Chapter 47

~Logan's Pov

Abbracciai Erika forte al mio petto.

Guardai James interrogativo e lui abbassò lo sguardo, mortificato.

"Erika... Non era mia intenzione farti piangere" disse l'uomo che fiancheggiava James.

Lei nascose il suo viso nell'incavo del mio collo; le accarezzai la schiena sussurrandole che andava tutto bene.

"James cosa diavolo è successo?" chiesi spazientito.
"Logan... Lui è mio padre" indicò l'uomo.

Il mio sguardo ricadde immediatamente sulla mia ragazza: avevo capito.

"Credo che la migliore cosa sia entrare... Accomodatevi in salotto" dissi.

I due annuirono e fecero quello che gli avevo comunicato.

"Erika" sussurai io, quando eravamo soli.

Lei alzò il viso per guardarmi; le asciugai le lacrime dandole un bacio.

"Ora andiamo in bagno, ti sciacqui il viso, ci vestiamo e affrontiamo tutto questo insieme. Ok?" chiesi io; lei annuì e salimmo le scale.

Nell'arco di cinque minuti fummo pronti, così scendemmo in soggiorno.

James e il padre erano seduti sul divano; decisi di sedermi alla poltrona con Erika in braccio.

Ci fu qualche attimo di silenzio, che venne interrotto dal mio migliore amico.

"Erika so che è difficile, ma" fece una pausa di silenzio... Non sapeva quali parole usare.

Guardai la mia piccola: il suo sguardo era posato sul padre che rimuginava su qualcosa, giocherellando con le chiavi della sua auto, probabilmente.

"Papà" sussurrò lei.

Lui alzò immediatamente lo sguardo verso la figlia, sorridendo.

"Sei davvero tu?" chiese incerta.

Lui annuì.

Erika mi guardò; cercava sostegno.

Le stampai un bacio in fronte e le strinsi una mano per farle capire che io ero accanto a lei.

"Bambina mia... Sei bellissima. Ti ho visto quando eri appena nata. Non avrei mai immaginato che saresti diventata una dea" confessò il signor Maslow.

Sorrisi... Mi ricordai del nomignolo che le avevo dato appena ci eravamo conosciuti... Dea stronzetta.

Anche io ero rimasto incantato dal suo fascino, ma avevo imparato a conoscerla e amavo ogni suo piccolo gesto, la sua risata, il modo in cui mi illuminava la giornata.

"Sei identica a tua madre, sai? Avete lo stesso sorriso" continuò lui.

Ed ecco un altro ricordo.

-FLASHBACK-

"È tua madre la signora nella foto?" chiesi.
Annuì.
"Vi assomigliate" dissi guardandola.
"Tu dici?"
"Si... Avete gli stessi occhi, gli stessi capelli e lo stesso splendido sorriso" ammisi.
Mi guardò sorridendo per poi abbracciarmi.

-FINE FLASHBACK-

"Erika, so che per tutto questo tempo non mi sono fatto vivo, ma non sapevo dove foste... Poi ho saputo della morte di vostra madre, cinque anni fa, e vi ho cercato in tutti i posti, pur avendo un'altra moglie. Non mi sono mai dimenticato di voi"

Erika avevo lo sguardo fisso al pavimento. Chissà quanti pensieri affollavano la sua mente in quel momento.

"Ho accolto James nella mia famiglia... E con il tempo mi abituerò anche con te" disse lei, guardandolo.

Il padre annuì felice.

"James mi ha parlato del tuo passato e da un lato è anche colpa mia... Ma ormai quel che è passato, è passato"

Si guardarono per un po' tutti e due; lei accennò un sorriso.

"Che ne dici? Un bell'abbraccio al tuo papà?" chiese alzandosi, aprendo le braccia.

Lei mi guardò e io annuii. Si alzò dalle mie gambe e andò ad abbracciare il padre.

Mi alzai dalla poltrona e sorridente guardai James, felice a sua volta.

Dopo l'abbraccio, l'occhio del padre, cadde su di me.

"Quindi tu devi essere Logan, giusto?" chiese lui.

Annuii stringendogli la mano.

"Trattala bene o te la vedrai con me" disse protettivo.

Risi un po' e annuii.

Lei venne di fianco a me e mi lasciò un bacio sulla guancia.

"Bè... Noi stavamo facendo colazione... Volete unirvi?" chiesi, anche se non stavamo facendo colazione, ma altro.

I due annuirono e ci sedemmo attorno al tavolo, mentre Erika preparò tutto; dopodiché si sedette in mezzo a me e James, il padre le stava difronte.

"Tutto ok piccoletta?" chiese il fratello; lei annuì stringendogli la mano.
"Papà" disse poi lei.
"Dimmi" disse il padre, sorseggiando il caffè.
"Come si chiama tua moglie?"
"Marilyn" rispose semplicemente.
"Vorrei conoscerla"
"Si, anch'io" si intromise James.
"Certo ragazzi, ve la farò conoscere"

I due annuirono felici.

Sentimmo il campanello suonare.

"Vado io" annunciai dirigendomi alla porta.

Aprii e mi ritrovai difronte mia sorella e mia madre.

"Ehi" salutai.
"Fratellone" rispose Presley abbracciandomi.
"Ciao Logan" disse mamma.

Le feci accomodare e, appena in salotto, rimasero sorprese da chi stava difronte loro.

Presley, ovviamente, alla vista di James iniziò ad agitarsi.

"Pamela, Presley salve" rispose Erika alzandosi dal tavolo, come fecero gli altri due.

Calò un attimo il silenzio, ma Nick prese parola.

"Lei deve essere la mamma di Logan... Io sono Nick, il padre di Erika e James" disse porgendo la mano a mia madre.

Lei rimase un attimo stupita, ma sorrise ricambiando il gesto.

"Io sono Presley, la sorella di Logan" si intromise come al solito mia sorella.

Nick sorrise divertito e le strinse la mano.

"La famiglia si sta allargando" rispose James, sorridente.
"Già... Bé, visto che ci siamo tutti, vorrei invitarvi per Natale a cena da me. James, puoi inviare anche Kendall e Carlos se vuoi" propose Nick.

Noi accettammo di buon gusto l'invito e ci accordammo per orario e tutto il resto.

"Ora devo andare a lavoro" disse il padre di Erika.
"Ti accompagno" rispose James.
"Andiamo anche noi. Ti ho portato solo un cambio" disse mamma porgendomi una busta.

Poi tutti e quattro uscirono dalla porta d'ingresso; rimanemmo dinuovo soli.

Mi girai verso Erika con un sorrisetto accattivante.

Lei scosse la testa divertita.

Lasciai la busta con i vestiti sul tavolo e mi avvicinai a lei, che iniziò ad indietreggiare, per poi correre per tutta la casa inseguita da me.

"Sei un maniaco" gridò lei divertita correndo per le scale.
"Non è vero" risposi ridendo.

Senza che se ne accorgesse, mi nascosi dietro un mobile nel corridoio; lei non sentì i miei passi e si girò.

"Logan dove sei?" chiese dubbiosa.

Fece qualche altro passo, arrivando vicino al mio nascondiglio; proprio in quel momento le saltai addosso facendola cadere e posizionandomi sopra di lei.

"Mi hai fatto prendere un infarto" disse dandomi un leggero pugno sul braccio.

Sorrisi dandole un morso sul naso e uno sulle labbra.

"Quando hai intenzione di alzarti?" chiese lei.
"Potremmo rimanere per sempre così, no?" risposi io.
"Il pavimento è un po' scomodo" controbattè ironica lei.

Sorrisi di lato e mi distesi vicino a lei, prendendola per i fianchi e sollevandola, facendola mettere su di me.

"Invece è comodo" risposi io.

Arricciò il naso divertita.

Rimanemmo a guardarci per qualche tempo indeterminato; poi però la testa iniziò a farmi male insieme allo stomaco.

Feci un smorfia di dolore portando una mano in fronte e chiudendo gli occhi, respirando affannosamente.

"Logan che hai?" chiese Erika allarmata, alzandosi da me.

Mi misi supino sul pavimento; si inginocchiò difronte a me preoccupata.

"Sto bene... Non preoccuparti" dissi cercando di calarmarla, ma una fitta allucinante colpì l'addome facendomi gemere dal dolore e portando le braccia attorno ad essa.
"Cosa faccio?!" chiese lei di più a sé stessa che a me.
"Ora passa" sussurrai io, stringendo le spalle.

Mi alzai a fatica e andai in bagno; rimisi la colazione nel WC.

Mi accasciai a terra.

Erika intanto corse da me.

Era sconvolta, non riusciva a capire il mio malore, ma io lo sapevo: era per colpa di quello stupido tumore... Il dottore mi aveva parlato dei sintomi, ed erano proprio questi.

Alzai lo sguardo verso lei: stava singhiozzando, coprendosi la bocca con le mani.

"Va tutto bene" ripetei.
"Non va tutto bene Logan. Cosa ti è successo?!" chiese lei gridando, tra le lacrime.
"Sarà stata la colazione oppure ho l'influenza" balbettai insicuro, abbassando lo sguardo.

Lei rimase sulla porta a piangere disperata.

"Ti prego, non versare lacrime per me" sussurai alzandomi dal pavimento.

La testa mi girò e dovetti appoggiarmi al muro.

Lei venne difronte a me, abbracciandomi.

"È che mi sono ricordata di quando mamma aveva gli stessi sintomi a causa del tumore" rispose lei stringendo la mia felpa tra le mani.

Passai le mie sulla sua schiena, cercando di fermare il suo pianto, ma da un momento all'altro sarei scoppiato anche io.

Mi guardò per poi posare una mano sulla mia fronte.

"Logan, ma tu scotti" disse seria.
"Vedi? È febbre" risposi sollevato.
"Ti accompagno a letto e vado a prenderti un'aspirina" disse prendendomi la mano, e portandomi in camera sua.

Tolsi le scarpe e mi coricai sotto le coperte, infreddolito.

Erika non avrebbe mai dovuto capire che quei sintomi erano stati causati dal tumore.

#SpazioAutrice#
Questo capitolo è uscito una mezza 💩 perché non avevo idee... Yeeeeee

~SleepwalkerH

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