LIKE A NORMAL FAMILY (PARTE DUE)


L'atmosfera all'interno della macchina divenne improvvisamente tesa, Charlotte osservò in silenzio Bucky, sperando con tutta sé stessa di avere solo immaginato quella domanda, mentre lui attendeva solo che esplodesse.

"Che cosa hai detto?" domandò difatti lei, poco dopo, dandogli una seconda possibilità per salvarsi la faccia, ma ormai quello che era stato fatto era stato fatto.

"Ti ho chiesto se tu e Colin avete già consumato il vostro primo rapporto..."

"E perché, di grazia, mi stai facendo questa domanda?"

"Perché... Perché voi due avete appena iniziato a frequentarvi e quindi penso che sia troppo presto per... Per... Perché approfondiate il vostro rapporto... E..." il giovane uomo si bloccò per non peggiorare la posizione in cui si era messo da solo, sentì le proprie guance avvampare rapidamente e non era una cosa che gli accadeva spesso, anzi, era sicuro di poter contare sulla punta delle dita tutte le volte in cui era arrossito.

"Che cosa? Che cosa? Tu mi stai seriamente chiedendo di aspettare ad andare a letto con lui? Che ne sai se noi..."

"Non sei mai stata fuori un'intera notte"

"Magari Colin ha passato la notte da noi"

"Credimi... Si sente sempre quando due persone trascorrono una notte molto agitata"rispose lui con un sorriso tirato, ma Charlie non rideva, era molto seria.

"Vuoi farmi seriamente la lezione quando tu hai presentato Elisa a James dopo un solo giorno che vi frequentavate? E chissà quanto avrete fatto..."

"Vuoi la verità? Io e lei non abbiamo mai fatto nulla. Tranne qualche bacio"

"Ed io dovrei credere alle tue parole?"

"Si, perché ti sto dicendo la verità".

La ragazza si voltò a guardarlo, ma Barnes era troppo concentrato a fissare la strada davanti a sé per ricambiare; appoggiò la testa allo schienale del sedile, ritrovandosi a pensare perché le avesse detto quello, come se volesse assicurarle che tra lui ed Elisa era stato solo un fuoco di paglia: aveva bruciato, si, ma si era spento con la stessa rapidità con cui era stato appiccato.

Rimase in silenzio per diverso tempo, continuando a pensare, facendo paragoni tra Colin e Bucky, ed il primo ne usciva sempre vincitore nonostante lo conoscesse da pochissimo: lui sembrava essere il ragazzo perfetto, perché era sempre gentile, educato e sensibile, non apparteneva al mondo degli Avengers, dello S.H.I.E.L.D e dell'Hydra e questo andava a suo favore.

Bucky, invece, era una persona che proveniva da un altro secolo, che era stata catturata e torturata, a cui avevano trapiantato un braccio di vibranio; Bucky era costantemente un pericolo, lo aveva dimostrato più e più volte, bastavano dieci parole in russo e tornava ad essere il Soldato D'Inverno, uno degli assassini più spietati sulla faccia della Terra.

Con lui non era possibile sperare in un futuro stabile o fantasticare su una frase come 'e vissero per sempre felici e contenti'; con lui la felicità sarebbe sempre stata solo una piccola pausa, un respiro trattenuto, un battito di ciglia, una cosa pronta a sfumare, collassare, frantumarsi in qualunque istante.

Però c'erano stati i tre mesi in cui avevano convissuto e c'era stato anche James.

E quelli erano due particolari che non potevano essere dimenticati.

L'orologio che Barnes portava al polso destro segnava quasi mezzogiorno, decisero quindi di fermarsi ad una tavola calda che incontrarono lungo la strada per Malibu; entrarono nel piccolo locale e presero posto in un tavolo vicino alla vetrata.

"Quando torneremo a New York vuoi riprovarci?" chiese Charlie dopo aver ordinato.

L'ex Soldato D'Inverno iniziò a tossire, a causa della bibita che aveva mandato giù troppo velocemente e della richiesta che lo aveva colto totalmente alla sprovvista.

"Riprovare che cosa?" domandò a sua volta, augurandosi che lei si stesse riferendo al loro rapporto.

"Alle parole. Vuoi ritentare?"

"Ahh... Non lo so" rispose Bucky, rabbuiandosi all'improvviso, dandosi dello stupido perché ci aveva subito sperato.

"Perché? Hai paura?"

"Non voglio illudermi, non voglio pensare di farcela per poi fallire miseramente e fare del male a tutti voi. Non voglio svegliarmi e scoprire di avere ucciso Sam, Sharon e... e la madre di mio figlio" sussurrò Bucky, afferrando delle ciocche di capelli castani, si era quasi lasciato scappare dalle labbra 'la mia piccola'.

"Andrà tutto bene" tentò di tranquillizzarlo la giovane, facendogli mollare la presa, con il timore che potesse strapparsi veramente i capelli.

"No, non andrà tutto bene, per quelli come me non va mai bene"

"Forse sei tu che vedi tutto nero, non credi? Come va con gli incubi?"

"Dipende. Ci sono notti in cui faccio incubi e ci sono notti in cui non sogno... Charlotte, ti posso raccontare un incubo strano che ho fatto?"

"Si"

"Promettimi che non mi prenderai per pazzo"

"Te lo prometto".

Il giovane uomo si guardò attorno, per controllare che nessuno stesse ascoltando le sue parole.

"Ho sognato Steve. Ma era tutto strano. Mi trovavo in una stanza completamente buia e lui è apparso da un angolo. Indossava una divisa nera ed ha iniziato a dirmi cose... Era lui, ma era come se..."

"Come se non fosse realmente lui?"

"Si... Lo hai sognato anche tu?".

Charlotte annuì in silenzio, sconvolta da quella inquietante coincidenza; Bucky le chiese se ricordasse quello che Steve le aveva detto nell'incubo.

"No, non me lo ricordo" mentì lei, prontamente.



James non era l'unico ad andare spesso in palestra.

Anche Peter era solito andarci, ma lo faceva quando era ben sicuro di essere completamente da solo; non sapeva spiegarselo con esattezza, semplicemente voleva essere circondato dal silenzio quando si trovava lì, voleva essere solo e circondato dal silenzio per concentrarsi meglio.

Non seguiva gli stessi esercizi di James: il suo migliore amico voleva fare muscoli, lui preferiva rendere il proprio fisico più agile e scattante.

E poi sarebbe stato strano vedersi con dei muscoli ben scolpiti dentro al costume di Spiderman.

Quel giorno, però, non riuscì ad allenarsi tranquillamente perché anche Nicholaj aveva deciso di scendere in palestra.

"Ma guarda... Hanno ragione quando dicono che si possono trovare le persone nei luoghi in cui meno te lo aspetti. Non credevo fossi un tipo da palestra, Peter" commentò il più grande, con un ghigno "vuoi allenarti con me?"

"Con te?" deglutì Peter, soffermandosi a guardare i muscoli delle braccia di Nicholaj: non avrebbe mai vinto contro di lui, senza usare i propri poteri, ma non poteva tirarsi indietro "intendi un combattimento?"

"Si, un corpo a corpo. Niente poteri naturalmente. Alla pari"

"Non siamo tanto pari" borbottò Parker, mentre saliva nel ring di cui era dotata la stanza, si posizionò di fronte al gemello ed assunse una posizione di difesa, con le braccia piegate in modo da proteggere il volto; Nicholaj lo imitò, per schernirlo apertamente.

Peter strinse la mascella con forza, irrigidendo tutti i muscoli, doveva dimostrare di essere in grado di farcela anche senza James a suo fianco.

"Forza, attacca".

Non se lo fece ripetere una seconda volta e tentò di colpire il gemello con un pugno, lui si scostò con un movimento fluido, quasi un passo di danza, lasciandosi scappare una breve risata e domandando al ragazzo se quello fosse tutto ciò che riusciva a fare.

Peter tentò una seconda volta, aggredendo Nicholaj alle spalle, ma venne afferrato per il braccio destro e scagliato con forza contro il pavimento del ring; buttò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni e si lasciò scappare un gemito quando ricevette un calcio nello stomaco dal suo avversario.

"Che cazzo stai facendo?"

"Ti sto colpendo"

"Perché lo fai?" gemette una seconda volta Peter con una smorfia di dolore sulle labbra; provò ad alzarsi, ma il gemello lo bloccò appoggiandogli il piede destro sopra al petto, senza mostrare alcuna pietà.

"Lo sto facendo perché così sono sicuro che James ti ascolterà. Io non sono scappato dall'Hydra solo per vedere mia sorella insieme a quel perdente, hai capito? Cerca di convincere il tuo amico a starle il più lontano possibile o la prossima volta potrei non risparmiarmi. E tu dovresti migliorare il modo di combattere, se continui così prima o poi ti uccideranno" il giovane scese dal ring, prese in mano l'asciugamano che aveva portato con sé e tornò al piano superiore, sicuro che il ragazzo-ragno avesse recepito bene il suo messaggio.





N.D.A: Solitamente non scrivo mai nulla a fine capitolo, ma questa volta sono costretta a fare un'eccezione a causa di una modifica che ho deciso di porre per quanto riguarda l'aggiornamento della storia: essendo che mancano ancora molti capitoli alla fine ho deciso di alternare un aggiornamento ad un doppio aggiornamento. Una settimana pubblicherò al sabato mattina, mentre la successiva al mercoledì ed al venerdì pomeriggio, e così via e così via... In questo modo, potete anche regolarvi con la lettura!

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