Il "politicamente corretto"
Dopo i Ghostbusters, Ocean's 11, Sherlock Holmes, The Mask, Lupin e Il Signore delle Mosche, neanche Frankenstein può sfuggire alla minaccia del reboot al femminile. Emma Stone sarà infatti protagonista di una rilettura gender-swapped del celebre racconto gotico, in cui ad essere rianimata con una scossa elettrica è una donna morta. Il politicamente corretto colpisce ancora: Hollywood è a corto di idee, e decide di sfruttare l'ondata del MeToo e del BlackLivesMatter per fare soldi anziché inventarsi una storia originale.
Ci siete cascati tutti, vero?
E la cosa non mi sorprende: è più o meno con questi termini (anche se con un reazionismo meno palese) che le principali testate online dedicate al cinema e alla serialità hanno descritto la premessa del prossimo film del grande regista greco Yorgos Lanthimos, autore di capolavori come La Favorita, The Lobster e Il Sacrificio Del Cervo Sacro.
Movieplayer.it proclama che "Emma Stone sarà diretta dal regista Yorgos Lanthimos in una versione al femminile di Frankenstein"; longtake annuncia "Yorgos Lanthimos e Emma Stone di nuovo insieme per una rivisitazione (al femminile) di Frankenstein"; Comingsoon.it annuncia che "arriva il Frankenstein al femminile firmato da Yorgos Lanthimos ed Emma Stone"; Cinecittànews annuncia invece che "Frankenstein è femmina" (...no, non credo che parlassero del dottore, ma proprio della creatura), mentre LaScimmiaPensa.com annuncia che "Yorgos Lanthimos dirigerà Frankenstein al femminile".
La rete insorge: solo una manciata di lettori si interessa al contenuto degli articoli, o per lo meno supera la diffidenza affidandosi alle competenti mani del pluripremiato regista greco. Gli altri, la maggioranza, gridano al politicamente corretto e alla rivisitazione della storia e della letteratura. Cos'altro faranno, un film su Gesù con protagonista una donna nera transgender? Un Capitan America asiatico e disabile, un Indiana Jones nonbinary indigeno con i capelli tinti? Non si rendono conto che fare così è come il whitewashing? E allora noi vogliamo Cenerentolo, Wonder Man (The Someone: Che esiste già ed è un membro degli Avengers la cui maschera consiste nel ciulare gli occhiali da sole a Ciclope.), Memorie Di Un Geisho (The Someone: Ho un'improvvisa voglia di leggere una storia delle gesta di Oda Nobunaga narrate attraverso gli occhi di Ranmaru.) e Piccoli Uomini (The Someone: Un altro che esiste già, è un sequel di Piccole Donne scritto dall'autrice del medesimo Louisa May Alcott nel 1871.).
In realtà, la storia di Lanthimos è solamente ispirata al Frankenstein di Mary Shelley. Il film si intitolerà Poor Thing e sarà ispirato dall'omonimo romanzo pubblicato da Alasdair Gray nel 1992. Nessun mostro né scienziato pazzo: solo una donna di nome Bella Baxter, che per sfuggire al marito violento annega in un fiume. Viene rianimata da un chirurgo, e sulle prime si comporta come una bambina piccola, ma acquisisce via via consapevolezza mentale e sociale. Seguiranno omicidi, viaggi in giro per il mondo e la ricomparsa del marito, il generale Blessington, ancora sulle sue tracce.
The Someone: Un po' come in Rose Madder di "Stephen King", solo che qui il marito violento non viene mangiato vivo dalla cugina buona di Pennywise dopo aver sbranato un tale.
Del Frankenstein, la storia di Poor Thing non ha che il concetto di base di rianimazione di un cadavere con un cervello altrui. Il racconto è altrimenti originale e si adatta molto allo stile di Lanthimos, che aveva già reinterpretato un racconto classico (la vicenda di Agamennone e Ifigenia), con Il Sacrificio del Cervo Sacro.
Ma perché raccontare le cose così come sono quando si può deliberatamente inquinare la notizia per scatenare lo scandalo? Per far sentire ancora una volta minacciati i maschietti bianchi fragili che non sanno vedere oltre il proprio naso e si sentono una categoria oppressa perché ogni tanto nei film compaiono delle minoranze?
Molti dei recenti "scandali" per politicamente corretto sono costruiti ad arte dalle testate giornalistiche e basati su palesi bugie e disinformazione deliberata.
Il personaggio di Enola Holmes, ad esempio, è stato creato nel 2006 dalla scrittrice americana Nancy Springer come protagonista della collana per ragazzi The Enola Holmes Mysteries, in cui un'immaginaria sorellina dei fratelli Holmes si dedica a risolvere casi di persone scomparse e interagisce con vari personaggi del mondo di Doyle come il dottor Watson, l'ispettore Lestrade, nonché figure storiche come Florence Nightingale. Si tratta semplicemente di un'introduzione al mondo di Doyle rivolta ai giovanissimi, senza modificare o cambiare nessuno dei personaggi creati dall'autore inglese.
Quanto a The Mask, i fumetti originali della Dark Horse (peraltro molto diversi dalla commedia con Jim Carrey, dal tono crudo e violento e con una forte componente trucida) hanno presentato ben due versioni femminili dell'iconica creatura dalla pelle verde: Kathy, la fidanzata del protagonista Stanley Ipkiss, e una bambina traumatizzata di nome Emily, che se ne serve per vendicarsi dei bulli della sua scuola.
Infine, dopo l'uscita della serie su Lupin (o più correttamente "Lupin: all'Ombra di Arsenio") gli spettatori si sono resi conto che – oltre a non avere niente a che fare con l'anime della Monkey Punch, come molti prevedibilmente temevano – si tratta di una storia originale solo ispirata al romanzo di Maurice Leblanc. Omar Sy interpreta Assane, un giovane di periferia che decide di dedicarsi al furto per vendicare la morte in prigione del padre, ingiustamente accusato di furto dalla ricca famiglia bianca di cui era dipendente. Per fare ciò si ispira al ladro gentiluomo, il cui romanzo gli era stato recato in dono dal padre prima dell'arresto. E sì che in tal caso persino il Corriere della Sera aveva provveduto a inquinare la notizia con un titolo ingannevole: "Omar Sy è un Lupin nero: la storia stravolta dal politicamente corretto". Il giornale fu giustamente criticato, soprattutto perché il contenuto del pezzo metteva ben in chiaro che Sy non interpretasse Lupin, ma un suo emulo, solo il titolo era ingannevole: ma molti si fermarono là.
L'indignazione per il "politicamente corretto" inizia a stancare ben più del "politicamente corretto" stesso, che a parte qualche eccezione – spesso diversificata solo a parole, come le serie Troy: Fall Of A City, Fate: The Winx Saga, e il cancellato reboot di Heathers – presenta spesso storie originali e particolari, che riscoprono romanzi e personaggi spesso dimenticati e rielaborano il vecchio con il nuovo. Anche La Regina degli Scacchi è tratto da un romanzo, ed è lo stesso per Bridgerton, ispirato a una serie Harmony priva di impegno.
Alla fine diventa palese che con i "politicamente scorretti" non si può vincere. Anche ammettendo che l'idea di rielaborare Ghostbusters con un cast al femminile sia fallata in partenza (certo, tirare ancora fuori il remake di Ghostbusters nel 2021 non è meno pietoso), nessuna alternativa sembra andar bene. Stella/Starfire no, anche se è un'aliena. Finn e Rose di Star Wars no anche se sono personaggi originali, il Dottore di Doctor Who no anche se le reincarnazioni fanno parte del suo personaggio dalle origini, e neanche Black Panther va bene. Perché? Perché no, perché è troppo africano e in una battuta prende in giro i bianchi. Orrore, è assolutamente allo stesso livello che far interpretare Motoko Kusanagi da Scarlett Johanson e un monaco tibetano da Tilda Swinton, di che stiamo parlando?
Ricordatevi di aprire un articolo prima di commentarlo: risparmia un sacco di fatica e di neuroni.
Concludo questo discorso con le parole di un altro commentatore, che sta dal lato giusto della storia.
"Lasciali stare. Questi di sicuro pensano che Frankenstein sia il nome del mostro."
(Nella foto, Yorgos Lanthimos ed Emma Stone al settantacinquesimo Festival del Cinema di Venezia)
- Lady R
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