Antica Roma, fascismo e falsi miti
Tra le varie retoriche del Fascismo vi era anche quella secondo cui il popolo italiano era il diretto discendente degli antichi romani, e perciò era l'unico degno erede a ricostruire un nuovo impero.
Queste argomentazioni sfociavano spesso nel ridicolo, come quando si affermava (erroneamente) che Virgilio, con l'Eneide, fosse un cantore della guerra o roba del genere.
Tralasciando la pomposità dell'affermazione sulla nostra discendenza di sangue, di cultura, di lingua e di quant'altro dagli antichi romani, si può notare come, al giorno d'oggi, molti nostalgici di Mussolini prendono a modello di vita le legioni dell'impero romano, invincibili guerrieri che hanno imposto la latinità e sottomesso, col ferro e col fuoco, le popolazioni di buona parte dell'Europa, del medio Oriente e dell'Africa settentrionale.
Eppure i romani non erano solo conquistatori. Certo, sapevano punire severamente i ribelli, ma il loro dominio durò centinaia di anni perché puntavano a creare consensi intorno alla compagine statale con a capo Roma.
Ciò si traduceva nel rispetto delle culture e dei riti religiosi autoctoni, ma si lasciava agli indigeni delle provincie la possibilità di integrarsi nella civiltà dei conquistatori, ottenendo anche la cittadinanza romana con tutti i diritti ad essa connessi.
Il culmine di questo processo di assimilazione avvenne quando famiglie prestigiose, di discendenza decisamente non romana ma godendo della cittadinanza, cominciarono ad affacciarsi sul trono imperiale.
È il caso di Settimio Severo, il fondatore della dinastia dei Severi, di certo non di etnia caucasica ma cittadino romano come i precedenti sovrani.
Imperatore romano dal 193 d.C. fino alla sua morte (211), Settimio era nato a Leptis Magna, sulla costa mediterranea della attuale Libia. A quei tempi non era avvenuta la colonizzazione araba e, nel nord Africa, convivevano assieme ai coloni romani anche popolazioni berbere, nubiane e puniche e Settimio era di carnagione molto scura, a simboleggiare la sua etnia "non-italica".
Il Tondo Severiano, che contiene il ritratto ufficiale dell'imperatore con la moglie e i due figli maschi, mostra come Settimio avesse il colorito della pelle più scuro della moglie.
Tutto questo per dire che gli antichi romani non tenevano conto dell'etnia di un uomo del loro impero, ma dei suoi meriti e Settimio fu indubbiamente un ottimo imperatore, specie in un momento di crisi come l'inizio del III secolo d.C.
Settimio ebbe molti successi sul piano militare, e fu anche un grande politico: tolse il divieto ai soldati di sposarsi mentre erano in attività e fece grandi innovazioni istituzionali nel rapporto tra Senato e imperatore.
Il suo figlio ed erede al trono Caracalla, anche se etnicamente era un meticcio, passò alla storia per aver fatto costruire a Roma l'enorme impianto di terme che porta il suo nome e per aver promulgato la Constitutio Antoniniana, che concedeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell'Impero di condizione libera, rimuovendo di fatto tutte le distinzioni legali e politiche tra italici e provinciali.
Pur con i suoi limiti, la Constitutio Antoniniana può essere considerata lo Ius Soli dell'Età Antica, e
fu una spinta importante all'uniformazione delle amministrazioni cittadine dell'impero romano.
Questa è la realtà: tra gli imperatori romani ve ne sono di provenienza dal Nord Africa, dall'Illiria, dalla Dalmazia, dalla penisola iberica, dalla Germania, dal Medio Oriente e dalla Siria, persone capaci di portare avanti il progetto imperiale. Il colore della pelle, la provenienza, l'etnia o la religione non contavano nulla.
Tutto questo per dire, secondo un articolo trovato da Evgenij, che gli antichi romani non erano certo razzisti, e non avrebbero potuto esserlo dovendo tenere in piedi un impero vastissimo. E il loro impero, come molti altri, è stato frutto di migrazioni, nomadismi e spostamenti nonché unioni tra etnie e culture diverse.
- mattheus93
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