EGO
Il miliardario era stato rinchiuso in una delle celle situate all'interno della Base dello S.H.I.E.L.D e ricevette la sua prima visita solo dopo diverse ore; appena vide la figura inconfondibile di Charlotte entrare dalla porta blindata, le rivolse una quantità indefinita di domande, tra cui spiccava una in particolare.
"Perché mi trovo in questa cella? Che cosa è successo?" chiese un paio di volte l'uomo, perché non conservava alcun ricordo delle ore precedenti, in particolar modo di quelle trascorse alla Stark Tower.
"Davvero non ricordi più nulla?" domandò a sua volta Charlie, facendo non poca fatica a reprimere un tremore nella voce e la voglia di usare i suoi poteri da Gigante Di Ghiaccio "chissà quanto avrai bevuto per non ricordare assolutamente nulla di quello che hai fatto"
"Mi vuoi dire che cosa ho fatto? E perché mi trovo in questa cella?" gridò quasi esasperato Tony, provò ad afferrare l'amica per il braccio destro ma lei si scostò con violenza, perché non voleva essere toccata, soprattutto da quelle mani; non c'era molto da spiegare o raccontare in modo cauto, in modo da arrivare poco alla volta a ciò che era successo, così la giovane glielo disse semplicemente.
"Hai ucciso Bucky".
Quella rivelazione colpì l'uomo con lo stesso violento impatto di uno schiaffo o di un calcio, tanto che barcollò all'indietro, ritrovandosi costretto a sedersi sul bordo della brandina per non cadere a terra; rimase per diversi minuti in silenzio, respirando con le labbra socchiuse, cercando di riprendersi.
"Ma questo è impossibile. Non posso averlo ucciso"
"Credi che potrei mentire su una cosa simile? Hai bisogno di vedere con i tuoi occhi il suo corpo per capire che non si tratta di un macabro scherzo?"
"Io non ricordo assolutamente nulla" mormorò una seconda volta Stark, premendo le mani contro le meningi, sforzandosi di ricordare un'azione talmente cruenta, ma non riusciva a rimembrare nulla, nella sua mente c'era solo il vuoto più assoluto "Barnes non è mai venuto nel mio attico, me lo ricorderei se fosse accaduto, mi ricorderei se lo avessi ucciso..."
"Lo hai ucciso tu con le tue mani, Tony. Mi hai chiamata dicendomi che dovevo venire subito da te senza darmi alcuna spiegazione e quando sono arrivata ho trovato Bucky a terra. Non ho potuto nemmeno salvarlo perché i miei poteri non sono illimitati, hai aspettato ore a chiamarmi, lo hai fatto apposta perché volevi essere sicuro che non ci fosse più nulla da fare" gridò la più piccola, non riuscendo più a reprimere tutto il dolore che le bruciava nel petto "perché lo hai fatto? Che cosa c'è di sbagliato nel tuo cervello? Lui era sotto il controllo dell'Hydra quando ha ucciso i tuoi genitori, non lo ha fatto volontariamente. Lui e Steve erano amici di Howard. Perché non sei riuscito a perdonarlo? Lui lo avrebbe fatto se fosse stato al tuo posto! Oh, ma tu sei Tony Stark, tu non riesci mai a staccarti dal tuo cazzo di ego per un solo secondo, vero? Tu hai covato vendetta per tutto questo tempo, hai aspettato il momento giusto e poi hai agito. Hai tolto a Bucky la possibilità di rifarsi una nuova vita ed a James suo padre. Perché lo hai fatto? Perché?".
La porta blindata della cella si aprì ed entrò Maria, che si occupò di prendere Charlotte e portarla all'esterno prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente; la ragazza scoppiò in lacrime tra le braccia dell'amica che la sostenevano, senza provare vergogna nel mostrarsi così debole ai suoi occhi, perché un Agente dello S.H.I.E.L.D non doveva mai mostrarsi tale.
"Non è stata una buona idea andare da lui così presto. Ti riporto alla Villa"
"No, non serve, ci posso tornare da sola"
"Non sei nelle condizioni di poter guidare" ribatté Maria, che non era assolutamente intenzionata a far toccare un volante alla più piccola, perché nelle condizioni in cui si trovava avrebbe potuto anche fare un gesto estremo; mentre erano per strada le parlò ancora, nel vano tentativo di consolarla "io non parlo mai di queste faccende, però ti posso assicurare che so che cosa significa perdere una persona, sapere che non potrai mai più averla a tuo fianco. Voglio che tu sappia che non ti devi dare la colpa per nulla di quello che è accaduto, perché la responsabilità non è tua"
"Si, invece, la responsabilità è tutta mia. Avrei potuto salvarlo ma non ci sono riuscita" mormorò appena Charlie, con la testa china in avanti; ringraziò Maria Hill una volta arrivate al cancello della lussuosa abitazione, ed entrò nella struttura, diretta all'infermeria; scoprì con disappunto che qualcuno dei dottori che avevano a loro disposizione aveva coperto il corpo del suo ex compagno con un telo bianco, che si preoccupò subito di scostare e di appoggiare sopra ad un mobile.
Aveva usato la sua magia per mantenere il corpo di Barnes completamente intatto e per togliere quell'orribile livido che aveva attorno alla gola, che non riusciva a guardare; ad una prima occhiata sembrava quasi che stesse dormendo, ma il petto era totalmente immobile e la pelle aveva assunto un colorito pallido ed innaturale.
Gli occhi azzurri della giovane si riempirono nuovamente di lacrime e non sentì Sam arrivarle alle spalle, appoggiandole una mano sul braccio destro, per attirare la sua attenzione.
"Non dovresti essere qui, non ti fa bene"
"Ed in quale altro posto dovrei essere?" domandò lei, incurvando leggermente all'insù l'angolo sinistro della bocca "Sam, non sono riuscita a recuperare il rapporto con lui, non sono riuscita a fare niente ed ora l'ho perso per sempre. Non è come quando era in Wakanda, adesso non posso più parlare con lui, non posso più tentare di spiegargli che è stato solo un malinteso quello che ci ha separati. Negli ultimi tempi ero diventa fredda con lui perché credevo che fosse tutto perduto e non sapevo più che cosa... Non sapevo più che cosa fare. Mio Dio, la colpa è solo mia. la colpa è solo mia"
"No, la colpa non è tua. Semplicemente le cose sono andate in questo modo e noi non possiamo fare nulla per cambiarle. Hanno recuperato la tua macchina"
"Non me ne frega un cazzo della mia macchina in questo momento"
"Ascolta, lo so che sei sconvolta, ma hai detto a James quello che è successo?"
"E come posso dirglielo?"
"È giusto che lui lo sappia il prima possibile. Se vuoi io e Sharon ti possiamo accompagnare alla Villa a Malibu, così non sarai da sola"
"No, voi due rimanete con lui. Lo farò da sola, ho bisogno di tempo per pensare, per decidere che cosa farò dopo. Vado a farmi una doccia e poi parto, ho perso fin troppo tempo" disse Charlie, scuotendo la testa; uscì dall'infermeria e salì al piano di sopra per concedersi una doccia che non le diede alcun sollievo dalla stanchezza e dalla sofferenza che sentiva.
Quando andò in camera si vestì lentamente, senza badare molto ai vestiti che prendeva dall'armadio, mentre si legava i capelli chiari gettò un'occhiata ad una scatolina posta vicino ad un portagioie, sollevò il coperchio e prese in mano la collana che Bucky le aveva regalato; la osservò per qualche secondo e poi decise che era arrivato il momento d'indossarla nuovamente, peccato che fosse ormai troppo tardi.
Tornò poi al piano inferiore dell'abitazione e si recò in infermeria per salutare velocemente il suo ex compagno, accarezzandogli i capelli e posandogli un bacio sulla fronte; scambiò pochissime parole con Sam e Sharon e poi scese nel garage, per poi salire nella propria macchina.
Charlie cercò d'ignorare il fatto che Bucky avesse guidato quella stessa macchina poco prima di essere ucciso ed accese il motore, preparandosi al lungo viaggio che l'attendeva.
Zemo trascorreva la maggior parte del suo tempo a studiare e non voleva essere disturbato da nessuno, in momenti come quello lo irritava perfino Rumlow, ma cercava molto saggiamente di non mostrarglielo; così, quando il mercenario deviò la sua attenzione dal taccuino che aveva in mano, si limitò a sollevare il sopracciglio destro, senza dire nemmeno una parola.
Fino a quel momento non aveva mai visto Rumlow di buonumore, rimase ancora più sorpreso e sconcertato quando sentì un paio di braccia stritolarlo con forza in quello che era, incredibilmente, un abbraccio.
"Hai tentato di abbracciarmi o di stritolarmi? Perché non sono riuscito a distinguere la differenza" commentò poi in un soffio, seccato che tutto il suo lavoro fosse finito sul pavimento della stanza.
"Lascia perdere quegli stupidi fogli. Dobbiamo festeggiare"
"L'occorrenza?"
"La ragazzina è riuscita nel suo intento. Me lo ha fatto vedere poco fa, con i suoi poteri. Ho visto nella mia testa tutto quello che ha fatto".
Helmut impiegò qualche istante per capire di che cosa stava parlando il suo alleato, quando ci riuscì si ritrovò a sorridere veramente dopo diverso tempo: uccidendo Barnes, avevano distrutto allo stesso tempo sia Charlotte che Tony, mentre Sam e Sharon costituivano degli anelli deboli già da tempo.
Ora che erano riusciti a spianarsi completamente la strada, non rimaneva altro che dare inizio al loro vero piano.
Charlotte ebbe diverso tempo per pensare durante il suo viaggio a Malibu ed arrivò ad una sola conclusione: esattamente come aveva fatto Natasha dopo aver perso Clint, anche lei si sarebbe ritirata, cambiando vita e città, ma non avrebbe condizionato James dicendogli di seguirla, avrebbe lasciato che il figlio decidesse di fare quello che riteneva meglio per sé stesso, anche se ciò significava rimanere all'interno dello S.H.I.E.L.D.
Quando, finalmente, arrivò alla Villa costruita sopra una scogliera, Rhodey fu il primo che incontrò e venne accolta proprio dall'ex Generale.
"Hai fatto progressi con le protesi"
"Charlotte, come mai sei qui?"
"Devo parlare con James"
"È successo qualcosa di grave?"
"Si, in effetti si..." sussurrò lei, mordendosi le labbra "ecco... Tony... Tony ha ucciso Bucky"
"Che cosa?" si lasciò scappare l'uomo, spalancando gli occhi, incredulo di quello che l'amica gli aveva confidato, ma allo stesso tempo non dubitò nemmeno per un secondo delle sue parole; le disse che poteva trovare il ragazzo in palestra e poi rimase in silenzio a fissare un punto lontano, chiedendosi come fosse possibile che il suo migliore amico avesse compiuto un gesto simile.
Charlotte trovò effettivamente Jamie in palestra, da solo, che stava scaricando la tensione accumulata durante la notte insonne.
"Non sembri molto riposato. Fai fatica a dormire?" domandò difatti la giovane,incrociando le braccia all'altezza del petto; James si voltò a guardarla e sorrise, non aspettandosi una visita da parte della madre.
"Mamma, hai fatto un lungo viaggio per venire fino a Malibu"
"Avevo tanto tempo libero e poi c'è una cosa di cui dobbiamo parlare con urgenza"
"Ah, davvero?"
"Forse faresti meglio a sederti".
A quell'esortazione il giovane osservò con più attenzione il volto di Charlie e si rese conto di quanto fosse pallido, mentre gli occhi erano rossi e gonfi; capì che c'era qualcosa che non andava, ma allo stesso tempo decise di non seguire il suo consiglio.
"Sei venuta qui perché è successo qualcosa di grave, vero? Ma non sai come dirmelo"
"Si tratta di tuo padre"
"Sta male ed è in ospedale?"
"No, Jamie, tuo padre non c'è più".
Lo stesso James non seppe dove riuscì a trovare la forza per non crollare a terra, ma divenne a sua volta pallido, mentre metabolizzava la notizia.
"Come sarebbe a dire che non c'è più? Che cosa gli è successo?"
"È stato ucciso"
"Ucciso? Lo hanno ucciso? Ma... Mamma, i tuoi poteri..."
"I miei poteri sono limitati, altrimenti non staremo facendo questo discorso. Mi dispiace, Jamie, non avrei mai voluto darti questa notizia".
Il ragazzo si portò la mano destra alla bocca, rivivendo nella mente tutto l'appuntamento che aveva avuto con il padre solo poco tempo prima, in particolar modo tutte le brutte parole che gli aveva detto e per poco non si sentì male; nel frattempo, qualche piano più in alto, Rhodey stava informando gli altri ragazzi della squadra di ciò che era accaduto.
"Ho litigato con lui quando ci siamo visti. Gli ho detto che non volevo avere più nulla a che fare con lui. Gli ho detto questo, ed ora non posso chiedergli scusa. Lo posso vedere?"
"Non credo che sia il momento migliore"
"Chi è stato?"
"Non credo che sia il momento nemmeno di questo, sei già abbastanza sconvolto. Lo siamo tutti quanti"
"Mio padre è stato ucciso, ho tutto il diritto di sapere come sono andate le cose, non credi? Tanto lo scoprirei comunque".
La ragazza prese un profondo respiro e reprimendo un nodo in gola raccontò di come fosse Tony il responsabile di tutto, il giovane si sentì ancora più in colpa perché al padre aveva detto che considerava proprio lo zio adottivo come un genitore.
"Adesso è in custodia allo S.H.I.E.L.D ma non ha ancora parlato, dice solo che non si ricorda nulla di quello che è accaduto. Tutto qua, non so che cosa ne faranno"
"Tu che cosa hai intenzione di fare?"
"Dopo i funerali abbandonerò tutto quanto, non so ancora dove andrò e cosa farò".
A quelle parole il nuovo Soldato D'Inverno guardò la madre con uno sguardo preoccupato, temeva che quelle parole potessero nascondere l'intenzione di lei di porre fine alla propria vita ed esternò la propria paura con voce tremante; Charlotte lo rassicurò prontamente, dicendogli che non aveva alcuna intenzione di fare nulla di simile, lo baciò sulla fronte e gli sussurrò che era arrivato il momento che se ne andasse, perché il viaggio di ritorno sarebbe stato piuttosto lungo.
Una volta rimasto solo, James indugiò ancora qualche minuto in palestra, poi salì al piano superiore e trovò Rhodey, Peter, Nadja e Nicholaj che lo attendevano in cucina.
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