CAPITOLO 5
Maggio 2021
I mesi volarono in fretta e io mi sentivo affannata, ma più la vita cercava di schiacciarmi, più io sentivo l'irrefrenabile impulso di prenderla a calci nel culo.
Mi sentivo estremamente vulnerabile e il mio umore aveva dei pericolosissimi alti e bassi, allora schernivo me stessa per non soccombere. Cercavo di essere perfetta usando i miei punti forti, in fondo ero Arianna la folle. Ma per quanto tentassi di mantenere l'autocontrollo sulla mia vita, sentivo dentro di me agitarsi un mostro pronto a divorarmi anche l'anima pur di venire fuori.
«Per quanto siate amici da tanto tempo ormai, trovo sconveniente per una ragazza della tua età restare da sola in casa con un ragazzo.» dichiarò mio padre.
«Papà, ma io ed Enea siamo come fratelli, non puoi pensare a certe cose. Mi dà una mano con i compiti perché ci sono cose che non riesco proprio a ficcarmi in testa.» replicai.
Si sollevò dalla sua scrivania e ci girò intorno, mentre io me ne stavo in piedi al centro del suo studio. «Non mi interessa, io non posso essere in casa abbastanza e voi non siete più dei bambini. Hai mai pensato che Enea potrebbe aver maturato nei tuoi confronti un interesse diverso da una semplice amicizia? Chi mi può dare questa sicurezza. Con tutto quello che si sente.»
«Papà smettila di dire stronzate e ascoltami. Enea mi tratta come se fossi un ragazzo, ecco tutto, non è minimamente interessato ad altro. Lo vuoi capire? Scommetto che è stata nonna a metterti in testa certe cose, vero? Lo sapevo.» dissi esasperata.
«Abbassa i toni ragazzina, io dico solo che non mi sembra più opportuno che restiate soli in casa, voi due.»
«Però se vado io da lui, va bene, giusto?» dichiarai piccata.
«Assolutamente no, a meno che non ci sia qualcuno in casa.»
«Non ci posso credere. Papà ho diciassette anni, non mi puoi trattare come se ne avessi ancora dieci. E poi... Enea è fidanzato e anche io sto con qualcuno.»
Mio padre divenne livido. «E chi sarebbe questo qualcuno? Ha un nome? Chi sono i genitori?»
«Cos'è la Santa Inquisizione, ora? Accidenti papà, non lo conosci, stiamo insieme da qualche giorno!»
Sospirò e si pizzicò forte la radice del naso. «Avanti, siediti, dobbiamo parlare.» disse indicandomi la sedia davanti alla sua scrivania, mentre lui prese posto su quella accanto.
«Papà, ti prego, il discorso non è davvero necessario, non è che dovevo aspettare di arrivare a diciassette anni per sapere certe cose. E poi non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di fare sesso al momento.»
Vidi mio padre impallidire. «Ari, ma che stai dicendo?»
«Volevi parlarmi delle api che vanno sui fiori e delle cicogne che portano i bambini, vero?»
«Beh, sì, in un certo senso.»
«Ok, so già tutto, a scuola ci hanno fatto anche delle lezioni con una sessuologa che ci ha parlato anche dell'importanza di essere protetti durante i rapporti e tutte ste robe qui. Insomma c'è la tv e il web, aivoglia a farsi una cultura. Ma ti ripeto, io non sono interessata all'argomento. Almeno non al momento. Ora possiamo finirla con questa storia?»
«Oh, Madre di Dio! Ari anche se tu non sei interessata, i maschietti della tua generazione hanno un chiodo fisso, quindi passerà pochissimo e lui vorrà approfondire la vostra conoscenza, capisci?»
«Papà! Maschietti? Eddai! E comunque se lui non mi rispetta gli do una testata, ok?»
«No, la testata no!» squittì mio padre.
«Un calcio lì dove non batte il sole?»
Mio padre si portò le mani al viso. «Dio aiutami!»
«Ho comprato un teaser online, ho un anello appuntito e lo spray. Sto a posto.»
«Comunque ti chiedo di non restare più da sola con nessun ragazzo in casa, compreso Enea.»
Mi alzai indignata. «No! Hai rotto le palle con queste manie di controllo, Enea non è un problema, prima lo capisci meglio è per te!» sbraitai.
Vidi mio padre gonfiarsi. «Vai subito in camera tua e restaci fino a cena. Starai in punizione per un mese.» Tuonò saltando in piedi.
«Ma papà, domani è il comple di Angelica, non puoi farmi questo!» replicai.
«È colpa tua! Con chi ti credi di avere a che fare, signorina? Io sono tuo padre e merito rispetto ed educazione. In questa casa sono io a decidere le regole. Ora vai in camera tua a riflettere.»
«Ma che cazzo però!» dissi sbattendo la porta del suo studio.
«I mesi diventano due!» mi urlò dietro.
«Vaffanculo pa'.» dissi a bassa voce.
Mi rifiutai di mangiare e appena possibile mi chiusi in camera mia, ero arrabbiata con lui. Chiusi la porta a chiave e scavalcai il balcone per andare da Enea, ma quando arrivai davanti alla sua finestra era chiusa e la luce spenta. Allora me ne restai seduta sul divanetto di vimini che aveva sul balcone e mi addormentai nell'attesa.
«Ari!» disse Enea vedendomi, non appena fu a casa.
Avevo il corpo completamente indolenzito e freddo, fuori la temperatura era calata bruscamente nonostante fossimo a maggio e io mi ero addormentata incurante di avere addosso solo una t-shirt e dei bermuda. Faticai a mettermi in piedi così fu lui ad aiutarmi facendomi poi entrare in camera sua.
«Ma che è successo?» chiese avvolgendomi con la sua felpa.
«Odio mio padre!» sputai.
Mi fece sedere sul suo letto e si mise accanto a me. «Ok, ti va di raccontarmi ogni cosa?»
Annuii e poi iniziai a raccontare.
«Enea, mi devi aiutare a uscire, devo andare al compleanno di Angelica domani, non posso mancare!» dissi disperata.
Enea si era incupito e si fissava le mani.
«Che c'è adesso?» chiesi agitata.
«Niente, pensavo alle parole di tuo padre.»
«Avanti Delfino, non ci pensare. Dice stronzate e basta! Io non so cosa gli passi per quella testa, ma so chi è stata la fomentatrice: mia nonna, ne sono sicura. Allora, vuoi aiutarmi?»
«Ok, ok, fammi pensare a come fare.»
«È facile, non c'è niente da pensare. Io verrò da te passando dal balcone e poi uscirò dalla porta di casa tua, dobbiamo solo fare in modo che i tuoi non mi vedano.»
«Ok, non è un problema quello. Quindi poi andiamo insieme alla festa?» chiese.
«No, no. Mi accompagna Marco. Ha detto che mi manda un messaggio quando arriva sotto casa.»
Enea si fece di nuovo pensieroso. «Quel Marco?» chiese contrariato.
«Già, quel Marco! Fatti passare il torcibudella, a me piace e ci sto bene.»
«Uhm, a me no, pensa! É uno di quelli con le mani lunghe.»
Sbuffai. «Dio, dammi la forza! Non vorrai farmi anche tu la paternale? Mi basta mio padre con le sue inutili illazioni.»
«Avanti, smettila, è normale che sia preoccupato per te. In fondo ora sei una giovane donna con tutto ciò che comporta e lui deve maneggiare questa cosa tanto delicata. Non penso sia facile, soprattutto quando si parla di te.»
«Non sono più una giovane donna, come mi chiamava tua madre a dodici anni. Ora ne ho sedici, sono abbastanza grande per essere considerata donna senza mezzi termini. E comunque non sono difficile da maneggiare. Tu ci riesci benissimo.» dissi alzandomi in piedi.
Enea sembrò improvvisamente preoccupato. «Ci sono dei momenti in cui faccio fatica anche io.»
«Oh, avanti Delfino, non fare il melodrammatico, guarda, ti preferisco più in versione Grizzly. Vabbè comunque, stai dalla mia parte vero? Posso contare sul tuo aiuto?»
Sollevò gli occhi verso di me. «Sempre!»
«Perfetto!» dissi stampandogli un bacio sulla guancia e ritraendomi di colpo quando le mie narici entrarono in contatto con un profumo strano.
«Ma che roba è?» chiesi nauseata.
«Cosa?»
«Sta puzza terribile che ti porti dietro. Madonna Santa! È disgustoso.»
Enea si afferrò il collo della maglietta e si annusò. «Meh, che vuoi? É il profumo di Eli.»
«Oh, Crudelia Demon! È pessima anche nella scelta dei profumi.»
Poi iniziai a osservarlo meglio e lo vidi. La prova. Lo indicai sconcertata. Era proprio lì, in bella mostra sul sulla parte alta del collo, poco sotto l'orecchio. «Quello è un... è un... ti ha fatto un succhiotto! Quella sanguisuga!» dissi scoppiando a ridere.
Saltò in piedi come se lo avesse appena pizzicato una tarantola. «Che, cosa, dove? Dai che cazzo stai dicendo? Madonna che palle!» disse frignando e scappando in bagno a guardarsi.
Io ricaddi sul letto piegata in due dalle risate, mentre lui bestemmiava e piagnucolava in bagno. Era uno spasso.
Quando rientrò in camera era disperato e ricadde di faccia sul letto accanto a me. «Si può mettere qualcosa per coprirlo?» disse con la voce ovattata.
«Credo che lei voglia che si veda; ha marcato il territorio, Delfino!» spiegai.
«Ma come sei aggiornata su certe cose!» insinuò girandosi su un lato.
«Me ne ha parlato Angelica. Tutto qui, a me certe cose fanno accapponare la pelle. Cioè se io sto con una persona non devo mostrare a tutti che è di mia proprietà. Quello non è amore!» dichiarai. «Comunque vedo che ti sei spinto parecchio in là stavolta.» aggiunsi lievemente acida.
«Che c'è vuoi un rapporto completo?» chiese lascivo.
«No, so abbastanza, anche se mi viene l'ansia al solo pensiero.» gemetti.
Enea si sollevò. «Ari, ma stai scherzando vero?»
«Cosa?»
«Hai ancora paura di baciare un ragazzo?» chiese.
«No, ma a differenza tua, sono rimasta fedele al mio pensiero.»
S'inalberò. «Chi ti ha detto che non lo abbia fatto anche io. Non sai niente del mio rapporto con Elisabetta. Per quello che ne so, in questo momento potrebbe anche essere la donna della mia vita, quindi...»
«Ok, sono fatti tuoi. Non mi interessa. Però non mettere bocca in quello che è il mio modo di pensare.»
«Non ti sto giudicando! Sei tu che sei partita in quarta!» si difese.
«Io non sono partita in quarta!»
«No! Ti si è rigirato l'utero quando hai sentito il profumo e poi il succhiotto, fai un po' tu? Che sei gelosa?»
«Io? Tu sei tutto scemo! E di cosa dovrei essere gelosa, avanti, sentiamo la filosofia del dottor Lucchesi, in merito.»
Arricciò le labbra e allargò le narici come un toro pronto a caricare. «Che io abbia trovato qualcuno a cui ho sentito di dover dare il primo bacio e tu no!» sputò.
Sgranai gli occhi furente e poi saltai come una molla giù dal letto. «Sei uno... uno... stronzo!» gli urlai contro e poi scappai dalla finestra tornando in camera mia.
Restai sveglia tutta la notte e anche la mattina successiva non ebbi animo di fare colazione, così mi vestii svogliatamente e poi uscii di casa. Quando chiusi la porta, lanciai uno sguardo verso la casa di Enea e poi entrai in ascensore.
È solo un cafone!
Quando arrivammo davanti a scuola, Marco e io scendemmo dalla sua moto e poi lui mi si avvicinò in modo pericoloso. Subito il cuore mi schizzò nel petto. «Che fai?» chiesi ritraendomi.
«Guardati intorno, piccola, che voglio fare secondo te?» disse lascivo.
Io mi diedi uno sguardo in giro ed effettivamente intorno a noi c'erano un sacco di coppie della nostra scuola che si stavano baciando.
Merda.
«Ok!» dissi ricordandomi delle illazioni di Enea.
Marco mi afferrò il viso e lo trascinò a un soffio dal suo, ma voltai la testa di scatto e lui sfiorò la mia guancia. «Ma che cazzo!» sbottò.
«Ehm scusa, ho appena visto la mia amica e devo correre ad avvisarla che stasera riesco a esserci alla sua festa.» mi scusai scivolando via dalla sua presa.
«Mah, vi vedete in classe, che fretta c'è?» chiese.
Tornai indietro e gli stampai un bacio sulla guancia. «Scusami tesoro, lo so che mi capisci. Sei così dolce e premuroso.»
Qualche ora dopo, durante la pausa, cercai di spiegare ad Angelica il mio problema.
«Angy a me piace un sacco, davvero. Però ho paura, sono bloccata.»
«Tesoro, ma devi rilassarti. La stai vivendo malissimo e invece è così naturale.»
Sospirai e poi quel mostro che cercavo di tenere a bada e che mi faceva scoppiare, tornò ad agitarsi. «Enea ha baciato Crudelia e lei gli ha fatto un succhiotto!» vomitai.
Angelica strabuzzò gli occhi. «Alla faccia!»
«Eh. Ma la cosa assurda è che ha insinuato che io fossi gelosa, insomma gelosa del fatto che lui avesse trovato la donna della sua vita alla quale dare il primo bacio e io invece me ne stessi ancora a rimuginare sulla cosa.»
«Ma che è una gara a chi lo fa prima?»
«Io vorrei baciare Marco, ma ho paura che dopo lui voglia di più.»
«Capisco.»
«Poi mio padre che dice stronzate e quindi sto nera.» affermai.
«Ok, ma vedi di fare pace con Enea o non potrai venire alla festa.»
«Sì, sì tranquilla. È già strano che non si sia fatto sentire fino a ora. Lui non ci riesce a tenermi il broncio. Lo conosco troppo bene.»
«Ne sei sicura?» chiese.
Annuii.
Certo.
Appena arrivata a casa, dopo essere scampata all'ennesimo attacco di Marco, filai direttamente in cucina perché ero affamata.
Mio padre si voltò un istante verso di me, mentre tirava fuori dal forno un contenitore con della parmigiana di melanzane. «Tutto bene a scuola?» chiese cercando di attirare la mia attenzione.
Non risposi e mi sedetti al tavolo.
«Sarebbe buona educazione rispondere.» aggiunse irritato.
Alzai la testa e sollevai le spalle.
«Non mi interessa che tu ce l'abbia con me per la punizione. Lo faccio per il tuo bene.»
Strinsi il cellulare che avevo in mano. «Ma guarda, per il mio bene. Però quando non c'eri, ti ha fatto comodo che avessi una compagnia, che stessi quasi tutto il tempo dai Lucchesi, vero? Ora però è un problema. Mi domando per quanto tempo dovrai ancora prestarle ascolto. Ha fatto la sua vita, ha gestito la tua, ora vuole avere voce in capitolo anche sulla mia. Non faccio niente di male.» urlai.
Mio padre mi colpì con uno schiaffo e io, di tutta risposta, mi alzai da tavola furente e mi chiusi in camera mia. Non mi aveva mai picchiata e raramente aveva alzato la voce con me, ma in quel periodo della mia vita in cui sentivo crescere in me una forte inquietudine, mi sembrava quasi di provocarlo volutamente. Mi sentivo tutta sbagliata e mi odiavo per questo.
Scavalcai il balcone e mi presentai alla finestra di Enea.
Quando mi aprì la finestra per farmi entrare ero un fascio di nervi.
«Ti è passata l'incazzatura?» disse facendosi da parte e poi tornando a sdraiarsi sul letto.
Mi guardai attorno mentre mi torturavo le mani. «No, è raddoppiata!» risposi sedendomi infine sulla sua poltrona.
Con gli occhi sul libro che stava leggendo, disse: «Auguri. Quindi che vuoi?»
«Che mi aiuti!» soffiai.
Sollevò appena lo sguardo. «Se parli del fatto di venire qui per poi scappare alla festa, ti avevo già detto di sì.» Poi si guardò il polso. «Ma sei parecchio in anticipo.»
«Grazie ma ho bisogno del tuo aiuto per altro.» dissi afferrando una penna abbandonata sulla scrivania e iniziando a farla scattare nervosamente.
Enea mi osservò in attesa. «Cosa? Guarda, se vuoi ammazzare tuo padre, mi dispiace ma io non ci sto.»
Sorrisi, ma ero troppo tesa per capire fino in fondo cosa stessi per chiedergli. «Insegnami a baciare!» dissi diretta.
Per poco non si strozzò con la saliva, lanciando in aria il libro di Diritto. «Ma che sei scema?» squittì.
Saltai in piedi e ripresi a fare su e giù per la sua stanza.«No, sono serissima. Mi sono rotta il cazzo di sentirmi strana, sbagliata.»
Enea si alzò e mi raggiunse. «Ari, ascolta, tu ora sei incazzata col mondo intero, ragiona.»
Mi bloccai per poi lanciarmi su di lui, aggrappandomi al suo collo. «Fai finta che sia Crudelia. Ti prego aiutami!»
Enea mi afferrò subito le braccia per staccarle dal suo collo, ma poi le lasciò ricadere lungo i fianchi. «Ari, non funziona così.»
«Merda!» ringhiai staccandomi da lui furente.
Mi sedetti nuovamente e mi presi la testa tra le mani. «Sono un disastro.» mi lagnai.
«Piccola, ascolta, la devi smettere di rincorrere la perfezione in ogni cosa. Se il tuo primo bacio non dovesse essere un granché, fottesega, andrà meglio il prossimo. Non è questione di prestazione. Devi farlo perché vuoi farlo, non perché ti senti costretta.» disse piegandosi sulle ginocchia fmdavanti a me.
«Ma io voglio baciare Marco, solo che poi inizio a tremare e mi sale l'ansia. Stringo i denti. Capisci?»
Chinò il capo. «Sì! E pensi che il problema sia perché non hai mai baciato nessuno e credi di essere una schiappa?»
«Esatto! Marco oggi ci ha provato due volte e stasera non mi lascerà scampo.»
«Capisco!» disse serio.
«Avanti Delfino, dammi una mano.» lo supplicai ma lui sembrava assente.
Vedendolo così restio mi alzai in piedi indispettita. «Ho capito, grazie lo stesso.» dichiarai prima di uscire dalla finestra.
«Ari, aspetta.»
Mi fermai ma senza voltarmi.
Grande Ari, sei la più forte.
«Ok, ci provo.» dichiarò.
Olè è fatta. Punto per me.
«Avanti, siediti, non mi va che mi ti arrampichi al collo come prima.» disse.
Mi voltai di scatto. «Grazie!» esclamai saltellando.
«Aspetta a ringraziarmi.» dichiarò tormentandosi le mani e infine sedendosi sul letto.
Mi sedetti accanto a lui e di colpo mi sentii tesa e la pancia tornò a farmi male. La mascella di Enea pulsava senza sosta.
«Ok, quindi devi cercare di rilassarti. Poi chiudi gli occhi e lascia che sia lui a baciarti. Il resto verrà da sé.»
Annuii fissandolo.
«Beh, chiudi gli occhi!» ordinò nervoso.
«Ah, ok, non avevo capito.»
Feci come mi aveva detto e restai in attesa come se stessi aspettando la puntura di un ago. Quando percepii il suo respiro sul mio viso, ebbi l'impulso irrefrenabile di aprire gli occhi, ma lui mi afferrò la nuca delicatamente e poi posò le sue labbra sulle mie. Avvertii l'invasione della sua lingua e, senza che me ne rendessi conto, aprii i denti, lasciando libera la mandibola e fu la cosa più bella che avessi provato fino a quel momento.
Enea si staccò quasi subito da me e si schiarì la voce. «Ok, tutto qui!»
Io restai come un'idiota con le labbra dischiuse, inebetita.
Si alzò di scatto dal letto e si ficcò le mani in tasca. «Eh, non sei così impedita come dici.» dichiarò serio senza guardarmi
«Dici?»
Era inquieto. «Sì, certo, cioè se il tuo problema è quello vai tranquilla.»
«È stato molto bello e tu sei un bravo maestro!»
Enea mi fissò e poi si portò le mani alla faccia ricadendo seduto sul letto. «Oh Gesù! Povero me.»
Gli diedi una pacca sulla spalla. «Forza Delfino, il prossimo passo sarà la mia verginità. Altro che le Relazioni Pericolose di Laclos. Da oggi ti chiamo Valmont.»
Enea mi rivolse uno sguardo ferino. «Ma hai bevuto?» abbaiò.
«No, sei un maestro tanto zelante.» dichiarai appoggiando la mia testa sul suo braccio.
«Ari, non sei divertente, giuro.» Si strinse le braccia al petto come se volesse coprirsi. «Già 'sta cosa sta fuori dalla grazia di Dio. Cioè è come se avessi appena baciato mia sorella. Mi sento uno schifo.»
Mi si abbassò la tapparella. «Se fossi stata tua sorella non te lo avrei chiesto, idiota! Tuttavia, avresti potuto essere un po' più gentile con i complimenti.» replicai indignata.
Scattò di nuovo in piedi. «Che ti dovevo dire? Sei stata brava, ti ho motivata per il tuo incontro di stasera.» si ostinava a non guardarmi negli occhi e la cosa mi faceva incazzare ancora di più.
«Non lo so che dovevi dire, non sono te!»
«Ma perché ora fai questo casino? Lo sapevo che non ti dovevo ascoltare.»
Mi rimisi in piedi, ero furente. «Ok, lascia perdere Enea. Grazie e mi dispiace di averti sconvolto tanto. Probabilmente non sono all'altezza della tua femme fatale, lei è sicuramente più esperta di me.»
«Io... non so cosa risponderti.»
«Mi hai già detto abbastanza. Hai baciato tua sorella. Uh, gridiamo all'incesto, allora! Ah no, sono solo la tua migliore amica e sono una donna che non è all'altezza dei tuoi standard evidentemente. Ti fai schifo perché mi hai dato una mano insegnandomi a baciare? Grazie tante, è il più bel complimento che mi sia sentito rivolgere. Per me è stato solo il gesto più naturale che un amico potesse fare per la sua amica che gli ha chiesto un aiuto. Avrei fatto lo stesso per te.»
«Ari, stai montando un casino senza senso, lo sai? Non ti rendi conto di ciò che stai dicendo. Sei evidentemente sconvolta.»
Il vulcano eruttò. «Sì, lo sono. Sono sconvolta perché mi sento strana e poi vorrei che mio padre mi ascoltasse, che mi capisse, ma lui non fa niente di tutto questo. Invece io mi sforzo tanto di farlo felice, di farlo sentire orgoglioso di me. Non so chi fosse mia madre, forse lei lo ha fatto soffrire talmente tanto che lui ora odia le donne e quindi odia anche me.» Avevo la voce rotta, stavo per crollare.
Enea mi si avvicinò. «Vieni qua piccola. Ma che dici? Lui non ti odia affatto.» disse stringendomi.
Affondai la testa nel suo petto. «Delfino, scusa per quello che ho detto prima. Non volevo farti sentire male. Tu sei sempre così comprensivo con me e io invece mi comporto da stupida.»
Si staccò da me e mi prese il viso tra le mani fissandomi. «Smettila, non è successo niente. Scusami tu, la cosa mi ha imbarazzato parecchio e non sapevo che dire, tutto qui. Quindi se ti avessi detto che mi era piaciuto tu avresti travisato, se ti avessi invece detto che era stato orribile tu mi avresti torturato di più, quindi...»
«Quindi?»
«Dai Ari, chiudiamola qua, per favore.» disse spostandomi un ciuffo di capelli che avevo davanti agli occhi.
Abbassai lo sguardo e mi staccai da lui. «Ok, ok, la smetto. A dopo allora.»
Lo salutai e me ne ritornai in camera mia. La pancia borbottava e io mi sentivo strana e irritata al tempo stesso.
Qualche ora dopo, mentre eravamo alla festa di Angelica, Marco mi sorprese all'uscita del bagno e mi trascinò lungo il corridoio che portava alla cucina.
«Marco, ma che fai?» chiesi terrorizzata.
«Piccola, sei splendida stasera, non resisto più.» disse schiacciandomi contro il muro.
«Ok.» annaspai guardandomi intorno.
Marco mi chiuse tra le sue braccia e si avventò sulla mia bocca. Ma a differenza di quanto accaduto con Enea, mi sentii invasa, sporca, incapace di reagire. Lui si schiacciò contro di me con forza e le sue mani iniziarono a scivolare lungo i miei fianchi per risalire al mio petto.
«Basta Marco! Non voglio.» biascicai nella sua bocca.
Lui continuò a invadere il mio corpo e a quel punto gli tirai una ginocchiata tra le gambe e lo vidi accartocciarsi di colpo su se stesso.
«Stronzo! Quando una donna ti dice basta ti devi fermare, hai capito?» ringhiai attirando l'attenzione degli altri invitati.
Enea si voltò verso di me e poi i suoi occhi si spostarono sulla figura di Marco. In un attimo, mollò Elisabetta e mi corse incontro.
«Che ti ha fatto?» chiese afferrandomi per le braccia.
«Niente. Gli ho mollato una ginocchiata solo perché non avevo portato il teaser.»
«Io lo ammazzo!» caricò.
«Fermati, l'ho sistemato io.» dichiarai trascinandolo via.
«Ma tu stai bene?» chiese prendendomi il viso fra le mani. I suoi occhi presero ad analizzarmi.
«Sì, sì, ora sì. Mio padre aveva ragione sugli uomini. Dopo un bacio vogliono altro.»
«Ari!» annaspò.
«Tu sei mio fratello e ti voglio bene. Non sei gli altri. Lui non capisce questo nostro rapporto, ne è spaventato, pensa che tu possa... » scossi la testa per cacciare quel pensiero. «Lasciamo perdere.»
«Vuoi che ti riporti a casa?» chiese.
Mi guardai attorno, tutti ci osservavano, compresa Elisabetta.
«No, sono qui per la mia amica. Però potrei venire con te dopo, quello non lo voglio più vedere.»
Mi strinse forte a sé. «Certo, non c'era nemmeno bisogno di chiederlo.»
«Ok, torna a divertirti che Crudelia mi sta guardando malissimo.»
«Non m'importa, piuttosto, tu sei sicura di stare bene?» continuava a scrutarmi sistemandomi i capelli dietro le spalle e accarezzandomi la faccia.
Per un istante mi lasciai andare a quelle attenzioni verso di me. «Sì, vai ti dico.»
«Ok, piccola, ok.»
Quando ci fermammo sotto casa di Elisabetta, lei si allungò per baciarlo, ma lui si ritrasse. «Ancora con questa storia?» sbottò lei.
«Buonanotte Eli, ci sentiamo domani.» disse algido schivando il suo sguardo.
Lei si voltò verso di me e mi lanciò un'occhiata truce e a quel punto chinai il capo imbarazzata.
Sospirai. «Ragazzi, scusate, magari esco un attimo a prendere una boccata d'aria così parlate.» dissi per poi schizzare fuori dall'auto.
Me ne stetti qualche minuto a scrollare le notizie di Facebook e ogni tanto sentivo le urla di Elisabetta che inveiva contro Enea.
Sollevai un momento lo sguardo e la vidi scendere dalla macchina di Enea come una furia. Feci per avvicinarmi ma mi bloccai immediatamente quando vidi lui seguirla fino al portone e baciarla quasi con disperazione. Voltai lo sguardo dall'altra parte e ritornai a sentire le mie anguille.
Maledizione, per colpa di quell'idiota non ho mangiato un cazzo neanche stasera. Che palle.
«Andiamo Ari!» mi richiamò Enea mentre saliva in macchina.
«Eh!» risposi raggiungendolo.
Per tutto il tragitto me ne stetti sul sedile in silenzio sentendomi profondamente a disagio. «Mi dispiace!» dissi in un soffio.
«Di cosa?» chiese.
«Avete litigato, magari se non ci fossi stata io...»
«Smettila Ari. Stai tranquilla, ho sistemato la situazione.» disse risoluto.
«Ho capito.»
«Cosa?»
«Non so, illuminami tu.»
«Ari sono stanco per i giochi. È stata una serata pesante, anzi diciamo che è stata una giornata assurda.»
«Già. Comunque...» dissi restando in apnea.
Enea parcheggiò poco distante dal nostro palazzo, poi ci incamminammo verso casa. «Riesci a finirla una frase?» chiese.
«È stato terribile e disgustoso.» confessai.
Sospirò pizzicandosi la radice del naso e strizzando forte gli occhi. «Avevi caricato questa cosa di troppe aspettative. Non ti crucciare, l'importante e che tu ti sia liberata di quell'idiota.» dichiarò apatico.
«Enea, a cosa alludeva Elisabetta?» chiesi.
Si mise a fissarmi. «Niente di importante. Stai tranquilla, ho sistemato, le ho dato ciò che voleva. Era solo quello il problema.» puntualizzò uscendo dall'ascensore.
«Ma... cosa?» insistetti.
«Basta Ari, sono stanco e tu devi dormire.»
«Enea, devo entrare da casa tua.» dissi sotto voce.
«Hai ragione. Ok vieni.»
Aprii la porta di casa e mi trascinò dentro. Era tutto buio ma io vedevo benissimo. Scivolammo in camera sua, mano nella mano. Tuttavia, non appena chiuse la porta e accese la luce sul suo letto io ebbi solo il tempo di esalare il suo nome e caddi sul pavimento priva di sensi.
«Ari!» fu il suo grido soffocato che mi arrivò come in un sogno.
Quando mi risvegliai mi sentivo confusa. «Ma che ci faccio ancora qua?» dissi mettendomi seduta sul suo letto e massaggiandomi le tempie.
Mi guardai intorno e vidi Enea che se ne stava seduto in un angolo della sua stanza a osservarmi.
«Sai se Marco ti ha passato qualcosa da bere?» chiese.
«No! Non ho né bevuto né mangiato.» dichiarai.
Si sollevò e mi raggiunse. «Ari, da quanto sei a digiuno?» chiese.
«Da ieri, forse. Ho litigato con mio padre e poi, non mi ricordo. Ho mangiato dei biscotti a colazione e niente altro.» mentii.
«Ok, cerco qualcosa da mangiare in cucina e torno subito. Non ti muovere.»
Lo vidi sparire e ricaddi sdraiata con la testa vuota e senza forze. All'improvviso sentii il cellulare di Enea vibrare sul comodino accanto a me. Mi allungai per vedere chi fosse e mi accorsi della notifica del messaggio di Elisabetta. Curiosa, afferrai il dispositivo e selezionai il messaggio per leggerlo meglio.
È stato bellissimo. Non vedo l'ora che arrivi domani per baciarti ancora. Ti amo.
Mollai il cellulare sul comodino e saltai giù dal letto. Quando scavalcai il balcone, Enea non era ancora tornato nella sua stanza. Mi spogliai in fretta e mi misi nel letto. Dopo essere rimasta sveglia per due ore, presi finalmente sonno, stremata.
Perché Enea continua a mentirmi? Non si fida più di me? Cosa ho sbagliato?
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