WHERE WE'RE GOING?
Charlotte chiuse la chiamata con James e si sistemò una ciocca di capelli con un gesto nervoso, perché era preoccupata per la decisione del figlio di vedere uno psichiatra: non le erano mai piaciuti i dottori, ma se quello lo avrebbe fatto sentire meglio allora era la cosa più giusta da fare, lei stessa sapeva molto bene che la cosa più giusta da fare non equivaleva sempre ad essere la più piacevole.
Andò da Sam, che stava terminando di mettere le ultime cose dentro una borsa da palestra: il suo unico bagaglio per il lungo viaggio senza una meta precisa che li attendeva.
"Prima di partire avrei bisogno di usare la macchina"
"Dove devi andare?"
"Solo un momento a New York, c'è una persona con cui voglio parlare e che non vedo da molto tempo. È una cara amica, non ci parliamo da più di due anni. Sai... Con tutto quello che è accaduto sono stata impegnata a crescere James e con molto altro. Dopo aver rischiato di perdere Bucky ho capito che non è mai un bene tenere lontane le persone che si amano, anche se può sembrare la scelta più saggia" Charlie appoggiò la mano destra sul braccio dell'amico e lo guardò in silenzio negli occhi scuri, facendogli capire che conosceva il suo segreto ma non era intenzionata a fargli una predica o altro di simile; prese la macchina di Sharon e guidò fino al centro della città, parcheggiando vicino a quella che era l'entrata di una libreria.
Quello non era un negozio qualunque, era la libreria in cui aveva lavorato per molti anni in compagnia di Elisa e lì erano accadute molte cose importanti della sua vita: aveva incontrato Loki per la prima volta, vi aveva portato Bucky affinché si rendesse utile e Steve le aveva fatto visita, convincendola a trasferirsi momentaneamente a Washington DC.
Se solo provava a pensarci ora, a quasi ventotto anni biologici, faticava a credere a tutto il tempo che aveva passato lì dentro, ad occuparsi dei libri che tanto amava; a volte avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro ai giorni in cui Bucky era il suo coinquilino indesiderato per rimediare agli errori commessi e crescere insieme James, ma allo stesso tempo la giovane sapeva che il passato non si poteva cambiare e come diceva un famoso detto, era inutile piangere sul latte versato.
Attese con pazienza che arrivasse la fine del turno mattiniero dell'amica, a quel punto uscì dalla macchina e la inseguì, chiamandola per nome.
Lei si voltò, spalancando gli occhi alla vista di Charlotte.
"Charlie? Ma sei proprio tu?"
"Si, sono io, come stai?"
"Sto bene" rispose Elisa, incrociando le braccia all'altezza del petto e spostando il peso del corpo da un piede all'altro "per quale motivo sei qui?"
"Non sei contenta di vedermi?"
"Non lo so, sono due anni che non ho la minima notizia su di te e Bucky. Da quella mattina in cui mi sono svegliata, da sola, in un Motel"
"Sono successe tante cose e non ho avuto nemmeno un momento, adesso me ne sto andando un po' da New York perché devo fare un lungo viaggio per cercare una persona che è scomparsa. Però quando torno possiamo uscire insieme per bere qualcosa e ti racconto tutto quanto"
"No, Charlie, non voglio farlo e non m'interessa sentire le tue bugie. Tu e Bucky mi avete usata e non voglio avere più nulla a che fare con voi due. Se davvero fossi mia amica, saresti già venuta molto tempo fa a spiegarmi questo. Vattene adesso" disse a denti stretti la ragazza dai capelli scuri, strinse la mano destra attorno alla cinghia della borsa a tracolla e si allontanò a passo veloce; l'altra non provò nemmeno a fermarla, non poteva darle torto perché il comportamento che aveva avuto non aveva scusanti.
Si strinse nella leggera giacca che indossava e ritornò alla macchina; dopo un breve tragitto la parcheggiò fuori dal garage della Villa e lasciò il posto del guidatore a Sam: Sharon si sedette sull'altro sedile anteriore mentre lei occupò quelli posteriori; anche se era dispiaciuta per Elisa, ora doveva concentrarsi solo sul padre di suo figlio.
"Prima di partire c'è una persona che dobbiamo prendere, però è meglio se aspettiamo che cali la notte"
"E dovevi dirlo proprio ora che siamo in macchina?" domandò l'unico ragazzo del gruppo, voltandosi a guardare l'amica, per nulla contento di quell'improvviso cambio di programma "mi auguro che nessuno vorrà spararci contro!".
Tony Stark era seduto con la schiena appoggiata contro una parete, sollevò appena lo sguardo quando la porta blindata della cella si aprì: dalla penombra apparve Maria Hill, che indossava una divisa ed aveva un auricolare nell'orecchio sinistro.
"Stark, mi devi seguire" ordinò la donna in tono freddo, nonostante lo stato di depressione in cui era caduto il miliardario non aveva perduto la sua vena arrogante di un tempo.
"Perché dovrei seguirti? Non mi dire che Nick vuole mandarmi al patibolo ed ha affidato a te l'ingrato compito per addolcirmi la pillola?"
"Vieni con me e stai zitto" ripeté la donna e Tony si alzò, sbuffando, per poi seguirla lungo un corridoio; camminarono in silenzio e quando incontrarono un Agente, Maria spiegò che stava eseguendo degli ordini del Direttore; continuarono a camminare, fino a raggiungere le porte in metallo dell'ascensore.
Quando entrarono nel piccolo abitacolo, lui si voltò a guardare il braccio destro di Fury, sempre più confuso.
"Mi vuoi spiegare che cosa sta succedendo?"
"Tra poco lo vedrai".
Non appena le porte si aprirono nuovamente la giovane donna lo prese per mano e lo trascinò vicino ad una macchina, a quel punto tutto il suo corpo venne circondato da una luce azzurra ed i suoi tratti cambiarono fino a trasformarsi in quelli di Charlotte, con enorme sorpresa del miliardario.
"Charlie? Ma come..."
"Questo è un tipo di magia che uso molto raramente. Sali in macchina, non impiegheranno molto tempo a scoprire che non ero la vera Maria".
L'uomo non se lo fece ripetere una seconda volta e la macchina partì con una sgommata; Sam si fermò davanti alla Stark Tower.
"Tony, è meglio che tu esca velocemente"
"Aspetta, esco anche io. Faccio presto" Charlie uscì insieme all'uomo e si strinse ancora nella giacca leggera, non per il freddo ma per l'ansia ed il nervosismo, due delle emozioni che non era mai riuscita a nascondere o reprimere "non ti possono arrestare perché per la legge non hai commesso alcun reato, quindi non mi sembrava giusto che Fury continuasse a tenerti rinchiuso in quella cella. Adesso noi tre dobbiamo andare. Bucky se ne è andato e dal momento che non siamo più operativi proprio per questo motivo, abbiamo deciso di cercarlo"
"Sapete dove andare?"
"No"
"Lascia che ti aiuti"
"No, Tony" mormorò la ragazza, scostandosi dalla presa gentile "hai già fatto abbastanza. Se davvero vuoi essere d'aiuto allora, ti prego, smettila di provare tutto quest'odio per Bucky. Hai visto che cosa ti ha portato a fare? Adesso devo proprio andare, cerca di riflettere su quello che ti ho detto".
Si allontanò da Tony e rientrò nella macchina di Sharon, dicendo a Sam che poteva partire.
"Allora, dove siamo diretti?"
"Non lo so, potremo provare posti come Brooklyn od il Museo a Washington, dedicato a Steve"
"Charlie, lo sai che sono tutti posti che eviterà di sicuro?"
"Si, lo so, ma sono anche le uniche opzioni che abbiamo a nostra disposizione" mormorò lei, appoggiando la testa sullo schienale del sedile e chiudendo gli occhi.
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