THIS HAS TO STOP (PARTE QUATTRO)


"Sta dicendo la verità?" domandò subito Charlotte, guardando Bucky con gli occhi spalancati; interpretò il silenzio successivo come una risposta affermativa e le tornò in mente il giorno in cui era stata costretta a sparargli, nel suo appartamento, ed il giorno in cui Sam lo aveva fermato con un calcio alla nuca, mentre erano impegnati in un'operazione in Wakanda "Bucky, non puoi farlo, è troppo pericoloso. Non siamo mai riusciti ad andare oltre le prime due parole..."

"Di che cosa state parlando?" intervenne Sam, che ancora non capiva e guardava entrambi confuso; la giovane prese un profondo respiro e poi spiegò quello che per tempo era stato un segreto che custodiva solo con il compagno.

"Io e Bucky siamo giunti alla conclusione che non può esistere una cura concreta alle parole che l'Hydra gli ha inculcato in testa. L'unica cosa che può fare è riuscire a resistere all'effetto che gli procurano... In questi mesi abbiamo tentato più volte questo metodo, ma non ci siamo mai riusciti, ogni volta che leggevo la seconda parola dovevo bloccarmi perché lui non riusciva più a resistere ed io non volevo farlo soffrire ancora"

"Però adesso non possiamo perdere altro tempo e dobbiamo essere sicuri di avere un'arma dalla nostra parte. Forse questa è l'occasione perfetta per aiutarmi a guarire, dato che ognuno di noi ha molto da perdere" rispose Barnes, chiedendosi, però, se la vita di James fosse davvero una motivazione così grande d'aiutarlo a controllare il Soldato, perché se così non fosse stato avrebbe potuto anche arrivare ad uccidere tutti, compresa Charlie ed il loro secondo figlio; la prese per mano e si sforzò di sorridere, per incoraggiarla, perché non voleva apparire debole o titubante.

"Ha ragione" confermò Zemo, sorprendendo i presenti, incrociò le braccia all'altezza del petto ed indicò il più grande con un cenno della testa "se Barnes vuole davvero guarire, può fare solo questo: qualcuno deve continuare a ripetergli quelle dieci parole finché non diventeranno prive di alcun significato"

"Si, ma non possiamo farlo in questo momento" ribatté Maria "l'operazione è fin troppo delicata, non possiamo metterla a rischio con un azzardo simile. Se Barnes dovesse perdere il controllo, potrebbe uccidere i miei uomini e scappare... A quel punto che faremo?"

"Ci penserò io" si offrì, allora, Klariza "se la situazione dovesse degenerare, userò i miei poteri"

"Si tratta comunque di una perdita di tempo"

"No, Maria" la contraddisse Barnes, scuotendo la testa "non si tratta di una perdita di tempo perché dobbiamo aspettare che cali la notte prima di agire. Che ore saranno? Le undici? Mezzogiorno? Abbiamo tutto il tempo a nostra disposizione per provarci. Almeno un tentativo dobbiamo farlo e se qualcosa andrà storto ci sarà Klariza a risolvere tutto, come ha detto lei stessa. Lo sai anche tu che sarebbe un vantaggio enorme avere un controllo sul Soldato"

"Non sarebbe più semplice leggere le parole e ordinargli ciò che deve fare?" domandò, allora, Falcon "insomma, fare esattamente ciò che l'Hydra faceva? Non voglio mancarti di rispetto, Bucky, ma che senso ha complicare ulteriormente questa situazione? Vi ricordo che Sharon è nelle mani di quei mostri, magari in questo momento la stanno torturando..."

"Anche Wanda è tuttora nelle loro mani e questo è un enorme problema perché potrebbe controllare le nostre menti"

"Non proprio" disse Nicholaj, prendendo la parola per la seconda volta da quando era iniziata la riunione "io posso creare un campo di forza attorno ad ognuno di voi. Forse non sarà una protezione così potente, ma dovrebbe essere sufficiente"

"Non sarà uno sforzo troppo grande per te?"

"Stai tranquilla, Nadja, ho commesso degli errori a cui voglio porre rimedio" rispose il gemello, stringendole la mano destra, nascondendole la preoccupazione che sentiva; Charlotte guardò Bucky ancora una volta, con gli occhi colmi di ansia.

"Sei pronto?"

"Si, sono pronto" disse lui, con voce ferma.



L'ex Soldato D'Inverno venne condotto in una cella dalle ampie dimensioni; non c'erano finestre lì dentro, ma solo una vetrata, posizionata in alto, che permetteva alle persone che se ne stavano nel corridoio di osservare tutta l'operazione nella massima sicurezza: Maria Hill era tra quelle ed aveva a suo fianco degli Agenti pronti ad intervenire se la situazione fosse degenerata in pochi secondi.

All'interno c'erano solo Charlie e Klariza; all'inizio si era offerto Helmut per leggere le parole, dato che lo aveva già fatto una volta, ma la prima si era rifiutata, dicendo che doveva essere lei a farlo, perché sperava che la sua presenza aiutasse il compagno.

Bucky era stato bloccato in una sedia posizionata all'interno di una struttura rinforzata, una cella dentro una cella, simile a quella con cui lo avevano trasportato a Berlino tre anni prima; quel ricordo spiacevole gli procurò una smorfia amara ed un brivido che gli percorse tutta la spina dorsale.

"Bucky..." la voce di Charlotte gli arrivò lontana, ovattata a causa del vetro spesso "ti senti pronto? Se vuoi possiamo aspettare ancora qualche minuto prima di procedere"

"No, mi sento pronto"

"Sicuro?" le fece eco la figlia di Teschio Rosso, con le braccia incrociate , preoccupata per l'amico, ma di più per il proprio uomo "se non te la senti non sei costretto a farlo. Te l'ho già detto una volta, anni fa, che posso cancellare i tuoi brutti ricordi e sostituirli con..."

"Menzogne? No, Klariza, sono pronto. Voglio farlo. Adesso. Non voglio aspettare un solo istante in più" ordinò il giovane uomo, stringendo i pugni, preparandosi al dolore fisico e mentale che avrebbe sentito di lì a poco.

Charlie prese un profondo respiro, aprì il quadernetto rosso con la stella nera e cercò le pagine che aveva incollato lei stessa, quando Bucky gliele aveva restituite, preparandosi a leggere quelle dieci parole in russo che pesavano come dei macigni.

Brama.

La prima parola, pronunciata dalle labbra di Charlotte, provocò un lieve senso di nausea in Bucky, che abbassò per un momento le palpebre per poi sollevarle quasi subito, seguito da un leggero mal di testa che sentiva pulsare in lontananza, quasi in una regione remota, nel complesso nulla di così fastidioso o insopportabile: poteva assomigliare agli ultimi postumi di una sbronza pesante.

Ruggine.

La seconda parola richiamò indietro la nausea di poco prima, ed il mal di testa divenne più forte, iniziando ad assomigliare al dolore provocato da un enorme ago che gli bucava la scatola cranica con insistenza; il volto gli divenne improvvisamente pallido e la mano sinistra tremò prima di stringersi in un pugno.

A quel punto Charlie si fermò, perché non erano mai riusciti a proseguire e perché già vedeva tutto il dolore e la sofferenza che il suo compagno stava cercando di reprimere in silenzio.

"Vai avanti" ordinò Klariza in un sussurro appena udibile "così è peggio per lui, prolunghi la sua sofferenza"

"Diciasette" il quadernetto per poco non sfuggì dalle mani della ragazza quando Barnes gettò la testa all'indietro, lasciandosi sfuggire un lungo urlo di dolore; dietro il vetro di protezione qualcuno degli Agenti trasalì e Maria Hill appoggiò automaticamente la mano destra sulla pistola che portava dentro una fondina in pelle, l'unico che rimase impassibile fu Zemo, perché aveva già assistito di persona ad una scena simile e sapeva anche quello che sarebbe successo di lì a poco: il Soldato si sarebbe liberato dalla cella.

"Continua, continua!" ordinò una seconda volta la figlia di Teschio Rosso e Charlotte, nonostante la voce e le mani che tremavano, riprese con la lettura delle ultime sette parole in russo.

"Alba. Uomo. Nove. Benevolo. Bentornato. Uno. Vagone Merci" un grido sfuggì dalle labbra della giovane quando la porta blindata della cella si schiantò contro la parete opposta della stanza, rivolse gli occhi spalancati a Bucky, che era inginocchiato a terra ed aveva il fiato ansante; Klariza lo guardava a sua volta, aveva le braccia rilassate lungo i fianchi ma attorno alle dita galleggiava una lieve luce rossa "Bucky... Bucky... Mi senti?".

Mosse qualche passo malfermo, avvicinandosi piano a lui, quando arrivò alla sua altezza s'inginocchiò a sua volta sulle piastrelle del pavimento, preoccupata dal momento che l'ex Soldato D'Inverno non aveva ancora mosso un solo muscolo; provò a chiamarlo per nome ancora una volta ma a quel punto, senza capire come fosse accaduto, si ritrovò con la schiena dolorante contro una parete, gli occhi colmi di lacrime e lo sguardo duro e freddo del giovane uomo inchiodato al suo.

Charlotte non riusciva a riconoscere quegli occhi, gli stessi di un assassino spietato, così diversi da quelli del compagno, eppure appartenevano alla stessa persona; allungò il braccio sinistro in direzione dell'altra ragazza, pronta ad intervenire, per farle capire che non era ancora arrivato il momento, che non doveva usare i suoi poteri.

"Charlie... Sei sicura?"

"Bucky..." riprese lei, senza badare alle parole di Klariza, gli appoggiò entrambe le mani sulle guance mentre Maria e gli altri erano pronti a fare irruzione nella cella "Bucky, guardami. Tu sei più forte di lui, sei più forte del Soldato e di tutto quello che ti hanno fatto quei bastardi. Ricordi tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme? Ricordi i mesi che abbiamo passato nel mio appartamento? Abbiamo nostro figlio da salvare e c'è un altro bambino che aspetta solo di conoscere suo padre. Ti amo, James, so che puoi farcela. Ti prego, ritorna in te".

Barnes scosse con violenza la testa e lasciò andare il lembo della maglietta di Charlie che aveva stretto con entrambe le mani; se le portò alla testa e la scosse una seconda volta, stringendo i denti, rischiando di mordersi e troncarsi la lingua: sentiva il cervello pulsare, sul punto di esplodere contro la scatola cranica, era sicuro che in una manciata di secondi se la sarebbe ritrovata colma di sangue e sarebbe stramazzato al suolo ormai privo di vita, del tutto ripulito da ogni dolore, ma sarebbe stata una soluzione troppo semplice, una scappatoia.

E lui era stanco di scappare, voleva avere una vita normale in compagnia della donna che amava.

Sentiva voci sconosciute che continuavano a ripetergli quelle dieci parole in russo, insieme ad un rumore metallico che continuava ad aumentare d'intensità, davanti ai propri occhi passavano brandelli di ricordi passati in modo così veloce che era impossibile distinguerli o afferrarne il significato; eppure non voleva cedere, non voleva assolutamente farlo, così iniziò a rispondere mentalmente a quelle voci che volevano piegarlo alla propria cruda volontà.

Basta. Basta. Smettetela. Voi non potete controllarmi, non potete farlo. Dieci parole non possono comandare la mia volontà. Dieci fottute parole non possono decidere che cosa devo o non devo fare. Fottetevi tutti, io non muoverò più un solo dito per voi, per il vostro gioco al massacrato. Non c'è più il Soldato D'Inverno. È solo un fantasma. È solo un fantasma. È...


"Bucky..."

"Bucky, apri gli occhi"

"James?"

"Respira?"

"Barnes, ti fa male la testa? Riesci a sentire la mia voce? Barnes?".

Il giovane uomo sollevò lentamente le palpebre, pesanti come macigni, ritrovandosi sdraiato sul pavimento freddo della stanza, con tutti gli altri che lo circondavano, i visi pallidi e le espressioni tese, che attendevano solo qualunque segno di vita da parte sua.

"Ho fallito, non è vero?" domandò con un filo di voce, ritrovandosi un gusto ferroso in bocca che gli provocò una smorfia di disgusto; sentì qualcuno stringerlo in un abbraccio e riconobbe Charlie dal profumo alla pesca che emanavano i suoi capelli, perché non riusciva ancora a distinguere i contorni delle cose che aveva attorno a sé, vedeva tutto ancora terribilmente sfuocato e lontano, ovattato.

"No, amore, sei stato bravissimo. Sei riuscito a resistere senza che Klariza ti fermasse. Non hai fatto male a nessuno, ma hai perso conoscenza. Ce l'hai fatta, ci sei riuscito" rispose la più piccola, mentre delle lacrime di gioia le scendevano lungo le guance, sicura che ora avessero una concreta speranza di sconfiggere Rumlow.

Barnes non era sicuro di avercela fatta veramente, pensava che la strada per sbarazzarsi del Soldato D'Inverno fosse ancora lunga e faticosa, ma quello era senza dubbio un enorme passo in avanti.

Zemo e Sam lo aiutarono ad alzarsi in piedi e lo sorressero fino ad una stanza indicata da Maria Hill, ed una volta dentro lo adagiarono con delicatezza sopra ad una brandina; mancavano ancora diverse ore al tramonto ed il giovane uomo poteva riposare ancora un po'.

"Sei stato bravo, nessun'altro al tuo posto ci sarebbe riuscito" disse Sam, complimentandosi per la prima volta con il più grande; quest'ultimo riuscì a rivolgergli un pallido sorriso prima di stringergli la mano destra, ponendo così la parola 'fine' alla lunga faida che c'era stata tra loro due.

"Troveremo Sharon, ma tu devi assolutamente confessarle quello che provi per lei, o ti giuro che questa è l'ultima volta che rischio il culo".

Incredibilmente scoppiarono entrambi a ridere, Helmut li osservò dall'angolo in cui si era ritirato e si chiese che cosa avrebbe fatto quando l'Hydra sarebbe stata sconfitta, sempre se ciò fosse davvero accaduto; quasi gli avesse letto la mente, il nuovo Direttore dello S.H.I.E.L.D gli si avvicinò, per proporgli una valida soluzione al suo problema.

"Se non fai qualche scherzo spiacevole durante l'operazione, potrebbe esserci un posto per te"

"Mi stai offrendo di essere un Agente dello S.H.I.E.L.D?" domandò lui, con un sorriso tirato "dovrei tornare in una prigione in Wakanda..."

"Rifletti su quello che ti ho detto e se domani saremo ancora vivi, voglio una tua risposta" disse la donna, prima di allontanarsi, riuscendo a strappare una risatina nervosa a Zemo, che si passò entrambe le mani sul viso e tra i capelli, per non cedere alla pressione e scoppiare in lacrime.



Le restanti ore del pomeriggio trascorsero con una lentezza snervante per tutti gli occupanti della Base, che ormai non sapevano più che cosa fare nell'attesa: qualcuno provava ad iniziare una chiacchierata, ma finiva sempre per scemare dopo una o due parole e nessuno voleva allenarsi per timore di sprecare energie importanti.

Finalmente, quando il sole tramontò al di là della linea d'orizzonte, l'intera squadra si voltò a guardare Bucky, che nel frattempo si era ripreso quasi del tutto nonostante fosse ancora pallido, attendendo in silenzio una qualunque frase uscire dalla sua bocca.

"Andiamo. È ora di fermare quel bastardo di Rumlow e l'Hydra. Per sempre".

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