I WANT TO FIX (PARTE UNO)


Charlotte rimase in silenzio perché quella richiesta l'aveva colta totalmente alla sprovvista; osservò con attenzione il volto e gli occhi di Bucky per capire se fosse tutto uno stupido scherzo per vedere la sua reazione, ma era terribilmente serio: teneva la mano sinistra appoggiata al sellino della moto, stringendo leggermente la pelle, in silenzio a sua volta, in attesa di una risposta.

"Va bene" disse infine lei, facendo battere più forte il cuore del giovane uomo; quest'ultimo annuì con un leggero cenno della testa, salendo poi a cavalcioni del mezzo.

Charlotte si posizionò appena dietro Bucky, passandogli le braccia attorno ai fianchi, per avere un appiglio stabile; a quel contatto il suo cuore accelerò il proprio battito una seconda volta perché era da tempo, da troppo tempo, che lui e la sua ex compagnia non avevano un contatto così intimo.

'Non essere stupido' si disse mentalmente, mentre accendeva il motore della moto, non doveva sperare che accadesse qualcosa tra loro due, soprattutto ora che lei aveva iniziato a frequentarsi con Colin.

Colin.

In tutta la sua vita non aveva mai sentito un nome così stupido; non sembrava neppure un nome da uomo, anzi, gli faceva subito pensare ad una personalità molla, del tutto priva di un qualcosa d'interessante.

Eppure, si disse poi, eppure Charlie si stava vedendo con lui.

Usciva con lui perché era riuscito ad essere quell'appiglio che lei cercava disperatamente; lo stesso appiglio che Bucky non era riuscito ad essere per colpa del proprio orgoglio, ed ora continuava a maledirsi per la rovina che aveva decretato con le sue stesse mani: la sua piccola lo aveva cercato per così tanto tempo, aveva provato a rimediare in qualunque modo e poi, giustamente, si era arresa davanti alla sua freddezza.

Eppure, pensò una seconda volta, Charlie lo stava stringendo con forza, sentiva nella schiena il battito del suo cuore ed il freddo della sua pelle, e sembrava che non fosse passato neppure un giorno dalla fine della loro relazione clandestina che si svolgeva all'interno di un piccolo appartamento di New York; che cosa ne era stato di quell'appartamento? Non lo aveva mai saputo, molto probabilmente glielo avrebbe chiesto quando si sarebbero fermati.

Continuò a domandarsi se avesse mai stretto Colin in quello stesso modo e quali fossero i suoi pensieri in quel momento, se si sentiva combattuta almeno quanto lui, o se la loro storia era davvero un capitolo chiuso e basta.

Si fermò sopra a quella che era una collinetta da cui si godeva una stupenda visuale della città, non sapeva che qualche anno prima lo stesso James si era fermato nello stesso punto dopo aver provato la sua moto per la prima volta, scese dal mezzo di trasporto ed aiutò la ragazza a fare lo stesso; si allontanarono di appena qualche passo ed osservarono le luci dei palazzi e delle macchine senza trovare l'esigenza di parlare.

Poi Bucky le rivolse la domanda che aveva formulato a sé stesso pochissimi minuti prima.

"Il mio appartamento?" disse Charlie, senza staccare gli occhi dal paesaggio, mentre le labbra si piegavano in una smorfia di amarezza e nostalgia "distrutto. Penso che ormai avranno ricostruito tutto. Ci sono stata solo una volta per recuperare il quadernetto e poi non ho più saputo nulla"

"Ti manca?"

"Un po'... Ma ho cambiato casa molte volte, per questo preferisco non affezionarmi mai troppo ad un posto" la giovane abbassò lo sguardo sulla tasca dei pantaloni che aveva iniziato a vibrare con insistenza, prese in mano il cellulare e vide il nome di Colin lampeggiare nello schermo; non esitò nemmeno un momento ad interrompere la chiamata e spense l'apparecchio, in modo da non essere più disturbata.

"Non vuoi parlare con lui?"

"No" rispose semplicemente lei, scrollando le spalle "non mi sembra il momento opportuno. Non hai più parlato con Elisa?"

"Mi ha scritto per il mio compleanno, nulla di più"

"Perché hai rotto con lei? Credevo ti piacesse..."

"Appunto. Lo credevo anche io. In realtà volevo solo illudermi" mormorò il giovane uomo, muovendo il piede destro per combattere l'agitazione ed il nervosismo "Charlotte, ti devo parlare. Ti devo parlare seriamente"

"Si?" non doveva uscirle come una domanda, ma un tremore improvviso nella voce aveva modificato la sua risposta; l'ex Soldato D'Inverno prese un profondo respiro e poi confessò tutto quello che formava un peso opprimente nel suo petto.

"Sono stato un idiota. Un vero idiota. Per tutto questo tempo ho sempre cercato di proteggermi e pensavo di fare la cosa giusta. In realtà ho solo commesso errori su errori con tutti quanti. Soprattutto con te, Charlotte".

Le pupille della ragazza si dilatarono in modo impercettibile mentre ascoltava le parole che aveva atteso per tantissimo tempo, strinse le braccia attorno al corpo e pregò mentalmente che non si bloccasse, anche se una parte di lei stava gridando perché lo facesse, dato che non ci sarebbe mai stato un futuro a causa delle sue condizioni fisiche.

"Davvero?"

"Si, lo sai benissimo anche tu. Avrei dovuto perdonarti lo stesso giorno in cui ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato nella Base dello S.H.I.E.L.D, quando tu mi hai parlato di James e mi hai spiegato che era stato rapito... Ma il mio orgoglio mi ha impedito di farlo. Una parte di me credeva alle tue parole e voleva dimenticare quello che era successo, ma un'altra parte continuava a dirmi che non potevo farlo o sarei stato fregato per l'ennesima volta"

"La colpa non è solo tua. Anche io sono stata una stupida. Avrei dovuto parlarti di Loki già all'inizio della nostra relazione e non avrei dovuto esitare in Siberia, ma le parole di Tony mi avevano lasciata totalmente a bocca aperta. Lui era l'unico a sapere della storia che c'era stata tra me e lui, aveva promesso di non dirlo a nessuno... Mi dispiace"

"Dispiace molto anche a me" rispose il giovane uomo; in realtà Charlie non gli aveva mai raccontato chi fosse Loki, ma non gl'importava: sapeva che apparteneva al passato e lui non voleva rivangarlo in continuazione "che cosa dobbiamo fare ora? Qual è la cosa più giusta da fare?"

"Non lo so. Per il bene di James..."

"Non pensare a nostro figlio. Ho chiesto che cosa vuoi fare, Charlotte"

"Vorrei rimediare"

"Anche io".

I due si guardarono in silenzio, circondati dai rumori della notte, poi la più piccola prese per mano il suo ex compagno, trascinandolo in quello che era un piccolo boschetto circondato da alberi; si appoggiò con la schiena ad un tronco e gli passò le braccia attorno alle spalle, sollevandosi sulla punta delle scarpe per poterlo fare.

"Forse questo è il momento ed il posto giusto per rimediare, non credi?" sussurrò mordendosi le labbra, impaziente.

Bucky non se lo fece ripetere una seconda volta, non era uno stupido incapace di cogliere i segnali, così le passò le braccia attorno ai fianchi, l'attirò a sé e si appropriò della bocca di Charlie, di cui non sentiva la consistenza e la morbidezza da troppo tempo.

Si allontanò dopo diversi minuti con il fiato ansante, incredulo per quello che era appena accaduto, senza sapere che cosa dire o che cosa fare, ritrovando la parola solo diversi minuti più tardi.

"Credo che sia meglio rientrare ora"

"Ohh... Va bene" rispose Charlie, sorpresa, dal momento che non si aspettava che il giovane uomo volesse tornare alla Villa, non ora che si erano riavvicinati così tanto, forse il bacio non aveva risvegliato in lui forti sensazioni e si era convinto che fosse inutile continuare; sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma non era intenzionata a piangere, risalì sopra al sellino della moto e tenne le palpebre abbassate per tutto il tempo del viaggio di ritorno, per evitare di scoppiare a piangere.

Non voleva dimostrarsi ancora una bambina davanti a lui.

Varcarono la soglia della porta d'ingresso senza accendere la luce, per evitare di disturbare Sam e Sharon, e salirono al piano superiore.

Charlotte si diresse in modo automatico verso la porta della sua camera da letto, ma la voce di Barnes richiamò la sua attenzione.

"Charlie, ti andrebbe di trascorrere la notte insieme?" domandò con lo stesso imbarazzo di un ragazzo al suo primo appuntamento; quella timidezza improvvisa disegnò un sorriso sulle labbra della ragazza: allontanò la mano destra dal pomello, ed entrò nella stanza del più grande con il cuore che minacciava di esploderle nel petto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top