07 :: La legge del più forte
Ero così emozionata per questo capitolo che ho perfino deciso di rimanere a casa per finirlo 😍
Scherzo, sto male 🥲
Scusate non ho riletto é un capitolo cringe e mi dispiace per tutto ma il prossimo è bello giuro
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Era un luogo così pieno di luce gialla che sembrava di essere immersi nel miele. Non era una tonalità smorta, quella che somiglia ai limoni rinsecchiti, ma una di quelle tonalità calde e dolci. Perfino l'acqua era dorata, ma forse lo era perché rifletteva il cielo e il fondo. Non era profonda. Piuttosto, era un infinita distesa che percorreva tutto quel mondo curioso. Gli arrivava appena alle ginocchia, ed era calda. Non era nemmeno difficile camminare, visto che il fondale era solido e piano. I ripetitivi colori del luogo gli ricordavano il tramonto. Jamil si mise a sedere e posò la testa sulle ginocchia, tracciando con l'indice una spirale nell'acqua.
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La giornata era iniziata faticosamente. Thomas aveva la febbre, l'infermeria era piena di ragazzi feriti e Keiichi aveva piantato un broncio spettacolare.
«Pensate di venire a lezione?» domandò Xiaolong, sveglia da parecchio.
«Non credo» rispose Kay. Aveva un braccio fasciato e doveva tenere tassativamente la mano fredda sulla fronte del bambino.
«Dopo che qualcuno ha favorito Domina? Non ci penso proprio. Non aspettarti di vedermi più alle tue lezioni» bofonchiò il corvino, strappando le coperte a Khalil.
Il principe si rintanò di più sotto le lenzuola. «Non é proprio giornata. Non provocarmi, Keiichi» borbottò con l'intento di sembrare minaccioso. Era in parte umiliato dall'esser stato blatamente ignorato il giorno prima, e in parte dispiaciuto per l'appuntamento saltato. Guardò la scatola dell'anello nel cassetto semi-aperto.
«Sennò cosa fai? Ti fai la frangetta in preda ad una crisi isterica?»
L'altro si mise una mano sul fianco.
«No» rispose infine il castano, dopo aver valutato l'opzione. Terrorizzato dal solo pensiero, si mise a sedere, infilando i piedi nelle ciabatte di pelo rosa.
«Non ti senti un po' come le donne col marito in prigione?» chiese Xiaolong.
«Non sono nemmeno fidanzati» sibilò Keiichi, particolarmente combattivo.
«Non é giusto tenerlo nelle segrete per qualcosa che non ha fatto! Almeno Domina si é assicurata che nessuno cercasse di torturarlo o cose strane...» mugugnò.
«E tu ti fidi di Domina?» commentò il corvino. «Secondo me l'ha torturato proprio lei»
Xiaolong gli diede una gomitata. «Te la sei proprio presa...e comunque cosa vi fa credere che Jamil sia innocente? Non é pur sempre un jinn?»
Kay sentì il sangue raggelarsi. La madre di Jamil sembrava assolutamente il tipo da mettere vetro nel pane. «Ma non tutti sono cattivi» si azzardò a dire.
«Ma la maggior parte lo sono». La dragonessa si stiracchiò, poi fece spallucce. «Vabbè. Bambolino, ti portiamo dei cupcakes, così ti riprendi dal trauma»
Keiichi, che pur di infangare Domina era disposto a spezzare una lancia a favore di Jamil, tossì per richiamare l'attenzione.
«Potremmo dire lo stesso dei draghi. E delle donne bionde che hanno un'aria da angioletto innocente. E poi non credo che Coso sia abbastanza astuto da ideare un piano del genere...voglio dire, se avesse voluto ucciderci sarebbe venuto da noi con coltello e forchetta senza aver fatto colazione»
Thomas rantolò, rimettendosi la mano di Kay in fronte. Il povero principe aveva tentato più volte di sottrarsi alla pena, ma il bambino lo riafferrava sempre prima che potesse allontanarsi. I tre lo guardarono male.
«Mi si sta addormentando la mano» sibilò.
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Yona posò una lampada decorata a fiorellini sul tavolo. «Non é carinissima?» domandò. Miranda annuì. «Cavoletti, é davvero bellina» mormorò in risposta, dondolandosi sulla sedia.
«La terremo qui per ricordo del vecchio cuoco» sospirò. La rossa aggrottò la fronte. «Di preciso, cos'è che fai? Il cuoco, il medico?»
«Oh, ad essere onesto faccio qualsiasi cosa mi sia richiesta» ribatté lui.
Kay si gettò a sedere accanto alla ragazza. «Ti va di lucidarmi le scarpe?» domandò. Il principe si allontanò.
«Come vedi, non fa nulla di quello che gli chiedi» commentò, rivolgendosi alla rossa.
«Avresti potuto chiederlo con gentilezza» sospirò lei. «Io sono Miranda, comunque!» si presentò.
«É inutile che ti dica chi sono, tanto già lo sai»
«Ma certo...»
Una farfallina si posò sulla lampada. «Dovremmo accenderla» mormorò Kay. Non gli piaceva troppo stare al buio.
«Come vuoi» sorrise Miranda. La farfallina prese fuoco.
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«Il mio nome é Arlette, e non vedo l'ora di insegnarvi tutto ciò che so!» esclamò una donna con un lunghissimo abito blu.
«Ye» esclamò Arisu, indicando Harriet. «Se facciamo un progetto a coppie posso avere la topa?»
«Se lei concorda» mormorò l'insegnante, guardando l'oni leccare la faccia della poverella.
«Quand'é che questa lezione diventa utile?» domandò Saahir, prima che Arisu sbattesse la faccia alla finestra e svenisse.
«Proprio ora!»
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Lorina si stava giusto godendo quegli attimi di divertimento, quando Auryn spalancò la porta. «Posso sapere cosa tu stia facendo?» chiese poco gentilmente, guardandola dipingere la faccia di Fata Morgana.
«Le sto rinnovando il make-up. Questo sarà atomico! É entrata in uno stato catatonico due minuti fa, quindi ho pensato che volesse un make-over». Il principe guardò Pissy e le sue ciglia finte.
«Magari non sta bene» commentò, toccandole la guancia.
«Ha la stessa consistenza di un pesce blob» aggiunse ammirata Lorina, schiaffeggiandola più e più volte. «I miracoli di Darwin»
Auryn non disse niente. «Ti va di giocare a scacchi?» propose.
«Certo. Mi basta non essere decapitata dalla regina. Ah ah»
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Qualcuno fluttuava verso di lui. Fata Morgana si avvicinò a Jamil a grosse bracciate, nuotando nell'aria. A primo impatto la cosa sembrava buffa, ma il genio raramente si sorprendeva. Piuttosto, era contento di non essere intrappolato da solo in quello spazio liminale.
«Cosa ci fai a Miraggio?» esclamò scocciata la donna, posandosi a terra. Sollevò la gonna, infastidita dall'acqua.
«Cos'è Miraggio?» chiese lui, confuso.
«Questo posto. È un portale tra la realtà e quello che desideri. Di solito ci finisce chi non sa usare i propri poteri e non ha abbastanza fegato da inseguire i propri sogni»
«Oh» commentò Jamil.
Non era esattamente un posto meraviglioso, ma era rilassante. Non ci avrebbe passato il resto della sua vita, ma era confortevole.
«Aspetta» mormorò. «Se é praticamente uno scarto delle realtà, cosa ci fai qui? Non sei capace con la magia?»
Offesa, Fata Morgana fece qualche passo per stemperare la rabbia.
«Che sciocco! Io posso arrivare a Miraggio quando mi pare proprio perché sono magica. Posso anche uscirne, e mi sembra di capire che tu non ne sia capace»
Jamil incrociò le braccia sul petto. «Come posso uscirne?» domandò. «E poi, perché sono qui?»
«Guarda che non sono un'indovina. Di solito questo posto si genera perché non riesci a realizzare un desiderio perché non sei convinto. Ma Miraggio appare a chi ha espresso il desiderio...aspetta. Hai provato a realizzare un tuo stesso desiderio?»
Il jinn arrossì un po'. «C'è qualcosa di male?»
«Certo che c'è! Hai provocato un'interferenza nel tuo stesso incantesimo. E ora sei bloccato qui»
«Voglio uscire!» piagnucolò l'azzurro. Non aveva intenzione di rimanere bloccato in quel luogo inquietante per sempre. Man mano che ne comprendeva l'origine, Miraggio assumeva sfumature macabre, quasi a sapere di essere stato smascherato.
«Da quanto ne so, non sei imprigionato solo mentalmente» gli fece notare Fata Morgana, guardandosi le unghie.
Jamil ci rifletté qualche secondo. «La prigione... mhmm...la lampada?» esclamò.
«Ero sicura che avresti parlato delle sbarre di ferro, e invece hai colto subito il punto» ghignò la donna.
«Ma la lampada é anche casa mia»
«A volte coviamo una serpe in seno» ribatté lei, girandogli attorno.
«Quindi per liberarmi da Miraggio dovrei distruggere la lampada?» domandò Jamil, cercando di capire se avesse interpretato male qualcosa.
«La lampada limita i tuoi poteri. La limitazione dei tuoi poteri ti ha condotto a Miraggio. Miraggio verrà distrutto se distruggi la lampada»
«Ma la lampada limita i miei poteri per una ragione, no?» chiese il jinn.
«Boh» rispose lei. «In realtà a me non interessa. É che mi sono sentita privata del mio safe splace, o come lo chiamate voi giovani. Miraggio é casa mia, e se vuoi andartene devi distruggere quella roba. Chiaro? Chiaro. E fallo subito, temo che la mia povera Pissy stia morendo di sete»
«Ma é la mia lampada» mormorò Jamil.
«Ma davvero? Puoi dirlo un'altra volta? Perché non ho capito. È la tua lampada? Andiamo piccoletto, esci di qui. Miraggio non é bella come credi»
Il ragazzo rimase in silenzio. Sapeva che quel giorno prima o poi sarebbe venuto. Solo che gli si spezzava il cuore a lasciarla andare. In ogni caso, aveva preso la sua decisione. Se voleva uscire da quell'illusione, doveva distruggere la lampada. A dirsi era facile, ma come poteva farlo? Un rumore sordo richiamò la sua attenzione. La lampada era proprio dietro di lui, su un piedistallo d'oro.
«Questo mondo é un po' pacchiano» ridacchiò imbarazzato, avvicinandosi e prendendola tra le mani.
«Vuol dire che hai un animo pacchiano» commentò secca lei. «Sai come si distrugge un'oggetto incantato?» chiese.
Jamil annuì dopo qualche attimo di esitazione.
«É uno degli incantesimi che ti insegnano per primi, no?» commentò, tracciando un cerchio nell'acqua. La forma non si dissolse, illuminandosi leggermente. Ci posò la lampada al centro e illuminò le dita di una debole bagliore.
«Distruggiti!» esclamò, puntando entrambi gli indici contro l'oggetto.
«Pensavo avessi più classe» commentò Fata Morgana.
La lampada rantolò e tremolò.
«Chi é che ordina ciò?» chiese con voce brusca e roca.
«Jamil» rispose lui, intimidito. Si fece piccolo piccolo. La voce rise.
«Sai quanti Jamil esistono?» ghignò. «Sii più specifico. Sono sicuro che tu possa farcela»
Il ragazzo si schiarì la voce. «Jamil, o Najm. Quarto principe del regno dei jinn, e secondo in linea per il trono»
«Nessun titoletto? Pensavo di sì. Che razza di principe sei?». La voce amava prenderlo in giro.
Arrossendo un po', mugugnò qualcosa.
«Non ti sento!» commentò la voce.
Fata Morgana inarcò un sopracciglio.
«Jamil, principe del macabro e del raccapricciante, sultano del funesto e re delle sciagure. Felice?» commentò rapidamente.
«Che titoletti infausti»
La donna rise. «Però! Che bei nomi»
«Non li ho scelti io, okay?!»
La voce parve riflettere, borbottando. «Dunque, se é il sultano del funesto a richiedermelo...». La lampada si ricoprì di crepe, e Fata Morgana si dissolse con un urletto, sorpresa.
«Lo farò più che volentieri» concluse. «Ma ad una condizione! Dovrai attenerti ai titoli che ti hanno detto. É per te l'ora di mostrare a tutti qual'é il tuo vero potenziale affinché il mio sacrificio non sia vano. Libera la tua magia!»
Jamil alzò lo sguardo al cielo, o a quello che doveva esserlo. Il soffitto dorato tremolò, come se fosse stato fatto di gelatina. Rivolse nuovamente la sua attenzione al cerchio e alla lampada. Era il momento di lasciarla andare.
«Somiglia a quando ti tolgono il ciuccio per la prima volta» piagnucolò, guardando l'oggetto dissolversi in una miriade di granelli di sabbia dorata. Sospirò, poi tossì, infastidito dalla polvere. Il cielo stava crollando. Si mise una mano sulla fronte, cercando di catturare un ultima immagine di Miraggio. Grosse crepe ricoprivano l'intera volta, e sgretolandosi pian piano rivelavano che non è tutto oro quel che luccica, e che quel luogo apparentemente perfetto altro non era che una misera illusione. Bisognava tenere i piedi saldi a terra.
Riaprì gli occhi. Era raggomitolato contro la parete fredda, ma se non altro non aveva più la sensazione di star bruciando vivo. Si avvicinò lentamente alle sbarre, esitando fino all'ultimo a rivolgere lo sguardo alla lampada. Alla fine non potè che osservare quello che pareva un mozzicone di sigaretta. Le decorazioni si erano fuse, e l'oro che era rimasto era ammaccato e accartocciato. Si guardò i polsi. Due dei suoi braccialetti - rispettivamente uno destro e uno sinistro - erano spariti. Squadrò per qualche minuto le sue braccia, ancora livide per il giorno prima, poi spostò la sua attenzione sulle mani. Gli sembravano minuscole, ma forse perché a Miraggio tutte le dimensioni erano casuali, vittime della sua stessa immaginazione. Sentiva comunque tutti i suoi organi compressi, schiacciati l'uno contro l'altro in un modo anomalo. Per farla breve, si sentiva come un maglione di lana ristrettosi dopo un lavaggio poco cauto. Si stiracchiò, nella speranza di far andar via quella sensazione sgradevole, ma non funzionò. Forse si sentiva claustrofobico perché la cella era minuscola, e lo costringeva a star chinato o seduto. Sì, doveva essere per quello. Si guardò di nuovo le mani, questa volta con le dita illuminate di un leggero bagliore grigiastro.
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Khalil ripercorse la stanza a grandi passi. Aveva sete, era preoccupato per l'interrogazione di magimatica e doveva capire come convincere Jamil a salire sul tappeto volante. Si mise a sedere sul letto, sfogliando svogliatamente il libro, poi si rannicchiò sul cuscino. Forse qualche Mai aveva una bottiglietta di sangue umano inutilizzata. Magari poteva prenderla in prestito e berne solo un piccolo sorso, giusto per placare quella voglia di addentare chiunque. Si diede una manata sulla fronte. Come poteva anche solo pensare di bere sangue umano? Era un mostro. Sospirò, stringendo uno dei suoi mille peluche. Decise di srotolare il tappeto volante sul letto. Quello prese vita, girandogli attorno. All'improvviso, la scuola tremolò.
Un terremoto?
Si mise in piedi. La scossa era durata pochissimi attimi, ma aveva avuto una forza immensa. Forse conveniva uscire dalla stanza. Controllò che Thomas non fosse nel letto, poi sgusciò via, seguito fedelmente dal tappeto. Una seconda scossa gli fece perdere l'equilibrio. Non era l'unico nei corridoi, anche altri ragazzi dovevano aver pensato di uscire dall'edificio il prima possibile. La terza fu la più forte, e rischiò di abbattere le mura. Qualche quadro appeso alle pareti crollò. Khalil saltò sul tappeto volante, uscendo dalla finestra. Dall'altro vide che un gruppo di ragazzi si era radunato dinnanzi ad una delle torri. Se il principe non si sbagliava, sotto di quella vi erano situate le segrete.
Atterrò proprio accanto a Kay, che indietreggiava man mano che le crepe si estendevano sulla parete. Non fece in tempo a domandare nulla, perché con un quarto scossone si aprì nel muro una fessura abbastanza grande da permettere a qualcuno di uscire. I due guardarono Jamil tirarsi fuori dalla stanzetta delle segrete, fino a trascinarsi all'esterno. Non era tanto il fatto che il jinn si fosse liberato quanto il fatto che gli arrivassero alle ginocchia a terrificarli. Il principe delle nevi boccheggiò come un pesce, cercando di dire qualcosa. C'era molto da analizzare: ad esempio un paio di corna lunghe quanto il suo braccio ed una coda che si agitava in continuazione, rischiando di abbattere qualsiasi cosa avesse intorno. Preferì concentrarsi sugli artigli, che sembravano essere la cosa meno minacciosa al momento. Il ragazzo si spolverò le spalle e il grembiule, poi riprese le sue dimensioni originarie con nonchalance.
Khalil gli mise una mano sulle corna. «E queste?» domandò curioso.
«Domina ha distrutto la mia lampada!» strillò lui, indicando la bionda tra la folla. La ragazza si fece paonazza, poi balbettò qualcosa di incomprensibile, alzando gradualmente la voce. «Io? No! Perché avrei mai dovuto farlo? Sei un ragazzo così gentile» mormorò, posandosi una mano sul petto.
Qualcuno concordò. Keiichi la squadrò da capo a piedi, con un'espressione disgustata.
«Quanto sei bugiarda!» strillò lui, agitando la coda all'impazzata e schiaffeggiando Kay più volte.
«Jamil, calmati» mormorò Khalil, mettendogli una mano sulla spalla. «Cos'é successo?
«Che quando siamo scesi nelle segrete mi ha chiuso in una stanzetta e ha messo a bruciare la mia lampada» piagnucolò lui, cercandola istintivamente, senza però trovarla.
«E non é una cosa positiva?» chiese il principe, genuinamente confuso.
«Evidentemente no» commentò Keiichi, avvicinandosi al gruppo. Analizzò anche il jinn, quasi oltraggiato che anche lui avesse deciso di farsi spuntare corna e coda. Almeno non aveva le squame, altrimenti si sarebbe ritrovato a denunciarlo per averlo copiato.
«Pensavo non avesse fatto niente!» esclamò il castano, scuotendo Jamil. Kay, dopo l'ennesimo ceffone, si spostò.
«Non posso crederci! Sembra una così brava ragazza!» esclamò lui.
«Per mille lampade, Kay! Credi ad una che non conosci e non al tuo migliore amico?»
«Non ho detto che non ci credo, ho detto che non posso crederci. É un modo di dire, Jamil»
Il jinn aggrottò la fronte, ragionandoci su. «Vabbè. Qualsiasi cosa tu stia dicendo. Domina é cattiva!» urlò. La bionda corse via piangendo, e la folla lo guardò male, qualcuno che si avvicinava minaccioso a lui e qualcuna che correva dietro la regina della notte.
«Non dovresti dire le cose come stanno in pubblico, stanno per linciarci» mormorò il castano, spingendo il trio sul tappeto. Keiichi si oppose inizialmente, ma preferì prendersi la Jamilite Khalileiana di tipo Kay (una malattia che si era inventato sul momento e che avrebbe sicuramente contratto dato che non li aveva disinfettati) piuttosto che venir decapitato dalla folla. Capitanata da niente meno che Mr. Ghigliottina, Nova. Si mise comunque all'angolino.
«Quindi, cosa sarebbe successo?» chiese il principe.
«Te l'ho appena detto!» mormorò lui. «Ha fatto la finta santarellina e poi boom! Mi ha torturato!»
«Ma aveva detto che non l'avrebbe fatto!»
«Perché volete così tanto crederle?!» piagnucolò il jinn. «Sono anche sicuro che a mettere il vetro nel pane sia stato Nova»
«Il fatto é che non possiamo provarlo» commentò Kay, guardandosi le unghie.
Jamil lo strattonò. «Domina non è l'unica che mi deve delle scuse» strillò. «Non fai altro che dire "no, ragazzi, fermatevi, non siete in voi" quando c'è un problema. Sei il Gran Maestro, dovresti essere autoritario»
Khalil si avvicinò a Keiichi, cosciente dell'andazzo che la conversazione stava prendendo.
«Oh, scusami, ma non pensavo che fosse obbligatorio prendere le tue parti» borbottò lui.
«Non é obbligatorio, ma ho ragione! Io prendo sempre le tue difese, anche quando sei nel torto marcio»
«Ma se danno tutti ragione a Domina, perché dovrei oppormi? Sono già odiato abbastanza»
«Kay! Non puoi mantenere questo atteggiamento per sempre!»
Il jinn deglutì, abbassando le orecchie. «La mia lampada é distrutta. Pensi che l'abbia fatto io?»
«Magari qualche altro Mai. Sai, eri ridotto abbastanza male quando ti hanno trascinato nelle segrete»
«Tu non vuoi credermi» mormorò.
«Non é che non voglio, é che non posso! I fatti sono altri»
Il tappeto prese le difese del principe delle nevi. Khalil si aggrappò alle nappe, confuso.
«É un oggetto magico scolastico. É ovvio che tifi per lui» commentò Keiichi, tenendosi stretto al tessuto.
«Vedi? Hai sempre qualcuno che ti copre!» strillò Jamil, digrignando i denti. Il tappeto lo buttò giù. Tutti e tre lo guardarono precipitare senza preoccuparsi troppo. Il jinn si dissolse in fumo prima di toccare terra, materializzandosi in piedi. Fece il dito medio a tutti e tre.
«Non posso credere che se la sia presa anche con noi» mormorò Keiichi.
«Beh, grazie mille per aver rovinato la mia unica opportunità di portarlo ad un appuntamento!» commentò Khalil. Kay fece spallucce.
«I tuoi genitori sarebbero fieri di te?» chiese il corvino, sapendo di andare a ferire in qualche modo l'ego del principe delle nevi. A quel punto quello si pentì un pochino delle sue azioni, ma non lo diede a vedere.
A terra Jamil era diventato di nuovo enorme. Si mise a sedere a ginocchia incrociate nella neve, ringhiando a chiunque si avvicinasse. Finché una figura conosciuta non corse verso di lui, tenendosi il cappottino saldo addosso. Ryuu gli abbracciò la gamba.
«Per tutte le lampade, ho avuto paura per te!» esclamò la ragazza, stringendolo forte.
«Ryuu!» esclamò l'altro, rimpicciolendosi per rientrare nell'abbraccio.
«Cos'è successo? Stai bene?» chiese. Il jinn guardò le sue occhiaie e l'aria decisamente smunta.
«Tu come stai, piuttosto? Tutto okay?»
Ma certo che no, le é morto il padre. Stupido Jamil.
«Non riguarda me adesso. Riguarda te. Dov'è la tua lampada?» chiese, analizzandolo nel dettaglio.
«La mia lampada...» mugolò l'azzurro, poi gli occhi si riempirono di lacrime. Le stava trattenendo da qualche ora ormai. «Domina me l'ha distrutta!» concluse, scoppiando a piangere come una fontana.
«Cosa!?» esclamò la rossa, con una palpebra tremolante.
«Sì» piagnucolò, asciugandosi le lacrime.
«Ma come si é permessa! Regina della notte?! La farò diventare la regina delle ossa rotte! Te ne comprerò una più bella, va bene? Solo non piangere così tanto, rischi di annegarci tutti»
Jamil annuì. «Era la mia lampada d'infanzia» mormorò abbassando le orecchie. Ryuu gli diede un paio di pacche sulla schiena. Lo stomacò del jinn brontolò. Lui contò sulle dita le ore passate dall'ultimo pasto. Erano tante.
«Facciamo così, Jam. Io ti cucino il pranzo e tu mi fai salire sulla tua mano quando ridiventi super gigante come prima!» propose la rossa. Il ragazzo annuì, lasciandosi trascinare nella scuola.
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«Come ti stavo dicendo, Ada, C.C. é una papera da tartufo» spiegò Thisbe, mentre l'animale domestico al guinzaglio cercava i funghi.
«Molto interessante» ribatté l'altra lettrice, grattandosi il naso.
«Sai che Thomas si é preso la febbre? Poverino, si é fatto male e si é spaventato così tanto»
«Molto interessante» ripeté Ada, poi però ci rifletté per qualche istante. «Senti un po', cosa é successo a sua madre?» chiese.
«Quale delle tre intendi?» rispose la bionda.
«Parlamene in generale. Posso vendere le informazioni a quel tipo là...non mi ricordo mai chi é. Le stava cercando»
«Non so di chi parli, ma va bene! Dunque, quando ero piccola, ricordo che Thomas era con le sue due mamme, Safira e Kokoro. Poi sono sparite! Sai che vuol dire sparite?!»
«Certo che lo so» ribatté Ada.
«Hanno proprio fatto puff. E dire che erano tanto gentili. Però a Gavaldon non piacevano. Sospetto che le abbiano fatte fuori» mormorò.
«E la terza?» chiese la strega.
«Dunque. La signorina Sandra. É quella che vende le verdure. Non appena le hanno sbolognato Thomas ha piazzato lui al mercato. Non era una brava madre. Beveva sempre»
Ada rifletté per qualche secondo. «Certo che Safira e Kokoro sono nomi strani per dei gavaldoniani» mugugnò.
«Oh, oh! Lo penso anche io!» esclamò. «Credo che Thomas venga dalla Selva Infinita. Magari loro due hanno trovato il varco proprio come noi e adesso lo aspettano qui»
«Non credi che se avessero trovato il varco lo avrebbero portato con loro?»
Thisbe si rattristò. L'idea che Thomas fosse completamente solo eccetto loro le spezzava il cuore.
C.C. le si avvicinò trotterellando tenendo un libro col becco. La bionda glielo tolse, sfogliandolo. Ripulì la copertina con la manica, sistemandosi gli occhiali. Le era familiare.
«Perdinci, Thisbe! Mia cara!
Pensavo che sarei rimasto sepolto come una bara»
La bionda cacciò un urletto di gioia e lo strinse. Ada aggrottò la fronte. «Cosa sarebbe?» domandò.
«Il mio libro magico! Mi ha aiutato un sacco di volte l'ann...due anni fa»
«Perché a me non hanno dato qualcosa di utile?» si lamentò la ragazza.
«Tu hai Lorina» ribatté la bionda.
«Lorina non é considerabile utile»
Thisbe la ignorò.
«Caro libro, mi sei mancato.
Dimmi qualcosa di inaspettato»
«Non sai fare le rime» commentò debolmente l'altra lettrice, ma il libro se ne infischiò.
«Oh oh mie care, oggi allerta meteo!
State ben attente, e attente sottolineo,
alla principessa della notte.
Le sue parole corrotte,
il suo atteggiamento esasperato!
Oh, cos'hanno combinato...
Attente agli ombrelli e al caldo,
qualche genietto qui fa lo spavaldo...»
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Jamil ingoiò la zuppa preparata da Ryuu. Non era il massimo, e ad essere sinceri sfiorava il minimo sindacale per essere considerata commestibile, ma gli andava bene comunque.
«Grazie» mormorò.
«Figurati» rispose la rossa. «Non c'è nulla di meglio che cucinare, no? Lo dici sempre»
Il jinn si morse la lingua per non commentare.
Khalil spalancò la porta, seguito da Domina e Nova, che si guardavano con falsa aria innocente.
L'azzurro abbassò lo sguardo. «Che mangi di buono?» chiese il principe di cuori, prendendogli la ciotola. Ne ingurgitò una cucchiaiata, salvo sputarla tutta in faccia a Khalil. Il castano si pulì con un tovagliolo, grato di aver usato un trucco a prova di zuppa. «Questo é karma» mormorò Ryuu.
Il principe si mise a sedere accanto a Jamil. Gli diede un bacio sulla guancia. «Ce l'hai con me?» chiese dolcemente, sbattendo le ciglia.
«No» rispose debolmente il più basso.
«Domina ha detto che voleva venire a scusarsi per il malinteso» esclamò allora il castano.
«Ecco, ora ce l'ho con te»
Ryuu gli diede una cucchiaiata in testa. Melody entrò in cucina. «Hey, Jami!» lo salutò, dandogli il solito cinque.
«Oh, hey Ryuu. Va meglio?» aggiunse, sorpresa di vedere la migliore amica già fuori dallo stato catatonico in cui era caduta. Lei la ignorò.
Domina prese la mano dell'azzurro. «Possiamo parlare in privato?» chiese dolcemente.
«Se proprio dobbiamo» mormorò Jamil, sentendosi costretto. La regina della notte lo trascinò fuori. Melody si mise a sedere. «Però! Devo dire che di lei ammiro tanto la diplomazia. Al posto suo me la sarei presa tantissimo»
«Già. Jamil ha la tendenza ad esagerare le cose, a volte. Anche se non mi convince per nulla»
«Chi lo sa»
Ryuu scosse la testa.
Domina sorrise. «Che ti avevo detto? Nessuno ti avrebbe creduto» mormorò sorridendo.
«Sei solo un'oca» ribatté Jamil. «Senza offesa per le oche»
«Che esagerato». La bionda sventolò la mano a mo' di ventaglio. «Pensavo che avresti fatto qualcosa di più eccitante, piuttosto che piangere dal tuo amichetto»
«Tipo cosa? Tagliarti la testa e appenderla al mio armadio? Non mi piace sporcare»
Il genio incrociò le braccia sul petto.
«Non essere triste. Ti ho fatto un favore! Ora sei libero! Niente più lampade!» concluse allontandandosi.
A Jamil tremolò la palpebra. Libera la tua magia. Voleva sapere come ci si sentiva ad essere privati del proprio posto sicuro? Incrociò le mani, chiudendo gli occhi. Una folata di vento spalancò la finestra, percorrendo l'intero corridoio fino a raggiungere la bionda. Lei si girò. Qualcosa nel suo sguardo diceva che stava per iniziare un combattimento.
«É tutto questo quello che sai fare?» esclamò la ragazza, indietreggiando.
«Oh, no, ti stavo solo chiamando»
Khalil aprì la porta della cucina. «Oh no, no no. Ragazzi, ci sono mille modi di risolvere un confronto, e combattere non é tra questi»
Auryn invece era completamente d'accordo.
«Facciamo la guerra fuori, non vorrai mica ferire qualcuno?» lo stuzzicò la bionda.
«Okay, come vuoi». Dissolvendosi in fumo, il ragazzo percorse il corridoio verso le finestra, non prima di aver afferrato la regina ed averla gettata fuori dal castello. Domina si morfizzò in un corvo, atterrando dolcemente su un ramo all'esterno.
Xiaolong sputò il guscio di un pistacchio. «Che succede?» domandò.
«Sto per uccidere una gallina» rispose Jamil, puntando entrambi le mani nella direzione dell'avversaria. La bionda pensò di incantare un paio dei suoi orecchini, ma l'incantesimo venne brutalmente respinto. «Sono già maledetti» rispose lui, colpendola con un pugno. Sorpresa, la ragazza indietreggiò, ferita. La folla tifava per lei. Doveva mostrarsi debole, ed indifesa.
«Per favore» mormorò. «Non esagerare»
Il jinn creò diversi turbini di fiamme, tutti pronti ad attaccarla. Lei si limitò a prendere qualche botta prima di reagire. Afferrò una delle spade in ferro rimaste a terra, dimenticata da qualche studente.
«Non costringermi a farlo» disse. Kay si fece largo tra le persone a gomitate. «Jamil!» lo sgridò. «Non riuscirai mai a batterla»
A quel punto qualcosa doveva essere scattato nell'azzurro, perché aveva solo un desiderio ed era distruggere chiunque fosse in debito con lui. «Perché?! Pensi che non sia abbastanza bravo?» chiese, chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi. A partire dal basso, delle correnti d'aria si avvolsero attorno alla scuola, con abbastanza forza da far tremare l'edificio già compromesso. Non pago, aumentò la velocità, facendo volar via tegole e qualche studente. Nel ciclone ormai erano presenti scorie di tutti i tipi: sabbia, neve, mattoni...e anche fiamme. Thisbe corse all'interno, trascinandosi Ada e C.C.
Si affacciarono alla finestra. «Che ti avevo detto? Il libro non sbaglia mai!». Khalil uscì dal l'edificio a cavalcioni del tappeto volante. Doveva assolutamente convincerli a fermarsi. Domina provò a congelare il jinn, ma questo schioccò le dita e distrusse il debole strato di ghiaccio. Per qualche misero secondo, la ragazza credette che non si trattasse di una messa in scena, e che stesse davvero perdendo.
«Per favore, fermati!» esclamò, ma questo mise voglia al jinn di esagerare. Ogni incantesimo che lanciava era un'occhiata rivolta a Kay in cerca di approvazione.
Domina si ritrovò a terra, con rampicanti avviluppati su per braccia e gambe. A dire la verità, erano rovi ben strani. Li guardò meglio: non erano affatto rovi. Erano serpenti. Strillò come una brava, normale e stupida ragazza. Qualcuno provò a toglierglieli di dosso, ma la bionda era così confusa che scalciava chiunque tentasse di aiutarla. Jamil fece saltare via la sua spada di ferro, sciogliendogliela davanti allo sguardo. Xiaolong scosse Kay. «Devi fare qualcosa! Non é normale, é dopato!»
«Credo che c'entri qualcosa con la rottura della lampada» commentò lui con finta aria saggia.
«Okay, okay! Lo ammetto!» urlò la ragazza a terra. «Sono stata io a torturarti! A rompere la tua lampada! Se questo basta a fermare questa catastrofe, lo ammetterò volentieri!»
Jamil rise istericamente. «Non posso credere che tu ti stia comportando così, Domina. Stai cercando di farmi passare per il cattivo!» strillò.
«Perché lo sei! Stai terrorizzando tutta la scuola!» urlò lei di rimando, illuminando le dita. Si voltò verso Maha che copriva sua figlia per proteggerla dal vento, con un debole sorriso. Era pronta a sacrificarsi, agli occhi di tutti. Le piaceva come senza dover fare nulla, tutti avevano rigirato la situazione a suo favore.
«Non sto terrorizzando tutta la scuola. Oh, andiamo, sembra che non abbiate mai visto una tempesta!» commentò lui, abbassandosi all'altezza della regina della notte.
«Non una tempesta di fuoco e fiamme» ribatté lei.
«Abituatevi»
Jamil chiuse gli occhi, unendo le mani a mo' di preghiera. Delle raffiche di vento ancora più veloci di quelle precedenti assunsero un moto circolare attorno alla scuola, prendendo la forma di un vero e proprio tornado. La bionda si coprì il volto, colpito da sabbia, schegge e occasionalmente bruciacchiato dalle lingue di fuoco che seguivano il movimento dell'aria. Non riusciva a capire se l'intenzione del jinn fosse semplicemente isolarli dall'esterno, rigettarli in aria e ucciderli facendoli schiantare al suolo, o restringere l'occhio della tempesta fino ad ammazzarli. Nessuna delle prospettive sembrava piacevole.
«Non devi farlo per me» aggiunse debolmente, facendo qualche passo avanti verso di lui dopo essersi rialzata, cercando di non farsi trascinare dal vento.
«Cosa ti fa pensare che se decidessi di fermarmi lo farei per te?» ribatté lui, riaprendo gli occhi.
«Pensa al tuo fidanzato. Credi sia contento di questa situazione?» domandò lei.
Jamil rimase in silenzio. Khalil, aggrappato al tappeto volante, lo osservò dall'altro, speranzoso. Avrebbe voluto parlargli, ma Domina lo teneva lontano dal jinn. Era sicuro fosse lei, perché la mano nascosta era illuminata, e anche il tappeto brillava di un bagliore dello stesso colore. Aggrottò la fronte. Voleva davvero passare per l'eroina.
«Capisci? Nemmeno Ryuu é contento. Tantomeno Kay. Pensa al povero Thomas» aggiunse la ragazza, con un tono di voce dolce come il miele. Era un ragionamento convincente, accompagnato da una voce suadente. Doveva funzionare.
«Se gli fosse importato così tanto, sarebbero venuti a parlarmi» ribatté acidamente il jinn. «Ora levati di mezzo» commentò, puntando l'indice contro di lei. Una serpe di fiamme strisciò rapidamente verso di lei, avvolgendola nelle sue spire.
Domina cacciò un urlo di dolore. Improvvisamente un coltello sfiorò la guancia di Jamil. Infuriato, il ragazzo puntò lo sguardo verso Nova. Il principe di cuori lo guardò soddisfatto, con indosso qualche pezzo di un'armatura di ferro. Il jinn crebbe in dimensioni fino a che il rosso non poté che guardargli solamente il ginocchio.
«Ah ah, Jamil, non mi spaventi. Cosa vuoi fare? Toccarmi? Non puoi» lo prese in giro.
La regina della notte ne approfittò per liberarsi dall'incantesimo. L'azzurro strinse i pugni, abbassandosi. «Non potrò toccarti, ma posso farti altro» mormorò.
Un pugno di fuoco spiaccicò Nova al terreno. Non pago del gesto, non appena il principe di cuori provò a rialzarsi, lo riabbatté. Nonostante fossero fiamme magiche e pertanto "fittizie", l'armatura metallica del ragazzo si stava surriscaldando. Non poteva permettersi che la sua bellissima pelle si rovinasse con delle ustioni, quindi si tolse di dosso i pezzi immediatamente, pensando a come correre via.
«Ecco cosa succede a giocare con il fuoco» commentò secco Jamil, ghignando alla sua stessa battuta.
Domina provò a ghiacciargli la gamba. Il jinn riprese le sue dimensioni originarie, sfuggendo all'attacco. Le girò un po' attorno, ancora sotto forma di fumo. Era così veloce che la poverina si ritrovò stordita. Gli studenti rintanati si ritrovarono a guadagnare le sue condizioni peggiorare, tutti con il cuore spezzato. Quel brutto mostro stava davvero esagerando. Xiaolong spinse Kay fuori dall'Accademia.
«Sei il Gran Maestro, fai qualcosa!» esclamò.
«Cosa dovrei fare?» mormorò lui, stringendo un lembo del mantello tra le mani.
«Un incantesimo di purificazione!» suggerì lei.
Jamil, attirato dalla conversazione, afferrò Domina per il colletto e la scaraventò a terra. Poi si diresse verso i due. Li analizzò con aria truce.
«Non potete fare un incantesimo di purificazione su di me!» urlò indignato. «Sarebbe come mettere una cintura di castità a Khalil! Non potete farlo!»
La dragonessa stava esattamente per farlo, ma Arlette le mise una mano sulla spalla. «Ha ragione. Lo uccideresti!» spiegò.
«Sai quanto me ne frega!» ribatté lei. «Ha iniziato lui»
Provò a fare un passo all'esterno, ma rischiò di essere trascinata via dal vento. Perfino il palazzo tremava.
Kay deglutì. «Jamil» lo chiamò. Il ragazzo, che nel frattempo se n'era andato a controllare che Domina non si rialzasse (Keiichi ne era molto contento), si voltò verso di lui.
«Cosa c'è?» domandò.
«Non puoi farlo!» disse semplicemente, mentre Arlette sgusciava fuori dall'Accademia con la complicità di quest'ultima, che si modificava impercettibilmente assicurandole un passaggio sicuro. La donna si infilò alle spalle del jinn, senza fare troppo rumore. Sfortunatamente per lei, Jamil aveva un'ottimo udito. Il genio si voltò verso l'insegnante, puntandole contro entrambe le mani.
«Smettetela di rovinare i miei piani! Voglio solo delle scuse! E finché nessuno lo farà, io non fermerò il ciclone!» urlò, aumentando drasticamente la forza del vento e la quantità di fiamme in esso contenute. La temperatura saliva. Khalil perse la presa sul tappeto, scivolando via. Il vento si premurò di farlo poggiare a terra senza fargli del male.
«Voglio delle scuse» ripeté Jamil, digrignando i denti e puntando una fiammata verso Arlette. In quel momento Kay lo indicò.
«Tornatene nella tua lampada, Jamil! É il Gran Maestro ad ordinartelo»
«Non ho nessuna lampada!» ribatté lui, voltandosi nella sua direzione.
Xiaolong afferrò quella decorativa che Yona aveva lasciato sul tavolo e la lanciò nella sua direzione, mentre Kay continuava l'incantesimo.
Per un attimo, il vento cessò. Poi venne risucchiato dalla lampada, mentre Jamil si aggrappava ad un ramo, cercando di non venir trascinato dal vento. Man mano che l'oggetto catturava vento e fiamme, il jinn perdeva anche le caratteristiche che aveva assunto con tutti quegli incantesimi. Corna e coda si dissolsero quasi immediatamente, seguite dagli artigli. Il principe delle nevi e gli studenti guardarono il solito Jamil trattenersi con tutta la sua forza all'albero urlando terrorizzato, soltanto per essere trascinato nella lampada assieme al pino.
Questa rimase ferma solo per un attimo, poi tremò ed emise sbuffi di fumo, come una caffettiera pronta ad esplodere. Rigettò fuori Jamil, pieno di graffi e con l'aria più ferita che mai. Caduto a terra, il ragazzo si mise a sedere, confuso. Fece per tastarsi un taglio sulla guancia, ma Xiaolong balzò verso di lui, applicandogli un sigillo incantato sulla fronte. «Ecco! Così non farai male a nessun altro!» squittì soddisfatta. Molti altri seguirono il suo esempio, e Yona ne approfittò per arrivare con la sua solita barella.
Il genietto si rimise in piedi a stento. Il principe lo spinse sulla barella, senza che l'altro potesse opporsi. «Volevo solo delle scuse...» gemette con la voce tremolante e gli occhi lucidi. Yona lo portò via, aiutato da Arlette.
Xiaolong diede il cinque a Kay. «Wow, amico! Sei stato davvero forte! Sei proprio un eroe!» esclamò.
«Eroe?» mormorò il principe delle nevi. Non l'avevano mai definito così. Era meraviglioso. Anche la folla lo acclamava! Lui e Domina erano i nuovi eroi dell'Accademia. Il ragazzo scacciò i sensi di colpa, mentre Ada annuiva convinta. Lei non sapeva chi fosse, ma se tutti lo acclamavano forse doveva esserci una ragione. Ryuu scosse la testa.
Era un sentimento così appagante. Venir definito come cattivo per tutta la sua vita ed infine giustamente acclamato come eroe della storia gli gonfiava il cuore di orgoglio. Certo, ci era arrivato per vie trasversali, ma come poteva pensare a quello quando l'Accademia adesso lo adorava? Sorrise. Era bello essere i buoni, con l'eccezione che non lo era affatto.
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Ryuu si avvicinò a grandi passi a Domina e Nova, circondati da studenti pieni di ammirazione. «Salve. Stanno tenendo un convegno?» chiese gentilmente, avanzando a gomitate.
«Oh, Ryuu!» la salutò dolcemente la bionda.
«Ma guarda chi abbiamo qui. Miss e Mr Falsità. Vi siete messi insieme?»
«Cosa intendi?» domandò la regina della notte.
«Odio i falsi stupidi. E credo che tu ne abbia prese abbastanza oggi». Illuminò le dita, colpendo entrambi con un fulmine. La folla strillò e rise nel vedere i capelli elettrizzati di entrambi.
«Ma come ti permetti?» gemette il principe di cuori.
«Così» ribatté la rossa, colpendolo nuovamente. Nova si rimise in piedi, ansimando. Puzzava di bruciato. Tremolò. «Pensi davvero che ci lasceremo trattare così da te?» esclamò.
«Attento alle scale» si limitò a dire, sorridendo maligna. Dopo parecchi attimi di silenzio, rise. «Cosa c'è? Il vetro vi ha ferito la lingua?»
«Ora basta. Capiamo che sei traumatizzata, che sei sconvolta dall'omicidio di tuo padre, ma prendertela con degli studenti innocenti!» esclamò una ragazza tra le persone.
«Chiamali innocenti. Sono due Mai, e sono marci fino al midollo. Ma per voi é sempre più comodo essere galline e accusare chi é nel giusto, vero? Se tuo padre si fosse comportato come il mio l'avresti ucciso anche tu»
Lei si allontanò, spaventata. «Buh!» rise la rossa, facendola urlare.
«Che c'è? Paura dei fantasmi?»
«Sei proprio una strega» mormorò Domina. «Una rancida, egocentrica ed egoista strega! Io non ti ho fatto niente!»
«Sai, valuto molto le parole in base alla bocca da cui escono. Le tue sono solo sabbia al vento» canticchiò. Nova picchiettò il tacco a terra.
«Lascialo stare, Domina, é solo un'ochetta compare di Jamil» bofonchiò, lisciandosi i capelli.
«Ti vedo rancoroso. Ti manca il tuo micetto?»
Nova spalancò la bocca. «Non l'hai detto davvero» sibilò, facendo per saltarle addosso e picchiarla a sangue. Ryuu lo colpì di nuovo con un fulmine.
«Non vedo l'ora di fargliela pagare» mormorò la bionda.
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«Apri la boccuccia Jamil, arriva il tappeto volante!» esclamò Yona, prendendo una cucchiaiata di purea di piselli. Il jinn serrò le labbra, con le lacrime agli occhi. Scosse la testa più e più volte, nella speranza di far capire al principe che non avrebbe mai e poi mai mangiato qualcosa del genere.
«Non ti piace?» domandò il più alto, quasi rattristandosi. «Pensavo mangiassi tutto. Ma se non ti piace, dimmi cosa posso modificare. O cosa posso farti mangiare»
«Manca il sale» commentò l'azzurro, pensando che l'altro avesse capito. Stava giusto per dire cos'avrebbe mangiato volentieri, quando Yona gli infilò il cucchiaino in bocca. «Tada! Mangia che ti fa bene» cinguettò lui, soddisfatto dell'impresa. Tradito, Jamil gliela sputò nell'occhio.
Mentre si azzuffavano, Kay fece il suo ingresso nella camera con la solita aria spocchiosa che lo caratterizzava. Si guardò attorno, come se ci fosse qualcos'altro da guardare oltre alla camicia di forza dell'amico e alla divisa da infermiere nuova di zecca di Yona.
«Posso vedere il paziente?» domandò, rimanendo dietro la parete trasparente che li separava. Stava giusto cercando di capire chi fosse ad aver lanciato l'incantesimo per crearla, quando Morticia apparve alle sue spalle.
La donna incrociò le braccia. «Ma guarda un po' chi si rivede» commentò aspra.
«Salve!» salutò Kay, a disagio. «Bella...sedia a a rotelle. É da corsa?» chiese, senza pensare troppo a quello che diceva, cercando di apparire spigliato.
«Speravo vivamente che avessi ingoiato uno si quei panini al vetro e che fossi morto nel modo più cruento possibile» commentò l'ex-preside, assottigliando lo sguardo.
«Wo, sono parole pesanti» commentò il principe delle nevi, indietreggiando e mettendo le mani in avanti. Solo perché la maggior parte di tutti gli studenti stesse bene non voleva dire che la glaciazione non avesse causato danni permanenti a qualcuno.
«Spero ti venga un ictus» aggiunse lei, indietreggiando nell'ombra.
«Grazie. Dunque, posso parlare con Jamil?» chiese cortesemente, guardandolo mentre prendeva a testate Yona.
«Vorrei dirti di no per farti dispetto, ma sei il Gran Maestro e quindi devo assecondare ogni tua richiesta. La mia vita fa schifo»
«Okay, credo che lei la stia facendo un po' tragica» azzardò il ragazzo, gesticolando. «Solo una domanda. Non dovrebbe essere tipo una riabilitazione non ostile? Perché Jamil ha una camicia di forza?» chiese, perplesso.
«Ti aspetti davvero che l'ex preside del Male conduca una riabilitazione non ostile su qualcuno di così pericoloso? Rischiava di distruggere la scuola! E poi ci pensa Yona con lui, e non credo sia abbastanza intelligente da fargli del male.»
«Sì, ma voglio dire...forse é un pelino esagerato. Specialmente perché — e mi costa tanto ammetterlo — l'abbiamo provocato noi. Sono sicuro che sia innocente e che io mi sia fatto abbindolare da...»
«Da una biondina che sbatte le ciglia e ride. Tipico degli uomini. Senza offesa Kay, ma ti vedo piuttosto rincoglionito»
«Ma a me piacciono gli uomini. Sei per caso contro gli omosessuali?»
«Kay, io non sono contro gli omosessuali, sono contro di te»
Yona aprì la porticina della parete e uscì, ricoperto da capo a piedi di purea di piselli. «Jamil é un po' nervoso oggi. La prossima volta credo di dovergli mettere il bavaglino»
Kay ne approfittò per entrare dentro la camera isolata. Osservò l'amico ruotare la testa di trecentosessanta gradi e dondolarsi sul lampadario. Fece spallucce. «Jamil, con me non attacca» commentò, girandosi distratto dal rumore di Yona che sveniva.
«Uno ci prova» bofonchiò il jinn, gettandosi addosso a lui. «Che ne dici di togliermi un po' di sigilli?» chiese, puntando lo sguardo su uno dei talismani che gli avevano appiccicato sulla fronte. Il principe delle neve glielo scollò lentamente. L'azzurro rimase scioccato dall'empatia del ragazzo, poi si riprese.
«Sei venuto a scusarti?» chiese speranzoso.
«Per cosa dovrei scusarmi?» domandò Kay di rimando.
«Perché non hai preso le mie parti, perché mi hai rinchiuso in una lampada, perché adesso sono internato in una stanza dell'Accademia con una camicia di forza, un milione di sigilli e con Yona che cerca di farmi mangiare l'unica cosa al mondo che non mi piace?»
«Pensa che potrebbe andare peggio!» cercò di rincuorarlo.
«Ma davvero? E come, di grazia?»
«Per esempio, potresti essere me» commentò il principe delle nevi.
«Sei serio?»
«Pensaci! Il mio migliore amico é internato, il mio ex fidanzato mi vuole morto e la mia ex migliore amica spera che una slitta mi investa. Oh, e la mia ex insegnante spera che mi venga un ictus» concluse soddisfatto.
«Non chiamarmi migliore amico se questo é quello che devi dire su di me»
Kay rimase un po' silenzio, colto alla sprovvista. «Ce l'hai con me?» domandò.
«Secondo te? Pensi che sia divertente essere chiuso qui dentro?! Per te é esilarante, io sono rinchiuso da qualche parte, di nuovo. Smettetela di farmi passare per il cattivo» mormorò con voce tremolante Jamil. Tirò su col naso. «Per favore»
Il principe delle nevi deglutì. «Per un attimo mi sono sentito triste. Non capisco perché»
«Credo tu abbia appena sperimentato quella che chiamano empatia» borbottò Jamil, imbarazzato. Non voleva farsi vedere vulnerabile, ma ecco che era successo. «E se non hai intenzione di darmi una mano, allora puoi anche andare via. Seguirò questa dannatissima terapia che vogliono farmi fare, e appena sarò libero vi ucciderò tutti»
Kay si grattò la nuca. Forse il metodo di Morticia non era dei migliori. Fece per alzarsi e andare via. «Quindi non ci tieni proprio per niente?» domandò Jamil, con la voce tremolante.
Il principe delle nevi si girò verso di lui, con la mano sulla maniglia.
«Mi hai davvero solo usato? Volevi sembrare l'eroe?» chiese genuinamente il jinn. «Pensavo fossimo amici per davvero». Tirò su col naso. Gli lacrimavano gli occhi.
Kay non sapeva cosa rispondere. Era innegabile che ad un certo punto della sua vita avesse sfruttato l'azzurro. Ma ciò non escludeva che gli volesse bene, e non sapeva come dimostrarlo. Aveva sempre creduto che l'amore fosse ignorare gli altri e trattarli male.
«Non é che non ci tengo a te. É solo che voglio mettere me al primo posto. Vedi, io sarò sempre con me. Mentre tu potresti abbandonarmi oppure morire, e capisci che per me é più produttivo investire nella mia immagine che nella nostra amicizia»
«Okay» mormorò Jamil, fissando il vuoto.
«Non te la prendere» aggiunse il principe.
«Non me la sono presa»
Kay si chiuse la porta alle spalle, sospirando. Bisognava essere onesti, no? Morticia lo guardò truce. «Non ho nemmeno parole per dirti quanto fai schifo come amico, fidanzato, persona e statua di ghiaccio» mormorò scuotendo la testa. Yona, risvegliatosi da poco, lo guardò di traverso, senza rivolgergli una vera e propria occhiataccia. «Non migliorerai mai così» commentò.
«Ho comunque fatto molto di più di quello che abbiate fatto voi nella vostra vita intera!» esclamò Kay, punto sul vivo. Non amava spiegare come si sentiva, perché subito veniva additato come egoista. Non poteva negarlo, ma aveva una ragione per credere in quello che faceva.
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Dario sfogliò la pagina del fumetto che stava leggendo. Era contento di essere in pace dopo tutto quel disastro. Ciò nonostante, era dispiaciuto per Jamil. Kay spalancò la porta. Stava diventando un vizio. Si girò verso di lui.
«Ciao, Kay» lo salutò. Il principe si mise a sedere di fronte a lui. «Mi hanno chiamato eroe!» squittì agitando le gambe emozionato.
«Davvero? É una bella cosa» mormorò il castano. «Però dovresti scusarti con Jamil» aggiunse debolmente.
Il Gran Maestro spalancò la bocca. «Perché?»
«Perché sappiamo tutti com'è andata. Non puoi usare qualcuno solo per migliorare la tua immagine sociale» lo sgridò.
«Ma...ma» mormorò. «Non capisco, perché devi rovinare la mia gioia? Siamo amici, non dovresti essere felice per me?»
«Kay, io sono felice per te, ma solo quando le cose sono meritate. In questo caso sei diventato un eroe solo perché le condizioni ti hanno fatto sembrare tale. Ti devo ricordare cos'hai combinato tu a scuola?»
«Non é giusto! Non c'è mai nessuno felice per me!» piagnucolò.
«Smettila di essere infantile» mormorò il castano. «Cerchi le persone solo quando ti sono utili. E poi quando mai sei stato felice per loro? Quando Melody ha preso 90 hai pianto per due ore sulle mie spalle»
«Perché era un voto immeritato» sibilò il principe delle nevi.
Dario prese un bel respiro. Era sicuro che fossero le cose giuste da dire. E poi la voglia non aveva ancora cambiato forma, quindi forse doveva concentrarsi su Kay. Ogni tanto lo infastidiva dover aiutare gli altri solo per non essere notato di rimando.
«Non posso credere che tu sia così viziato» sospirò alla fine. Il Gran Maestro si mise in piedi.
«Io viziato?!» strillò.
«Tu viziato» rispose il castano, facendosi piccolo piccolo. Magari la sua voglia voleva autosterminarsi.
«Quello che dici non é vero!» pianse Kay, tamponandosi le lacrime col mantello. «Non c'è nessuno che mi voglia bene qui»
«Ci sarebbero, ma tu le tratti come pezze» sospirò il più alto. Il principe andò via di gran carriera.
«Cronicamente fissato con sé stesso» mormorò Melody, sbucando fuori da uno scaffale della libreria.
«É un po' fuori contatto con la realtà» ammise Dario. «Mi dispiace dover ferire i suoi sentimenti, ma ha bisogno di capire che il mondo esiste al di fuori dalla sua testa.
«Fai bene. Anzi, grazie. Io gli voglio bene, ma é intrattabile. Se solo capisse come relazionarsi con gli altri...»
Kay si riaffacciò all'interno. «Guardate che ce l'ho un'amica! Si chiama Miranda, ed é sempre d'accordo con me»
«Salutacela»
I due si guardarono.
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Thomas si mise a sedere. «C'è qualcuno?» chiese confuso. C'era solo una figura, ma non gli sembrava nessuno dei suoi compagni di classe. Thisbe emerse dall'oscurità con un libro in mano e gli occhiali storti sul volto. «Tommasino!» esclamò, strofinando la sua guancia contro la sua. «Quando sono arrivata dormivi, quindi ho aspettato che ti svegliassi. Tanto non avevo nulla da fare»
Il bambino annuì, abbracciandola. Anche la bionda lo strinse forte.
«Che scena commovente...
nulla di meglio che due anime contente»
Thomas si spaventò e appoggiò la schiena al muro.
«Oh, non preoccuparti!» rise Thisbe. «É un mio vecchio amico. Ti assicuro che é super gentile. Mi ha sempre aiutato»
«Se lo dici tu...» mormorò. «E cosa dice di interessante?» chiese, accarezzando la copertina.
«Risponde alle tue domande. Ma solo se parli in rima»
«Non ho nulla da chiedergli» commentò lui, spiando con la coda degli occhi gli angoli della camera. Poi si avvicinò e gli sussurrò qualcosa.
«Caro libro, ho un dilemma.
Chi é Emma?»
Thisbe deglutì. «Hai detto Emma?» domandò spalancando gli occhi. «Sì» mormorò il bimbo. Non poteva succedergli nulla se con lui c'era la bionda, no?
«La nostra Emma
altro non é che del Sole uno stratagemma.
Il Gran Maestro bisogna salvare
qualcuno l'inchiostro vuole rubare.
Diventato é il cuoco
il jinn del vento e fuoco!
Ed era solo l'inizio,
fornito dalla signora del vizio.
Devi sapere che il nemico lei amerà:
ella altri non é che la sua dolce metà.
Emma,
brillante come una gemma
si sacrificò per il Gran Maestro
quand'ancora nel suo ruolo era maldestro.
Ora vi proteggerà,
e col giudice combatterà.
Infine il suo Lieto Fine otterrà
ma solo se tutto come deve andrà»
Thisbe voleva davvero dire qualcosa, ma le parole le morivano in bocca. Emma era viva? Stava piangendo, ne era sicura. Kay aveva mentito? O forse non sapeva nemmeno che fosse ancora tutta intera. Guardò Thomas, ancora febbricitante. Il bimbo le sorrise, ma lei era troppo distratta. Aveva qualcosa da comunicare ad Ada.
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Kay spalancò la porta, aprendola in faccia a Yona. «Jamil!» esclamò, infilandosi nella cameretta del jinn.
«Cosa vuoi?» chiese lui, dandogli le spalle. «Se non hai nulla da fare, puoi dire agli altri che questa camicia é troppo stretta? Io porto la L, non la XS. Oh, e poi la vorrei blu. E dì a Yona che voglio il puré questa sera» borbottò.
«Sono venuto per sc...». Le parole gli morirono in gola. Ma doveva farlo. Era il suo migliore amico, dopotutto. «Scusarmi» concluse.
Scioccato, l'azzurro si girò verso di lui.
«Davvero?! Se é uno scherzo non fa ridere» mormorò speranzoso.
«No. Mi dispiace. Avrei dovuto prendere le tue parti e difenderti. Tu mi hai aiutato tante volte, ma ero troppo ottuso per capire che sei davvero mio amico. Ho sempre pensato che tutto mi fosse dovuto, allo stesso tempo pensando il contrario e cercando di rendere tutto riguardo me... mi dispiace. Avrei dovuto aiutarti»
«Non ti preoccupare, Kay. Solo che sarebbe carino...» mormorò facendo su e giù con lo sguardo, indicando i sigilli e la camicia di forza.
«Giusto. Giusto» commentò l'altro quasi urlando. Spalancò la porta, con la sorpresa di Yona e Morticia.
«Dichiaro che il paziente é guarito» esclamò.
«No» rispose la donna, ma non si oppose quando il principe delle nevi si mise a slegare la camicia senza successo. Yona subentrò in suo aiuto, rimuovendo tutti i lacci con delicatezza, mentre Kay tirava e strappava senza curarsi della persona dentro. In realtà era anche leggermente arrabbiato con lui, quindi non aveva tutta questa voglia di essere gentile. Jamil agitò le braccia, contento. «Sono ancora tutte addormentate!» si lamentò.
«Sembri una gallina che cerca di spiccare il volo» commentò il più alto, mentre Yona stava zitto per non provocare l'ira di nessuno dei due.
«Non é vero! Potete togliermelo?» chiese indicando un foglietto che gli avevano incollato sulla fronte.
«Meglio se teniamo il sigillo ancora per un po'» borbottò l'infermiere, andandosene via. Anche Morticia lo seguì.
Jamil abbracciò Kay. «Sono contento che tu non mi abbia soffocato» commentò lui, ancora reduce dalla Sfida delle Fiabe.
«Sono solo contento che tu ti sia scusato. Posso riavere il mio posto in cucina?»
«Credo di sì. C'è qualcos'altro che posso fare per farmi perdonare?» domandò. Il genietto ci rifletté per qualche secondo.
«In realtà c'è una cosuccia che potresti fare per me»
«Pensavo fosse una domanda di rito!»
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Domina si mise a sedere sull'unica panchina rimasta all'esterno. Guardò Arlette sistemare i buchi nelle pareti con la sua magia, godendosi la sua vittoria. Certo, a sapere come l'avrebbe ridotta dopo, si sarebbe divertita di più a staccargli le unghie e frustarlo. Si stiracchiò, contenta che il meteo fosse ritornato alla normalità. Per qualche attimo era stata davvero spaventata dalla tempesta, ma poi si era ricordata chi era. Domina Asteria, la regina della notte, spaventata da un tornado? Era una battuta. Inorgoglità dalla sua personalità, chiuse gli occhi e sorrise. Un tappeto volante la mise sotto.
«Oh cielo, l'ho presa?» piagnucolò Khalil, abbassando lo sguardo.
«Mi sa di no» commentò Keiichi, accanto a lui. Il castano mise la retromarcia.
«E adesso?» domandò.
«Io ci passerei sopra un'altra volta per sicurezza»
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Kay spalancò la bocca. «Quante sono?!» esclamò.
«Settecentonovantadue!» squittì Jamil, indicando un accumulo di lampade sul pavimento che sfiorava il soffitto. «E dovrai lucidarle una per una»
«Spero tu stia scherzando» piagnucolò.
«Assolutamente no. Mi raccomando al lubrificante. Buon divertimento!» cinguettò il genietto, sedendosi sul divanetto dell'atrio. Il principe lo guardò sorseggiare una piña colada.
«Che c'è?» chiese lui, sentendosi osservato. «Guarda che l'ananas fa bene ai ragazzi!»
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