Arthas Menethil, l'eroe caduto

Più volte abbiamo criticato i personaggi delle ficcine: le Hope sono delle ragazzine idiote, misogine e senza carattere, i bad boy dei pazzi maniaci del controllo, eccetera. A volte abbiamo visto goffi tentativi di dar loro spessore: le Hope leggono molto (pur parlando col lessico di un bambino di prima media), oppure gli scagnozzi di Iacopo "scrivono poesie e si dedicano alla filosofia". Tutto ciò però non ci viene mostrato nei fatti: non sapremo mai di cosa parlavano i molti libri letti dalle Hope (probabilmente non sono oltre After e le Cinquanta Sfumature), e nemmeno potremo leggere le poesie di Iacopo (che probabilmente consistono in "Iacopo è il super ultra mega dio dell'universo!" e la frase è ripetuta all'infinito). Per poter caratterizzare un personaggio bisogna innanzitutto conoscere un minimo ciò di cui si vuole parlare, altrimenti si scriveranno solo assurdità. Ci sono però dei personaggi che, seppur malvagi, sono entrati nei cuori di noi di Demoni di EFP. Venite a conoscerli!


Cominciamo con Arthas Menethil (Warcraft 3 e seguiti)


"Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso ti guarda dentro."
Nietzsche



"Succederti al trono, padre! Chiudi gli occhi... ora che i miei si sono aperti!"
(Arthas quando spodesta il padre, le parole dopo i tre puntini furono inventate dal doppiaggio italiano)

"Father... is it... over...?"
(Arthas prima di morire, rivolto all'anima del suo genitore)




Arthas, seppur possa essere abbastanza classico come concetto (il paladino che diventa il signore del male), è indubbiamente un personaggio ben gestito.

Impulsivo e coraggioso principe del regno, cresce sotto la guida del fiero paladino Uther, sviluppando una relazione con l'incantatrice Jaina (che per lui friendzonerà il principe elfico Kael'Thas) e chiamando il suo fidato destriero Invincibile.

La sorte del cavallo fu però segnata: durante un rientro sotto una tormenta, per velocizzare il tragitto, Arthas fece compiere un balzo pericoloso al suo cavallo, che, infortunatosi, sprofondò nelle gelide acque e morì.

La morte dell'animale, che il principe considerata alla stregua di un amico, lo segnò profondamente. Fu in quell'occasione che giurò di proteggere gli innocenti e i deboli.

Negli anni successivi divenne un guerriero sempre più abile, lottando contro orchi e morti viventi, ma le situazioni gli imposero di massacrare gli abitanti di un villaggio prima che questi divenissero morti viventi. In quest'occasione, vedendo che il paladino Uther non eseguiva i suoi ordini, Arthas si adirò, accusandolo perfino di tradimento e ordinando a chiunque non fosse d'accordo con lui di andersene. Anche Jaina lo abbandonò.

L'odio di Arthas per i nemici, capitanati dal signore delle tenebre (Dreadlord) Mal'Ganis, lo spinse a varcare il mare nonostante i divieti, poi, quando le truppe vennero richiamate dal re in persona, fece bruciare le navi dai mercenari, per poi ucciderli, addossando loro tutta la colpa.

"Hai mentito ai tuoi uomini e tradito i mercenari che hanno combattuto per te! Cosa ti succede, Arthas? La vendetta è così importante per te?" gli chiederà Muradin, suo amico nano reincontrato in quelle terre.

Alla fine, Arthas, per capovolgere le sorti della battaglia, recupera Frostmourne, una spada che in realtà è maledetta. Nemmeno le incisioni sulla corruzione a cui è destinato riescono a farlo desistere.

Agisce per salvare la patria, o almeno così afferma, viene da chiedersi se sia per autoconvincersi o se sia pura follia.

Forte della spada, il principe sconfigge i nemici, ma anziché tornare fieramente in patria, vaga tormentato dalla voce della gelida lama: l'odio, l'ira, il desiderio di vendetta prendono il sopravvento, in lui rimangono solo i sentimenti negativi, la sua stessa anima è sottratta dalla spada.

Arthas a quel punto ritorna in patria, uccidendo il proprio padre e devastando il regno, per poi essere assoldato nelle fila di coloro che un tempo erano suoi nemici. La prima cosa che farà sarà riesumare il suo cavallo, Invincibile, al quale è ancora legato, ma non avrà alcuna pietà degli altri paladini, del suo stesso maestro e degli elfi un tempo suoi alleati.

La storia continua, e ci mosterà come Arthas svilupperà legami di fiducia nei confronti di altri morti viventi, in particolare del lich Kel'Thuzad (che gli salva la vita pur non essendo obbligato), definendolo, seppur dopo qualche esitazione (nel doppiaggio originale) perfino "amico" ("a loyal friend"). Questo dimostra che, a quel punto della storia, Arthas aveva sincera stima di lui.

Preso il Trono di Ghiaccio e divenuto un tutt'uno col suo signore e padrone, il Re Lich, Arthas diviene ancora più forte e, salvo qualche breve parentesi, privo di scrupoli e legami affettevi.

La sua fine, dopo qualche fallimentare tentativo di redenzione, giungerà per mano di un gruppo di potenti avventurieri, che gli romperanno la spada, seppur in modo del tutto fortuito.

Arthas è una vera e propria incarnazione del concetto secondo cui la strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni: parte con buoni propositi, parte col desiderio di liberare il mondo dal male, ma più il tempo passa e più diventa incapace di vedere il male che è dentro di lui, etichettando ogni suo gesto a necessario. Solo con la morte riuscirà a trovare la liberazione.

Riposa in pace, unico vero Re Lich, senza di te Warcraft non è più la stessa cosa!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top