto della mia vita». Tolse la mano, aspettando la risposta. Le bloccò i polsi preventivamente.
«Lo sai perché ti stai rivelando così? Perché vuoi essere vera a te stessa. E non dovresti desiderare qualcosa mentre giochi con una lampada magica. Sei sciocca...e poi, si sa. A Natale sono tutti più buoni»

Irritata, Domina sfilò un pugnale dallo stivale. Lo mise alla gola della rossa, mentre questa voltava il capo qua e là alla ricerca di qualcosa che potesse salvarla. Puntò lo sguardo fisso su qualcosa, cercando con la coda dell'occhio di capire se la regina della notte l'avesse visto. La bionda notò lo specchietto posato sul mobile e sorrise. «Penso di aver capito cosa vuoi» rise, alzandosi rapidamente. Miranda provò a rialzarsi, a trascinarsi verso lo specchio. L'altra lo prese e ci giocò un po'. «Sembra molto speciale per te. Sarebbe brutto romperlo solo dopo averti ucciso»
Fece per buttarlo a terra. La rossa le saltò addosso, spingendola contro il muro e facendole sbattere più volte la testa. La bionda cercò di togliersela di dosso, e finirono ingarbugliate a terra tra i vetri.
«Dammi quello specchio o ti ammazzo» sibilò Miranda, afferrando una scheggia appuntita da terra. Domina sorrise.
«Vieni a prendertelo» la derise, mettendolo in mostra come un velo rosso per un toro.
La più alta le diede un pugno, mentre la bionda esitava a pugnalarla. Si stava divertendo troppo.

La rossa si riprese lo specchietto, stanca. Si gettò a terra dopo aver spostato i vetri con il piede.
«Cosa ti fa pensare che non possa ucciderti adesso?» domandò Domina, facendo lo stesso.
«Non lo faresti. Ti scoprirebbero» ribatté Miranda, guardandosi le unghie.
«Certo che hai coraggio da vendere»
«Non mi piace farmi mettere i piedi in testa da biondine pompate»
«Mhm» mormorò la bionda. Si guardarono.
«Come pensi di uscire da questa situazione?» chiesero all'unisono.
«Magia» commentarono sconsolate entrambe dopo qualche attimo di silenzio.

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«Guarda quanta gente!» esclamò Thomas, un po' rincuorato dalla catasta di regali sotto l'albero.
«Non distrarti, quei biscotti hanno bisogno di una faccina» lo riprese Thisbe, mescolando una crema e sorvegliando il piccolo amico.
«Mi auguro che tu non abbia lo stesso talento di Khalil in cucina» commentò Ada mentre apparecchiava seccata. Non era chiaro a chi dei due si riferisse, ma era comunque contenta di demolire l'autostima di qualcuno. Ed ecco arrivare il principe di gran carriera.
«Parli del diavolo e spuntano le corna» rise Thisbe.
«Se fai così non ti do il tuo regalo» bofonchiò il castano, impilando altri pacchi.
«Secondo te ci sono dei regali per me?» chiese Thomas, disegnando il naso ad un biscotto a forma di renna.
«Naturalmente. Come potremmo dimenticarci di te?» rispose la bionda.

«Chi altro viene?» chiese mesta Ada, passando ai piatti.
«Dunque, inizialmente dovevamo essere solo noi, Kay, Ryuu, Melody e Keiichi e Xiaolong. Ma poi potrei essermi un po' perso negli inviti. Quindi vengono anche Rossana, Bunny, Dario, Kazuha, Ghayth, Aella, Alexandra, Shinju, Miranda...manca qualcuno, ne sono certo» rispose. Alla strega quasi caddero i piatti di mano. «Così tanti? Il tuo fidanzato non é quel tipo di persona che odia le persone?»
Khalil rise imbarazzato.

Lorina fece il suo ingresso. «Siete dimentichi di me». Ada sorrise, poi mise il broncio, cercando di non farsi notare. Thisbe la salutò con il cucchiaio, mentre Thomas si metteva tutti i biscotti in bocca.
«Oh, certo, Lorina! Vuoi venire?» chiese cortesemente il castano.
«Sarà meglio per voi farmi rimanere al cenone o avvelenerò tutti i panzerott...oh, hai detto sì? Yippy!» esclamò, abbracciandolo.

Xiaolong fece il suo ingresso con Keiichi, chiaramente non felice di essere stato invitato e portato lì. «Che bello» commentò la dragonessa. «Spero ci sia qualcosa al pistacchio» cinguettò.
«Credo che Jam ci stia facendo una torta» rispose Thisbe.
«Uhm? Non siete preoccupati che cerchi di ucciderci tutti di nuovo?» chiese Ada. Odiava essere l'unica con un briciolo di cervello.
«Gli ho messo un sigillo, così non potrà fare più del male a nessuno. Male fisico» rispose fiera Xiaolong.
«Oh, fantastico. Ora ci insulterà tutta la cena» borbottò la strega, passando a Lorina i tovaglioli.
«Andiamo, non credo sia così rancoroso»

Jamil uscì dalla cucina con un piatto di frittelle.
«Che sono?» chiese Keiichi, allungando il collo per spiare.
«Frittelle di anguille. Mangiatele finché sono ancora calde, io vado a finire il resto»
Il corvino si sentì in soggezione, ma poi ne prese una. Era un problema degli altri. E poi le frittelle erano buonissime. Anche Dario fece il suo ingresso. «Sono in ritardo?» domandò, guardando tutti attorno a lui.
«No, tranquillo»

Posò i suoi regali sotto l'albero. Thomas gli abbracciò una gamba. «Fato» esclamò. «Uffa, voglio aprire adesso i regali. E voglio darvi i miei»
«Bisogna aspettare fino alla mezzanotte» spiegò pazientemente il più alto.
«Ma chi l'ha decisoooo» si lamentò, andandosene in cucina.
«Anche io sono curioso» piagnucolò Khalil, strappando un pezzettino di carta col piede.
Dario scosse la testa.

Ghayth mise piede nella stanza in quel momento. Salutò il castano energicamente.
«Ciao bro!» esclamò, agitando le braccia.
«Oh, finalmente sei arrivato!» esclamò il più alto, sorridendo. In quel momento il pirata vide tutto rosa e a fiori. Stava giusto per chiedersi perché, ma poi vide qualcuno entrare nella stanza. Spalancò la bocca nel vedere Jamil spostarsi i capelli dietro le orecchie. Riusciva perfino a sentire una musica celestiale, mentre cori angelici lo trafiggevano con delle frecce di cupido. Non pensava che l'amore potesse essere così improvviso e meraviglioso.

Comunque il rosa e i fiori scomparvero non appena lo vide andare dritto a dare un bacio a Khalil. Si rese conto in quel momento di odiare il castano. Mise il broncio.
«Come si chiama quella creatura celestiale?» domandò ad Ada.
«Boh» rispose lei. Thisbe si intromise, capendo di chi parlava perché credeva che celestiale significasse celeste, ergo blu.
«Credo tu intenda Jamil» mormorò.
«Jamil...» sussurrò Ghayth, posandosi una mano sul cuore.

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Miranda stava giusto incartando gli ultimi pacchi regalo quando si accorse di essere fissata.
«Oh, hey Kay!» salutò cortesemente, guardando il ragazzo sgusciare fuori dall'oscurità.
«Sono così stressato» piagnucolò, scuotendola. Non c'era nessuno disposto ad ascoltarlo senza dispendiargli consigli critici e corretti non richiesti. Ogni tanto aveva semplicemente bisogno di sfogarsi con qualcuno.
«E perché?» chiese lei, arrendendosi alla sua identità di zerbino.
«Beh, innanzitutto Saffron vuole che io segua una cerimonia super iper specifica per la mia incoronazione di Gran Maestro. Ed é super complessa! Devo camminare lungo la...navata? Si chiama così, e scrivere delle cose con il mio sangue e il Narrastorie. Non voglio pungermi il dito!»
«Woah. Sembra difficile» commentò lei, per nulla interessata.
«Lo é! E poi l'abito che ho disegnato non mi piace, è troppo stretto per me, ma non ho il tempo di rifare un modello da capo»

Diede una testata al tavolo. «E poi é una grande decisione» mormorò. Miranda sorrise.
«Ma il Narrastorie ha scelto te, no? Voglio dire, io morirei per avere il tuo ruolo» sospirò. «E invece sono qui ad impacchettare calzini per tutti»
«Anche io impacchetto le cose» rispose Kay, mostrando un paio di boxer leopardati accartocciati nella carta.
«Vedo un margine di miglioramento» suggerì lei, sorridendo imbarazzata.
«Dici? A me piace quando si vede cosa c'è dentro» rispose, prendendo un nastrino e avvolgendocelo attorno.
«Cosa regalerai ai tuoi amici?» domandò, cercando di distrarlo dal pensiero della cerimonia, che lo rendeva un po' troppo egocentrico.
«Questo é per Jamil. A Thomas ho preso un libro da colorare. E per tutti gli altri maglioni»
«Woah!» esclamò la rossa. Non si aspettava niente di diverso. Ma non poteva criticare, data la quantità di calzini che aveva preso lei.

«Uhhhh...visto che sei così gentili ti dico anche il dress code che ci sarà. Voglio che sia super elegante e tutto. Quindi voglio vedere corone, abiti di seta, tutto quanto quello che appartiene ai reali»
«Bene» rispose Miranda, passando ai calzini successivi. Questi erano decorati a banane, e l'aiutavano a distrarsi dalla parlantina di Kay.
«Quando sarà la cerimonia?» domandò, dopo un silenzio troppo lungo in cui il principe la guardava.
«Il trentuno dicembre, ovviamente»
«Oh, che bello» esclamò seccata. Altro che capodanno.

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«Yay, finalmente apriamo i regali!» esclamò Thomas, che stava adocchiando i suoi da parecchio tempo.
«Se proprio dobbiamo» bofonchiò Keiichi, che in realtà era piuttosto curioso di vedere cos'era indirizzato a lui.
Xiaolong stava già strappando violentemente la carta, incurante degli altri. Arisu l'aveva presa come una gara, e gettava la spazzatura ovunque nella foga.
«Woah, un doblone» esclamò infine la dragonessa, sollevando la moneta e rimirandola.
«Contenta ti piaccia» rispose Rossana, sorridendo.
«Wow! Certo che mi piace, Gnocca! Anche se avrei preferito un qualcosa di diverso da te, come un bacio, magari»
La castana ridacchiò imbarazzata. Kazuha alzò gli occhi al cielo. «Ew» mormorò.

Keiichi tirò fuori un maglione decorato ad ananas. Kay sorrise. Il corvino lo gettò nella spazzatura. Kay smise di sorridere. Thomas saltellò verso di lui e gli mise in mano un sacchetto. «Per te!» esclamò.
Il principe sbuffò, irritato dal bambino, ma aprì comunque il regalo. Era un nastro per capelli. Sempre meglio di un maglione brutto. Abbozzò un sorriso. «Grazie, sei molto gentile»
«Ti é piaciuto?» chiese emozionato il bimbo.
«Abbastanza» commentò sinceramente il corvino. «Ora va ad infastidire qualcun altro»

Thomas tirò fuori la pigna che voleva regalare a Melody e corse via. Aella si spruzzò uno spray alla menta in bocca e si preparò a dare il suo regalo ad Alexandra. Si avvicinò a lei dopo essersi sistemata la camicia.
«Hey, piccola» esclamò, passandosi una mano sui capelli e scivolando sulla sedia accanto a quella della fidanzata.
«Ciao, Aella» rise lei.
«Ti é piaciuta la cena?» chiese, per fare conversazione.
«Abbastanza» rispose la rosa, guardando il suo piatto ancora pieno.
«É okay, baby. Jamil ha cucinato come se dovesse sfamare l'intera Selva Infinita per diciannove anni»
«Ma il cibo non andrebbe in malo...okay, niente. Devi dirmi qualcosa? Sei molto...uhm...agitata»

La rossa le mise in mano un pacchetto. Alexandra la guardò, poi sciolse il fiocco e aprì la scatolina. Emise un gridolino di gioia. «É un anello!» strillò, alzandosi in piedi e sollevando Aella. La più bassa sorrise mentre l'altra la faceva roteare in aria.
«Okay baby gurl, rimettimi a terra. Devo metterti l'anello»

Khalil le guardò e rimise la scatolina nella tasca, frustrato. Alexandra eseguì gli ordini, porgendo la mano. La rossa prese un bel respiro, poi cavò l'anello fuori dalla scatolina e glielo mise all'indice. La ballerina osservò il nuovo gioiello con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
«Solo il meglio per te» commentò soddisfatta la più bassa. «Ti ho visto particolarmente stressata in questo periodo»
«Aella...sei sempre così gentile con me» mormorò la più alta. Sentiva gli occhi inumidirsi. E puff! Ecco un cigno al posto della principessa. La rossa la prese in braccio. «Quando ti ritrasformi ci baciamo» esclamò, mentre Alexandra le avvolgeva il collo attorno al collo.

Khalil si avvicinò a Jamil con un pacco in mano. Con un pacco, non con il pacco.
«Aw, non avresti dovuto» commentò il jinn, arrossendo.
«Vedrai che ti piacerà» esclamò fiero, porgendoglielo. Il ragazzo lo scartò. Era una scatola.
«Aw, grazie!» esclamò felice, posandola sul tavolo e abbracciandolo «Adoro le scatole. È anche blu!»
«Dovresti aprirla, amore» spiegò il castano, rimettendogliela tra le mani.
«Oh!»

Jamil tolse il coperchio. Rimase un secondo in silenzio. Khalil cercò di non ridere nel vederlo commuoversi un po'. «Che cos'è?» chiese.
Il jinn sollevò una replica della sua lampada, mentre gli tremavano le labbra.
«Non l'hai fatto davvero» piagnucolò.
«Guarda sotto» gli sussurrò all'orecchio. Il ragazzo girò la lampada, guardando la base. Sotto c'era inciso il suo nome, circondato da stelline. Ci passò il dito sopra.
«C'è anche la tua costellazione zodiacale» spiegò, indicandola. «Anche la mia, in verità» aggiunse sottovoce.
«È bellissima» commentò solamente, posandola lentamente sul tavolo. Non voleva rovinarla.

Khalil gli diede un bacio sulla guancia. «Buon Natale»
«Non così presto, signorino». Jamil si asciugò le lacrime. Mise la mano in tasca e tirò fuori un sacchetto di seta. Glielo porse. Khalil sorrise.
«È proprio impossibile farti un regalo a sorpresa» si lamentò scuotendo la testa. Aprì delicatamente il regalo. Tirò fuori un paio di orecchini a forma di serpenti. Li guardò per un attimo, confuso, poi guardò il suo bracciale.
«Aspetta, sono dello stesso set?» chiese.
«Mica lascio le cose al caso» ribatté l'altro, facendo spallucce. «Ti piacciono?»
«Certo che sì!» strillò il castano. «Aspetta, li metto adesso»
Il jinn lo aiutò a sfilare quelli che aveva indosso, sorridendo come uno scemo.

Aella si ritrovò con una ragazza tra le braccia. «Ciao di nuovo, bellezza» sorrise la rossa. Alexandra le mise le mani sulle guance, avvicinandosi e baciandola sulle labbra. Ogni volta che si baciavano era come la prima volta: stelle e scintille che si propagavano ovunque. Era come fluttuare insieme alla ragazza più bella del mondo, e guardare le stelle cadenti.
«Anche io ho un regalo per te» esclamò. «Chiudi gli occhi»
«É un altro bacio?» esclamò speranzosa la rossa, obbedendo agli ordini. La rosa le allacciò una collanina al collo. Quando la più bassa aprì gli occhi giocò con il ciondolino.
«Sono le nostre iniziali» mormorò contenta.
«C'è una sola lettera» le fece presente la ballerina.
«La tua iniziale» si commosse Aella. Alexandra la guardò. Fece per dire qualcosa, ma lasciò perdere e la baciò di nuovo.

Xiaolong diede una gomitata a Kazuha. Alzò lo sguardo. «Hey, Brontolona, siamo sotto il vischio» esclamò.
«E quindi?» rispose lei. «Non ho voglia di prendermi qualche malattia dei rettili da te»
«Molto gentile. Però è come tradire Babbo Natale non baciarsi sotto il vischio»
«Allora sono una traditrice» commentò, spostandosi.
«Prima o poi troverò il modo di conquistarti!» esclamò la dragonessa, sbuffando. Kazuha sorrise, poi rimise il classico broncio.
«Forse se mi avessi fatto un regalo sarei stata più predisposta»
«Davvero?» chiese la più alta.
«No» ribatté la principessa. Xiaolong mise il broncio.
«Non importa, tanto non volevo davvero baciarti»
«Sei tu che me l'hai chiesto!»
«Sei tu che ti sei avvicinata a me sotto il vischio!»

Iulian notò di essere anche lui sotto la pianta. Guardò chi aveva accanto. Un ragazzone biondo che sembrava essersi pettinato con uno spazzolino elettrico.
«Hey, bellezza» commentò, ticchettandogli il braccio. Auryn si spostò. «Non oggi, Satana»

Anche Bunny cercò di trascinare Ghayth sotto il vischio. «Non posso credere che sia fidanzato e sia fidanzato proprio con Khalil. Odio quell'uomo» esclamò, senza rassegnarsi.
Il coniglio lo guardò. «Pensa a chi hai davanti. Io ti amo, Ghayth. Ci sei sempre per me»
«Un secondo, Bunny. Credi sia imbarazzante dargli un mazzo di rose ora?»
«Abbastanza»

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Kay bussò alla porta della camera di Saffron. Era l'unica stanza a non aver mai visitato. Fece il suo ingresso non appena sentì la serratura fare click. All'interno era molto spartana. La donna era seduta dietro la sua scrivania, intenta a leggere un libro.
«Dunque?» domandò lei.
«Ecc...ecco» balbettò il principe delle nevi, facendosi piccolo piccolo. «Io...io dovrei...ecco. Ho un po' di paura per l'incoronazione» mormorò, intimidito dalla donna. Lei si alzò, accarezzandogli la testa. Spalancò la finestra.

«Come ti ha annunciato tuo padre, il tuo compito ora é finire le storie iniziate» commentò, trascinandolo fuori assieme a lei. Il ragazzo si poggiò sulla ringhiera del balcone.
«Ma se non fossi capace?» domandò, riacquisendo fiducia in sé stesso, almeno a livello di conversazione.
«Allora ti sostituiremo con Tommy» proclamò Saffron. Rise nel vedere l'espressione scioccata del principe. «Sto scherzando, caro. Il Narrastorie ha scelto te per una ragione. Credi forse che si possa cambiare Gran Maestro senza il suo consenso?»
«Capisco» mugugnò, offeso.
«È un onore ricevere questo ruolo. Ma ricorda: non posso aiutarti per sempre. Presto dovrai prendere il carico di mansioni come il controllo del reame dei sogni, quello dei desideri e controllare le favole. Sono cose importanti»
«Il reame dei sogni?» domandò. «Conosco quello dei desideri, ma quello dei sogni?» mormorò.
«E dire che ci sei stato più volte! Somnium, il luogo dove i desideri vengono creati»
Kay si grattò la testa. «Non ci capisco niente»
«Non preoccupartene ora. Lo capirai presto. Ma percepisco nella tua voce una sorta di esitazione, non é così?»

Il principe arrossì. «Potrebbe esserci un pelino di ansia» ammise.
«Quest'ansia va eliminata, mio diletto. So cosa potrebbe aiutarti. Una velocissima gita a Somnium ti aiuterà, fidati»
Le stelle si spenserò una ad una. La luna venne inglobata dalla crescente oscurità, lasciando il giovane Gran Maestro solo nel buio.
«Saffron?» domandò, confuso e spaventoso. Per un secondo colse l'immagine di suo padre.
«Questo é quello che succederà se non accetterai il tuo destino» tuonò la voce della preside, rimbombando da tutti i lati.

Un fulmine illuminò il buio, delineando una porzione di foresta. Nella radura dove si trovava vi era anche un ammasso di gentaglia con forconi e fiaccole. Deglutì spaventato. Ryuu era legato ad un palo, in cima ad una catasta di legna. Uno dei cittadini si avvicinò a lui, squadrandolo. Gli abiti del principe gli sembravano familiari. Osservò il tessuto rosso ed i suoi ricami. Era lo stesso abito che aveva indossato al Torneo dei Talenti.
«Bruciate la strega» ordinò poi l'uomo, grattandosi la pancia. Dei ragazzini saltellarono verso la catasta, con dei fiammiferi in mano.
«Non fatelo, vi prego» gemette il rosso, dimenandosi debolmente tra le corde.
Un bambino lasciò cadere la fiammella. Ryuu strillò, ma l'urlo si trasformò in una risata crudele. Il rogo esplose, ingoiando l'intera foresta in una trappola di fumo e fiamme.
Una donna si avvicinò al suo bambino, travolto dall'esplosione, e pianse. «Strega!» ansimò tra le lacrime.
«Hai usato proprio il vocabolo giusto!» la derise il rosso, con il viso illuminato dalla luce della tempesta di fulmini alle sue spalle.

«Io sono Ryuu, la strega, il mostro, l'assassina! Sono una ragazza dalle mille identità» mugugnò tra le labbra, quasi a convincersi di amare i nuovi titoletti. Si mise a sedere su un trono di legna ardente. «Potrei perfino abituarmi!» ridacchiò felice, esaminandosi le unghie.
«Ti supplico, smettila!» esclamò una ragazzina. La fulminò senza pietà più e più volte, infastidito dalla voce.

Kay indietreggiò. Non era possibile! Il gentile e amabile Ryuu, servo dell'oscurità? Era stato lui a ridurlo in quel modo? Deglutì, spaventato, correndo nella direzione opposta alla regina dei fulmini. Finì per andare a sbattere contro una lancia d'oro alta dieci volte più di lui. Si strofinò gli occhi, cercando di svegliarsi, o di sfuggire dall'incubo.

«Lunga vita a Vostra Maestà, principe del macabro e del raccapricciante, sultano del funesto e re delle sciagure!»
Il principe delle nevi si infilò tra la folla composta da giganti, arrivando ai piedi di un trono enorme. Per vedere chi ci fosse seduto dovette arrampicarsi fino a raggiungere il braccio. Rabbrividì nel vedere l'aria truce di Jamil. Non l'aveva mai visto così serio. E soprattutto non gli aveva mai visto addosso l'armatura. Il jinn si sporse verso il popolo, sistemandosi una ciocca di capelli incastrata tra corna ed elmo.
«Spero vi sia chiaro il mio progetto» mormorò, rimettendosi comodo.
«Certo, vostra maestà. Distruggere il regno di Agrabah» rispose un soldato.
«Uccidete quel che rimane della famiglia reale, ma portatemi il sultano. Vivo o morto, per me non fa differenza» bofonchiò distratto.
«Ai suoi ordini»
«Dopo di ché passeremo al regno del mio caro fratellino» commentò ghignando.

Uno dei soldati si fece avanti. «Io mi oppongo. Credevo che lei amasse gli umani. Va contro i miei principi! Ce l'ha insegnato lei, quando era ancora un principino inesperto...»
«Il tempo in cui portavo rispetto a quegli insetti é finito!» tuonò Jamil. «Hanno tradito la mia fiducia troppe volte. Siamo, sono stato creato superiore per una ragione. Distruggeteli tutti. É un ordine, chiaro!? Se c'è qualche altro topino ribelle che esca fuori adesso»
Il jinn si rivolse al disertore con un sorriso dolce. «In quanto a te» mormorò con gli occhi brillanti di luce sinistra. Afferrò la lancia e gliela piantò nel cranio con talmente precisione e velocità da creare un buco perfetto. La folla acclamò il re. Jamil estrasse l'arma, afferrando il cadavere per il colletto e gettandolo direttamente tra le fiamme.
«Portatemi i gioielli di Agrabah» aggiunse solamente, guardandosi le mani. «Ho le mani spoglie, guardate! Merito qualche anello in più»

Kay osservò il cadavere bruciante e strillò terrificato. Jamil amava gli umani. O almeno, aveva sempre creduto fosse così. Sembrava una grande fanatico, nascondendo perfino corna e coda per omologarsi meglio. Cosa gli aveva fatto cambiare idea? Cosa l'aveva spinto a desiderare il cadavere del suo fidanzato? Cosa l'aveva tramutato in un mostro vero e proprio? Lo ricordava dolce con animali e persone, e fedele ai suoi amici. Non così. Corse via, sperando in un luogo più pacifico.

Dario stava misurando un veleno. «A volte uccidere é un atto di amore» mormorò.
Assolutamente no!
Kay era assolutamente terrificato. Questa visione gli piaceva sempre meno.
«Se la uccido saremo tutti in pace» mormorò di nuovo il ragazzo. «Mia madre avrebbe fatto così. Bisogna sempre scegliere l'opzione migliore per tutti. Anche a costo di fare del male a qualcuno. Ma il male é relativo, in questo caso»

Il tono del ragazzo era così triste che sembrava che il castano si stesse autoconvincendo di quello che doveva fare. «Devo aiutare, devo aiutare» sibilò, nella speranza di trovare il coraggio di fare quello che doveva. Doveva solo convincersi che era per un bene superiore. Era tutto quello che gli avevano sempre insegnato. Non poteva arrendersi così facilmente.

Kay guardò tristemente il liquido nerastro colare giù per una mela. Tutto questo era colpa sua. Doveva avere il coraggio di accettare il suo ruolo, per salvarli tutti dal rovinarsi con le loro stesse mani. Gettò a terra la boccetta. Dario apparve confuso, poi si chinò per pulire il pavimento, disperato. Il principe delle nevi, non potendo più sopportare la visione, fuggì via. Andò a sbattere ad una colonna.

«Vostra maestà?» mormorò una guardia. Kay la seguì timoroso. Khalil era sdraiato di traverso sul trono, abbracciato ad una bottiglia di vino.
«Che c'è?» esclamò felice, facendo tintinnare gioielli di ogni sorta.
«Il popolo ha fame. Hanno tutti fame. I bambini piangono, e...»
Il castano gli posò un dito sulle labbra. «Lascia che finisca io la frase per te. Hanno bisogno di un miglior sovrano! E io sono qui per questo! Khal alla riscossa! Solo che capisci, non posso certo andare in giro vestito da straccione. Sai, al mio paparino si spezzerebbe il cuore se sapesse che non ho dei vestiti adeguati per andare ad aiutare i poveri»
La guardia rimase in silenzio.
«Quindi vammi a comprare qualcosa di decente. Ci andrei io, ma devo organizzare il mio armadio» canticchiò, piroettando attorno al povero uomo.
«Non ci sono più soldi» ribatté secca la guardia.
«No? Nemmeno una monetina?» domandò confuso.
«Non c'é più nemmeno la polvere del tesoro di Agrabah» ammise l'uomo amareggiato.
Khalil ci rifletté un po', girando attorno al trono, con bracciali e cavigliere che producevano un rumore assordante.
«Oh, ma certo! Chiederò a Jam...Jamil? Si chiamava così? Di aprirmi la caverna delle meraviglie!» canticchiò.
«Se n'è andato. Da parecchio»
«Oh, che cattiveria. E dire che ci siamo perfino baciati una volta! Avrebbe dovuto pagarmi! Senti, hai frugato nella tomba di mamma? È rimasto qualcosina?»

Kay sentì il rumore del suo stesso cuore spezzarsi. Khalil era il ragazzo più generoso, altruista e soprattutto benestante che avesse mai visto. E soprattutto amava la sua famiglia e Jamil così tanto che sentirlo parlare in quel modo gli dava il voltastomaco. Certo, forse a volte il castano si lasciava trascinare dall'enfasi di spendere soldi e fare shopping, ma non riusciva a figurarselo in quel modo. Sentì le guance inumidirsi.

Finalmente il cielo si schiarì. Rincuorato, cercò Saffron sul balconcino. Non c'era. Doveva essere rientrata. Scosse la testa, ancora confuso. Erano possibilità o futuri certi se non avesse deciso di prendere il ruolo che doveva?
Entrò nel castello, confuso dalle urla. Tutto era a soqquadro: fanciulle che correvano terrorizzate, cavalieri che cercavano le proprie armi, bestiole in fuga. Si guardò attorno, terrificato. Era rimasto nel reame dei sogni per quanto tempo? Abbastanza dall'instaurare una rivolta? Cercando di rimanere calmo, si diresse verso l'atrio.

Kay, un'altro Kay, era in piedi. Il principe delle nevi sbatté le ciglia, confuso. Non era affatto sfuggito da Somnium. Era ancora lì, intrappolato nel profondo dei suoi incubi. Il Kay del suo sogno sollevò il Narrastorie, puntandolo contro qualcuno che faticava a riconoscere. Aguzzò lo sguardo sui folti ricci e sull'aria dolce del ragazzo minacciato. Come poteva non riconoscerlo? Era Thomas. Doveva essere passato qualche anno, perché si era fatto piuttosto alto e muscoloso. E aveva dei lineamenti più affilati. Indietreggiava.

«Kay, ragiona. Non puoi farlo. Sono stati cattivi con te, ma questo non ti autorizza a distruggere l'Accademia» mormorò, con la punta del pennino alla gola.
«Perché no? Sono il Gran Maestro. É mio compito punire chi non segue le regole. E la regola era non farmi arrabbiare» rispose freddamente l'altro. Thomas provò a farlo ragionare.
«Non hai mai accettato questo ruolo. Ricordi?» chiese dolcemente, cercando di farlo calmare senza gettare legna sul fuoco.
«Non ufficialmente, ma ho firmato la conclusione di una fiaba, ergo lo sono. E non metterti contro di me. Mi sto innervosendo»
Il castano abbassò lo sguardo, deluso dall'amico. L'altro Kay spostò lentamente la lama.

Il Kay spettatore non disse nulla. Anche lui era deluso da sé stesso. Buttare tutti i suoi tentativi di migliorarsi solo per tornare ad essere il crudele e freddo principe delle nevi lo struggeva particolarmente. Chissà cosa ne pensavano i suoi amici. Non dovevano esserne contenti. Con il passare del tempo aveva imparato che gli piaceva essere stimato dagli altri. Aveva coperto i suoi difetti, finché era stato possibile. Gettare tutto il progresso in favore di una versione di sé stesso che desiderava eliminare era un atto spregevole.

Thomas gli saltò addosso, lanciando via il Narrastorie.
«Adesso basta» urlò il principe delle nevi, rimanendo in qualche modo in piedi. Scaraventò via l'amico. Il pennino rimase sul pavimento. Kay pestò il piede a terra, generando una scarica di ghiaccio che ricoprì l'intera sala in un istante.

Aveva dei brutti ricordi legati a quell'evento. Guardo l'altro Kay girovagare con calma nell'Accademia congelata, ogni tanto accarezzando il volto di alcune statue. Lo vide soffermarsi su quella di Ryuu. Imbarazzato, si voltò altrove. L'altro Kay gli diede un bacio.
«Peccato, avremmo potuto avere un futuro insieme» mormorò, passando il dito sulle labbra ghiacciate. «Se solo tu fossi stato un bravo principe e fossi stato più incline al perdono»
Dopodiché, spinse con grazia la statua giù dalla finestra. Il ghiaccio andò in frantumi.

Kay corse a vedere cosa ne era rimasto. Solo frammenti nella neve, che riflettevano la luce della luna. Era notte. Il ragazzo alzò lo sguardo. Non vi era un solo incubo in cui il Sole era alto nel cielo. L'altro Kay gli si mise accanto. Lo squadrò silenziosamente, poi gli strinse le guance.
«Pensavi forse che non potessi vederti?» lo derise, girandogli il volto a sinistra e a destra per analizzare i cambiamenti dovuti al tempo. Kay lo spinse via, e non disse niente.
«So cosa sei venuto a fare. A guardare quello che succederà se non accetti il tuo ruolo, perché bla bla bla...la verità é io posso fare tutto ciò che voglio. Sono il Gran Maestro con o senza una stupida cerimonia. E se assumermi le mie responsabilità é solo una mia scelta. Vai via» commentò.
«Okay, credo...credo ci sia stato una sorta di fraintendimento» rise imbarazzato Kay. «Io sono qui per sbaglio. Sì, per sbaglio! Stavo giusto andando via»

Si incamminò in direzione casuale, nervoso. «Non prendermi in giro. Illudere sé stessi é difficile» ribatté l'altro Kay, seguendolo a pochi passi di distanza. La sua presenza incombente lo metteva a disagio.
«Davvero. Sono qui per nessuna ragione. Per perdere tempo durante Magimatica» ribatté il principe delle nevi, accelerando il passo.
«Ma dai. Moriresti, piuttosto che perderti una lezione» commentò l'altro. «So che hai paura. Sei terrorizzato perché il tuo più grande incubo è che tutti i tuoi amici diventino cattivi, ma non perché hai paura per loro e per come possano autodistruggersi, hai paura per te e per come ti tratteranno. Oh, e hai anche paura che ribaltino la tua autorità e ti puniscano»
Kay non disse niente, ma si fermò di scatto.

«Ecco, ho toccato il tasto dolente. La punizione sarebbe così giusta che ti terrorizza. Per questo devi essere il primo ad attaccarli, a tenerli sotto il tuo comando»
«Basta» piagnucolò il ragazzo.
«Ad ogni modo, non vedo perché dovresti rovinare la mia gloriosa vittoria» commentò l'altro Kay. Lo costrinse ad indietreggiare con la schiena verso la finestra.
«Non la voglio rovinare. Stavo andando via, ma ti sei...sei ehm, messo in mezzo»

L'altro Kay lo spinse proprio come aveva fatto con Ryuu. Perse l'equilibrio, pregando che fosse davvero tutto un sogno. Ne aveva abbastanza dei suoi poteri di Gran Maestro: capiva perché tutti speravano che i loro figli non venissero presi all'Accademia. Beata ignoranza, beato non aver poteri.

«Ciao ciao, Täthi» sibilò l'altro Kay, mentre il principe delle nevi cadeva nel vuoto. Era quello il suo nome, o l'aveva scambiato per un'altra persona? Non poteva averlo fatto. Solo che pronunciato da lui stesso il suo nome aveva perso quel suono dolce e amabile che aveva. Non gli piaceva così tanto. Forse perché gli sembrava di esserselo scelto da solo. Decise di seppellirlo dentro di sé. Chiuse gli occhi. É solo un sogno.

La luna fece la sua ricomparsa nel cielo, seguita dalle stelle. Saffron era lì, a braccia aperte. Kay corse ad abbracciarla.
«Cos'hai visto?» domandò genuinamente la donna, stringendolo a sé. Il principe delle nevi singhiozzò, facendola commuovere.
«Mi dispiace. Oh, mi dispiace così tanto. Non pensavo potessi vedere cose così crudeli. Non avrei dovuto. Mi dispiace»
Il ragazzo annuì, ricominciando a lacrimare. «Non voglio che questo succeda! Non voglio, non voglio!» strillò. I suoi migliori amici erano meglio di così. Erano gente dolce, che voleva bene al prossimo, non dei mostri senza cuore. Quasi per la prima volta nella sua vita, sentì il puro bisogno di salvarli da loro stessi. Non per ricavarne un guadagno personale, ma perché voleva loro bene.

«Credo di non avere più alcun dubbio» mormorò Kay.
«Sì?» commentò sorpresa Saffron. «Credevo che Somnium si sarebbe rivelato un deterrente»
«No» commentò Kay. «So cosa non voglio che succeda ai miei amici. È un punto di partenza»
«Concordo. Sei pronto a ricoprire il tuo grande ruolo?» chiese la donna.
«Mai stato più pronto. Ma non spedirmi mai più lì! Era sempre e solo notte!» piagnucolò.
«Strano presagio» mormorò lei.

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Kay rimase un secondo fermo prima di tornare in camera. Voleva cambiare strada. Non sapeva perché o come, ma non gli andava di ripercorrere sempre gli stessi corridoi. Magari poteva andare verso le segrete, che aveva visto forse due volte. Si incamminò, con aria lugubre. Si fermò proprio davanti alla scala che scendeva giù, fino al centro dell'Accademia. Deglutì, avendo cura di lasciare la porta dietro di sé ben aperta. Fece un passo avanti.

Una voce lo chiamava. Guardò dietro di lui, ma colse solo un movimento di sfuggita. La voce lo chiamò di nuovo. Era in fondo alle segrete. Mise un piede in avanti, pronto a seguirla, ma mise il piede in fallo sul gradino. Rotolò giù per tutte le lunghissime scale, imprecando e maledicendosi per i suoi progetti. Da grande non avrebbe sicuramente fatto l'architetto. Finalmente (finalmente!) si fermò, dopo essere andato a sbattere dritto contro uno degli strumenti di tortura ammassati sul fondo. Si rimise in piedi, tutto ammaccato.

«C'è nessuno?» chiese, guardandosi attorno. Sul pianerottolo c'erano pinze, forbici, corde e strutture in legno a lui sconosciute. Sollevò un marchingegno in metallo, curioso. Lo gettò a terra dopo qualche secondo. Guardò di sfuggita la fila di celle, poi decise di risalire. E sentì in quel momento, con orrore, il rumore della porta che si chiudeva. Risalì di corsa — includendo qualche pausa, ad essere sinceri — solo per scoprire che il portone era chiuso. Lo spinse, prima con le mani, poi facendo forza con la schiena, ma questo non si mosse di un centimetro.

Aveva un brutto presentimento.

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«Quindi quando ci rivediamo?» chiese Melody. «A proposito, vuoi davvero vestirti di bianco alla cerimonia di Kay?»
«Ma cosa vuoi da me, sgorbio?» si lamentò il principe, stiracchiandosi e cercando di apparire disinteressato.
«Una data in cui sei libero» rispose determinata lei.
Il corvino sbuffò. «Praticamente sempre»
«Perfetto» ribatté lei.
«E certo che mi vestirò di bianco. É il mio colore preferito, mi viene naturale metterlo ad un'occasione speciale come questa. Metterò perfino il mio diadema»

Melody aggrottò la fronte. «Visto che hai disconosciuto i tuoi genitori, non dovresti aver praticamente abdicato al trono»
«Sono ancora un principe!» strillò il corvino. Si ricompose un attimo dopo. «Sarebbe sciocco da parte mia rinnegarli in queste situazioni. Piuttosto, come pensi di vestirti tu, che sei una stracciona?»
Accettando che era il semplice modo di flirtare del corvino, la ragazza sorrise. «Non lo so, magari mi farò consigliare qualcosa dal mio amicone Khalil»
«Davvero? Khalil?». Il ragazzo scosse il capo, disgustato. La trascinò in camera.

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«Quindi come sei uscito da lì?» chiese Jamil, inarcando un sopracciglio. Kay arrossì.
«Gridavo così tanto che alla fine qualcuno mi ha sentito. Quella lì, rossa. Mi sfugge il nome»
«Miranda? Povera ragazza. La tratti come una pezza!» borbottò il jinn.
«Hey! Faccio quello che é giusto. E poi non é mica colpa mia se siete tutti contro di me»
«Uuuh, okay... ci vediamo. Devo andare a tingere quelle orribili mutande che mi hai regalato»
«Pensavo ti piacessero le cose leopardate»
«Mi piacerebbe sapere da dove hai tratto questa conclusione. Ciao, Kay, vatti a preparare»

Jamil gli chiuse la porta in faccia. Deluso, il principe delle nevi decise di ritirarsi nella sua stanza. Era tempo di prepararsi al suo destino. Passò davanti alla porta delle segrete, che aveva fatto sigillare dopo...beh, esserci caduto rovinosamente dentro. Si assicurò che nessuno lo vedesse e sistemò i lucchetti. Sarebbe stato imbarazzante caderci di nuovo, specialmente perché continuava a sentire delle voci dall'interno. Aveva perso fin troppo tempo. Corse via, verso la sua stanza.

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«Woah, Khal, stai benissimo» esclamò Jamil.
«Anche tu. Hai la corona storta. Aspetta un secondo...» mormorò il castano, sistemando il diadema sul capo del ragazzo. I due guardarono Ryuu, che non si era presentato al cenone di Natale e che da tempo ormai marciva nella sua camera. Si era preparato, seppur con aria tragicamente infelice, ed aveva indossato la corona del padre. Faceva strano vederlo così, ma adesso era re. Susanne non aveva voluto la reggenza del regno.

«Sei pronto?» chiese dolcemente il jinn.
«Come non mai» ribatté l'altro.

Il chiodo fisso che aveva era Kay. Voleva fargli provare dolore, voleva vederlo struggersi per lui. Voleva godersi la sua vendetta, voleva vederlo soffrire come aveva sofferto lui. Il pensiero lo deliziava alquanto. Gli sarebbe piaciuto ucciderlo, pugnalarlo senza pietà. Però rimpiangeva quando il suo unico desiderio era baciarlo sulle labbra e passare la vita assieme.
«Allora andiamo» concluse Khalil.

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Le porte dell'atrio si aprirono, lasciando entrare la piccola Rochelle, con in mano un cestino pieno di petali di rosa. La bimba li sparse davanti a lei, seguita a ruota da Thomas. Il ragazzo, come un fiero fratello maggiore, si premurava di non pestarle la gonna, e lanciava i fiori cercando di colpire gli studenti. Estasiato dalle fatture degli abiti e delle corone, rischiò di perdere varie volte l'equilibrio, inciampando più volte nelle sue stesse scarpe. Saffron gli rivolse un'occhiata apprensiva, e si mise a camminare dritto, senza più spiare gli invitati.

Una volta arrivata all'altare costruito per l'occasione la bimba si inchinò leggermente davanti alla preside, andando poi a rifugiarsi tra le braccia della madre. Thomas fece lo stesso, infilandosi poi tra Thisbe ed Ada. Si appiccicò alla bionda, poggiandole la testa sulle spalle e dondolando le gambe emozionato. Finalmente, nel silenzio più assoluto, la stella della giornata fece il suo ingresso nella sala.

Il re delle nevi si mosse lentamente ed elegantemente per la navata, con un bouquet di rose bianche in mano. Nonostante si fosse premurato che tutto fosse perfetto per quel giorno, qualche fiocco di neve ribelle si era poggiato sui suoi abiti, facendolo sembrare appena tornato da una gita all'esterno. Ryuu si voltò a guardarlo, con il cuore che le batteva forte. Per quanto lo odiasse, era una bugia negare che fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto. Lo vide sistemarsi una ciocca bianca fuori posto, abbozzare un sorriso in attesa del suo destino. Abbassò lo sguardo con fatica. Non voleva dargli più potere su di lei di quanto già ne avesse. Khalil, accanto a lei, si tamponò le lacrime con un fazzoletto ricamato. Per non guardare il principe, si concentrò sulla seta rossa imbevuta di lacrime. Il castano le diede una leggera gomitata, costringendola nuovamente a osservare la cerimonia.

Ormai era arrivato all'altare. Il Narrastorie fluttuava proprio davanti a lui, docile e brillante. Saffron si inchinò, e si fece da parte, lasciando che il principe delle nevi facesse da sé. Lui si mise sul capo la corona, senza troppi complimenti. Sorrise soddisfatto, ma per quanto tutti cercassero di non notarlo, il sorriso sembrava più un ghigno crudele. Si sfilò lentamente un guanto, caricando d'attesa i presenti. Posò l'indumento a lato, aprendo un libro dalle pagine candide come la neve. Infine arrivò il momento più atteso: posò l'indice sulla punta affilata del Narrastorie, lasciando che il sangue sgorgasse dal taglio. Rimase sorpreso dal dolore lancinante, socchiudendo gli occhi e aprendo leggermente la bocca.

Era tempo di scrivere le parole che avrebbero determinato il destino suo e di tutti. Tracciò sulla carta "C'era una volta", ma la pagina riassorbì il sangue, cancellando la scritta. Saffron si accigliò, e gli invitati mormorarono. Il principe ripeté il processo, solo per ottenere lo stesso risultato. Per confermare il suo ruolo di Gran Maestro avrebbe dovuto firmare la fine ed l'inizio di una favola — non necessariamente della stessa, come d'altronde gli era accaduto — ma il libro semplicemente si rifiutava di farlo. Qualcuno bussò alle porte chiuse. I presenti si voltarono, sussurrando su chi mai potesse essere il ritardatario. Finalmente le porte si spalancarono.

Kay fece il suo ingresso nella sala, con i capelli spettinati e senza soprabito. Si strinse nelle spalle, infreddolito. Si guardò attorno, rivolgendo infine uno sguardo truce all'altro Kay all'altare. Quest'ultimo si limitò a guardarlo male. «Chi é questo impostore?» domandò ad alta voce, con tono autoritario.
«Non posso credere che qualcuno voglia rovinare il mio giorno!» aggiunse.
Il nuovo arrivato biascicò qualcosa, con tutti gli occhi puntati addosso. «Semmai sarebbe il mio, di giorno. Ma qualcuno ha deciso di rovinarlo!» esclamò.

Ryuu spostò lo sguardo da un ragazzo all'altro. «In effetti é davvero strano che il tuo sangue abbia reagito così» commentò Khalil, indicando il Kay all'altare. Questo lo guardò dall'alto.
«Come puoi dubitare di me? Siamo amici, Khalil!» esclamò. «Ti ho perfino permesso di truccarmi, questa mattina». Addolcì il tono, guardandolo spaventato. Il castano fu assalito dai dubbi.
«No! Non fidatevi di lui! Sono io il vero Kay!» pianse il ragazzo appena giunto.
«Non so, il fatto che stia piangendo un po' mi convince che dica la verità» mormorò Jamil.
«Per favore, qualcuno lo tolga di mezzo» mormorò Kay all'altare, disinteressato. Ricominciò il processo fallito pochi attimi prima.
«Non vuoi combattere solo perché sai di non essere me!» strillò il principe delle nevi, generando una scarica di spuntoni che raggiunse la gola dell'altro, senza ferirlo. Lui si limitò ad alzare il mento e sorridere.
«Immagino che aggiunga solo un po' di divertimento ad una cerimonia noiosa» mormorò l'altro, illuminando le dita delle mani e ricoprendo l'altare di ghiaccio.
«Io non illumino le dita quando uso la mia magia!» squittì il ragazzo ferito, indietreggiando per evitare che il ghiaccio lo bloccasse.
«Forse hai ragione» mormorò l'impostore, unendo le mani a mo' di preghiera e congelando con un'esplosione tutti i presenti prima che questi potessero reagire. «Ogni tanto mi sfuggono dei dettagli»

Il vero Kay indietreggiò. Era solo, debole e con un nemico apparentemente invincibile. Si coprì il viso con un braccio, terrorizzato.
«Non posso credere che la tua soluzione a tutto sia piangere. Credevo che i Gran Maestro avesse maggiori abilità! Il tuo unico talento è creare ghiaccio senza nemmeno saper controllarlo...» lo derise l'impostore, rivolgendo nuovamente la sua attenzione al Narrastorie, rimasto intatto. Lo prese tra le mani, nuovamente pronto a scrivere la sua storia. Osservò ansioso le crepe che si stavano creando sulla massa di statue di ghiaccio.
«Almeno io sono capace di crearlo bene!» strillò Kay, strappando una spada dal fodero di uno degli invitati. La sollevò per colpire l'impostore, ma questo prese le sue stesse identiche fattezze - capelli spettinati, occhi arrossati, aria terrorizzata - quando le statue di ghiaccio si scongelarono. Capendo di essere finito dritto nella trappola abbassò l'arma, mentre i presenti gli andavano contro.
«Grazie per aver capito chi era chi» pianse falsamente l'impostore, aggrappandosi a Khalil e asciugandosi le lacrime con il suo mantello.
«Che schifo» commentò Keiichi, spostandosi. Kay strillò, mentre un paio di ragazzi lo trascinava via.
«No, dovete credere a me, mi stavo solo difendendo! Sono io il vero Kay» singhiozzò, scalciando ed agitandosi. «Sono io il vero Gran Maestro!»

Saffron si schiarì la voce. « Al momento non c'è nessun vero Gran Maestro» commentò. «Ma ci sarà presto, se questo giovanotto è il vero Kay». L'impostore sorrise sebbene turbato. Il rituale avrebbe funzionato solo ed esclusivamente con qualcuno che aveva firmato, e non era lui. Ma avrebbe comunque trovato un modo per prendere il potere e ribaltare quella stupida società. Che razza di separazione era Ragazzi e Ragazze? E che scopo aveva chiamarli separarli se non erano segregati ognuno nella propria scuola? Tutto ciò era folle. Gli unici principi esistenti erano Bene e Male, e li avrebbe sradicati entrambi. La preside gli passò il libro. Il Narrastorie tremolò tra le sue mani. Kay cacciò un urlo prima che le porte si chiudessero alle sue spalle. I due ragazzi che avevano fatto da buttafuori sorrisero e si rimisero ai loro posti.
«Oh, questo sarà un super articolo sul giornaletto della scuola»
«Pensa alle cose importanti, Khalil»

Chiuso fuori, il principe delle nevi tremò e tirò su col naso, terrorizzato dal futuro. Doveva ricomporsi. Era pur sempre il Gran Maestro, con o senza cerimonia. Doveva avere qualcosa in più rispetto agli altri, no? E allora perché non riusciva a proteggere nessuno? Né la sua scuola, né i suoi amici, tantomeno sé stesso. Sentiva le voci di tutti all'interno del castello. Dovevano essere estasiati dal nuovo leader appena proclamato, che non era lui. Rimase imbambolato a guardare il portone, confuso. Poi scosse la testa. Ma a cosa stava pensando? Lui era Kay, il re delle nevi, il ragazzo che quando non era stato invitato al Ballo aveva distrutto la scuola. Aveva la sensazione che se il sé stesso di quattordici anni avesse potuto vederlo, l'avrebbe davvero schifato. Capiva anche il perché, ma piangersi addosso non l'avrebbe portato a nulla. Puntò entrambe le mani contro il portone, che si spalancò immediatamente. La folla mormorò annoiata quando fece il suo ingresso nella sala.
«Ancora tu?» chiese l'impostore. «Non ti hanno mai insegnato a lasciar stare ciò che non appartiene a te?»
«Potrei rivolgerti la stessa domanda» ringhiò Kay, indicando il Narrastorie. «Temo che tu abbia qualcosa di mio»
«Oh, questo?» l'altro rise. «Se proprio ci tieni...vieni a prenderlo»
«Non credo di doverlo fare» sibilò il re delle nevi. Il pennino si agitò, volando dritto nella sua direzione. Il ragazzo non si spostò, mentre gli invitati chiusero gli occhi, spaventati per la sua incolumità e per l'imminente spargimento di sangue. Fortunatamente per lui, il Narrastorie si fermò prima di pugnalarlo. Si posò sulla sua mano, illuminandosi debolmente.

«Non sto capendo» mormorò Ryuu, girandosi attorno. «Il vero Kay è quello lì?» aggiunse, indicando il ragazzo all'altare.
«No, zietto depressetto!» strillò Thomas, balzando in piedi. «Il vero Kay è quello con la penna in mano! Dai, Kay, spacca il culo di quell'idiota!» urlò. Thisbe gli tirò un orecchio. Khalil fece lo stesso con Jamil, senza apparente ragione. Prima che Kay potesse fare qualcosa, qualcuno cadde apparentemente dal cielo.

Emma si sistemò la maschera sul viso, sfoderando la spada incantata e caricando verso l'impostore. Questo indietreggiò, illuminando le mani. La ragazza cercò di colpirlo sul capo con il piatto della spada, mentre il neo Gran Maestro cercava di capire cosa fare. Era praticamente una divinità, poteva fare qualsiasi cosa volesse, no? Avvicinò le due mani tra loro, come a creare qualcosa. Di solito l'unica cosa che gli usciva fuori era un fiocco di neve, ma questa volta apparve una scintilla di luce. Curioso, la guardò crescere fino a diventare una sottospecie di stella pronta ad esplodere. Emma gli stava lasciando spazio per colpire l'impostore: evidentemente non voleva rubargli il momento. Il raggio di luce si trattenne per qualche secondo, poi puntò al sosia e lo spinse violentemente contro il muro.

Questo si rimise in piedi, ferito. Si guardò attorno, poi si gettò tra la folla, inseguito da Emma, mentre il vero Gran Maestro cercava di colpirlo di nuovo con la sua nuova magia. Una scarica di ghiaccio colpì l'impostore, questa volta costringendolo a cambiare sembianze. Era stato difficile evitare il nuovo attacco, e aveva bisogno di confusione. Saltò addosso a Khalil, imitandone l'aspetto e il vestiario. I due rotolarono a terra, prendendosi a manate, cercando di separarsi. I re delle nevi era tentato di far fuori entrambi, ma non poteva farlo per ovvie ragioni.

«Ed ecco la situazione da capo» si lamentò Keiichi, mentre Emma spostava lo sguardo da uno a l'altro.
«Chi è il vero Khalil?» chiese Ryuu, illuminando le mani, pronto a fulminare l'impostore.
«Io» strillarono entrambi, aggrappandosi a mantelli e camicette.
«Ho la soluzione» strillò Jamil. «Di che colore sono i miei peli pubici?»
«Blu» strillò uno dei due. L'altro assunse un'espressione semi disgustata.
«Che razza di domanda è?» esclamò preoccupato.
«Colpisci quell'altro» strillò il jinn, mentre Keiichi tratteneva un conato di vomito. Kay provò a congelarlo, ma questo si buttò nuovamente tra le persone. Il Gran Maestro decise di usare lo stesso incantesimo che usava per qualsiasi cosa. Pestò il piede a terra, congelando la porzione di folla che conteneva il sosia. Rimase tutto fermo per qualche secondo, poi il ghiaccio esplose, liberando chi vi era sotto. La potenza era tale da distruggere anche i vetri delle finestre e degli occhiali degli studenti. Il clone si dissolse in una nebbiolina rossastra. Domina si tirò su, con un braccio ferito. Lo stesso fece Miranda, colpita in pieno. Tirò su col naso, completamente malridotta. Kay arrossì e si scusò. La regina della notte le diede inavvertitamente una spallata.
«Scusa, non ti ho vista» mormorò debolmente, con la voce talmente tremolante da farla sembrare la verità.
«Nessuno la vede mai» aggiunse Nova, anche lui ferito. Miranda abbassò lo sguardo per qualche attimo, salvo poi voltarsi attorno. Pensava di aver risolto con Domina, ma evidentemente lei e il suo amico volevano altre botte.
«E l'impostore?» domandò, confusa. Il Gran Maestro gonfiò il petto come un tacchino.
«L'ho distrutto» esclamò. Gli invitati applaudirono. Ryuu, annoiato, rivolse lo sguardo verso il muro, avendo cura di dare le spalle a Kay.
«Elogiato per fare il suo mestiere» mormorò in disappunto.
«Non potevi chiedermi una cosa normale come il tuo compleanno?» domandò Khalil.
«Mi hai organizzato una festa a sorpresa l'anno scorso, lo sanno tutti» sbuffò il jinn, posandosi una mano sul petto. «Non sei semplicemente felice di essere stato salvato?»

Saffron alzò le proprie braccia, illuminando l'intera sala di tiepidi raggi di sole. Abituati al buio, i presenti chiusero gli occhi. Quando li riaprirono tutte le macchie di sangue erano sparite e le ferite si erano rimarginate. Anche gli abiti si erano ripuliti, e i capelli pettinati.
«In effetti é più comodo fare così che ricominciare la cerimonia da capo» mormorò Kay, anche se un pelino deluso. Avrebbe voluto camminare lungo la navata anche lui, a costo di sembrare una sposina. Si sistemò rapidamente i capelli già perfetti, poi si avvicinò finalmente all'altare, ancora con il Narrastorie in mano. Questo mise in mostra la punta, attendendo di trafiggere il dito del nuovo Gran Maestro.

Il principe delle nevi si punse l'indice, tracciando sul libro ancora aperto il tanto agognato C'era una volta. Non appena concluse di scrivere tutti i presenti vennero colpiti da un'onda d'urto luminosa. Confusi, si guardarono attorno, solo per scoprire un nuovo simbolo sui loro abiti. Un fiocco di neve, che poteva essere bianco o nero, era apparso sui petti di tutti. Thomas lo aveva in fronte. Tirò la manica di Thisbe. «Di che colore é?» domandò emozionato. «Vuol dire che sono buono o cattivo?»
La bionda annuì. «Credo di sì. É bianco». Gli mise una mano sulla fronte, facendo spostare il simbolo sul petto per essere visibile. Anche il suo era bianco. Non si aspettava che fosse nero, ad essere onesti.

Si voltò verso il gruppo che faceva più rumore. Melody e Ryuu avevano entrambi un fiocco nero stampato in bella vista sul petto. Nessuno dei due proferiva parola, ma a schiamazzare erano Jamil e Khalil. «Non é possibile che siate due Mai, eravate due Sempre!» strillarono all'unisono. Nessuno dei due sembrava reagire, né in modo positivo né in modo negativo.
Keiichi non sapeva esattamente come sentirsi.
«Forse ha riassegnato lo status in base a come si sente nei vostri confronti» commentò. Non era del tutto seccato, perché Melody come mai lo sollevava da un sacco di fastidi.

Il rosso non disse nulla, ma si alzò e andò via, ignorando tutte le richieste di fermarsi.
«Uhm...» mormorò Khalil. «Cosa pensate di fare adesso?» chiese, grattandosi la testa. Melody fece spallucce. «Se Kay é ancora così rancoroso da vedermi come Mai, allora é un problema suo. Solo che avrei evitato che il simbolo fosse uno stupido fiocco di neve, ugh»

Miranda guardò il suo. Era bianco come la neve. Sorrise, posandoci la mano sopra e guardando Domina. La bionda le rivolse un'occhiata di sfuggita.

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Era il primo ballo che Kay avesse mai frequentato. Il re delle nevi spalancò gli occhi alla vista della sala decorata esattamente come voleva. Era stato a lui a dirigere i preparativi, ma vederli messi in atto senza troppi disastri lo emozionava. Guardò il suo riflesso sul pavimento di ghiaccio, emozionato. Gli piaceva il suo vestito, ed anche come la sua corona riflettesse tutte le luci. Forse si era un po' perso nel rimirare il suo stupendo viso, perché quando rialzò lo sguardo tutti avevano qualcosa da fare. C'era chi ingurgitava le patatine fritte del buffet, chi si accingeva a ballare, e chi si ritoccava il trucco. L'unica cosa a distinguerlo dagli altri era però il fatto che fosse da solo. Si mise a sedere su un divanetto, giochicchiando con un lembo del mantello, in attesa che qualcuno lo notasse. La musica incalzava i presenti a ballare - naturalmente con più eleganza rispetto al party di non molto tempo prima. Il ragazzo affondò nell'imbottitura del mobile, sperando vivamente che qualcuno si rendesse conto della sua mancanza. Dopo tutte le peripezie della giornata, la sua timidezza naturale era risorta, forse a causa della stanchezza. Gli facevano male le gambe. Poggiò la testa sul braccio del divanetto, quasi propenso ad addormentarsi.

«Kay!» esclamò qualcuno, sedendosi accanto a lui. «Sei Kay, giusto?» aggiunse debolmente.
Il ragazzo alzò il capo, sistemandosi al volo i capelli. Sulle prime non capì con chi stesse parlando, poi riconobbe i foltissimi capelli castani e le buffe ciocche azzurre.
«Dario!» squittì. «Sei proprio strano senza occhiali, lo sai?» rise.
«Non sei il primo a dirmelo. Neanche io mi vedo bene senza»
Il Gran Maestro rise, forse troppo forte. Dario arrossì.
«Contento che ti sia piaciuta la battuta» mormorò, sorridendo. Kay gli posò l'indice in mezzo agli occhi, facendo apparire un paio di occhiali identici a quelli che aveva prima.
«Woah» commentò il castano, sorpreso. Era bellissimo mettere a fuoco gli oggetti che aveva davanti a lui.
«Potere da Gran Maestro» si vantò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.
«Ti andrebbe di ballare?» chiese Dario. Era facile intuire quale fosse il desiderio del re delle nevi. Gli brillavano gli occhi solo a guardare la pista, non osava immaginare la sua felicità se qualcuno gli avesse chiesto di danzare.
«Cer...me lo stai chiedendo solo perché ti faccio pena seduto qui da solo?» domandò sospettoso Kay.
«Non lo farei mai». Abbassò lo sguardo sulla sua voglia. C'era ancora scritto il nome del compagno di classe. La nascose con la manica. Sarebbe stato difficile spiegarlo, ed anche molto imbarazzante. Gli sorrise.
«Allora andiamo!». Il re delle nevi lo trascinò sulla pista.

Ryuu squadrò i nuovi arrivati in pista con un calice di vino in mano. Storse il naso.
«Ma Kay è sempre stato così gatto morto?» domandò, sorseggiando la bevanda lentamente, senza smettere di fissare i due.
«Credo che quello sia Felix» commentò Keiichi, giocando con una ciocca di capelli corvini, arricciandosela lentamente attorno al dito.
«Ma sei ovunque?» sibilò, avvicinandosi a lui. «E comunque Melody non ti sta guardando, puoi anche smetterla»
Il principe smise con nonchalance. «Se non siete fidanzati non dovrebbe interessarti così tanto. Sembri solo ossessionato da Kay. Hai per caso la camera tappezzata di suoi ritratti?»
«Semmai quello ossessionato é lui. Cerca di trovare un modo per rovinarmi la vita ogni volta che cerco di rimettermi dal tiro mancino precedente»

Il corvino si avvicinò a lui. «Forse dovresti fargliela pagare del tutto, allora» Il rosso lo spinse via, dirigendosi verso Kay al centro della sala. Voleva vendetta? Certo che sì. E l'avrebbe avuta. Dario si staccò da lui immediatamente. Ci teneva alla pelle, e Ryuu non aveva esattamente l'aria di qualcuno di innocente al momento. Lo vide sbattere i tacchi sul pavimento, come per preannunciare il suo arrivo già reso palese dal fruscio dell'abito. Il re delle nevi apparve confuso per qualche secondo, poi si voltò anche lui verso la catastrofe incombente.
«Ry...Ryuu!» balbettò, aprendo le braccia leggermente. Si sentiva osservato da tutti. Si fece piccolo piccolo, sorridendo nervosamente.
Il rosso gli diede uno spintone, facendogli perdere l'equilibrio. Lo afferrò a mo di casqué, poi avvicinò il viso al suo.
«Sai cosa hai combinato con me?» sibilò.
«N...no, vedi...io» mormorò. Voleva liberarsi dalla presa, e allo stesso tempo non voleva.
«Ora credono tutti che io sia ossessionato da te. E forse é vero. Mi sembra giusto che anche tu sia ossessionato da me» ribatté duro il rosso.

Lo baciò sulle labbra, tra le esclamazioni curiose e indignate della folla. Il principe delle nevi provò a ribellarsi debolmente. Non era così che aveva immaginato il bacio del vero amore. Non apparivano fuochi d'artificio nella sua testa, non gli sembrava che tutto quello attorno a lui prendesse velocità. Oppure era così preso dal ricambiare che non se n'era accorto. Nessuno dei due voleva mollare la presa. Ryuu si staccò dopo qualche secondo di troppo, squadrandolo. Si allontanò pulendosi il viso con un tovagliolo.

Dario si riavvicinò a Kay, con le labbra sporche di rossetto e un'aria da imbecille.
«Tutto bene?» domandò cautamente.
«Credo di amarlo» ribatté il principe delle nevi, ancora intontito. Forse baciandolo gli aveva succhiato anche via il cervello. Il rosso lo sentì e sorrise crudelmente, di spalle.

Se solo ricambiassi, Kay. Se solo ricambiassi.

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Jamil si poggiò sulla ringhiera del balconcino, stringendosi nelle spalle. Faceva freddissimo quella sera, e tutti quegli abiti eleganti erano solo per esibizione. Si voltò verso la sala, ancora piena di persone. Qualcuno ballava, qualcuno si era gettato sul poco rimasto del buffet — c'erano le patatine fritte, in parte era colpa sua se ora era deserto — e qualcuno si era gettato negli angoli, assonnato. In generale la festa sembrava aver perso la sua intensità, com'era giusto che fosse. Ogni tanto gli piaceva uscire e guardare il mondo da un punto di vista esterno. Qualcuno gli ticchettò la spalla.

«Khalil!» esclamò il jinn, voltandosi verso il fidanzato. O meglio, il quasi-fidanzato. Ma non per molto ancora. Il principe, seduto sul tappeto, gli porse la mano.
«Vieni?» chiese. Jamil esitò, abbassando lo sguardo. Era piuttosto in alto.
«Non ti fidi di me?» domandò poi, sorridendo.
«Certo che mi fido di te» bofonchiò l'azzurro, facendosi trascinare sul tappeto volante.
Per qualche minuto ci fu un silenzio imbarazzante, mentre il castano cercava lentamente di avvicinare la sua mano a quella di Jamil, concentrato sulle stelle. Sudando freddo e completamente rosso, rifletté su come proporsi.

Doveva prima baciarlo e poi chiedergli di mettersi insieme ufficialmente, oppure il contrario? Il contrario però suonava più come una proposta matrimoniale, e non era ancora pronto a sposarsi. Magari avrebbe dovuto mettersi in ginocchio. Certo però che era difficile farlo su un tappeto volante. E poi mettendosi in ginocchio avrebbe ottenuto l'effetto contrario dell'inchino, dato che Jamil si sarebbe dovuto alzare per non ricevere una ginocchiata nell'occhio. No, forse era meglio rimanere seduti. E invece per la scatolina? Gli servivano due mani per aprirla, ma ne con una stava stringendo la mano dell'altro. Anche tirarla fuori dalla tasca con una mano sola era un rischio. Rischiava di farla cadere. E per quanto avesse soldi da spendere, niente sarebbe riuscito a restituirgli la voglia di vivere dopo una figura del genere.

«Khalil?»

Doveva trovare un modo. Magari poteva distrarlo, e nel frattempo sfilare la mano dalla morsa, e magari prendere la scatolina. Sì, forse era una delle idee migliori che gli fossero venute in mente.

«Khalil?» ripeté Jamil. A quel punto il castano si voltò verso di lui. Guardò il ragazzo con una scatolina aperta in mano. Esaminò rapidamente l'anello all'interno, osservando il suo riflesso nella pietra. Rivolse di nuovo il suo sguardo al jinn.
«Dammi un secondo» commentò serio, spostandosi all'angolo del tappeto e dandogli le spalle. Trattenne qualche urletto, agitò le gambe, ringraziò il cielo, e poi si rimise accanto a lui.
«Allora, stavo dicendo...» mormorò Jamil imbarazzato. «Vuoi essere il mio fidanzato?»
«Certo che sì!» esclamò Khalil, saltandogli addosso. Il jinn prese l'anello dalla scatoletta e glielo infilò all'anulare con attenzione. Era stressato quanto lui. Il castano fu semplicemente felice di esistere nello stesso periodo storico di Jamil. Era bello guardarlo stressarsi per compiere un'azione semplicissima. In quel momenti realizzò che forse era una cosa che avrebbe voluto fare per tutta la vita.

«Ecco fatto» esclamò l'azzurro. Khalil mosse la mano per vedere l'anello da diverse angolazioni.
«É stupendo» mormorò il principe.
«Sono felice che ti piaccia» ribatté il ragazzo, stringendosi nelle spalle imbarazzato.
«Quasi mi dimenticavo! Anche io ho qualcosa per te» gli sussurrò Khalil all'orecchio. Tirò fuori la scatolina che custodiva da troppo tempo. La aprì anche lui abbastanza nervoso.

Jamil si coprì la bocca. «É blu!» esclamò, guardando i riflessi della gemma da tutti i lati, muovendosi così rapidamente da rischiare di perdere l'equilibrio.
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto» ridacchiò il castano, grattandosi la nuca. L'azzurro gli porse la mano, e Khalil gli infilò l'anello cercando di godersi il momento. Era più stressante di quanto credesse.

Si guardarono. Khalil socchiuse gli occhi, avvicinandosi lentamente a Jamil. Posò le mani sulle sue, ma il jinn le sfilò, afferrando il viso del castano e tirandolo a sé.
Riesco a sentire il tuo sorriso mentre ci baciamo.
Non sapeva nemmeno fosse possibile. Ad ogni modo, era la sensazione più bella del mondo. Era come se chiudendo gli occhi e baciando il suo ragazzo attivasse inavvertitamente uno spettacolo di fuochi d'artificio tutti blu nella sua testa. Guardò Jamil.
«Scintilli!» esclamò lui, guardandolo. Gli fece il segno del pollice in sù, senza sapere esattamente cosa fare. Khalil lo baciò di nuovo.

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Domina si stiracchiò, sola. Illuminata solo dalla luce delle stelle, contemplò la bellezza della notte. Se avesse potuto, se avesse capito come, avrebbe permesso alla Selva Infinita di ammirarla per sempre. Per un attimo rivolse il pensiero a sua sorella Pamina. Doveva essere felice con la sua nuova vita, dopo aver tradito lei e sua madre. Si rigirò tra le mani un anellino che aveva indossato per la cerimonia. Alzò lo sguardo, attirata dallo scricchiolio della finestra.

Un'altra Domina le si avvicinò.
«Quindi sei ancora vivo» mugugnò lei, guardandosi le unghie, come se non fosse incuriosita dalla vera natura di chi aveva accanto.
«Così pare» mormorò l'altra, grattandosi il viso seccata.
«Pensavi davvero di battere il Gran Maestro?» domandò. Non riusciva a trovare la facciata da esibire. La fan sfegata di Kay, la critica che lo accettava così com'era, o un'anarchica?
«È più semplice di quanto pensi. Kay é ingenuo e gonfiato come un tacchino. Non sa come difendersi. La vera nemesi qui sarebbe il Narrastorie»
«Com'è toccarlo?» chiese incuriosita. Doveva essere una sensazione simile al tenere tra le mani il Settemplice Cerchio Solare, oppure la Mela Avvelenata.
«È molto più pesante e intelligente di quanto credi» commentò l'Altra Domina, scuotendo la testa. «Come dicevo, é il vero ostacolo. Bisogna trovare il modo di domarlo. Non accetta persone incapaci di evolversi o di guardare oltre l'orizzonte. Sceglie solo quelli speciali. Ma lo sai già, no?»

La regina della notte rimase in silenzio. «E cosa ci potresti fare con il Narrastorie?» domandò dopo qualche minuto di contemplazione.
«Parli come se fosse riuscito nel mio intento. Potresti perfino scrivere i tuoi desideri e farli realizzare. Bisogna solo convincerlo. E tu sei una regina della seduzione, o mi sbaglio?»
«Non ho mai sedotto una penna» commentò secca Domina. L'altra rise.
«Scusa. Pensavo di sì. Sembri disposta a tutto»
La bionda ghignò, offesa. Le diede una mezza spinta.

«Chi o cosa sei?» chiese.
«Mi aspettavo una domanda del genere. In fondo sarebbe comodo per te saperlo»
L'altra Domina mimò delle virgolette. «"Regina della notte sventa attacco al Gran Maestro!"Aspetti solo l'occasione di ingraziartelo di nuovo. No? Darti l'occasione di farlo per me sarebbe come cedere la mia vittoria ad una biondina pompata. Ah ah. Vedremo se sarai abbastanza degna di conoscere la verità»
Domina scosse la testa. «Sei proprio stupidissima» commentò seccata, senza trovare migliore risposta. Non voleva nemmeno cercarla.

L'impostore le sorrise e le fece il baciamano. «Vedrai, amerai questa stupidità. Non so se la cosa possa essere ricambiata...»
La regina della notte, disgustata, sfilò la mano.
L'Altra Domina sorrise nel buio.

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