Amybeth e Lucas - Drama scene


AMYBETH E LUCAS
DRAMA SCENE

- Quando il dottore inizierà la mia terapia, lo aspetteremo e l'accoglieremo con tutto il nostro amore. C'è ancora tempo. Ma d'ora in poi, non ne parleremo più, ricordatelo. Va bene? -

- Cosa? - chiese e lo guardai rivolgendogli un sorriso.

- Ecco, così... - guardò in alto i rami degli alberi abbelliti con le luci e poi riportò gli occhi su di me.

- Quanto hai avuto per preparare questo? -

Sorrisi, accostandomi al suo petto, lasciando che la sua bocca sfiorassero i miei capelli biondi.

- La notte scorsa... mentre dormivi. Tu mi guarderesti sempre mentre dormo? Ti guardavo... e ho scritto...

Mi accarezzò dolcemente con la mano e mi lasciò un bacio delicato nei capelli, mentre chiudevo gli occhi e respiravo piano. Di colpo, accusai una fitta e mi spostai leggermente, posando la mano sulla pancia stranamente dura.

- Non ne lascerò qui nemmeno uno. - Jamie si alzò per raccogliere i bigliettini - Ci saranno sempre nella nostra vita.

- Ti aiuto... - sussurrai, mettendomi in piedi, a fatica.

- Ogni volta che ce lo dimenticheremo... Queste note che lo ricorderanno di nuovo. - Sollevai il braccio ma, a quel punto, un dolore lancinante al basso ventre mi fece piegare sulle ginocchia.
- Charlie? - vedendomi in quello stato, si avvicinò. - Cosa succede, tesoro?

- Sta... succedendo qualcosa - biascicando strizzando gli occhi.

- Hai avuto già questi dolori qualche giorno fa... giusto? Sappiamo come contrastarli...- rispose Jamie tentando di mantenere i nervi saldi.

Mi piegai di più, era come se mi stessero infliggendo delle coltellate e boccheggiai. - No, stavolta è diverso... È diverso! Oh, Jamie! Jamie!

Mi prese in braccio.

- Va bene, non è diverso! Non è diverso dall'altra volta! Adesso andiamo in ospedale, vedrai non sarà niente... - camminò verso l'auto parcheggiata a grandi falcate. - Dai. La macchina è qui. Resisti, tesoro. Andrà tutto bene.- Affondai i denti nel labbro e inclinai la testa verso il suo petto. - Siamo arrivati... Siamo arrivati... Resisti. - mi appoggiò delicatamente a terra per aprire la portiera e a quel punto emisi un altro rantolo. - Charlie, cosa succede?

- Jamie... -, a malapena riuscivo a mormorare qualcosa. - È presto...

- Cosa è presto? Cosa? -

- Le acque... Si sono rotte le acque." biascicai. - È presto... È troppo presto!

- Si sono rotte le acque? - non riuscii a rispondergli, se non a rantolare.

- Va bene, va bene. Vieni! Non aver paura... Non aver paura - Spalancò la portiera, mentre mi aiutava ad accomodarmi sul sedile. - Non temere, angelo mio, passerà. Passerà... - L'ennesima contrazione mi strappò un altro urlo e cominciai a respirare.

- No... È troppo presto. È troppo presto... È troppo piccolo... Non può farcela...- continuai a ripetere, sentendo le lacrime che mi stavano per rigare le guance, mentre mio marito si fiondava dall'altra parte.

- Va bene, va bene! - Salì, mettendo immediatamente in moto mentre cercavo di trattenermi dallo scoppiare a piangere, ma il dolore non mi dava tregua. Jamie varcò l'atrio dell'ospedale tenendomi in braccio, continuando a dirmi. - Resisti... siamo arrivati. - poi urlò a squarciagola. - Dottore! Dottore!

L uomo uscì in tutta fretta da una delle porte laterali. - Ma che... -

- Le si sono rotte le acque! -

-Preparate subito la sala parto. -
Ordinò e nel frattempo qualcuno portò una barella e mi adagiò sopra, accarezzando i capelli mentre gli stringevo la mano.

- Resisti... Sono qui con te. -

- Non voglio l'anestesia, non fatemi l'anestesia. - fissai il dottore supplicante. - Voglio vedere il viso di mio figlio, almeno una volta... - Un'altra contrazione mi fece fermare e stringere i denti.

- Il tuo cuore è in condizioni critiche, Charlie. Rischiamo di perdere entrambi. Non possiamo farle l'anestesia, è già debole. Non lo sopportarebbe... - Spiegò il dottore, mentre le loro voci risultavano ovattate alle mie orecchie.

- Allora voglio rischiare! Non fatemi l'anestesia. Voglio vedere mio figlio. Voglio vederlo... Vi prego. -

- Va bene, è in buone mani, stia tranquilla. - provò a calmarmi il dottore mentre ricaddi sul lettino dopo l'ultima intensa fitta al ventre.

- Forse non avrò altre possibilità...

- Shh... - Sussurrò Jamie seguendomi passo dopo passo. - Andrà tutto bene.

- Voglio vedere mio figlio. - La barella fu trasportata all'interno della sala parto.

Jamie

- Lo vedrò! Dimmi che lo vedrò! Vedrò il mio bambino - continuò a ripetere, stringendo la mia mano e le accarezzai dolcemente i capelli.

Si fermò e strizzò le palpebre, per poi tornare a biascicare. - Lo vedrò almeno una volta... Voglio abbracciarlo, sentire il suo calore... Se mi dovesse accadere qualcosa... - Alzai la testa per fissare il volto di mio marito - Te ne occuperai tu. Gli vorrai bene e lo proteggerai. Solo così potrò riposare...

Non riuscì a terminare e si spinse verso il mio petto, agguantando il lembo del camice fino a far sbiancare le nocche.

- Shhh... Cos'è successo a quella donna fantastica che credeva nei miracoli? Credi davvero che ti lascerò andare così facilmente, Charlie? - Tenni gli occhi fissi nei suoi e annuii con le lacrime che mi solcavano il volto. - Lo darai alla luce e lo vedrai crescere, ne sono sicuro. Sarai una madre meravigliosa e lui sarà orgoglioso di te. Lasceremo questo posto tutti e tre. Io e te porteremo nostro figlio a casa. Va bene?-

Avrei voluto crederci con tutte le mie forze, ma un'altra contrazione mi fece inarcare la schiena e respirare più forte con gli occhi fissi al soffitto.

"Siamo pronti... coraggio.- Esordì il dottore, spostandosi davanti alle sue gambe divaricate e lei fece cadere il braccio destro verso il basso.
Continuò a fare gli esercizi di respirazione, mentre gettavo un'occhiata al medico che faceva sistemare un lenzuolo sterilizzato sopra le gambe.

Poi ringhiò più forte e la mascella le si irrigidì, portandola a tremare.

-Resisti... resisti.

Fortificò la presa sulla mia mano, utilizzandola come valvola di sfogo e gettò la testa sul lettino, prorompendo con altre grida di dolore, capaci di spaccarmi il cuore in mille pezzi.
Ma dovevo essere forte, per lei e il nostro bambino che tra poco sarebbe venuto al mondo.

-Prendimi la mano... stringila... Non lasciarla andare, non lasciarla andare.- mi supplicò piena di paura.

- Resisti, amore mio. Resisti per noi. Resisti per il nostro amore.- Contrasse i muscoli del viso e strillò ancora.

-Non lasciarmi...- Balbettò prendendo un lungo respiro e altri urli riempirono la sala parto e le mie orecchie.

- Sono qui con te. Non vado da nessuna parte.- Sembrava non finire più. E quasi le mancò il fiato per le contrazioni, più taglienti dell'inizio, che avvicinavano il nostro bambino a questo mondo. - Resisti amore mio. Manca poco... Trattenne il respiro e lo buttò fuori all'improvviso, per poi ricadere sul lettino con gli occhi verso l'alto. "Manca poco, tesoro." La dottoressa le fece un cenno d'assenso con la testa, premendo sul ventre e lei iniziò una lunga spinta, per poi rilassarsi per pochi secondi.
-Dai, tranquilla...- sussurrai, accarezzandole i capelli sudati, mentre si issava leggermente con il busto.

-Forza, Charlie, spingi...- comunicò la donna e lei chiuse gli occhi e spinse con tutte le sue forze, stritolandomi le dita.

-Va tutto bene, non aver paura.- la tranquillizzai a bassa voce e lei emise un altro urlo, lasciando scivolare una lacrima sulla guancia. -Resisti! Dai.- Cominciò a spingere, strillare, fino a consumarsi la voce mentre ero accovacciato accanto a lei.

Diede poi un'altra spinta forsennata, stringendo le labbra.

Urlo a pieni polmoni e si lasciò abbandonare sul lettino della sala parto, completamente sfinita da quella fatica. A quel punto, vedemmo l'infermiera voltarsi e guardai il dottore tirar fuori un corpicino, tenendolo con la testolina all'ingiù per i piedini.

Era il nostro bambino. Era finalmente qui, l'avevamo desiderato così tanto e alla fine eravamo diventati tre.

-Ma non sta piangendo.- dichiarò mia moglie fra le lacrime mentre tremava come una foglia.

Le diedi un bacio sulla fronte, sussurrando. - Siamo tutti qui.

- Perché non piange... è successo qualcosa?- biascicò rialzando la testa. Il dottore provò a dargli dei colpetti leggeri sulla schiena a quel corpicino inerme. -Non piange. Ha qualcosa? È... successo qualcosa...-

Ma, mentre tutte le nostre speranze stavano quasi per spegnersi, un bellissimo e inaspettato vagito inondò la camera, rallegrandoci. Riportò la luce dove prima regnava solo il buio.

-Voglio vederlo... fatemelo abbracciare- Supplicò lei e un'altra infermiera si fece largo con fra le braccia quel fagottino. Glielo diede e gli baciò la fronte. - Questo è l'odore più buono del mondo...- Mi stavano per cedere le gambe al suolo se non mi fossi mantenuto, mentre madre e figlio stabilivano quella connessione guardandosi negli occhi. -La sensazione più bella del mondo, amore mio... Tu... Sei il mio miracolo.-

-Benvenuto, piccolo.- Dissi e lei mi guardò con il sorriso sulle labbra. -Benvenuto, piccolo miracolo.-

Le accarezzai la testa e lei riportò gli occhi in quelli azzurri di nostro figlio, che non aveva smesso di fissarla, incantato.

- L'odore più bello del mondo.

Annuii tenacemente. Il piccolo poi fu allontanato per fare dei controlli ed essere messo nell'incubatrice, mentre mia moglie aveva gli occhi pieni d'amore e di gioia per aver realizzato l'unico desiderio che aveva. Abbracciai il dottore, dandogli delle pacche sulla spalla, per ringraziarlo di averci aiutato. Ma quando guardai mia moglie la vidi immobile, con gli occhi aperti e l'espressione felice sul viso.

- Charlie?- La ragazza non rispose. -Dottore, che sta succedendo? Charlie!- La chiamai e mi avvicinai, scuotendola leggermente. - Charlie, ehi, mi senti? Charlie?- Lei schiuse leggermente le labbra, ma non guardò i miei occhi. Non più. Spaventato, cominciai a sfiorarle le guance e urlai ai presenti.
- Fate qualcosa! Salvate mia moglie!-

- Portatelo fuori! Dobbiamo fare il massaggio cardiaco!-

L'infermiera cercò di schiodarmi dal lettino. -Signore, non complichi ulteriormente il nostro lavoro.-

- Cosa significa complicare?

Mi spinsero verso l'uscita, mentre mi dimenavo con le braccia per farmi lasciare. - Un attimo! Un attimo! Dov'è il quaderno? Dov'è?- sbottai nervoso per poi agguantarlo e portarlo davanti al suo viso, spostandoglielo dolcemente. - Guarda il quaderno, te lo ricordi? Cosa c'è scritto qui? Cosa c'è scritto qui? Noi usciremo insieme da questa sala e alleveremo nostro figlio. Lo vedi?- Mi voltai di scatto verso il suo viso madido di sudore e i suoi occhi persi nel vuoto. -Te lo ricordi? L'ultima riga... Porteremo nostro figlio a casa insieme.- Stavolta lasciò scivolare la testa di lato e chiuse gli occhi. La chiamai urlando. - C-Charlie?! Charlie! Charlie apri gli occhi, non farmi preoccupare. Charlie!- Poi arrabbiato mi rivolsi ai dottori. -Dannazione, fate qualcosa! Non fatela morire... vi prego!- Le presi il volto fra le mie mani tremanti. -Aspetta, apri gli occhi, Charlie... Non andartene!- M'inginocchiai sul pavimento freddo, con il cuore che mi batteva nel petto e la paura che dilagava nell'anima. - Charlie, apri gli occhi! Charlie, non è il momento di giocare... Charlie.-

Affondai la faccia sul suo petto, sentendo le forze mancare sempre di più...

Cosa ne pensate di questa piccola parte?

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