8. Di quando Harry e Ron invitarono James e Teddy a cena



Harry e Ron, impalati nell'ingresso di casa, osservavano la porta chiusa, di fronte a loro, come se si aspettassero, da un momento all'altro, di vedervi emergere una o tutte e tre le teste di Fuffi, l'adorabile cane di Hagrid, che avevano avuto la fortuna di conoscere il primo anno ad Hogwarts.

«Dici che verranno?», chiese Ronald, grattandosi pensieroso la nuca, mentre cercava di tenere a bada l'apprensione.

«Perché non dovrebbero?», ribatté Harry, lanciando un'occhiata stupita al compagno.

Appena Harry notò l'effettiva preoccupazione sul volto di Ronald, allungò una mano e intrecciò le proprie dita a quelle lunghe e sgraziate dell'amante: «Vedrai che andrà tutto bene».

Ronald fece una piccola smorfia e accettò di buon grado il bacio che il moro gli lasciò sulla guancia, poi sospirò e sbottò: «Miseriaccia, l'attesa mi sta mandando fuori di testa, vado a controllare la cena».

Con quelle parole Ron scomparve in cucina, lasciando Harry da solo di fronte alla porta d'ingresso.

La casa in cui si trovavano era la tipica villetta a schiera su due piani che si poteva trovare nella periferia di Londra; con un ingresso stretto, una triste moquette grigia in quasi ogni stanza, una scala ripida che collegava il piano terra con il piano superiore, una cucina troppo bianca, due bagni, tre camere da letto, un semplice salotto e una sala da pranzo piuttosto spoglia.

Quella casa, ad un occhio estraneo, sarebbe parsa come minimo triste e anonima, qualcuno avrebbe anche potuto dire che mancava un tocco femminile o che semplicemente mancava un qualsiasi tocco, che le potesse dare un'anima propria, per distinguerla dalle altre identiche case che occupavano l'intero quartiere.

Agli occhi di Harry e Ron, invece, quella modesta villetta a schiera era semplicemente perfetta.

Nessuno dei due s'interessava di arredamenti, o era minimamente preoccupato di come il grigio spento della moquette avesse il potere di deprimere anche la persona più allegra dell'intero Pianeta.

Era stato Harry ad acquistare quella casa, in gran segreto, dieci anni prima, approfittando di un'offerta irripetibile.

Poi era rimasto per un paio di mesi nel dubbio se comunicare quella sua follia a Ron o tenersela per sé.

Per quanto amasse Ronald, Harry aveva sempre temuto che il suo migliore amico avrebbe finito per interrompere la loro relazione, perché incapace di sostenere oltre l'enorme bugia che li opprimeva da quando si erano baciati per la prima volta.

Aveva tentennato giusto un paio di mesi, poi aveva condotto Ron nel nido d'amore che aveva comprato e gli aveva consegnato una copia della chiave.

Harry ricordava fin troppo bene la discussione che avevano avuto quella sera, soprattutto il modo in cui Ronald aveva continuato a ripetere che stava diventando troppo difficile mentire ad Hermione e che avrebbero dovuto ammettere tutto quanto alle rispettive mogli.

Ne avevano parlato a lungo, seduti sul divano del salotto, tormentandosi con ipotetici scenari di divorzio, urla e pianti, poi Harry aveva preso la mano di Ron, lo aveva guardato dritto negli occhi e con calma gli aveva detto che lo amava e che qualsiasi cosa avrebbero scelto, l'avrebbero fatto insieme, come una vera coppia.

Ed era così che avevano passato i successivi dieci anni da quell'acquisto folle: come una vera coppia, tanto da finire col considerare quella semplice villetta a schiera la loro prima casa.

Harry e Ron non andavano fieri dei vent'anni anni che avevano passato a mentire e omettere e nascondersi; provavano anzi un pungente e doloroso senso di colpa, ogni volta che pensavano seriamente a quanto male dovevano aver causato a Ginny ed Hermione e a quanto ne avrebbero ancora causato ai loro figli.

Eppure, ogni volta, il senso di colpa veniva subito zittito da un'argomentazione molto cara ad Harry e Ronald: l'inevitabilità di tutto quello che era successo.

Non avevano scelto loro, in giovane età, di innamorarsi di due ragazze forti ed intelligenti.

Non avevano scelto loro di percepire, col passare dei mesi e degli anni, quello che avevano pensato essere vero amore diminuire e scemare fino a scomparire; lasciando dietro di sé il forte affetto che si potrebbe provare per una sorella a cui si vuole bene o una parente a cui si è particolarmente affezionati.

Non avevano scelto loro di trovare reciproco conforto nel momento di maggiore difficoltà.

Non avevano scelto loro di innamorarsi l'uno dell'altro.

A Harry piaceva pensare che, come era stato inevitabile tanti anni prima il suo scontro con Voldemort, allo stesso modo era stato inevitabile rendersi conto troppo tardi di essere innamorato del suo migliore amico.

Anche a Ron piaceva pensare all'inevitabilità di tutto quello che era successo, in parte perché smorzava leggermente il suo senso di colpa e in parte perché il suo lato romantico trovava dolce e struggente quel loro amore segreto e ineluttabile.

Harry aspettò di fronte alla porta d'ingresso chiusa per qualche secondo ancora, poi controllò l'ora sull'orologio che aveva al polso, sbuffò e raggiunse il compagno in cucina.

Ron aveva un grembiule legato in vita e un bicchiere di vino rosso in una mano, mentre osservava con sguardo vacuo il pollo che si cuoceva nel forno: «Dici che abbiamo fatto bene ad uscire allo scoperto?»

Non era la prima volta che Ronald poneva quella domanda ad Harry; il moro aveva notato che il rosso sembrava porgergliela sempre nei momenti meno indicati per discutere di un argomento tanto delicato, quasi non volesse davvero sapere la risposta ad un simile quesito.

«Non avrebbe avuto senso continuare a mantenere il segreto, Ron».

«Vent'anni di matrimonio buttati via come se niente fosse...», borbottò il rosso, prendendo un lungo sorso di vino: «Ho paura di come potrebbero reagire Rose e Hugo, sono sempre stati molto legati sia a me, che ad Herm... Come faranno ad accettare...?»

Harry appoggiò una mano sulla spalla di Ron e strinse appena, fino a quando gli occhi azzurri dell'uomo non si posarono in quelli verdi del compagno: «È inutile fasciarsi la testa prima del tempo».

Ron sembrò perplesso per qualche istante, poi sospirò: «Immagino sia un modo di dire babbano, ma penso di aver colto comunque il concetto», disse, appoggiando la fronte contro la tempia di Harry: «Prometti che qualsiasi cosa accada mi rimarrai accanto?»

Il moro si sistemò gli occhiali sul naso: «Solo se tu mi prometti lo stesso».

Si sorrisero in un modo dolce e rassicurante, poi Harry prese il bicchiere di vino dalle mani del compagno e lo appoggiò sul ripiano della cucina.

L'istante successivo le labbra di Ron erano premute contro quelle di Harry e tutte le preoccupazioni che li avevano tormentati fino a quel momento cedettero il posto ad un dolce desiderio, misto a frenesia.

«Non dovremmo», borbottò Harry, quando sentì le mani tiepide di Ron insinuarsi sotto la camicia bianca che indossava, eppure oltre a quella misera osservazione, Harry non fece nulla per impedire al compagno di premerlo con forza contro di sé e di baciarlo come se quello che si stavano scambiando fosse il loro ultimo bacio.

Quando il campanello suonò, i due uomini si scostarono con un misto di disappunto e preoccupazione nelle loro espressioni.

Ron aiutò Harry a sistemarsi gli occhiali sul naso e tentò per qualche secondo ad appiattire i capelli mori e ribelli del compagno, senza però ottenere alcun risultato soddisfacente. Harry intanto dedicò qualche secondo a sistemarsi la camicia e a riprendere fiato.

Sprecarono qualche attimo a decidere se andare entrambi alla porta o meno, alla fine Harry afferrò Ron per il braccio e se lo trascinò dietro senza tante cerimonie.

Oltre la porta d'ingresso trovarono James Potter, con un enorme sorriso sulle labbra e la zazzera disordinata di capelli neri tenuta in riga da quella che sembrava lacca magica.

«Ciao papà, zio Ron, ho portato del vino!», disse il ragazzo, mostrando la bottiglia che aveva tra le mani.

Harry e Ron fecero entrare James in casa e il ragazzo iniziò a guardarsi intorno con aria incerta: «Tu e mamma avete cambiato indirizzo? Da quando mi sono trasferito a Diagon Alley sono sempre l'ultimo a sapere le cose!»

Harry aprì bocca, poi la richiuse, mentre Ron, rosso come un pomodoro, cercava di non svenire per l'apprensione.

Prima che Harry o Ron trovassero le giuste parole per spiegare ogni cosa al giovane, il campanello suonò di nuovo.

Teddy Lupin, con la sua caratteristica chioma di capelli blu e il suo sorriso che ricordava dolorosamente quello di sua madre, salutò suo padre e suo zio adottivi con lo stesso entusiasmo che aveva usato pochi secondi prima James.

«Non sapevo vi foste trasferiti, Harry», aggiunse poi il nuovo arrivato, prima di salutare con un caloroso abbraccio James.

Ora che entrambi gli ospiti erano arrivati, Harry Potter si chiese seriamente se avesse fatto bene ad organizzare quella cena; ma il dubbio durò soltanto un istante, prima che venisse spazzato via da una ferrea risoluzione.

«Dove sono mamma e zia Hermione?», chiese James, mentre seguiva il padre e lo zio nella sala da pranzo piuttosto spoglia.

«Io e Ron vi abbiamo invitato qua per parlarvi di una cosa molto importante», iniziò Harry, invitando i due ragazzi a prendere posto a tavola.

James e Teddy si scambiarono un'occhiata colma di confusione, ma non ribatterono e si limitarono a sedersi e osservare con minuziosa attenzione l'ambiente e l'aspetto dei due uomini di fronte a loro.

«Vado a controllare il pollo», disse Ron, ma venne bloccato da Harry, che l'aveva prontamente afferrato per la manica del maglione, prima che potesse effettivamente scomparire in cucina.

«Il pollo sta bene, Ron, possiamo pensarci dopo», disse Harry a mezza voce, lanciando un'occhiata di rimprovero al rosso.

«Cosa sta succedendo?», chiese James, con la fronte aggrottata e gli occhi che si spostavano dal volto preoccupato di zio Ron a quello determinato di suo padre.

«La notizia potrebbe sconvolgervi, ma io e Ron pensiamo che sia giusto che sappiate tutta la verità», Harry incrociò lo sguardo di James, prese un profondo respiro e continuò: «Io e Ginny stiamo divorziando».

Teddy sbarrò gli occhi a quella notizia, mentre James scosse vigorosamente la testa.

«Anche io ed Hermione», aggiunse Ron, torcendo, con gesti nervosi delle dita, il grembiule che ancora aveva legato alla vita.

«Perché?!», urlò James, alzandosi in piedi, mentre Teddy chiedeva: «Cos'é successo?», incerto se credere o meno a quello che sembrava essere uno scherzo di pessimo gusto.

Harry alzò le mani, come se con quel semplice gesto potesse calmare i due ragazzi che aveva di fronte e cercò le parole giuste per spiegare ogni cosa.

Ron però lo precedette: «So che può essere piuttosto sconvolgente, ma io ed Harry ci amiamo».

Calò un silenzio pesante nella stanza, mentre gli occhi di tutti i presenti si posavano su Ronald, il cui volto si fece di un rosso acceso, mentre balbettava: «Ecco, ora sapete la verità».

Il silenzio si protrasse ancora per qualche secondo, poi James parlò: «Mamma lo sa?»

Harry annuì.

«Come l'ha presa?»

Ron fece una smorfia e Harry abbassò lo sguardo, entrambi alla ricerca delle parole giuste per definire il modo in cui Ginny aveva reagito due sere prima alla rivelazione.

«Non benissimo», ammise Harry: «Mi è arrivata però una lettera da parte sua, a quanto pare è in Italia al momento».

Il volto di James si adombrò: «E cosa fa in Italia?»

«"Una vacanza di dieci giorni per allontanarsi dalla mia aura tossica", parole sue, non mie», disse Harry, cercando di ricordare se nella lettera, che gli era stata recapitata il giorno prima, da un maestoso gufo reale, ci fossero informazioni utili che James meritava di sapere: «Dice di non volere nessuno intorno per un po', ha bisogno di riflettere, credo».

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, ma la lacca magica gli impedì di spettinarsi come avrebbe voluto, spazientendolo.

«Hermione come l'ha presa?», chiese Teddy, sinceramente preoccupato che la Ministra della Magia potesse dimettersi da un momento all'altro a causa della depressione.

Ron scrollò le spalle: «Sembra averla presa tutto sommato bene, anche lei vuole rimanere un po' da sola per riflettere e accettare la nostra decisione, ma la conosco abbastanza bene da sapere che finirà per buttarsi anima e corpo nel lavoro pur di non pensarci veramente...»

Teddy e James non dissero niente per qualche secondo, poi il più grande chiese: «Nonna Molly lo sa?»

Ron sbiancò tanto da diventare dello stesso colore dell'immacolata cucina, mentre Harry assumeva un colore più simile alla moquette grigia che infestava la casa.

«Immagino sia un no, pensate di organizzare una cena per dirlo anche a lei?», chiese James: «No perché, gradirei non essere invitato».

Teddy ridacchiò sotto i baffi e annuì: «Sì, nemmeno io».

I volti di Harry e Ron tornarono ad assumere un colorito più sano, mentre a loro volta sorridevano appena, nell'immaginarsi la possibile reazione di Molly appena le avessero detto la verità.

«Siamo ancora indecisi se invitarla qua a cena o se portarla in qualche ristorante di lusso», ammise Harry, grattandosi pensosamente la nuca.

«Sì, non siamo sicuri che invitarla in un luogo pubblico possa salvarci da urla isteriche e pianti», disse Ron con una smorfia, facendo allargare i sorrisi compassionevoli di James e Teddy.

«Se siete riusciti a dirlo a mamma e a zia Hermione, riuscirete anche con nonna», tentò di rassicurarli James, prima di portarsi una mano allo stomaco brontolante e cambiare completamente discorso: «Prima avete parlato di pollo, sapete che ho proprio una fame da lupi?»

Teddy scoppiò a ridere: «A chi lo dici, James!»

Il resto della serata trascorse in modo tranquillo e leggero, proprio come Harry aveva sperato accadesse.

A parte le domande indiscrete, ma assolutamente prevedibili, da parte dei due ragazzi, interessati a conoscere più nel dettaglio ciò che era successo la sera in cui avevano raccontato ogni cosa alle rispettive mogli e a come avessero fatto per tanti anni a mantenere un simile segreto, la conversazione spaziò poi su altri argomenti, meno spinosi.

Teddy parlò del suo lavoro al Ministero, nell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, di come Victoire volesse assolutamente organizzare il loro matrimonio entro l'estate successiva e di come Teddy cercasse di assecondarla in tutto, anche perché il Medimago era stato molto chiaro, nel dirgli che non doveva in nessun modo agitare o far preoccupare Victoire, nelle ultime settimane della gravidanza.

James invece raccontò di esser stato promosso nella grande azienda per cui lavorava da qualche mese, dopo aver fallito i test per diventare Auror, e di trovarsi tutto sommato bene negli uffici vendite di "Babbananze".

Ronald chiese al ragazzo se fosse riuscito a scoprire chi era il fondatore di "Babbananze", dato che nessuno sembrava conoscerlo, ma James ammise di essere ancora troppo in basso nella scala gerarchica per poter conoscere di persona il grande capo, il signor M.

«M come Mistero», disse Teddy, addentando con gusto un pezzo di pollo.

«M come Molliccio», disse Ron, ricordando con affetto la lezione del terzo anno, in cui il professor Lupin aveva parlato loro di quelle creature.

«M come Molly», disse James, ridendo di gusto alle smorfie che apparvero sui volti di suo padre e di suo zio nel sentire il nome della donna più dolce e spaventosa dell'intero Mondo Magico.

«M come Magia», propose Harry, osservando con gioia i volti delle persone che aveva intorno.

Continuarono con quel gioco per qualche altro minuto, continuando a dire ogni cosa, persona o animale con iniziale M, che veniva loro in mente; McGranitt, Moquette, Musica, Matrimonio...

Quando la serata si concluse, Harry e Ron accompagnarono con un sorriso soddisfatto stampato in faccia i due ragazzi alla porta, invitandoli a passare a trovarli quando volevano.

Si abbracciarono e si augurarono la buona notte, poi James e Teddy si allontanarono a piedi per qualche secondo, prima di smaterializzarsi nelle rispettive case.

Harry e Ron passarono i successivi minuti a sistemare la sala da pranzo e la cucina, fino a quando ogni cosa non tornò al proprio posto.

Entrambi erano soddisfatti di come si era svolta la serata e si auguravano di ottenere risultati simili con Hugo, Rose, Albus e Lily, quando fossero tornati dalla Spagna, nell'arco di due settimane.

«Ricordi quando tutto è cominciato?», chiese Harry, una volta che Ron uscì dal bagno e lo raggiunse a letto.

«Intendi la nostra prima missione seria in Irlanda?», chiese il rosso, subito dopo aver spento la luce.

«Sì, quando credevamo che non ce l'avremmo fatta e...»

«E tu mi hai baciato?», gli suggerì Ron, voltandosi sul fianco, così da poter scrutare nella penombra l'espressione sul volto del compagno.

Harry sorrise: «Sì, e poi siamo sopravvissuti e tu mi hai detto che non sarebbe più dovuto succedere...»

Ron rise sommessamente, avvolgendo le braccia intorno al corpo caldo di Harry: «Ma tu non mi hai dato retta, perché sei un testone».

Harry rise: «Senti chi parla! Anche tu in fatto di testardaggine non scherzi, ricordi...»

Ron premette le labbra contro quelle di Harry, zittendo con quel bacio ogni ulteriore osservazione dell'amante.









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Buonsalve popolo di Wattpad!

Questo mercoledì ho deciso di riportare l'attenzione su Harry e Ron, che oltre ad averli visti nel primo capitolo, li avevamo poi messo da parte per concentrarci sulle altre sottotrame.

Cose ne pensate del capitolo? Vi è piaciuto?

Fatemi indovinate: la vostra scena preferita è stata quella in cui Ron vuole andare in cucina a vedere come sta il pollo, perché la #rollo regna! Ho indovinato?

A parte gli scherzi, mi sembrava giusto vedere anche un po' il punto di vista di Harry e Ron, che non vorrei passassero per i cattivi e basta. Sono anche loro, come tutti gli altri, dei personaggi complessi, che meritano il loro spazio, infatti penso che ogni tanto inserirò qualche capitolo anche su di loro, giusto per non farci mancare nulla!

Ora ho una domanda molto difficile da farvi: per il momento, qual è il vostro personaggio preferito e perché?

Se non potete sceglierne uno solo, potete dirne di più, ovviamente, ma vorrei sapere ora, dato che siamo ancora piuttosto agli inizi della storia, quale personaggio o quali personaggi vi hanno colpito di più!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instragram, il nome dell'account è lazysoul_efp. Nel caso voleste sostenere il mio lavoro potete trovare nella bio il link per la mia pagina Ko-fi, dove potete regalarmi un simbolico caffé!

Un bacio,

LazySoul_EFP

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