I'M PREGNANT
Charlotte era così nervosa che non riuscì ad attendere il pomeriggio successivo per recarsi in farmacia.
Scivolò fuori dal letto di prima mattina, si vestì facendo attenzione a non svegliare Bucky, che dormiva ancora serenamente, ed uscì dalla Villa a passo veloce; per tutto il lungo tragitto si sforzò di non pensare, altrimenti la paura le avrebbe stretto lo stomaco, non voleva lasciarsi aggredire dal panico, non prima di avere una conferma od una smentita.
Dentro al piccolo negozio attese in silenzio il proprio turno, guardandosi attorno di tanto in tanto, lanciò una sola occhiata al reparto dove erano esposti dei prodotti per neonati e poi tornò a fissare davanti a sé, spostando di tanto in tanto il peso del corpo da un piede all'altro.
"Ho bisogno di un test di gravidanza" disse in un soffio alla commessa, rispose con qualche monosillabo alle sue domande, pagò, prese la busta di carta marrone ed uscì quasi correndo da quel posto, come se la disgustasse rimanere lì dentro un solo minuto in più.
Era così ansiosa di ritornare alla Villa per fare il test che andò a sbattere contro una persona, rischiando quasi di cadere sul marciapiede sporco e bagnato; il disagio della giovane aumentò quando riconobbe Colin.
"A quanto pare noi due siamo destinati ad avere incontri particolari" disse il giovane uomo con una risata allegra, raccolse la busta che era caduta a Charlotte e gliela porse con un gesto elegante, lanciò un'occhiata al contenuto ed il suo sorriso si allargò "aspetti un bambino?"
"Oh, no... Non è per me... Me lo ha chiesto una mia amica" balbettò lei, sistemandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio sinistro "scusami se non mi sono più fatta sentire, questo non è un buon momento. Devo andare, scusami".
Charlie superò Colin, si girò di scatto quando lui l'afferrò per il braccio destro; era davvero un bel ragazzo, forse sarebbe stato tutto diverso tra loro due se non avesse mai incontrato Bucky, ma ormai era troppo tardi per scoprirlo.
"Charlotte, sei sicura di stare bene?"
"Si, sto benissimo, scusami. Adesso devo davvero andare"
"D'accordo, passa una buona giornata".
La più piccola non si preoccupò di restituire l'augurio, riprese a camminare velocemente e quando rientrò nella Base si chiuse nel bagno che c'era al primo piano; gli altri stavano ancora dormendo e ciò rendeva l'operazione molto più semplice.
Tirò fuori la scatolina con la mano destra che tremava visibilmente, la guardò spaventata e poi prese un profondo respiro.
Dopotutto in ventotto anni di vita aveva superato prove ben peggiori di quella.
Dieci minuti dopo Charlotte era seduta sulle piastrelle verdi del pavimento del bagno; teneva le ginocchia strette contro il petto ed attendeva che il test, appoggiato sopra ad uno sgabello, fosse pronto.
Aveva paura che qualcuno potesse bussare da un momento all'altro, proprio per quello si augurava che tutto finisse il prima possibile.
Dopo un'attesa interminabile la giovane allungò la mano destra per prendere il sottile bastoncino bianco; aveva già letto il foglio delle istruzioni ed era stato molto chiaro: una linea risultato negativo, due linee risultato positivo.
Si portò la mano sinistra alla bocca quando vide nel piccolo display due inconfondibili linee nere che confermavano il suo stato di gravidanza.
Era incinta.
Aspettava un altro figlio.
E non sapeva quanto le restava da vivere.
Charlotte lasciò cadere a terra il test, appoggiò la testa sulle ginocchia e scoppiò a piangere, dandosi della stupida per aver complicato la propria situazione personale; rimase chiusa in bagno circa mezz'ora prima di riprendere il controllo di sé stessa, si asciugò le lacrime che ancora le rigavano le guance ed andò da Sharon, perché aveva il bisogno disperato di parlare con qualcuno.
Si fermò a metà corridoio, pensando che forse non era il caso di provocare un altro dolore alla giovane donna, così tornò nella propria camera da letto e digitò il nome dell'unica amica che era sempre stata a suo fianco, che era sempre stata uno sostegno e che era la sorella maggiore che non aveva mai avuto.
Quando sentì la voce calda e gentile di Natasha scoppiò una seconda volta a piangere, non riuscendo più a trattenersi.
"Tesoro, qualcosa non va?" domandò la più grande, preoccupata, dopo aver lasciato che Charlie si sfogasse.
"Va tutto male, Nat, ho fatto un enorme casino"
"Che cosa succede?"
"Ho appena fatto un test di gravidanza e sono incinta. Aspetto un altro figlio"
"Lo hai già detto a lui?" chiese Natasha dopo una lunga pausa.
"Come?"
"Barnes. Lui lo sa?"
"Io non..."
"Charlotte, non sono una bambina. È ovvio che il bambino è suo. Allora, lo sa già?"
"No, ho appena fatto il test. Lui sta ancora dormendo. Non so come dirglielo, non so come fare! Non so neppure come potrebbe reagire! Questo non è il momento migliore per avere un secondo figlio... Non so che cosa pensare e non so che cosa fare. Forse è meglio se per il momento non gli dico nulla" rispose la più piccola, iniziando a camminare nervosamente per la stanza, mordendosi il labbro inferiore con forza.
"Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, ma non aspettare troppo. Rischi d'innervosirlo. Sono sicura che sarà contento"
"Ma questo non..."
"Charlie, per le persone come noi non c'è mai un momento perfetto. Anche Clint lo sapeva, ma ha voluto crearsi lo stesso una famiglia"
"Si, lo so" mormorò Charlie sentendo le lacrime salirle negli occhi ancora una volta; ringraziò l'amica per la breve conversazione e ripose il cellulare nella tasca della felpa; non si sentiva affatto sollevata e si trascinò in cucina per prepararsi qualcosa di caldo.
Passò prima in infermeria, per controllare Zemo: lo trovò ancora profondamente addormentato, gli unici rumori erano il suo respiro ed il 'bip' costante dei macchinari che controllavano il battito del suo cuore e tutti gli altri parametri vitali.
Sperava che si svegliasse il prima possibile per ricevere spiegazioni, ma di una cosa era già sicura: era scappato, non poteva trattarsi di una trappola.
Non avrebbe avuto senso se fosse stata una trappola, sarebbe stato tutto troppo azzardato.
"Charlotte, sei pallida come un lenzuolo, va tutto bene?" le domandò Sharon, entrando in cucina poco dopo, trovandola in piedi, appoggiata con la schiena al frigorifero, con in mano una tazza di ceramica.
"Sono incinta" le rispose l'altra in un soffio, per timore che Sam o Bucky potessero sentirla.
La bionda si bloccò con la mano destra a mezz'aria, appoggiata allo scaffale dove erano riposte le tazze per la colazione.
"Hai fatto il test?"
"Si"
"Ne sei sicura?"
"Il risultato è stato molto chiaro"
"Che cosa hai intenzione di fare adesso?"
"Non lo so, sono confusa"
"Diglielo"
"A chi? A Bucky? Questo non è il momento opportuno!"
"E quando lo sarà? Quando la tua pancia non sarà più piatta? Vuoi farlo arrabbiare? Se aspetti tanto tempo potrebbe pensare che non glielo hai detto perché è di qualcun altro. Ti sembra il caso di rischiare di perderlo di nuovo dopo tutta la fatica che hai fatto per riaverlo a tuo fianco?"
'Tanto lo perderò comunque' pensò la ragazza, senza però dirlo "dovrei dirglielo subito?"
"Se sei ancora scossa puoi prenderti un giorno per pensare, ma è meglio che entro domani lo sappia"
"Si... Hai ragione".
Charlie esitò per qualche istante, poi andò ad abbracciare Sharon.
"Vedrai che andrà tutto bene"
"Grazie, Sharon. Ti ringrazio per tutto il supporto che mi stai dando. Sei una buona amica"
"Cerco di fare del mio meglio"
"Hai parlato con Sam?" chiese, allora, la più piccola, cercando di pensare a qualcos'altro.
L'Agente Carter socchiuse le labbra per rispondere alla domanda proprio nello stesso momento in cui apparve Sam dal corridoio.
"Ragazze, fareste meglio a venire. Il nostro ospite si è svegliato".
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