NIGHTMARES


Bucky era andato a letto solo da poche ore quando iniziò a rigirarsi sul materasso, ansimando, a causa dell'incubo che stava facendo.

La notte, per lui, era il momento peggiore di ogni giornata perché il passato tornava tutto con la sua potenza, ed ora si era anche aggiungo l'orribile ricordo del momento in cui Steve aveva esalato il suo ultimo respiro; prima di potersi svegliare iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, tendendo tutti i muscoli del corpo quasi allo spasmo, come se qualcosa lo stesse bloccando e gli procurasse dolore.

Il sonno di Charlotte era molto leggero e si svegliò subito sentendo le prime grida; saltò giù dal suo letto, corse fuori dalla stanza e raggiunse quella di Bucky, spalancando la porta con il timore che fosse accaduto qualcosa di grave.

Si sedette nel bordo del materasso ed appoggiò entrambe le mani sulle guance dell'uomo, sentendo la pelle fredda e sudata.

"Barnes! Barnes, svegliati! Svegliati! È solo un incubo!".

La voce della giovane riuscì nel suo intento e l'uomo aprì gli occhi di scatto, boccheggiando, con alcuni ciuffi di capelli che si erano incollati alla fronte; si passò le mani tremanti nella chioma castana e continuò a riprendere fiato in modo rumoroso.

La porta della camera si aprì una seconda volta ed apparvero i volti interrogativi di Sam e Sharon, che erano stati svegliati dalle urla a loro volta.

"Che cosa è successo?" chiese il più grande, con voce ancora impastata dal sonno; Charlie scosse la testa e fece capire ai due che era meglio lasciarli soli, poi tornò a concentrarsi sull'ex Soldato D'Inverno: nonostante la loro storia fosse naufragata da tempo, lei si sentiva ancora profondamente legata e vederlo soffrire così tanto la faceva soffrire a sua volta.

"Barnes, che cosa ti è successo? Ti senti male?"

"No... Sto bene" mormorò lui, deglutendo a vuoto; la ragazza uscì un momento dalla camera da letto e tornò subito dopo con un bicchiere pieno d'acqua ed una bustina in mano, strappò la bustina e versò il contenuto dentro al bicchiere.

"Ti sei svegliato nel cuore della notte gridando, sono sicura che c'è qualcosa che non va. Tieni. Per il mal di testa"

"Non ho detto di avere il mal di testa"

"Ti farà bene. Non è veleno".

Il giovane uomo guardò per un momento il bicchiere trasparente, poi lo prese in mano e mandò giù il liquido in pochi sorsi, serrò le labbra in un'espressione contrariata perché la medicina era un po' amara,ma era comunque piacevole rispetto a quello che aveva rivissuto nel sogno.

"Grazie" disse in un soffio, appoggiando l'oggetto sul comodino situato vicino al letto.

"Che cosa hai visto?"

"Non ho voglia di parlarne"

"Ascoltami, lo so che per te è un argomento molto delicato, ma se ne parli con qualcuno potrebbe essere meno doloroso. Hai sognato quando eri sotto il controllo dell'Hydra? O quando Steve è stato ucciso?"

"Potresti avere più tatto, Bennetts, non è in questo modo che spingi una persona a parlare. Tu non hai la minima idea di quello che ho passato. Stiamo parlando di settant'anni. Settant'anni"

"Lo so. Io sto cercando solo di aiutarti. Di essere un appoggio per te"

"Tu sei proprio la persona sbagliata. Voglio essere lasciato da solo. Ti ringrazio per antidolorifico, ma adesso puoi tornare nella tua camera. Se davvero mi vuoi aiutare non fare nulla e vai a dormire"

"Molto bene. Io ho provato ad aiutarti, ma se tu preferisci continuare a vivere nell'autocommiserazione allora non mi resta che accettare la tua decisione. Se non fai pace con il tuo passato, come puoi vivere una nuova vita?" domandò Charlotte, sperando in una reazione, sentendosi poi afferrare con forza per il braccio destro.

"La mia vita non è una faccenda che ti deve interessare, hai capito? Vattene. Ora".

La ragazza si liberò dalla presa della mano in vibranio ed uscì dalla camera da letto senza aggiungere una sola parola in più; nel corridoio incontrò Sam e Sharon, che erano rimasti lì tutto il tempo della conversazione.

"Che cosa è successo?"

"Ha avuto un incubo"

"Riguardo l'Hydra?"

"Credo di si, non ha voluto dirmelo"

"Ognuno ha quello che si merita" rispose Falcon, in tono sprezzante, irritando profondamente l'amica.

"Stai dicendo che lui merita i rimorsi? L'odio che prova nei propri confronti? Questi incubi continui? Perché lo odi così tanto?"

"E perché tu lo difendi così tanto?"

"Resta il padre di mio figlio" mormorò Charlie, dicendo una frase simile a quella che il suo ex compagno aveva detto molto tempo prima; ritornò nella propria stanza e si lasciò cadere sul materasso, completamente svuotata di ogni energia.

Si portò la mano destra, in modo distratto, alla gola; dopo quello che Bucky le aveva detto una notte di più di un anno prima aveva smesso d'indossare la collana con la stella rossa, ma l'aveva riposta in una piccola scatolina, perché era incapace di liberarsene del tutto.



Barnes scese nella palestra della Villa perché aveva bisogno di allentare tutta la tensione che si era impossessata del suo corpo.

Sistemò con cura un sacco da boxer nell'apposito gancio che scendeva dal soffitto, si fasciò i palmi delle mani e poi iniziò a prenderlo a pugni con sempre più violenza, per sfogarsi.

In tutta la sua vita non si era mai sentito così terribilmente solo, aveva sofferto molto meno la solitudine nei due anni in cui aveva vissuto a Bucarest, dopo tutto quello che era accaduto a Washington; adesso si ritrovava a capo di una squadra che non lo voleva come Leader, ed era costretto a vivere insieme a delle persone che non volevano avere nulla a che fare con lui: Sam lo odiava e non faceva mai nulla per tenerlo nascosto, mentre Sharon, nonostante fosse sempre gentile, esprimeva un tale astio con gli occhi che l'ex Soldato D'Inverno cercava di parlarle solo il minimo necessario.

L'unica che, forse, poteva costituire una eccezione era Charlotte, ma Bucky faceva di tutto per mantenerla a distanza.

Aveva sofferto troppo dopo la fine della loro storia; anche se tutto era finito solo per un grosso malinteso, non si voleva legare nuovamente in modo affettivo con la nuova Agente Tredici.

Dopotutto, come poteva avere una storia normale? Come poteva iniziare una nuova vita?

Anche se, ora, James aveva assunto l'identità del Soldato D'Inverno e tutto ciò che lo riguardava era stato cancellato dallo S.H.I.E.L.D, il giovane uomo sapeva che l'assassino dell'Hydra sarebbe stato per sempre una parte di sé, una parte ingombrante che non se ne sarebbe mai andata.

Un bagaglio, un peso, che non avrebbe mai abbandonato le sue spalle.

Se solo ci fosse stato Steve a suo fianco sarebbe stato tutto diverso.

Bucky lasciò stare il sacco e si sedette a terra, con la schiena appoggiata contro una parete; il nocciolo della questione era proprio quello: senza il suo migliore amico si sentiva completamente perso, una parte del suo stesso essere l'aveva persa quel giorno a Londra e non sarebbe mai più tornata indietro.

E la cura non lo aiutava affatto.



La mattina seguente Charlie trovò l'ex compagno ancora in palestra, seduto a terra ed addormentato, con la testa appoggiata alla parete alle proprie spalle; lo stava per svegliare ma poi cambiò idea, preferendo lasciarlo dormire dato che non era riuscito a farlo durante la notte.

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