BE PATIENT
"Si, sono io James" rispose il ragazzo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, osservò meglio lo psichiatra e dedusse che, al massimo, doveva avere una trentina d'anni "mi scusi se sono arrivato così presto, ma mi trovavo già in città e..."
"Non ti devi scusare per nulla e sei libero di darmi del 'tu'. In realtà, la colpa è mia: ieri ho avuto un imprevisto e non sono riuscito a sistemare tutti questi scatoloni, potresti darmi una mano? Basta solo sistemarli in quello sgabuzzino, ti prometto che dalla prossima volta questo posto avrà un aspetto decente"
"Oh, si, nessun problema!" esclamò James, poi aiutò il giovane uomo a sistemare i diversi scatoloni dentro lo sgabuzzino che riusciva a contenerli appena; una volta terminato quell'ingrato lavoro, lo psichiatra prese posto dietro la scrivania ed invitò il suo paziente a fare lo stesso sulla sedia posizionata dall'altra parte.
"Purtroppo per oggi ti dovrai accontentare della sedia perché il divanetto non me lo hanno ancora consegnato. Da quando sono arrivato in America non ho fatto altro che avere problemi"
"Ma lei... Cioè... Tu non sei americano?"
"No, vengo da molto lontano. Allora, James, io mi chiamo Heinrich e... Per quale motivo ti serve il mio aiuto? Ti ho sentito piuttosto agitato durante la nostra chiamata, che cosa ti turba così tanto? Quanti anni hai?"
"Tra qualche mese ne devo compiere venti"
"Sei molto giovane" mormorò Heinrich iniziando a prendere appunti, quell'azione creò subito del turbamento nel giovane perché era esattamente ciò che odiava degli psichiatri: quando prendevano in mano un libretto per scrivere righe e righe di parole.
"È proprio necessario farlo? Intendo quello che stai facendo ora"
"Oh, non ti fa sentire a tuo agio? Per quale ragione?"
"Non so che cosa scrivi, non so se la tua impressione è sbagliata"
"Se non ti fa sentire a tuo agio non c'è nessun problema" rispose il giovane uomo, chiuse il libretto e lo ripose dentro un cassetto della scrivania "così va meglio? Adesso puoi parlarmi del tuo problema?".
Jamie prese un profondo respiro e si morse il labbro inferiore, perché parlare di cose così intime era sempre difficile per lui.
"È stato il mio migliore amico a consigliarmi di sentire un esperto. È da un po' di tempo che continuo ad avere incubi durante la notte, mi sveglio completamente sudato e non riesco più ad addormentarmi. Lo so, è una cosa stupida, sicuramente sarà solo un problema momentaneo e di nessuna importanza"
"D'accordo, quindi se la consideri una cosa di poca importanza ed anche momentanea perché ti toglie il sonno? Io la penso in questo modo: il tuo problema potrebbe anche essere il più stupido al mondo, ma se condiziona il tuo modo di vivere, allora non è poi così stupido. Credo che sia inutile chiederti in questo momento che cosa vedi nei tuoi incubi, dovremo arrivarci passo dopo passo. Può bastare così come prima seduta, vediamoci due volte a settimana: il lunedì ed il venerdì. Può andare?"
"Si, però..." protestò il più piccolo "credevo che..."
"Va bene così" ripeté una seconda volta l'altro, salutò il suo nuovo paziente e dopo aver sentito il rumore dei suoi passi allontanarsi lungo le scale, prese in mano un cellulare, digitò un numero e fece partire quella che era una videochiamata; dopo qualche istante apparve un volto, celato da un casco con visiera, di un uomo.
"Allora?"
"Tutto procede come previsto, dovrai solo avere un po' di pazienza se vogliamo che si fidi di me"
"Ricorda che la mia pazienza ha un limite, Zemo"
"Oh, non ti preoccupare, Rumlow. Prima di quel limite il ragazzo sarà già dalla nostra parte, te lo posso assicurare"
"Sarà meglio per te, o voleranno delle teste e la tua sarà la prima" disse il mercenario, prima d'interrompere la comunicazione.
Peter attendeva con ansia il ritorno del suo migliore amico, così quando lo vide entrare dall'ingresso principale della Villa andò a chiedergli come fosse andato l'appuntamento.
"Tutto bene. È andato tutto bene. Ho appuntamento per due giorni a settimana"
"Hai cambiato rapidamente idea, sono contento. Ma come farai con Rhodey?"
"Troverò un modo, però tu mi devi coprire le spalle" rispose il nuovo Soldato D'Inverno, appoggiando una mano sulla spalla destra dell'amico, sorridendogli; Peter, però, era di opinione completamente diversa: non capiva per quale motivo James volesse tenere tutto nascosto, dato che usciva dalla Villa per una faccenda che riguardava la sua salute.
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