II. Domus est ubi cor est
Il volo col jet è breve e tranquillo. Dopo aver scambiato i convenevoli col pilota mi sono accomodata su una delle poltroncine per poter aprire il cofanetto che mi è stato donato dalla principessa. Avrei voluto farlo prima ma mi ha fatto promettere che l'avrei aperto dopo essere partita e solo ora inizio a capirne il motivo.
Il cofanetto è blu in pelle, lo rigiro tra le mani un paio di volte cercando qualche simbolo sulla sua superficie, ma non ve ne sono. Quando finalmente mi decido ad aprilo le mie labbra si incurvano per formare una piccola o, impedendomi di formulare qualsivoglia pensiero: un ciondolo a forma di sole risplende sulla stoffa scura, i raggi in oro bianco circondano una pietra preziosa azzurra e tersa. Sul lato è presente un piccolo rilievo, facendo pressione il ciondolo si apre rivelando il suo interno: a destra è incisa una frase, "Domus est, ubi cor est", mentre a sinistra c'è una miniatura di uno dei dipinti più famosi della nostra piccola isola.
Sollevo il ciondolo, liberandolo dalla stoffa e afferrando i lembi della lunga catenina per indossarlo. È piccolo e delicato, decisamente nel mio stile. Mentre lo rigiro tra le mani per rimirarlo mi accorgo che sotto la stoffa c'è un biglietto da cui intravedo la scrittura piccola e ordinata della principessa in persona.
"Carissima Hilda,
ti porgo questo dono affinché tu possa portarmi con te in questo nuovo cammino.
Ti regalo il sole affinché tu possa brillare e mostrare la tua luce, quei raggi flebili che ho avuto il piacere di vedere e che spero possano tornare a risplendere.
Ti regalo l'Acquamarina affinché possa donarti coraggio e fiducia. Mi ricorda il nostro mare, limpido come i tuoi occhi, curiosi e delicati; con il sole è in grado diventare scura e penetrante, senza mai perdere la sua nitidezza. Ti auguro di scoprire la moltitudine di colori che si celano in te, eclissati dal tuo candore e annidati nella tua empatia.
Ricorda che La casa è dove si trova il cuore, e qui troverai sempre una parte del tuo cuore.
Buona rinascita, Hilda, svela i tuoi colori e lascia che risplendano.
Con affetto,
Anya"
La principessa ha sempre nutrito una simpatia nei miei confronti, non ha mai tentato di nasconderlo, eppure mai mi sarei aspettata un tale dono da lei. Non posso affermare che siamo amiche, ma io sono la persona più vicina a una confidente che lei abbia mai avuto e lei è la persona più vicina a una sorella che io abbia mai avuto. Le nostre famiglie trascorrono molto tempo insieme e così io e lei abbiamo imparato a conoscerci, seppur mantenendo le dovute distanze e riverenze che devono essere riservate a una reale.
Il ciondolo che mi ha donato rappresenta un passo avanti nel nostro rapporto. Sicuramente è stato forgiato su suo volere, dubito che possa esisterne un altro simile, dunque immagino che abbia voluto onorarmi del suo affetto e della sua ammirazione, nonché del suo sostegno in questa avventura che mi appresto ad intraprendere. E ne sono immensamente lieta.
∽✵∼
Quando ho inviato il mio curriculum scolastico per la prima selezione del progetto di scambio culturale interazionale non era tra le mie intenzioni quella di trasferirmi dall'altra parte del mondo. Il mio obiettivo era scegliere una meta europea, non troppo lontana da casa, così da rendere la separazione meno drastica.
Tuttavia, nel momento in cui mi hanno comunicato la mia vincita, mi hanno messa al corrente che il mio era uno dei punteggi più alti tra i partecipanti, per cui avrei potuto decidere la mia meta in precedenza, insieme ad altri due vincitori. Avevo rimuginato a lungo sulla mia scelta, costatando che l'Europa era così vicina a casa che avrei potuto andarci in qualsiasi momento, anche per un solo weekend, come era già accaduto in passato durante le vacanze con i miei genitori.
I colleghi vincitori sono una ragazza coreana e un ragazzo sudafricano ed hanno optato per Londra e Tokyo, due città affascinanti per motivi diversi e molto lontane dai loro luoghi di origine, dunque anch'io ho pensato che fosse un bene confrontarmi con una cultura totalmente diversa dalla mia. La scelta della California è ricaduta quasi per necessità, i miei genitori hanno voluto valutare le famiglie ospitanti di ogni Stato e quella di San Francisco gli è sembrata la più adatta: William Budd è ingegnere e lavora stabilmente per la Tesla da molti anni, svolge inoltre lavoro di consulenza presso altre aziende High Tech della Silicon Valley; Melanie detiene la cattedra di Farmacologia presso l'Università della California e recentemente ha effettuato una scoperta importante che l'ha portata a tenere conferenze in giro per il globo. I Budd hanno tre figli: Benjamin di diciotto anni, Penelope di quindici e il piccolo Sebastian di tre anni. Agli occhi dei miei genitori sono sembrati una famiglia affidabile, figli con buoni voti, genitori con lavori remunerativi che dunque possono permettersi di mantenere un'altra persona anche se i contributi del progetto di scambio sono esigui.
All'aeroporto di San Francisco una discreta quantità di gente affolla l'area antistante il gate d'arrivo. C'è una schiera di persone che attende il ritorno di familiari e amici con visi allegri e cartelli spiritosi, una moltitudine di abbracci di ricongiungimento mi circondano e mi sento sballottolare qua e là cercando l'equilibrio. Non vedo la famiglia Budd in mezzo a quella gente, ho visto i loro visi solo in foto e sarebbe difficile riconoscerli. Poi una testolina colma di ricci biondi che si muove frenetica attira la mia attenzione con una vocetta stridula.
«Mamma, ma dov'è?» domanda il piccolo con il tono strascicato e cadente tipico dei bambini quando fanno i capricci. «Non è che ha cambiato idea?»
«No, amore, dobbiamo solo pazientare ancora un po', c'è molta gente qui» risponde dolcemente la madre carezzandogli il viso e prendendogli la mano per non farlo fuggire. La donna ha i capelli corti acconciati in un taglio maschile e i lineamenti del viso delicati, circonda le spalle di una ragazzina che stringe tra le mani un cartello su cui campeggia la scritta "Benvenuta Mathilda". La ragazza ha lunghi capelli neri raccolti in una treccia che le ricade morbida fin sotto al seno e batte convulsamente il piede a terra guardandosi intorno.
Mi prendo qualche istante per osservare anche gli altri due che sono con loro. L'uomo ha i capelli corti e brizzolati, gli occhi, circondati da rughette d'espressione, sembrano risplendere; sta sorridendo alla ragazza, dicendole qualcosa che da questa distanza non posso udire. Il giovane, invece, è piegato a giocherellare col fratellino, quindi non posso vederlo in viso.
Non indugio oltre, prendo un profondo respiro e cerco di assumere un'espressione rilassata nonostante il cuore pulsi all'impazzata e pare voglia sfondarmi la gabbia toracica. Mi avvicino con cautela, dando loro il tempo di accorgersi della mia presenza e realizzare che sono proprio io la ragazza che stanno aspettando. In effetti mi stupisco che non mi abbiano notata prima dato il mio aspetto così apparentemente bizzarro.
Non appena compio l'ennesimo passo, i loro occhi si catapultano su di me quasi in contemporanea. Mi sbagliavo, l'unico motivo per cui prima non mi hanno notato è la presenza di una montagna di valigie a dividerci. Ora che ho superato l'ostacolo, nonostante la distanza sia ancora notevole, posso percepire i loro sguardi scrutarmi.
Il viso della donna si apre in un sorriso ampio e caloroso mentre richiama l'attenzione del più piccolo dei suoi figli. Le sue labbra di bambino formano una piccola o mentre diminuisco la distanza tra noi acquistando una maggiore sicurezza.
«Benvenuta in California, Mathilda» è l'uomo a prendere la parola, avanzando di un passo verso di me e porgendomi la mano, «Io sono William, è un piacere averti con noi».
«Il piacere è mio, può chiamarmi Hilda» rispondo educatamente stringendogli la mano. La presa è salda e poderosa, trasuda vigore ma non è dolorosa per la mia mano gracile.
«Oh, suvvia, non c'è bisogno di questo formalismo» ribatte la donna, lasciando i suoi figli e avvicinandosi a me, stringendomi le braccia dietro la schiena. Non sono abituata a gesti d'affetto, per di più in un luogo pubblico. I miei genitori devono mantenere una rigidità di facciata dal momento che sono tra i più conosciuti del Regno.
Cerco di ricambiare, per quanto riesca ancora farlo. Le allaccio le braccia dietro la schiena e mi lascio strapazzare da lei, apparentemente non curante della mia freddezza.
«Io sono Melanie e non azzardarti a darmi del lei» mi ordina quando si stacca da me, dopo un paio di istanti. La sua espressione è buffa, con le labbra strette in una linea sottile e la fronte aggrottata, per cui mi trovo a ridacchiare senza accorgermene.
«Io sono Sebastian, ma se diventiamo amici puoi chiamarmi Seb» il più piccolo si intromette, infilandosi in mezzo ai genitori per arrivare davanti a me. Sono colta alla sprovvista da tanta intraprendenza, alla sua età non mi sarei mai sognata di farlo. In effetti non lo faccio nemmeno ora, dunque penso che abbia più a che fare con l'educazione rigida che mi è stata impartita.
«Mi piacerebbe molto diventare tua amica, Seb» rispondo, piegandomi sulle ginocchia come stava facendo suo fratello poco prima per poterlo osservare negli occhietti. Ha lo sguardo curioso ma, nonostante la tenera età, appare già fiero.
«Io mi chiamo Hilda» continuo porgendogli la mano. Sembra alquanto stupito da quel gesto, probabilmente nessuno gli ha mai teso la mano presentandosi, ma non tarda a reagire. La afferra senza stringere, quasi sfiorandomi con le sue dita corte e sottili, e si incanta ad osservare il pallore della mia pelle a contrasto con la sua, olivastra.
«Ma tu lo prendi il sole?» domanda candidamente, con l'innocente curiosità di bambino, ma subito riceve uno scappellotto dietro il collo da suo fratello.
«Sebastian!» lo apostrofa il maggiore con un'occhiata torva, «Che ha detto la mamma sulle domande?». Poi si rivolge a me sorridendo: «Mi dispiace, è nella fase in cui domanda anche perché il cielo è azzurro... Io sono Benjamin».
Finalmente ho l'onore di osservarlo. Ha il viso ovale, allungato, con una mascella pronunciata, e quando sorride due fossette gli scavano le guance, assottigliando le labbra grandi. I capelli corvini gli ricadono in un ciuffo sulla fronte facendo risaltare gli occhi verdi, anch'essi scuri, e mettono in ombra un naso grande ma non spropositato. Sarà alto almeno un metro e ottanta, non è tanto ma è parecchio rispetto a me.
«Nessun problema, è stato molto delicato» sorrido a mia volta provando ad essere amichevole. Tutti stanno cercando di mettermi a mio agio, il minimo che possa fare è smettere di pensare che quelle persone non sappiano nulla di me e imparare a conoscerle.
Intanto, mentre Melanie riprende il figlioletto, anche la ragazza si è avvicinata e mi osserva di sottecchi. È più bassa di suo fratello ma comunque è più alta di me, come lui ha i capelli neri ma lineamenti sono più delicati e tondeggianti. I suoi occhi, inoltre, sono blu, mentre le labbra piene, che risultano incurvate verso il basso, le donano un'aria annoiata.
«Io sono Penelope, mi spiace per te ma sei capitata in una gabbia di matti» mi avverte abbassando il tono di voce e sporgendosi verso di me per non far notare agli altri l'occhiolino. Quando si apre in un sorriso, sollevandosi distrattamente sulle punte dei piedi, la imito anch'io.
Sorrido a mia volta, felice del luogo in cui mi trovo. I Budd mi sembrano una bella famiglia e sono contenta di poter trascorrere quest'anno con loro nella città più multietnica della California. La mia prigione dorata è ormai lontana, ho trovato una nuova casa.
Ma, d'altra parte, come mi ha ricordato la principessa Anya, casa è dove si trova il cuore.
L'Acquamarina è una pietra preziosa che in cristalloterapia è utilizzata per accrescere il coraggio e la fiducia in sé stessi; rientra inoltre nel chakra del cuore e nella sua variante blu stimola l'empatia e l'accesso a un'emotività superiore. Teniamolo bene a mente per il futuro ;)
La frase in latino, tradotta nella lettera di Anya, è di Plinio il Vecchio.
Allora, cosa ne pensate? Siamo ancora ai capitoli introduttivi, per cui ho deciso di anticipare la pubblicazione per avere una base più corposa da cui partire. Il prossimo sarà venerdì e prima pubblicherò anche le schede personaggio relative ai Budd. Sono costretta a metterli un po' per volta per evitare spoiler, quindi di tanto in tanto intervalleranno i capitoli.
Avevate indovinato la meta di Hilda? E che mi dite di Anya e della sua lettera? Abbiamo conosciuto anche la famiglia Budd, che ve ne pare di loro? Io adoro Seb ahahah
Spero che la storia continui ad incuriosirvi, ci vediamo venerdì 🦋
Luna Freya Nives
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