HAPPY NEW YEAR, JAMES
La mattina dell'ultimo giorno dell'anno Charlotte si svegliò molto presto ed andò subito in cucina, a tirare fuori dal frigo e dalla dispensa tutto quello che le serviva; l'attendeva una dura giornata perché erano molte le cose che doveva preparare per il menù e come se ciò non fosse già abbastanza, non aveva quasi chiuso occhio durante la notte appena trascorsa.
Aveva provato a non pensare a quello che era accaduto al cinema ma per quanto si fosse sforzata, la sua mente era sempre tornata lì; non riusciva ancora a capacitarsi di quello che Bucky aveva fatto, soprattutto perché era stato lui a fare il primo passo, era stato lui quello a passarle il braccio destro attorno alle spalle, dunque che cosa aveva sbagliato? Aveva interpretato male il suo gesto? No, impossibile, i ragazzi lo facevano solo quando speravano di ottenere un bacio dalla ragazza che avevano invitato ad andare con loro al cinema.
Bucky, però, non era uguale a tutti gli altri, era quasi impossibile capire che cosa passasse dietro ai suoi occhi azzurri; era naturale che avesse eretto uno scudo impenetrabile a tutto ed a tutti dopo quello che aveva subito.
Charlie sospirò, pensando che fosse solo stupido prendersela per una cosa così piccola, se non era accaduto nulla in quella sala immersa nel buio, allora era destino che non accadesse più; la possibilità era stata data ed era stata sprecata, non c'era altro d'aggiungere; la ragazza andò nella stanza che alla fine aveva trasformato in una camera improvvisata per il suo ospite, anche grazie alla famosa brandina, per svegliarlo con dolcezza.
"Che cosa c'è?" domandò lui con voce impastata dal sonno, apparendo quasi tenero agli occhi di lei.
"James, devo preparare la cena per questa sera, dato che farò confusione ho deciso di svegliarti prima, così facciamo colazione insieme, ma se dici di voler dormire ancora ti lascerò farlo"
"No, va bene" rispose il giovane uomo con uno sbadiglio sonoro; si sedettero entrambi davanti al tavolo di legno e consumarono una leggera colazione in silenzio.
"Voglio fidarmi di te, James, dato che questa mattina dovrò solo cucinare e cucinare ti do il mio permesso per uscire. Basta solo che fai attenzione"
"Credo di aver proprio bisogno di fare quattro passi" mormorò a sua volta Bucky; dopo aver terminato il suo cappuccino indossò una giacca marrone sopra alla maglietta rossa a maniche lunghe, prese lo zaino che portava sempre con sé ed uscì dall'appartamento.
Una volta fuori dall'edificio si sistemò con cura un berretto a visiera e s'incamminò verso una delle vie principali del centro di New York; durante i due anni in cui si era nascosto aveva appreso tutti i cambiamenti che le città e la tecnologia avevano subito e ne era rimasto semplicemente sconvolto, ma lui era un soldato addestrato duramente ed era riuscito a sopravvivere, camuffandosi ed inserendosi nella società.
Steve lo aveva cercato duramente, lo sapeva, qualche volta lo aveva visto, insieme a Sam, entrare in quella che per un po' di tempo era stata la sua tana ma non si era fatto scoprire fino a quel giorno a Bucarest; la voglia di tornare dal suo migliore amico era tanta ma si era sempre trattenuto per paura, rimorso e perché prima aveva bisogno ricordare e per farlo aveva bisogno di rimanere da solo, completamente, profondamente da solo.
Così si era svolta la sua vita fino a quando non era stato incolpato di una cosa che non aveva fatto e si era sentito braccato e spinto in un angolo.
Buffo come lo volessero punire per l'unico crimine che non aveva commesso.
Aveva detto a Steve di lasciarlo perdere, che per lui era troppo tardi da molto tempo, ma il suo migliore amico non aveva voluto ascoltarlo, testardo com'era aveva voluto fare di testa sua senza dare ascolto a quello che era più sensato fare.
Il giovane uomo si fermò, per pura coincidenza, davanti a quella che era la vetrina di un negozio di gioielli e pensò che dopo tutto quello che Charlotte aveva fatto per lui, un piccolo regalo era il minimo che potesse fare come ringraziamento; esitò ancora qualche momento a guardare le collane e gli orecchini e poi tirò verso il basso la maniglia della porta, per entrare.
Charlotte non avrebbe mai immaginato che una semplice cena potesse richiedere così tante energie e fatica, ma alla fine ce l'aveva fatta e ne era rimasta immensamente soddisfatta, peccato che subito dopo avesse guardato l'orologio e si era resa conto che era già tardi; così era corsa subito in camera per una doccia.
Si lavò con cura, asciugandosi i capelli ed arricciandoli alle estremità, si truccò in modo leggero con un po' di fondotinta e della matita nera per gli occhi ed indossò l'abito che aveva comprato il giorno precedente; il negozio in cui era stata con Bucky vendeva tanti bei capi d' abbigliamento ma quando i suoi occhi si erano posati su quello era stato amore a prima vista.
Era di stoffa blu scuro, con una profonda scollatura nel petto, che lasciava intravedere l'attaccatura del seno, ed uno spacco altrettanto vertiginoso ma che non cadeva nel volgare; era semplicemente mozzafiato, paragonabile solo a quelli delle attrici hollywoodiane quando sfilavano sul red carpet.
Ci abbinò un paio di scarpe dello stesso colore con il tacco alto di dodici centimetri, la ragazza era alta di suo ma rispetto ai suoi compagni d'avventura appariva una bambina.
Charlie non si guardò nemmeno allo specchio e socchiuse la porta, Bucky era in piedi, al centro del salotto, che la stava aspettando: indossava un abito nero con scarpe lucide, dello stesso colore, sotto alla giacca portava una camicia di seta blu, aveva pettinato i capelli all'indietro, raccogliendoli in un nodo con un elastico, era semplicemente uno spettacolo per tutti e cinque i sensi; la ragazza si voltò un momento in direzione del cellulare che aveva preso a squillare, nella schermata c'era un numero che lei non aveva mai visto prima, ma già sapeva che si trattava di Steve e non era intenzionata a rispondere, così lo spense, per non avere altre distrazioni durante la serata.
Uscì dalla camera a passo felpato, lasciando che fosse lui ad accorgersi della sua presenza.
Il giovane uomo si voltò quasi subito e rimase letteralmente senza fiato, con la bocca socchiusa, incapace di pronunciare una sola parola davanti a ciò che i suoi occhi vedevano; Charlotte gli si presentava con un abito che le calzava come una seconda pelle, in tutta la sua femminilità ed unicità.
Bella da togliere ogni capacità di ragionare.
"Sei bellissima, Charlotte" sussurrò lentamente, facendola arrossire sotto il suo sguardo carico di desiderio maschile.
"Grazie, anche tu sei molto affascinante, è meglio se mangiamo o la cena si raffredderà"
"Che cosa hai preparato?"
"Non te lo ricordi?"
"Si che me lo ricordo, mi stavo solo prendendo gioco di te" disse Bucky, prendendo posto a tavola "l'ultima notte di San Silvestro che ho festeggiato è stata quella del quarantatre, io e Steve siamo andati ad un Lunapark con due ragazze e c'era anche una mostra futuristica con Howard Stark. Mio Dio, sembrano trascorsi secoli"
"Ti sei divertito quella notte?"
"Si, soprattutto perché il giorno seguente sono partito per il fronte e tutto è cambiato, per sempre. È stata la mia ultima notte spensierata"
"Quando ero piccola festeggiavo sempre questo giorno con tutta la mia famiglia, fino a quando ho compiuto sedici anni, anche per me poi è tutto cambiato. Ho scoperto di essere diversa dagli altri ed ho dovuto costruirmi una nuova vita, ricominciare tutto da zero. A volte mi sento un mostro"
"Tu non sei un mostro, io lo sono"
"Non hai fatto tutto quello per volere tuo, va bene? Basta parlare di cose tristi, com'è il polpettone?"
"Buonissimo".
La cena venne consumata in un'atmosfera molto più leggera rispetto a quella con cui era iniziata; Charlotte aveva acceso la radio che aveva in salotto e quando giunsero al momento del dolce iniziò la stessa canzone che aveva fatto ascoltare al giovane uomo in libreria.
D'istinto Bucky si alzò e porse la mano destra alla giovane.
"Che cosa significa questo?"
"Vuoi ballare?"
"Sono un frana"
"Credi che io sia migliore?" disse a sua volta il giovane uomo, Charlie si lasciò convincere , lo seguì nel salotto ed iniziarono a ballare un lento, facendo ben attenzione a non calpestare l'uno i piedi dell'altra.
"Sai la cosa buffa? Non ho mai ballato con un ragazzo, non ho fatto in tempo ad andare al ballo della scuola e comunque non avrei avuto un solo cavaliere ad accompagnarmi"
"Per quale motivo?"
"Per farla breve ero un brutto anatroccolo. Non che adesso sia cambiata di molto"
"Non dire così. Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto in tutta la mia vita"
"Scommetto che lo hai detto a tutte le ragazze con cui sei stato e che ti sei portato a letto"
"È vero, non è la prima volta che lo dico ma adesso è diverso".
La giovane sollevò il volto, per guardare Bucky negli occhi, quando da fuori arrivò un forte boato.
"Sono i fuochi d'artificio, vieni, presto!" esclamò Charlotte, prese per mano il soldato e lo portò nella terrazza dell'appartamento, anche altri inquilini dell'edificio li imitarono; entrambi rimasero incantati a fissare i colori che illuminavano il cielo di New York, mentre la gente festeggiava per strada "buon anno, James"
"Buon anno anche a te, Charlie. Resta qui, arrivo subito".
Bucky entrò un momento in casa, per poi uscire con un pacchettino rosso in mano, la giovane lo guardò subito con curiosità.
"Che cos'è?"
"Un regalo. Per te. È il minimo"
"Non è necessario"
"Aprilo, per favore" insistette lui; lei lo aprì e vi trovò una collana, appoggiata ad un cuscinetto, con un ciondolino fatto a forma di stella rossa "lo so, non è il massimo, ma è una cosa che ti farà pensare subito a me"
"È bellissima, mi aiuti ad indossarla?" domandò Charlotte, quasi emozionata, il giovane uomo le agganciò la collana con delicatezza, sfiorandole la pelle nuda del collo.
"C'è anche questo" aggiunse il soldato, dandole in mano il libro rosso con dentro gli appunti dell'Hydra.
"Che cosa significa?" chiese Charlie, guardandolo perplessa.
" È una metafora. Significa che mi rimetto completamente nelle tue mani. Appartengo a te e solo a te, Charlotte. Non è così difficile da capire"
"Sono confusa. Perché ieri hai rifiutato il mio bacio ed oggi mi dici queste parole?"
"Non lo so, me lo sentivo di fare"
"Oh, mi sembra che tu abbia le idee un po' confuse, James, non hai risposto alla mia domanda!"
"Posso essere confuso anche io, non credi?"
"Credo che tu lo sia stato già per troppo tempo"
"Ti ho vista in intimità con Steve, che cosa dovrei pensare?"
"Ho capito, credi che sia una puttana, vero? Ascolta, finiamola qui, per favore! Hai già fatto abbastanza, basta!"
"Io mi sono appena dichiarato e tu mi scarichi in questo modo? Maledizione, Charlotte, hai capito quello che provo per te o te lo devo scrivere in un muro?"
"Quello che provi è tutto fuorché amore, i tuoi sono solo bassi istinti sessuali, puoi andare a scopare in un night club, non certo qui dentro"
"Perché quando ti arrabbi mi devi sempre trattare come un pupazzo da strapazzare? Lo sono stato per troppo tempo, io sono una persona!"
"Io ti odio! Non avresti mai dovuto arrivare qui! Maledetti tu e Steve!"
"Pensi questo? Pensi davvero questo di me? Oh, sei proprio una terribile ipocrita, Charlie! Ti scopi il mio migliore amico e poi ci provi con me!"
"Tu per primo ci hai provato con me! Stronzo!" urlò la ragazza sbattendo la porta della camera, chiudendosi lì dentro; mollò un calcio all'armadio per sfogare la rabbia e sentì Bucky entrare nel bagno ed aprire il rubinetto della doccia, in un probabile e vano tentativo di calmarsi e dimenticare quello che era appena accaduto.
Charlie capì che stava commettendo il peggior errore di tutta la sua vita e che se non avesse posto rimedio subito non ci sarebbe stata una seconda possibilità.
Corse in salotto e spalancò la porta del bagno, Bucky non era ancora entrato nella doccia, le dava le spalle e si era solo tolto la giacca nera.
"Che cosa c'è?" le chiese con uno sguardo assente, Charlie non rispose, si avvicinò a lui e lo spinse dentro alla doccia, sotto al getto d'acqua che continuava ad andare.
"Non parlare. Non dire una sola parola" gli sussurrò la ragazza prima di coprirgli le labbra con le proprie.
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