XVIII. Dudi
La mattina è stata piena di insidie, persino svegliarsi è stato difficile. La prima si è presentata appena ho aperto gli occhi, quando un mal di testa mi ha avvolto il capo e una fitta mi ha costretto a rimanere stesa per quasi un minuto. La seconda ha il suono della suoneria del mio cellulare, che vibra ininterrottamente sul comodino accanto al letto.
Lo afferro con gli occhi chiusi, senza nemmeno controllare chi sia il mittente della chiamata.
«Pronto?» biascico, la voce impastata dal sonno. Trattengo uno sbadiglio giusto per non rivelare al mio interlocutore le mie pessime condizioni.
«Mathilda, sei tu?» la voce di una donna mi perfora il timpano e mi costringe ad allontanare il telefono dall'orecchio. Ne approfitto per controllare il nome e confermare le mie previsioni.
«Ti senti bene?» domanda di nuovo mia madre, questa volta con un cenno di preoccupazione.
«Mamma, ciao! Sì, io... sto bene» più o meno, sono solo un po' ubriaca. «Come va?»
«Potrebbe andare meglio, ci sono stati un po' di problemi questa settimana» confessa con un sospiro e solo ora mi accorgo del suo tono. Ha la voce stanca e roca, percepisco persino una punta di timore incrinarle le corde vocali.
«Cos'è successo? Papà sta bene?» domando preoccupata. Non ho mai sentito mia madre così turbata per qualcosa, nemmeno quando temeva che mi fossi rotta un braccio è apparsa così vulnerabile ai miei occhi.
«Sì, sta bene, lui... sta riposando adesso, te lo saluto dopo» mi rassicura con una premura che poche volte ho udito, preludio di una brutta notizia. E infatti prende un secondo respiro profondo e continua: «Il re ha avuto un ictus».
Sento il sangue gelarsi nelle mie vene. Il re è un uomo buono, ha a cuore il suo popolo e la sua isola e il pensiero che possa essergli accaduto qualcosa mi strazia. Rimango in silenzio, incapace di proferire parola, finché mia madre riprende a parlare.
«È stato in prognosi riservata per alcuni giorni, adesso i medici dicono che è fuori pericolo. Io e tuo padre siamo stati giorno e notte a Palazzo e in ospedale, districandoci tra impegni istituzionali e la tutela della Regina e della Principessa» la sua voce appare ancora stanca, ma perlomeno una punta di sollievo si insinua tra le sue parole.
«Ci dispiace non avertelo detto prima, ma era un'informazione riservata, l'ultima cosa che volevamo era una fuga di notizie» e so che quello è il suo modo per scusarsi di essere spariti dalla mia vita per giorni interi. Nessuna giustificazione sarebbe valsa, tuttavia non oso immaginare i ritmi frenetici a cui entrambi sono stati sottoposti.
«Non importa, basta che ora stia bene» mi decido finalmente a rispondere. Non voglio che mia madre pensi che la notizia mi abbia scossa, anche se così è stato. Odio mostrarmi debole e odio che lei creda che io sia debole. Io sono Mathilda Kofler Berger e sono forte in battaglia.
«Adesso devo andare, ho i turni di sorveglianza da sistemare e una marea di reclute da mettere in riga» sospira ancora. Probabilmente è appena tornata a casa e mi ha chiamato prima di mettersi a lavoro e di riposare.
«Ciao mamma, buon lavoro! E salutami papà» concludo la telefonata.
Mi lascio cadere sul letto con la testa che pulsa ma con una serenità mi addolcisce i lineamenti e allieta le membra, consapevole che i miei genitori sono dediti alla carriera con anima e corpo ma che non dimenticano mai la loro figlia.
∽✵∼
In seguito alla nostra chiacchierata poco sobria –come lui stesso l'ha definita per prendersi gioco di me- Ander si è dimostrato molto amichevole. A volte mi chiedo se i suoi comportamenti siano conseguenza della mia confessione, tuttavia mi rendo conto che agisce nella stessa maniera con tutti i suoi amici e così mi tranquillizzo.
Anzi, a dirla tutta, con loro è molto più espansivo. Abbraccia i suoi amici ogni volta che ne ha l'occasione, passa più tempo col braccio sulle spalle di Lara Jin di quanto non ne passi il suo fidanzato e non perde mai occasione per far volteggiare Loren.
Per quanto mi concerne, mantiene la distanza di sicurezza da me e gliene sono grata. Si limita a sfiorarmi le spalle in segno di saluto e io sono lieta che non abbia più provato a prendermi in braccio. Non abbiamo parlato di ciò che gli ho confessato venerdì sera, né tantomeno della pacata scenata di gelosia del falò, rivelatasi irrisoria dato che Lucrecia è sua sorella.
In realtà ne ha cinque di sorelle, due di sangue -Lucrecia e Tasha- e due gemelle -Marisol e Josefina- figlie di sua madre e il secondo marito, padre di Rocio. All'inizio ero confusa dalla sua famiglia allargata, poi Penelope mi ha aiutato a capirci qualcosa in più.
Come se l'avessi invocato, la figura di Ander si palesa al mio fianco mentre percorro il corridoio in solitaria. Sorride in quella maniera sghemba e irriverente che mi fa venir voglia di rifilargli una gomitata nello stomaco per farlo smettere, ma evito.
«Ciao fatina» mi saluta, sporgendo leggermente il gomito nella mia direzione e sfiorandomi appena. Sono contenta di questa tregua tra noi, ero stufa di evitarlo privandomi così della compagnia dell'intero gruppo.
«Mi chiamo Hilda, Ander, non è difficile, H-i-l-d-a» scandisco lettera per lettera e lascio che mi scivolino sul palato e sulla lingua con lentezza.
«Mi piace di più fatina» afferma con una scrollata di spalle.
«Capisco che non sia un bel nome, ma addirittura sostituirlo con nome comune...» mi lamento mentre insieme varchiamo la porta d'ingresso e ci troviamo nel giardino antistante la scuola.
«Se preferisci inizierò a chiamarti Khaleesi» propone, sollevando le sopracciglia in modo eloquente. Lui e Aaron si sono messi in testa che non potevo continuare a vivere senza aver visto Game of Thrones, per cui Ben mi ha sottoposto a intensive maratone.
Siamo arrivati alla terza stagione, ma dopo l'episodio delle Nozze Rosse ho rifiutato di andare oltre, minacciandoli di punizioni divine se avessero tentato di dissuadermi. Insomma, non si può uccidere mezza casata -soprattutto se è la mia preferita- e pretendere che gli spettatori vadano avanti come se niente fosse!
«Cosa vuoi, Ander?» domando seccata, ignorando le sue provocazioni.
«Ecco, vedi, io non posso chiamarti fatina ma tu mi chiami sempre Ander, è ingiusto» si lamenta tessendo il filo di un discorso che è chiaro solo nella sua mente.
«Ander è il tuo nome...» rispondo confusa. Forse sta tentando di depistarmi per confondermi le idee e attaccarmi quando avrò abbassato le difese.
«Sì, ma tutti i miei amici mi chiamano Dudi» esplica, rendendomi partecipe di quel ragionamento che ora inizia ad essere più chiaro.
«Non mi hai mai detto che potevo chiamarti Dudi» confesso, abbassando lo sguardo. Ho udito gli amici chiamarlo in quel modo così familiare che mi fa sentire inadatta a pronunciarlo. Io non sono la sua famiglia, lo conosco da due mesi scarsi.
«Stai scherzando spero» ride di fronte alla mia affermazione, ma poi si ricompone notando che io non lo seguo, anzi, lo osservo impettita.
Per me è importante la questione del nome, ho sofferto il peso del mio e del suo significato che ha segnato irrimediabilmente la mia seppur breve esistenza. Non mi permetterei mai di rivolgermi a qualcuno se non con il nome con cui essi stessi si sono presentati a me.
«Ma è ovvio che puoi chiamarmi Dudi!» esclama, aprendosi in un grande sorriso che questa volta coinvolge anche me. Ander è fin troppo adorabile per non osservarlo con gli occhi sognanti di un bambino al luna park. E io sto definitamente perdendo la testa.
Avvolge un braccio attorno alle mie spalle in un gesto casuale che sul mio corpo, di casuale, ha ben poco. Mi sovviene il ricordo della nostra conversazione poco sobria, quando in uno slancio di sincerità gli ho confessato che lui è in grado di bruciarmi. Se lo ricorda -oh, so che se lo ricorda, non ha mancato di rifilarmi frecciatine velate a pranzo- eppure mi avvolge con tale naturalezza che mi chiedo se davvero non gli importi di esercitare quell'ascendente su di me.
Camminiamo nel prato senza parlare finché la figura di Veronica si muove decisa nella nostra direzione. Ander non ritrae il braccio, anzi rafforza la stretta; tuttavia lo sento irrigidirsi.
«Bene bene» la ragazza batte le mani arrestandosi proprio davanti a noi. Sbatte ripetutamente le ciglia da cerbiatta e fa saettare lo sguardo dal braccio di Ander alla mia spalla.
Evidentemente si aspetta che lui lo ritragga in sua presenza, come in una forma di riverenza e rispetto che tuttavia lui non è più disposto a concederle. Il potere da lei esercitato va man mano scemando e suppongo non le faccia piacere.
«Ecco qui la coppia dell'anno» professa lei con scherno, alzando il tono di voce affinché possano udire anche le persone intorno a noi. Un paio di matricole ci fissano con occhi curiosi prima di accorgersi del mio sguardo glaciale. Si immobilizzano sul posto, pietrificati sotto alle mie iridi, così nitide, terse e terrificanti come non le hanno mai viste.
«È sempre un piacere vederti, Ronnie» la apostrofa Ander, rendendole il suo stesso tono beffardo con tanto di interessi, condendolo con uno sguardo affilato.
«Anche per me, Dudi, anche per me» replica lei, avvicinandosi di un passo.
Io sono accanto ad Ander, stretta nel suo abbraccio, spettatrice silente di ogni teatrino che mettono in scena. Non mi importa, questa non è la mia battaglia, non è la mia rosa che devo sconfiggere. Io offro supporto morale, sostegno e consigli, niente di più.
«Non ti facevo un tipo da cliché» dice in uno sbuffo, portandosi una mano sul fianco e gesticolando animatamente con l'altra, «Insomma, la piccola e innocente ragazza che fa uno scambio culturale e si innamora del seducente ispanico... sembra una commedia romantica di seconda classe» commenta con aria annoiata.
Eppure, dallo sguardo attento con cui scandaglia il viso di Ander in cerca di qualche dettaglio -un guizzo, un sintomo di cedimento, persino un impercettibile singulto- non pare così disinteressata.
Lui non reagisce, continua a sorriderle beffardo e a ignorare gli occhi che percorrono il suo corpo, quindi lei decide di ripiegare su di me.
«Potresti avere di meglio, dolcezza» si finge dispiaciuta, gonfiando le labbra in una finta espressione contrita.
«Il mio nome è Hilda» replico, parafrasando la frase che le ho rivolto il primo giorno di scuola, lasciandola imbambolata alle mie spalle senza vedere la sua reazione. Adesso, invece, posso osservare il suo sguardo affilarsi e i lineamenti irrigidirsi.
Veronica sbuffa rumorosamente pestando un piede a terra, piccata per la nostra mancata collaborazione. Il suo intento è quello di provocarci ma noi rispondiamo con indifferenza, ignorando il suo tono di sfida.
Sembra sul punto di dire qualcosa, infine cambia idea e si allontana con passo concitato, stringendo i pugni. Ander si volta per guardarla e ride di gusto della sua reazione immatura.
«Ander» attiro la sua attenzione quando ormai Veronica è lontana e lui si sta contorcendo per le risa, «perché non le dici semplicemente che non siamo una coppia?».
«E privarmi di questi spettacolini? Giammai!» ritira il braccio dalla mia spalla per reggersi il ventre con entrambe le mani in una risata tanto sguaiata da far ridere anche me.
Lo osservo di sottecchi per un po', beandomi delle sue braccia color caramello che tornano a sfiorarmi, coinvolgendomi nella sua ilarità. È bello Ander mentre ride, con le fossette che gli solcano il viso perfettamente rasato, le labbra puntellate da un sorriso smaliziato e gli occhi tondeggianti con una patina di lacrime. Con quel velo a coprirgli le iridi quasi ho l'impressione che nocciola e miele si mescolino, creando una nuova tonalità solo per lui, affinché possano brillare e riflettere anche i miei colori.
«Poi non sono affari suoi» asserisce infine, quando pare essersi ripreso dall'attacco di risa che l'ha letteralmente piegato in due. Io lo guardo confusa, boccheggiando quando d'improvviso mi prende sottobraccio e mi conduce verso il parcheggio.
«Andiamo fatina, ti porto in un posto.»
Sì, avevo dimenticato di aggiornare 🤡
E sì, è un capitolo di passaggio, ma capite che ne ho bisogno... Vorrei promettere di aggiornare martedì, ma come potete intuire la sessione non mi lascia nemmeno il tempo di respirare, dunque non se ne fa nulla :((
In compenso, però, finalmente avrete una gioia! Siete contenti, eh? Però non posso fare altri spoiler 👀
Per qualsiasi cosa mi trovate su Instagram (flyerthanwind_)
A venerdì 🦋
Luna Freya Nives
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