Forum e Adrian: incolpa la vittima!


 Ciao a tutti! Qui è HacchanADL e oggi parleremo della puntata del 23 gennaio di Forum che, già dalla sua messa in onda, ha scatenato non poche polemiche sia sul web che nella trasmissione stessa.

Il caso vede protagoniste Carlotta e Angela, la prima una ragazza stuprata quattro anni fa all'età di 17 anni e rimasta incinta a causa della violenza, la seconda la madre del suo stupratore, Carlo (all'epoca dei fatti 18enne), che richiede alla ragazza di poter vedere il nipote, riconosciuto dallo stesso Carlo, attualmente in carcere.

Prima ancora della puntata di Forum, infatti, la sentenza del tribunale ordinario che ha preso in analisi il caso, aveva permesso il riconoscimento del bambino e il riconoscimento alla donna (e in seguito al ragazzo) di poter vedere il nipote sotto la sorveglianza di assistenti sociali, sentenza di per sé eticamente molto discutibile, in quanto non tiene minimamente conto dei danni che la violenza ai danni della giovane possono aver comportato e non rispettandola, nel momento in cui vengono riconosciuti al suo aguzzino dei diritti che non si merita minimamente.

Ancora, tornando alla trasmissione, Carlotta (o, meglio, l'attrice che ne ha fatto le veci durante la messa in onda) è stata soggetta a umiliazioni e discredito continui da parte sia della conduttrice, Barbara Palombelli, sia dal giudice Melita Cavallo. Quest'ultima in particolare ha usato toni particolarmente duri nei confronti della giovane, minimizzando (anzi, ridicolizzando) la sua sofferenza e per la violenza e disperata ricerca di giustizia a una semplice rabbia dovuta a instabilità psicologica.

"Non è un incubo, lei lo vive come un incubo perché non l'ha superato."
"[...] Lei deve reagire a questa sua situazione di prostrazione."
"Lei non è stata supportata psicologicamente in maniera adeguata, altrimenti non sarebbe così violenta."

Risulta evidente che per il giudice Carlotta è colpevole di non aver lavorato sufficientemente sul suo trauma e di non aver avuto il giusto supporto psicologico; anzi, la violenta in questo caso sarebbe addirittura lei!
Il suo dolore è un ostacolo per il riconoscimento di diritti che Carlo assolutamente non merita.
Certo, potrebbe anche darsi che il carcere abbia aiutato a riformarlo, potrebbe anche darsi che sia riuscito a correggere i suoi atteggiamenti violenti; ma il voler ottenere a tutti i costi un diritto, quello alla paternità, non tenendo minimamente conto della persona alla quale si è fatto il torto, la violenza fisica e psicologica, per cui sta scontando la sua pena, fanno comprendere come questa persona non sappia cosa sia il rispetto, né abbia avuto un sincero pentimento per le sue azioni.

Ma "le colpe" di Carlotta non terminano qui, per il giudice e per la signora Angela: la ragazza, infatti, quella sera aveva "partecipato al bere eccessivo" e si era recata di sua spontanea volontà alla festa alla quale partecipava anche il ragazzo. Inoltre, Carlo in quel periodo la corteggiava; Carlotta avrebbe dovuto sentirsi onorata da ciò ed è "colpa sua" se non ha smesso di frequentare la comitiva di amici alla quale entrambi facevano parte.

Eccolo, il victim blaming, una delle tante piaghe culturali che ancora ci caratterizza.
"Se bevi e abbassi la guardia, significa che devi prenderti le responsabilità della violenza che potresti subire."
"Se indossi una gonna troppo corta o lingerie in pizzo, vuol dire che te la cercavi e non hai diritto a lamentarti."
E potremmo continuare all'infinito.

Per renderci conto di quanto questo modo di pensare tossico che cerca di "spartire le colpe" fra vittima e carnefice sia radicato a livello culturale, ci basta anche solo prendere come esempio la seconda puntata di "Adrian", la tanto chiacchierata "serie evento" di Adriano Celentano, in onda proprio in questo periodo.
In una scena, Adrian salva due ragazze da uno stupro e si permette il lusso di rimproverar loro il fatto di aver bevuto, poiché le avrebbe rese più "vulnerabili" alle violenze.

Non mi resta che porre un quesito: in quale modo l'alcool autorizzerebbe uno stupro?
Pur affermando che bere fino a perdere i sensi è, di per sé, un'azione irresponsabile che andrebbe evitata, soprattutto per questioni di salute, ciò non costituisce un free pass per la violenza sessuale, poiché l'aguzzino sta comunque approfittando di una persona incapace di intendere e di volere.

Tornando al caso in questione, sarebbe cambiato qualcosa se Carlotta non avesse bevuto quella sera?
Ne dubito fortemente.
Carlo voleva violentarla e la di lei sobrietà non avrebbe costituito un impedimento.

La sentenza di Forum si è così conclusa con la vittoria di Angela e la possibilità, per lei e il figlio, di vedere il piccolo Riccardo che, come afferma la donna stessa, è una "...creatura nata dalla relazione con questa ragazza ... nata anche da un atto d'amore, si può dire."

Perché, con ogni probabilità, per gente come questa e per chiunque riesca a vedere in una vittima, in una Carlotta di turno, una colpevole, l'essere violentata e abbandonata in un campo mezza nuda costituisce un "atto d'amore".

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