7. Di quando Rose accettò di passare la serata in un locale notturno
«Non sono sicura che sia una buona idea», disse Rose, impalata fuori dalla porta rossa, oltre la quale Morgan aveva assicurato esserci uno dei locali notturni magici più famosi al mondo.
Scorpius sollevò gli occhi al cielo con un sorrisetto mezzo divertito e mezzo spazientito sulle labbra: «Ne abbiamo già parlato, Rosie, è un semplice locale dove divertirsi in tutta sicurezza; ti assicuro che non ci sono loschi figuri o terribili maledizioni oltre a questa porta».
La ragazza puntò gli occhi sul volto di Scorpius, poi su quello di Hugo e rimase a mordersi il labbro, pensierosa, per qualche secondo.
In quel momento la porta rossa si aprì e ne uscì un gruppetto di tre ragazze che chiacchieravano rumorosamente tra di loro in spagnolo, una di loro lanciò occhiate incuriosite al gruppo di ragazzi che, a pochi passi dalla porta del locale sembravano incerti se entrare o meno.
«Va bene», disse alla fine Rose, scrollando le spalle: «Entriamo».
Prima che gli altri potessero registrare quanto aveva appena detto, la ragazza raggiunse in due falcate la porta e la aprì.
Scorpius entrò subito dopo di lei, un sorriso soddisfatto sulle labbra, poi fu il turno di Albus, Fred e Lily, che faticavano a rimanere fermi dall'impazienza che avevano di entrare a divertirsi.
Appena Hugo oltrepassò la soglia, seguito da Morgan, venne investito dalla forza della musica, che veniva suonata su un piccolo palco, posizionato in un angolo del locale, e dal forte odore di alcol e sudore che si sentiva nell'aria.
Una donna, con la testa rasata e una smorfia svogliata, li fermò all'ingresso e iniziò a controllare, con un veloce incantesimo, che nessuno di loro avesse con sé oggetti impregnati di Magia Oscura, dopodiché si fece dare da ciascuno due galeoni e lanciò un innocuo incantesimo, che avrebbe permesso loro di uscire ed entrare a piacimento nel locale, nell'arco della notte, senza dover nuovamente pagare l'ingresso.
La sala era malamente illuminata da candele svolazzanti e una leggera foschia aleggiava sul pavimento, nascondendo i piedi degli astanti.
Morgan e Scorpius fecero strada fino al bancone del bar, dove un giovane mago col volto cosparso di lentiggini servì loro sette burrobirre.
Malgrado le proteste, Scorpius offrì quel primo giro di bevute, poi si diressero tutti insieme verso le scale, che portavano al soppalco, dove si trovavano un numero indefinito di tavoli in legno piuttosto grezzi e delle panche su cui sedersi.
Rose, col naso arricciato per la puzza di sudore che aleggiava nell'aria, si sedette accanto a Scorpius a uno dei tavoli liberi, e constatò che, per quanto poco curato, il locale aveva un fascino rustico apprezzabile, ma che non era certamente un luogo dove lei si sentiva particolarmente a proprio agio.
Albus e Fred non si sedettero con Rose e Scorpius, ma puntarono subito lo sguardo su un tavolo poco distante, dove un gruppo eterogeneo di ragazzi e ragazze stava chiacchierando animatamente in spagnolo: «Noi andiamo a fare amicizia», disse Al, prima di afferrare il braccio del cugino e portarlo con sé.
Lily bevve giusto un sorso di burrobirra, prima di decidere di scendere a ballare e nell'arco di pochi minuti al tavolo rimasero solo Morgan, Hugo, Scorpius e Rose.
«Propongo un brindisi», disse Scorpius, sollevano la propria burrobirra e attirando l'attenzione di Hugo, che continuava a guardarsi intorno con curiosità.
«A quella che sarà la vacanza più bella di sempre!»
Rose fece scontrare la propria burrobirra con quella del ragazzo e annuì: «Sono d'accordo, ancora non ho concluso l'itinerario, ma sono certa che riusciremo a fare molto in queste due settimane!»
Hugo scambiò uno sguardo sconsolato con Scorpius, mentre quest'ultimo ricordava a mezza voce, alla propria ragazza, che l'obiettivo era rilassarsi e divertirsi, non impazzire dietro a un itinerario.
«Alle nuove amicizie», disse Morgan, facendo scontrare la propria burrobirra contro quella di Hugo.
Il ragazzo spostò lo sguardo sulla ragazza seduta accanto a lui e, non per la prima volta quella sera, arrossì nel constatare quanto Morgan fosse bella.
Indossava un foulard rosso, legato intorno al collo, un top nero con le spalline sottili e dei pantaloncini di jeans a vita alta. Le ciglia erano più nere e lunghe rispetto a quel pomeriggio, segno che doveva averle incantate con qualche incantesimo o aver utilizzato dei cosmetici babbani, e le labbra erano dipinte di un rosso identico a quello del foulard.
Poco sotto la clavicola destra della ragazza spiccava il tatuaggio di una rosa blu, talmente realistico da sembrare un fiore vero.
«Alle nuove amicizie», ripeté Hugo, prima di prendere un lungo sorso di burrobirra, gli occhi che faticavano a staccarsi da Morgan.
«Ti piace il mio tatuaggio?», chiese lei, notando lo sguardo insistente su di sé.
«Sì, molto», ammise Hugo, arrossendo vistosamente all'idea di esser stato colto sul fatto: «Ha un significato?», chiese, per poi mordersi la lingua; le aveva forse fatto una domanda troppo personale?
Morgan non disse niente per qualche secondo, mentre prendeva un sorso di burrobirra e osservava una coppia di ragazzi poco distanti, intenti a sussurrarsi smancerie all'orecchio e a sorridersi in modo accattivante.
«La rosa blu simboleggia la ricerca e la realizzazione dell'impossibile», disse alla fine la ragazza, portando nuovamente gli occhi azzurri su quelli scuri di Hugo: «Ha anche altri significati, ma questo è quello che mi ha spinto a tatuarmela. Tu hai tatuaggi?»
Hugo scosse la testa: «No, non saprei cosa tatuarmi», ammise, prima di chiedere: «Tu ne hai altri?»
Morgan annuì e si mise a cavalcioni sulla panca su cui era seduta, così da potersi sfilare comodamente una scarpa e mostrare la libellula stilizzata che aveva tatuata sul dorso del piede sinistro: «Simboleggia la libertà e il cambiamento», disse, anticipando la domanda di Hugo: «Me la sono tatuata due anni fa».
La musica che proveniva dal piano di sotto si interruppe per qualche secondo e Hugo si trattenne dal fare altre domande, certo che avrebbero finito coll'essere troppo personali; così si limitò a terminare la burrobirra rimasta nel boccale in un unico sorso e a chiedersi se fosse il caso, o meno, di invitare Morgan a ballare.
In quell'istante, prima che Hugo potesse decidersi a fare la sua mossa, Lily tornò al loro tavolo e senza tante cerimonie prese la mano di Morgan: «Mi annoio a ballare da sola», disse semplicemente, iniziando a trascinare la cugina di Scorpius verso le scale.
Morgan gettò un'occhiata veloce a Hugo, quasi a scusarsi di quell'interruzione, poi seguì Lily al piano di sotto.
«Penso che tu piaccia a mia cugina», disse Scorpius, senza tante cerimonie, facendo arrossire vistosamente Hugo.
Rose, seduta accanto al proprio ragazzo, sorrise furbescamente: «Penso che anche a mio fratello piaccia tua cugina».
Hugo non disse niente, rimanendo per qualche secondo a giocherellare con la bottiglia di burrobirra vuota che aveva tra le mani, poi si alzò e disse: «Vado anche io a ballare».
Rose si appoggiò maggiormente al fianco di Scorpius e annuì: «Mi sembra un'ottima idea», acconsentì, seguendo con sguardo serio la discesa di Hugo verso il piano inferiore: «Spero che tua cugina non gli spezzi il cuore».
«Fidati, è più probabile che sia lui a spezzare il cuore a Morgan», rispose Scorpius, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli della ragazza.
Rose posò gli occhi azzurri in quelli grigi di Scorpius e sorrise: «Che pessimisti che siamo! Magari non si spezzerà nessun cuore...»
Il giovane Malfoy annuì e lasciò un bacio a fior di labbra alla propria ragazza: «Hai ragione, potrebbero scoprire di essere perfetti l'uno per l'altra».
«Esatto», disse Rose, sistemandosi sulla panca, in modo da essere il più vicina possibile a Scorpius: «E diventeranno più sdolcinati di noi».
Malfoy scosse il capo: «Impossibile», affermò sorridendo: «Non può esistere una coppia più sdolcinata di noi».
Il lieve bacio che lasciò sulle labbra socchiuse di Rose, si trasformò ben presto in un contatto più profondo, che rischiò di lasciare entrambi senza fiato.
Quando le loro labbra di separarono non lo fecero per molto.
Era tutto il giorno che Rose, malgrado non avesse desiderato altro, aveva faticato a trovare il coraggio di baciare il proprio ragazzo, sentendosi una sciocca ogni volta che non lo faceva o che tentennava; ora che finalmente Scorpius aveva fatto il prim passo, non avrebbe interrotto quelle effusioni per nulla al mondo.
Scorpius, dal canto suo, era tutto il giorno che percepiva una strana tensione, ogni volta che lui e Rose rimanevano soli, tensione a cui non era riuscito a dare un nome fino a quel momento; momento in cui aveva realizzato che era passato troppo tempo dall'ultima volta che si erano baciati e che dovevano assolutamente recuperare il tempo perso.
A qualche tavolo di distanza, intanto, Fred aveva iniziato a utilizzare il suo dado truccato per fare delle scommesse e vincere qualche galeone, mentre Albus ci provava spudoratamente con la ragazza di fronte a lui, Haiyun Li (1), che aveva incantevoli occhi a mandorla e i capelli neri più lisci e lucenti che Albus avesse mai visto in vita sua.
Al piano inferiore invece, Hugo si stancò ben presto di cercare tra la folla i volti di Lily e Morgan, che sembravano esser scomparsi nel mare di gente che ondeggiava a ritmo di musica in tutta la sala. Dopo qualche minuto di infruttuosa ricerca, decise di uscire a prendere una boccata d'aria fresca in strada e, facendosi largo tra la folla, raggiunse la porta rossa dell'ingresso.
La prima cosa che notò, una volta uscito, fu la qualità decisamente migliore dell'aria, oltre al fatto che l'afa del giorno sembrava aver lasciato spazio ad una brezza più mite.
Morgan si trovava appoggiata alla parete dall'altra parte della strada rispetto alla porta rossa e fumava, pensierosa, lo sguardo perso ad osservare il cielo blu della notte.
Prima che Hugo potesse raggiungerla due ragazzi le si fermarono vicino, chiedendole a gran voce se volesse compagnia e cosa ci facesse tutta sola una così bella ragazza.
In un primo momento Hugo esitò e si bloccò in mezzo alla strada, poi notò chiaramente il fastidio sul viso di Morgan e, senza pensarci due volte, riprese a camminare, deciso a dare manforte alla ragazza per scacciare i disturbatori.
«Non sono interessata, ragazzi», disse Morgan con tono insofferente, ma fu come se non avesse parlato, dato che i due ragazzi continuavano a starle addosso e a dirle quanto fosse bella.
«Morgan, tutto ok?», chiese Hugo, ormai a pochi passi dai due molestatori, la mano che stringeva la propria bacchetta e uno sguardo serio in volto.
Uno dei due disturbatori sbuffò, l'altro invece borbottò a mezza voce: «Bastava dirlo che avevi già il ragazzo, dolcezza».
Fecero un gesto di saluto a dir poco volgare e si diressero verso la porta rossa, scomparendo dalla vista.
Morgan e Hugo rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi un sorriso amaro comparve sulle labbra tinte di rosso di Morgan: «Succede sempre così, se tu dici loro di non essere interessata, ti ignorano o ti insultano, ma sa un ragazzo arriva a difenderti, allora smettono di darti fastidio e se ne vanno», prese una boccata di fumo, che le uscì in nuvole sottili dalle labbra: «E sai perché succede? Perché una donna non viene quasi mai vista come una persona, ma come un oggetto».
Hugo posò la bacchetta e si appoggiò al muro, accanto a Morgan: «Stai bene?»
La ragazza sorrise, prese un'altra boccata di sigaretta, poi la fece evanescere con un incantesimo silenzioso e rimase appoggiata al muro con una spalla, voltandosi verso Hugo: «Grazie per essere intervenuto, davvero, mi hai risparmiato la fatica di dimostrare a quei due deficienti di essere molto brava ad usare la bacchetta».
«Non ho fatto poi molto», disse il ragazzo, scrollando le spalle: «Ti succede spesso?»
Morgan annuì e abbassò lo sguardo: «Abbastanza da diventare sempre più monotono e fastidioso», ammise: «Sai, all'inizio, quando sei ancora giovane e ingenua, ricevere commenti simili può anche lusingare, poi ti fanno sentire tanto sporca e inadeguata da voler semplicemente diventare invisibile. Solo col tempo capisci che non è colpa tua, o di come ti vesti o di come ti atteggi, non importa quanto tu sia effettivamente bella o no; la causa di una molestia non è mai il desiderio, ma il potere».
Non era la prima volta che Hugo udiva discorsi simili, era, in fondo, figlio di sua madre e in quanto tale era stato cresciuto con la convinzione che le donne meritassero rispetto tanto quanto gli uomini.
«Mi dispiace che tu debba sopportare certe cose», disse, un sorriso corrucciato sulle labbra, mentre osservava il volto candido della ragazza.
Morgan sorrise: «Ci dovrebbero essere più ragazzi come te al mondo, Hugo, fratello di Rose; allora sì che le ragazze si sentirebbero più tranquille a camminare da sole per strada, notte e giorno».
Prima che il ragazzo potesse ribattere la porta rossa del locale si aprì e la buttafuori a cui avevano pagato l'ingresso poco prima, fece uscire con un incantesimo di levitazione, Fred e Albus.
I due ragazzi si sistemarono con un gesto stizzito i capelli e i vestiti, appena tornarono in piedi, poi, notando gli sguardi perplessi di Morgan e Hugo, dall'altra parte della strada, Fred sorrise, mentre Albus sbuffò sonoramente.
«Hey, cugino!», esclamò Fred, avvicinandosi: «A quanto pare le scommesse non sono ammesse all'interno del locale», disse, sollevando le spalle: «Pazienza, sono riuscita a guadagnare una ventina di galeoni, prima che mi beccassero».
Gli occhi di Hugo si puntarono sul volto scocciato di Albus: «Tu non hai vinto niente?», gli chiese.
Albus Severus Potter scosse il capo e lanciò un'occhiata di fuoco a Fred: «No, non ho vinto niente perché non stavo scommettendo, ma mi stavo facendo tranquillamente i fatti miei».
Fred rise e scosse il capo: «Bugiardo, ci stavi provando con la ragazza del tizio a cui ho spillato dieci galeoni».
«Stavo solo facendo conversazione!», esclamò Al, indispettito.
«E da quando per fare conversazione devi fare gli occhi dolci e raccontare di essere il figlio di un mago molto famoso in tutta l'Inghilterra?», chiese Fred, mentre giocherellava con il dado truccato che aveva ancora in mano.
Albus s'imbronciò ulteriormente, poi sospirò: «E va bene, ci stavo provando con lei, contento? Comunque non vedo come questo avrebbe dovuto farmi bandire dal locale!»
Fred scrollò le spalle: «Non so amico, se può consolarti penso che quella ragazza non fosse affatto interessata a te».
Albus iniziò a borbottare qualcosa a mezza voce e, in quel momento, la porta rossa del locale si aprì nuovamente; ne uscì Haiyun, che con aria circospetta si avvicinò al loro gruppo e prese Al per il braccio, allontanandolo dagli altri.
Fred osservò, incredulo, il cugino e la ragazza coi lunghi e lucenti capelli neri parlare in modo appassionato a pochi passi di distanza, senza però riuscire a distinguere di cosa stessero discutendo.
Morgan e Hugo si lanciarono occhiate perplesse, poi si sorrisero, nello scoprirsi complici in quell'inaspettato frangente.
Fred, che aveva smesso di giocare con il dado truccato, provò ad avvicinarsi per origliare la conversazione tra Albus e Haiyun, ma la ragazza aveva appena lasciato tra le mani di Al un pezzetto di carta e stava tornando verso il locale con passo rapido e sicuro.
Quando Haiyun scomparve oltre la porta rossa, Albus tornò, con un'espressione compiaciuta in volto, verso Fred, Hugo e Morgan.
«"Non era affatto interessata a me", eh?», borbottò il ragazzo, osservando con un sorrisetto il volto stupito e curioso di Fred: «Mi ha lasciato il suo indirizzo», Al sventolò appena il foglietto che aveva tra le mani, prima di riporlo con attenzione nella tasca dei pantaloni scuri che indossava.
«Bene, almeno la smetti di comportarti come un bambino capriccioso; tu hai avuto quello che volevi e io pure», disse Fred, tamburellando con le dita sul sacchetto di galeoni, che tintinnava allegramente, legato con un incantesimo alla cintura dei suoi pantaloni.
«Io torno verso casa», disse Albus, con un sorriso: «Ho una straziante lettera d'amore da scrivere».
L'istante successivo si era Smaterializzato, lasciando Fred, Morgan e Hugo da soli nella via.
«Conosci altri locali, dove magari scommettere non è illegale?», chiese Fred a Morgan, portandosi le mani sui fianchi.
La ragazza ci pensò per qualche secondo, aggrottando appena la fronte, poi indicò al ragazzo di seguire la via e di cercare una porta gialla, che avrebbe trovato sulla sua destra, oltre la quale c'era un locale leggermente meno raccomandabile di quello da cui era appena stato scacciato.
«Ci sono tizi un po' loschi», lo avvertì Morgan, appena Fred iniziò a percorrere la strada con passo sicuro.
«Tranquilla, spillare i soldi alle persone losche è la mia specialità!»
«Prima o poi quel ragazzo finirà in un mare di guai», disse Morgan, le labbra imbronciate che mostravano la sua sincera preoccupazione, mentre osservava Fred scomparire lungo la via.
Hugo sospirò e annuì: «Probabile».
«Rientriamo?», propose Morgan, muovendo qualche passo verso la porta rossa.
Una volta dentro, Hugo storse appena il naso nel sentire nuovamente l'odore di alcol misto a sudore, che sembrava impregnare ogni muro e mobile del locale.
Per non perdersi tra la folla, Morgan e Hugo si strinsero la mano, premendo con un misto di incertezza ed emozione i loro palmi l'uno contro l'altro.
Poco prima che arrivassero alle scale che portavano al piano di sopra, Hugo racimolò tutto il proprio coraggio e, avvicinando la bocca all'orecchio di Morgan, le chiese se avesse voglia di ballare.
La ragazza sorrise e annuì, urlando, oltre alla musica: «Volentieri!»
Fecero giusto in tempo a mescolarsi tra la folla di fronte al palco ad angolo, prima che Hugo si pentisse amaramente di aver chiesto a Morgan di ballare.
Si era immaginato qualcosa di più romantico; un cambio improvviso di atmosfera, la sala meno affollata e magari un dolce lento, che l'avrebbe costretto a stringere la ragazza tra le sue braccia, per qualche minuto, e a cancellare l'odore di sudore e alcol del locale con quello di fiori d'arancio della pelle di Morgan.
La realtà era ben diversa dalla fantasia.
La musica che veniva suonata in quel momento, da un giovane gruppo spagnolo composto interamente da streghe, non era particolarmente romantica, ma molto graffiante e ritmica.
La folla continuava a spingerli o a insinuarsi tra di loro, rendendo quello che doveva essere un semplice ballo un'inusuale lotta per la sopravvivenza.
Hugo, particolarmente sconsolato, era sul punto di interrompere quel momento pieno di disagio e di imbarazzo, ma prima che potesse prendere la mano di Morgan e sospingerla verso le scale, la ragazza spazientita a sua volta dalla situazione, gettò le braccia intorno al collo di Hugo.
Morgan e Hugo trattennero per qualche secondo il respiro, immobili, gli occhi chiari di Morgan che sembravano incolori, a causa della scarsa illuminazione del locale, spalancati ad osservare quelli di Hugo, che parevano neri.
Qualcuno alla loro sinistra li spinse e il momentaneo imbarazzo e la strana incertezza, che li avevano colti, sparirono; i due ragazzi si sorrisero e, senza bisogno di dire niente, iniziarono a ballare un lento, seguendo una dolce melodia che esisteva solo nelle loro teste.
Hugo avvolse le mani intorno ai fianchi stretti di Morgan con un pizzico d'incertezza, quasi non potesse credere di star davvero vivendo quel momento.
Trattenne il respiro quando la ragazza appoggiò la guancia contro la sua spalla, solleticandogli la pelle del collo e della mandibola con i suoi capelli biondi, poi sorrise e chiuse gli occhi.
Morgan e Hugo rimasero stretti in quello strano abbraccio dondolante, per quelli che parvero ad entrambi interminabili minuti di pura gioia; ignoravano chi li spingeva, le urla o ogni altro suono che non fosse quello dei loro cuori che battevano furiosamente nelle rispettive casse toraciche.
Poi Morgan si mosse, spostando il capo dalla spalla di Hugo, così da portare il loro visi ad un soffio l'uno dall'altro.
Gli occhi scuri di Hugo scivolarono sui lineamenti della ragazza, per poi attardarsi sulle sue labbra socchiuse; non aveva mai desiderato con altrettanta forza di premere la propria bocca contro quella di un altro essere umano prima di allora.
«Eccovi! Vi stavamo cercando ovunque!», urlò Lily, alla loro destra, facendo sussultare entrambi per lo spavento e spingendoli a sciogliere l'abbraccio.
Alle spalle di Lily, Rose e Scorpius si scambiavano sorrisetti complici che portarono l'imbarazzo di Morgan e Hugo alle stelle.
«Sapete dove sono Fred e Albus?», urlò Lily, così da sovrastare la musica.
«Albus è a casa, mentre Fred è andato in un altro locale», disse Morgan, giocherellando nervosamente con il foulard che aveva al collo, gli occhi che sembravano schizzare da un angolo all'altro del locale, pur di non incontrare quelli di Hugo, Scorpius, Rose o Lily.
«Perché non ne parliamo fuori?», gridò Scorpius, prima di sospingere Rose — che sembrava particolarmente indispettita, probabilmente per il fatto che Fred e Albus fossero andati via senza avvertirla — verso la porta rossa dell'ingresso.
Una volta all'esterno del locale, decisero di comune accordo di tornare tutti a casa, dove trovarono Albus addormentato in salotto, con una macchia d'inchiostro sulla guancia e un paio di pergamene accartocciate accanto a lui.
Fu Lily a svegliarlo e a indirizzarlo verso le camere al piano superiore, mentre Morgan e Scorpius, sotto lo sguardo preoccupato di Rose, decisero di andare a cercare Fred e di riportarlo al più presto a casa.
Hugo, spossato per la lunga giornata, decise di andare a letto, chiedendo e Rose di svegliarlo, in caso di necessità.
Appena il ragazzo appoggiò la testa sul comodo cuscino del proprio letto, chiuse gli occhi e un dolce sorriso gli incurvò le labbra al pensiero del ballo e del quasi bacio con Morgan.
Hugo non vedeva l'ora di svegliarsi il mattino successivo, per poter passare altro tempo con la ragazza con una rosa blu tatuata sotto la clavicola.
(1) Hǎiyún Li (海云李), nome cinese, dove hǎi si riferisce al mare e yún sono le nuvole, mentre Li è il cognome.
***
Buonsalve popolo di Wattpad!
Eccoci alla fine di un altro capitolo di "Amori segreti"!
Continuano le avventure della nuova generazione, che spero vi stiano piacendo.
So che per il momento non abbiamo parlato molto di Granada, prometto di inserire alcuni dei luoghi più famosi e conosciuti della città nei prossimi capitoli.
Ma parliamo di cose più importanti: Morgan e Hugo.
Spero che vi stiate pian pianino innamorando di loro, proprio come sta succedendo a me; ho grandi progetti per loro due e non vedo l'ora di riprendere questa sottotrama.
Sfortunatamente il prossimo capitolo non sarà sulla nuova generazione, né su Ginny, né su Hermione, ma su altri due personaggi... Avete indovinato di chi sto parlando?
Come sempre ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp; nel caso voleste donarmi un caffé per sostenere il mio canale, trovate il link della mia pagina Ko-fi nella bio!
Un bacio,
LazySoul_EFP
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