CAPITOLO 3

Settembre 2018

Il primo giorno di scuola. Scesi dalla Vespa di Enea per avvicinarmi alla mia amica Angelica che mi stava aspettando e sollevai la testa scrutando la facciata dell'istituto. Poi lanciai un'occhiata alla mia vecchia scuola media, più avanti su quella stessa strada.

«Mi sento mancare l'aria. Guarda le finestre, hanno tutte le reti di contenimento. Perché?» dissi portandomi una mano al petto.

Dopo aver sistemato il casco della sua Vespa nel bauletto Enea ci raggiunse. «Ok ragazze, la vostra sezione è sullo stesso piano della mia, quindi vi accompagno e mi raccomando, occhio ai bagni, non date troppa confidenza ai ragazzi più grandi, non prendete fumo e roba simile. A proposito, ho visto che la maggior parte dei professori che avrete sono tipi tranquilli, l'unico che potrebbe rompervi un po' il cazzo è quello di Economia. Per cui, Ari, ti supplico, non essere impulsiva. Angelica, mi raccomando, non la mollare.» si raccomandò.

Spostai lo sguardo su Enea e gli mostrai il mio casco rosa e sogghignando dissi: «Questo lo tengo io, non si sa mai, dovesse cadermi qualche mattone in testa!»

Angelica mi seguì a ruota sghignazzando, mentre Enea mi rifilò un'occhiataccia da morti e feriti.

Mi strappò il casco dalle mani. «Da' qua! Sei la solita ragazzina! Non sei più alla scuola media, queste sono le superiori ed è un altro mondo. Cerca di sintonizzarti, Ari.»

«Gne gne gne. Enea hai finito la modalità papà che accompagna le figlie il primo giorno di scuola? Rilassati, tesoro!» dissi scoppiando a ridere.

«Smettila! Comunque giusto per chiarire, mia madre mi trucida se non vi sto attaccato come una zecca.» si difese Enea.

Angelica si rivolse a me. «Ari, pensa che siamo due poppanti. Io mi sono incazzata con mia madre stamattina perché si era preparata per accompagnarmi a scuola e io l'ho bloccata. Cioè abito qua dietro.» dichiarò.

«Mio padre non si è nemmeno posto il problema, si è semplicemente sincerato che io frequentassi la sua stessa scuola e per il resto mi ha detto Vai figliola, farai grandi cose. A me veniva da ridere.» dissi ironica.

Prima che salissimo le scale per entrare nella scuola, mi sentii chiamare alle spalle e mi fermai. «Valenti, Arianna!»

Mi voltai e vidi la mia professoressa d'Arte delle medie. Tornai indietro e lei mi abbracciò forte. Quando si staccò da me, si voltò verso la scuola. «Alla fine hai deciso per un Istituto Tecnico, allora?»

«Sì!» esalai.

Sospirò. «Arianna, cara, ognuno di noi nasce con un bagaglio, poi spetta a noi decidere di aprirlo, tirare fuori qualcosa o tutto, oppure lasciarlo lì e crearcene un'altro, in base alle circostanze. Non tutti si riconoscono subito, hanno bisogno di più tempo, altri invece sanno cosa sono dal primo istante. Buona fortuna e non dimenticarti di essere felice per ciò che fai, non lasciare che ti renda schiava.»

Annuii perché non sapevo cosa aggiungere. «Grazie Prof.»

Lei sorrise e poi si allontanò lasciandomi però una strana malinconia addosso.

«Ari! Sbrigati la campanella è suonata!» mi richiamò Angelica che era già in cima alle scale.

Entrati a scuola, salimmo al nostro piano e poi ci dividemmo ancor prima che Enea potesse terminare le sue raccomandazioni.

Quando fummo finalmente in classe, io e Angelica ci guardammo intorno per capire la situazione e poi occupammo i primi banchi liberi vicini. Io continuai a osservare i ragazzi della nostra classe e dissi con un pelo di frustrazione. «Che dannata sfiga, fanno tutti schifo.» borbottai.

«Pensa che ci sono tante altre classi da cui poter attingere. Comunque io sono per quelli di quarta.» dichiarò Angelica.

Mi sistemai nel banco e presi il diario nuovo. «Che? Ma sei scema? Quelli manco ti guardano. Sei una primina!» la canzonai mentre sfogliavo le pagine che vuote non erano più.

Quello scemo non mi ha lasciato nemmeno lo spazio per scrivere i compiti. Fa sempre così, se lo prende appena comprato e inizia a scriverci sopra frasi, pezzi di canzoni e stronzate varie, manco il suo.

Mentre giravo le pagine ridendo come una cretina perché Enea aveva scritto al giorno del mio compleanno che mi dovevo ricordare di farmi gli auguri, scivolò sul banco una strisciata di fototessere che ci eravamo fatti la settimana prima al centro commerciale.

Angelica si sdraiò sul banco e poi si prese le mie foto. «Quanto è carino Enea quando fa così, vero? È adorabile, non trovi anche tu?»

«Chi, Delfino?»

«Sì!» sospirò.

«Angy, è un rompipalle, so già che ci aspetterà un resoconto ogni giorno e che ci starà addosso come non mai.»

«Ah, che mi stia addosso non mi dispiace proprio. Magari ad avercelo io un amico così. Sai se è già fidanzato? Ma sicuramente, è così carino.»

«Ma tu hai me, non ti basto?»

«Scema, un amico in quell'altro senso!» alluse.

«Quale senso, scusa?»

«Avanti, non mi dire che anche tu non ci hai fatto un pensierino! Cioè, è diventato un gran manzo.»

Roteai gli occhi e le strappai le foto dalle dita. «Angy, io ed Enea siamo come fratello e sorella, non lo vedi? Cioè sopportarlo così è già difficile, credimi. È un bravissimo ragazzo, anche adorabile certe volte, ma io non riesco proprio a pensare a lui in nessun altro modo, credimi e il punto è che va alla grande così e io sto proprio in pace col mondo.»

Angelica parve galvanizzata da quella notizia. «Quindi, tecnicamente, potrei provarci io, giusto?»

«Ma certo, accomodati pure!»

Angelica iniziò a battere le mani come una foca. Io la guardai e sorrisi anche se dentro la pancia avevo di nuovo le anguille.

Di colpo mi parve che tutto il mondo stesse cambiando attorno a me mentre io restavo sempre allo stesso punto.

Alla prima ora si presentò il professore di Economia e fu odio a prima vista. Per tutta l'ora scarabocchiai sul diario, ripensando alle parole della professoressa di Arte.

Mentre trascorrevano le settimane sentivo germogliare in me una profonda frustrazione, come se mi trovassi in una realtà che non mi apparteneva affatto. Come sempre Enea cercò di rianimarmi dandomi una mano soprattutto con Fisica ed Economia.

«Ari, è solo il primo anno, poi Fisica la lasci. Fai un piccolo sforzo.» mi ripeteva.

«Non ci riesco, non mi piace. A proposito, anche Economia si lascia al primo anno?» chiesi.

«No, Ari, quella te la devi portare dietro fino alla fine.»

Iniziai a piagnucolare. «Ma quello mi odia.»

«Non ti odia, piccola. È proprio un tipo tranquillo, ma se tu hai da ridire su ogni cosa, quello poi si gira di palle.»

«Perché tu non ti giri di palle quando io contesto ogni cosa?»

«Perché io ti conosco da più tempo e non ho a che fare con ventimila teste di cazzo ogni giorno.»

Sospirai.

«Avanti, ripetiamo questa parte va.» disse lui.

Non lo stavo più ad ascoltare, stavo disegnando su un foglio del quaderno un Kawai. Quindi non avvertii nemmeno il movimento di Enea che si era mosso alle mie spalle, pronto a sferrare un attacco disperato per recuperare la mia attenzione. Solo quando sentii i suoi pizzichi ai fianchi e iniziai a dimenarmi sulla sedia ridendo a crepapelle, gli prestai tutta l'attenzione che voleva.

«Fermati, fermati. Basta, ti sto ascoltando. Giuro.» squittii.

Si fermò e tornò a sedersi. «Bene, riprendiamo.» disse.

«Ad Angelica piaci parecchio!» dichiarai.

Enea alzò la testa e fissò il muro un istante, poi si voltò verso di me. «Angelica?»

«Sì! Angelica.»

«Ah, ok. Mi dispiace per lei! Riprendiamo a studiare che ho da fare dopo?»

Mi girai completamente sulla sedia e lo scrutai. «Che c'è non ti piace o sei già impegnato?» domandai.

Enea indietreggiò spallandosi sulla sua poltrona. «Che devo rispondere per evitare che mi guardi con quell'aria omicida?»

«Nulla, devi dire che ti piacerebbe frequentarla e che anche tu la trovi interessante. Tutto qui, mi pare facile, no?»

Roteo gli occhi. «Ho alternative?»

«No, direi di no!»

«Questa me la paghi!»

Sospirai. «Non è colpa mia, ho cercato di spiegarle che sei un rompicoglioni, ma niente, è cotta. Come intenderesti farmela pagare?»

«Io non sono un rompicoglioni!»

«Ok, non mi devi ringraziare, tuttavia potresti presentarmi qualche tuo amico, visto che in classe mia c'è la moria.»

Saltò in piedi. «Se hai bisogno di qualcuno, puoi iscriverti a Tinder. Io non sono un'agenzia d'incontri. Comunque mi stai solo facendo perdere tempo oggi, è evidente che non ti va di studiare.» abbaiò uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.

«Dannato Grizzly.»

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