XIV. L'oceano
L'acqua è il mio elemento. L'ho constatato quando ero ancora una bambina che fuggiva di fronte alle avversità e si nascondeva nel piatto doccia del bagno dei suoi genitori, lì dove nemmeno loro l'avrebbero cercata.
C'era una piccola perdita, una volta, una singola gocciolina d'acqua che precipitava con cadenza regolare e si infrangeva sul mio naso, disperdendosi in milioni di spruzzi che mi bagnavano il viso. Era diversa dalle lacrime -ne constatai il sapore dolce- sebbene l'aspetto limpido traesse in inganno.
Quando la perdita era stata riparata avevo iniziato a far scorrere l'acqua della vasca per sentire il suo placido fluire e lasciare che la corrente portasse con sé anche i miei pensieri.
Poi un giorno mamma tornò a casa prima del previsto. Sentiva lo scroscio dell'acqua e così mi infilai nella vasca, fingendo di fare un bagno. Confessarle che il lento fluire di quel liquido trasparente esercitava su di me un potere calmante era inconcepibile, per Edna Berger nessun fattore esterno deve intaccare lo spirito di una persona.
Feci un bagno con i vestiti addosso, la camicetta fradicia e la gonnellina a balze che dal ginocchio si sollevava e raggiungeva la superficie dell'acqua. Mi ero sentita estremamente bene -placida, quieta, lontana- e sotto le palpebre chiuse immaginavo il mare che si infrangeva contro il fiordo -placido, quieto, vicino.
Alla vista del bagno di servizio di casa Budd, in cui una grande vasca da bagno occupa quasi un'intera parete, avevo sorriso internamente. Ne ho già usufruito diverse volte, in particolare dopo la serata a casa di Aaron in cui Ander ha asserito che i miei occhi sono diafani. Questa vasca, costeggiata di pietruzze verdi e azzurre incastonate a formare un mosaico, è l'unico posto in cui sono riuscita a non pensare, scacciando la figura di Ander, il suo sorriso irriverente e quegli occhi nocciola che mi danno il tormento.
Immergendomi completamente sotto il pelo dell'acqua, lasciando solamente le narici a fuoriuscire di tanto in tanto per poter respirare, sono in grado di annullare me stessa e i miei sensi: perdo la percezione del mio corpo, non sento spigoli ossuti e angoli aguzzi; vedo le onde infrangersi contro i miei occhi, non quiete ma impetuose, e colorarmi le iridi; annuso la brezza fresca e la salsedine che si imprime sotto la pelle, dentro il sangue, e fluisce in tutto il corpo; tocco il pelo dell'acqua, mi lascio levigare dalla schiuma che spazza via i ricordi; odo lo scroscio e il tumulto del mare che mi pulsa direttamente nel petto.
«Hilda, tesoro, tutto bene? Sei lì dentro da ore» la voce di Melanie mi cattura e dirada i miei pensieri, riportandomi velocemente alla realtà.
«Sì, sto uscendo» biascico, riemergendo dall'acqua e osservando la pelle rattrappita. Forse ho davvero passato delle ore in questa vasca, ma a me non sembrano che pochi istanti.
«Benjamin e Penelope sono quasi pronti, io e Will portiamo Sebastian al parco» mi comunica mentre afferro l'accappatoio e lo indosso per placare i brividi. L'acqua è calda e accogliente, quasi mi viene voglia di tuffarmi di nuovo.
«Va bene» rispondo, frizionando i capelli in un asciugamano e aprendo la porta del bagno.
Melanie è di fronte a me, i capelli corti accuratamente spettinati, un sorriso sincero si apre sul suo viso quando si accerta delle mie condizioni.
«Fate attenzione, non bevete e buttate un occhio su Penelope che mi sembra fin troppo eccitata per questo falò in spiaggia» si raccomanda prima che Sebastian le arrivi alle spalle e si aggrappi alle sue gambe, facendo i capricci.
«Calmati un momento, adesso andiamo» William lo segue sospirando, scuotendo la testa di fronte all'innocente impazienza del figlio.
Saluto anche loro, poi vado in camera e pesco un abito a caso dal mio armadio. È un vestito di un tenue color glicine con le maniche a tre quarti che aderisce sul petto e sulla vita, dove si apre in una gonna leggera che arriva fino al ginocchio.
«Che bello!» la voce di Penelope mi richiama mentre allaccio le francesine, seduta sul bordo del letto. Si fionda su di me e tasta la stoffa delicata del mio vestito con occhi estasiati.
«Qualche volta te lo presto» le concedo, sorridendole piano. È leggermente più alta di me ma è molto magra, probabilmente le starà corto ma dubito che le importi.
Anche se stiamo andando al mare -all'oceano, mi avrebbe corretto Sebastian- si è truccata lievemente, questa volta senza mettere il fard, e mi viene da sorridere perché nella mia testa risuona il consiglio di Natalie, quella sera di poche settimane fa.
«Siete pronte? Dai che si fa tardi!» Ben ci richiama dalla porta con le chiavi in una mano e il cellulare nell'altra, impegnato a controllare l'ora. Penelope recupera la borsa e un cardigan per la sera, quando le temperature si abbasseranno, poi insieme ci avviamo.
∽✵∼
La spiaggia dove questa sera si terrà il falò è Ocean Beach, la più lunga e frequentata della costa, ma non ci siamo diretti subito lì. William ha storto il naso quando ha saputo che non ho mai visto l'oceano da vicino, quindi ha fatto promettere ai suoi figli di portarmici.
Così Benjamin e Natalie hanno organizzato un pomeriggio a Mile Rock Beach, una piccola insenatura celata dalle scogliere della baia. Si trova all'angolo della città ed è raggiungibile solo dopo una serie di sentieri impervi e la discesa di una lunga e ripida scalinata.
Penny ha rischiato di cadere un paio di volte, inciampando sui ciottoli e aggrappandosi alla spalla di Benjamin per non ruzzolare giù. Ha maledetto suo padre che gli ha messo in testa di portarmi a vedere l'oceano, me che non l'ho mai visto, se stessa per i sandali scivolosi. Dopo una serie di improperi di fronte ai quali persino Natalie è sembrata scossa, siamo giunti sulla spiaggia rocciosa.
Qui l'oceano Pacifico incontra la baia di San Francisco, le acque si mescolano e combattono una battaglia fatta di onde e schiuma. È una distesa immensa, non si riesce a vedere la fine e se ne percepisce la grandezza quando all'orizzonte si unisce al cielo -nuvole, onde e colore.
Lara Jin e Mike ci raggiungono solo pochi minuti dopo, immediatamente seguiti da Loren, Jonas e Aaron, tutti in macchina insieme. Il loro arrivo è annunciato dalle imprecazioni colorite di Aaron, iniziate al principio del sentiero e giunte forti e chiare fino alle nostre orecchie. Penny è arrossita quando ha riconosciuto la sua voce, poi ha passato il resto del tempo della loro discesa a togliere polvere inesistente dal pantaloncino di jeans e aggiustare la canottiera al suo interno.
«Perkins, contieniti, ci sono delle donne qui!» lo apostrofa Ben quando ormai sono alla fine della scalinata e i suoi improperi non accennano a diradarsi.
«Anche qui ci sono delle donne» ribatte Loren piccata dopo essere saltata giù dall'ultimo gradino. Qualche rivolo di sudore le cola dalla fronte, dove l'attaccatura dei dreads deve farle avvertire un caldo infernale.
«Se prestassi più attenzione a dove metti i piedi...» la rimprovera Jonas seguendola cauto. Dal modo in cui non le toglie gli occhi di dosso con aria apprensiva deduco che abbia rischiato di cadere più volte.
«Io presto attenzione» protesta la sua fidanzata, punta nell'orgoglio. «Non è colpa mia se questi scalini sono ripidi e io ho le gambe corte. Tra l'altro, le gambe corte sono indice di-»
Sia lodata Lara Jin e la sua risata acuta, che si leva nell'aria interrompendo Loren e il discorso senza capo né coda che stava per uscire dalla sua bocca.
«Dov'è Ander?» domanda Natalie, sbuffando in direzione di Mike e ignorando volutamente la sua presenza. Lui non si mostra intimorito da lei, tuttavia abbassa lo sguardo di fronte a quell'evidente ritrosia e incassa in silenzio.
«Viene con la sua auto» risponde Aaron accingendosi ad aggiungere altro. Tuttavia, non colgo più le sue parole, catturata da un raggio di sole che si infrange su una roccia e si riflette sull'acqua in cui essa è immersa.
Mi avvicino cauta, timorosa che la mia presenza possa intralciare quella luce che rifulge, tenue e calda. Il mio braccio intercetta il raggio, poggio la mano sulla roccia e osservo il chiarore disperdersi e attraversarmi -il sole mi bacia col suo tepore e mi illumina, senza riflettermi. Catturo la luce, la assorbo anche se non mi coloro e risplendo dei suoi raggi.
Le mie mani tremano sotto quel sole, mi sento calda e completa, arricchita del suo colore e quieta col mare che zampilla a pochi passi da me. Su di esso rifulge l'arcobaleno, un piccolo scorcio di acqua che si abbatte sulla roccia disegnando quello spettacolo naturale.
La sabbia è compatta e si piega sotto i miei mocassini, permettendomi di avvicinarmi e salire sulla roccia bagnata e muschiosa per osservare l'orizzonte. Sono uscita con i capelli umidi e adesso sono quasi asciutti, riscaldati dal sole che li ha ammorbiditi in onde definite e impregnati della salsedine. E adesso li sento quei sali che profumano il mare, vi ho immerso le dita ed essi vi si arrampicano nel tentativo di entrarmi direttamente nel cervello -vogliono scavalcare le meningi e riempire i solchi cerebrali, inebriarmi la mente, ottenebrarmi i sensi e farmi ubriacare di quel profumo così noto eppure così inedito.
Chiudo gli occhi e lascio che accada: voglio diventare un tutt'uno con esso; voglio che si introduca nell'animo, nel cuore, nei polmoni; voglio che scavi nelle ossa e si insinui negli anfratti degli organi. Voglio che mi avvolga nella sua totalità, voglio essere pervasa da quel sentimento frenetico e concitato che regala solo l'orgasmo e dalla serenità che avvolge le membra e culla la mente quando l'eccitazione termina e ci si bea di quel piacere che fa palpitare il cuore e mozza il respiro. E ne voglio sempre di più.
«Ciao, fatina, stai praticando un incantesimo?»
La voce di Ander mi giunge ovattata, io sono su un pianeta diverso in cui il mare mi completa. Mi costringo ad aprire gli occhi controvoglia, per niente entusiasta di abbandonare quel sentimento così travolgente che ora avverto appena più attenuato.
«Non sono una fata, Ander» ribatto senza guardarlo. I miei occhi sono colmi dell'oceano, non voglio che vedano nient'altro se non questa enorme distesa che si staglia contro l'orizzonte.
«Sei proprio sicura?» domanda, mentre le voci concitate di Ben e Aaron richiamano la nostra attenzione. Si sbracciano verso di noi mentre gli altri recuperano le loro cose.
Ci sono due ragazze che non ho mai visto. Hanno entrambe i capelli scuri e ricci, la pelle ambrata e i lineamenti pronunciati. Una sta ridendo amabilmente con Penelope, portandosi una mano al petto e l'altra a eliminare le lacrime che le scivolano giù dagli occhi, piccoli e scuri.
L'altra, invece, ha i ricci raccolti in una coda alta, sopracciglia definite che, unite all'espressione dura, le conferiscono un'aria arcigna. Scruta me e Ander avvicinarci da sotto le lunghe ciglia nere e temo che possa incenerirmi da un momento all'altro.
«Lulù» il ragazzo accanto a me la raggiunge con un balzo, posandole un bacio sulla guancia e la avvolge col suo braccio, stringendola a sé.
«Non ho cinque anni, Ander» ribatte lei piccata, incenerendo anche lui. Si districa dall'abbraccio con una smorfia e si avvia verso i gradini concludendo: «Mi chiamo Lucrecia».
Però che caratterino....
Il sole muove verso l'orizzonte e un cielo aranciato pare esplodere sopra le nostre teste. Quando è iniziato il tramonto? Quanto tempo sono rimasta sola e con gli occhi chiusi a diventare un tutt'uno con l'acqua?
Mi avvicino a Benjamin e Penelope con Ander che mi segue a pochi passi di distanza.
«Lei è mia sorella Rocio» ci presenta quando sono davanti alla sconosciuta. Sul suo volto si apre un sorriso talmente radioso che temo che i suoi denti possano accecarmi.
«Piacere, Hilda» le porgo la mano e lei ricambia stringendola.
Prima che la povera Rocio possa aggiungere altro, Ander la cattura tra le sue braccia e si incammina verso la scalinata, raggiungendo l'altra ragazza.
La salita è più piacevole della discesa, appare meno impervia. Le imprecazioni di Aaron non si risparmiano -bacchettato da Lara Jin- mentre Penelope tace, borbottando a mezza voce in compagnia di Rocio. Loren inciampa diverse volte, sempre afferrata giusto in tempo da Jonas prima che ci faccia ruzzolare tutti giù come birilli.
Mike e Lara Jin sono i primi a partire con la loro auto, dovendo passare a prendere Kate -la sorella di Mike- e Veronica. Natalie sbuffa sentendo nominare la sua acerrima nemica, poi alza gli occhi al cielo e si infila nella macchina di Ben seguita da Aaron. Loren e Jonas, invece, andranno in macchina con Ander e le due ragazze.
Gli occhi di Penelope assumono la forma di un cuoricino quando nota che Aaron ha preso posto sul sedile posteriore, così si fionda al suo fianco mentre Natalie occupa il posto accanto al finestrino.
Dunque, io mi siedo sul sedile anteriore, osservando l'oceano che si allontana da me e percependo ancora il sole baciarmi con i suoi raggi ormai tiepidi mentre cala oltre l'orizzonte, lasciando spazio alla notte.
Dalla radio i Coldplay riempiono l'abitacolo con le loro note dolci e non riesco a non sorridere a quella dolce melodia che ci accompagna verso una festa in cui -avrei dovuto prevederlo- niente andrà per il verso giusto.
Running in circles, coming up tails
Heads on a science apart
Nobody said it was easy
It's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be this hard
Oh, take me back to the start
Mi odiate, vero? A questo punto io un po' mi odierei ahahaha
Lo so che sono cattiva con questi finali, ma i prossimi due capitoli, entrambi dedicati al falò, arriveranno presto, i swear 🦋
Insomma, che ve ne pare di queste due belle ragazze? Rocio viene presentata come la sorella di Ander, ma l'altra? Voglio sentire le vostre ipotesi 🤭
Luna Freya Nives
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