GOODMORNING, PRINCESS
L'ex Soldato D'Inverno si svegliò a causa di una fastidiosa luce che puntava contro il suo viso, piegò le labbra in una smorfia e si portò la mano destra a coprire gli occhi, solo allora sollevò le palpebre e scoprì che era un raggio di sole, proveniente da una finestra che era appena stata aperta.
"Buongiorno, principessa!" esclamò la proprietaria dell'appartamento, salutandolo con la stessa frase di un famoso film "hai dormito bene?"
"Si" mentì lui, passandosi entrambe le mani sul viso, in realtà aveva dormito pochissimo, perché non riusciva a fidarsi di quella donna: temeva che in qualunque momento potesse uscire dalla camera per chiamare la polizia; a quel punto sarebbe stato arrestato, poi lo S.H.I.E.L.D sarebbe intervenuto e degli Agenti lo avrebbero riportato a New York, molto probabilmente in una cella di massima sicurezza.
"Prima di scendere nel negozio ti devo parlare di una questione. Ci ho riflettuto per tutta la notte e volevo chiederti se vorresti rimanere nel mio appartamento. Come puoi vedere è molto grande, troppo per me. E poi, dopo quello che è accaduto ieri, mi sentirei più sicura ad avere una Guardia Del Corpo"
"Non ho molti soldi con me, non basteranno per pagare l'affitto. Al massimo per un solo mese. Non ho neppure un lavoro"
"Potrai pagarmi in altri modi"
"Cioè?"
"Guardati attorno. Questo posto ha bisogno di essere pulito e tu hai molto tempo libero. Mi aspetto di vederlo splendere questa sera. Buona giornata, principessa".
Quando la porta si chiuse, Barnes lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e scosse la testa: Minnie era una donna molto particolare, aveva fatto presto a capirlo, ma allo stesso tempo gli serviva un posto dove nascondersi e quello era davvero l'unico che, al momento, gli si presentava; si guardò attorno e capì che sarebbe stato meglio iniziare, se voleva che per quella sera l'appartamento avesse un aspetto presentabile.
A metà pomeriggio Bucky decise di fermarsi un momento: la testa gli faceva così male che aveva iniziato a vedere gli oggetti doppi; appoggiò lo strofinaccio che aveva in mano sopra ad un tavolo e si sdraiò sul divano in cui aveva dormito la notte precedente: si sentiva così stanco e così spossato che chiuse gli occhi quasi subito, svegliandosi solo diverse ore più tardi, con Minnie che gli schiaffeggiava con forza le guance.
"Svegliati!"
"Ma cosa stai facendo? Smettila! Esistono modi molto più gentili per svegliare una persona, lo sai?"
"Sono venti minuti che provo a farlo. Ti ho lanciato addosso anche un bicchiere d'acqua, per un momento ho creduto che non fossi più vivo"
"Sto bene" mormorò lui, seccato, provò ad alzarsi dal divano ma cadde rovinosamente sul pavimento, a causa del lungo e forzato digiuno a cui stava sottoponendo il suo corpo.
"Visto? Tu non stai affatto bene"
"È stato solo un mancamento"
"Solo un mancamento? D'accordo, allora puoi darmi una mano a preparare la cena. Anche se non hai fame devi renderti utile lo stesso. Hai fatto un lavoro discreto con l'appartamento, comunque"
"Ho fatto del mio meglio".
Il giovane uomo seguì la donna in cucina e solo ad aprire il frigorifero sentì il proprio stomaco contrarsi in uno spasmo di dolore; l'aiutò a preparare uno spezzatino con delle verdure e per tutto il tempo continuò a sentire contrazioni simili, ma non era intenzionato a mangiare un solo boccone di quel cibo, nonostante il profumo fosse molto invitante.
Una volta terminata la cena, si ritrovò costretto a lavare i piatti e spazzare il pavimento, mentre Minnie si riposava su una poltrona; Bucky continuava a stringere i denti, per sopportare, ripetendosi mentalmente quanto avesse bisogno di un nascondiglio come quello.
"Io vado a letto. Buonanotte, principessa"
"Si, buonanotte..." borbottò lui, perché non aveva neppure la forza di controbattere; provò a dormire ma si ritrovò a girarsi e girarsi sul divano: non a causa del caldo, o dei sensi di colpa o di Steve, semplicemente per la fame che continuava a sentire in ogni singolo istante.
Verso mezzanotte non riuscì più a resistere ai crampi e si trascinò davanti al frigo, lo aprì e prese in mano il piatto in cui la sua nuova coinquilina aveva messo lo spezzatino avanzato, si tolse il guanto destro ed iniziò a mangiarlo velocemente, senza preoccuparsi di prendere una forchetta o di non farsi vedere.
Quello era il piatto più buono che avesse mangiato in tutta la sua vita.
Ad eccezione del pollo fritto che aveva preparato con Charlie all'inizio della loro convivenza, pensò poi.
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