15. Di quando Blaise fece una sorpresa a Ginny




Da quando Ginevra aveva ammesso a Blaise di essersi comportata in modo immaturo e di aver bisogno di un amico, la vacanza nelle Langhe era improvvisamente diventata molto più piacevole.

Come prima cosa, aveva potuto riprendere le lezioni in cucina tenute dalla signora Rita, lezioni che aveva saltato durante i due giorni che aveva trascorso a evitare Zabini.

In secondo luogo, i pasti erano diventati improvvisamente i momenti che attendeva con più impazienza, momenti in cui lei e Blaise avevano occasione di conoscersi meglio; Ginevra aveva modo di farsi consigliare le attività più interessanti offerte dall'Agriturismo, mentre Blaise le raccontava delle sue monotone giornate passate a lavorare, raramente trovavano il coraggio di introdurre argomenti meno semplici.

Blaise aveva accennato solo una volta alla malinconia che, ogni tanto, gli avvolgeva il cuore, al pensiero di non aver mai avuto figli.

Ginevra aveva ammesso un paio di volte di sentirsi come una bussola rotta, senza una meta da raggiungere, un obiettivo da perseguire.

Blaise una sera le aveva accennato quanto era stato difficile per lui mettere da parte il dolore del mancato matrimonio e tornare a lavorare come se niente fosse successo; dopo qualche settimana era stato costretto a parlare con un Medimago specializzato in salute mentale, che lo aveva ascoltato e aiutato ad accettare il passato, così da poter tornare a concentrarsi sul presente.

Ginevra a colazione si era lasciata sfuggire quanto le mancasse essere giovane e spensierata come un tempo; quando ancora non era sposata, non aveva figli e molte responsabilità sembravano minacce troppo lontane per riguardarla direttamente.

Negli ultimi giorni Ginny aveva sviluppato una nuova routine; si svegliava relativamente presto, intorno alle otto di mattina, si preparava in fretta — senza prestare più di tanta attenzione al proprio viso struccato o ai capelli che non sempre erano ordinatamente pettinati — e scendeva nella sala privata in cui lei e Zabini consumavano i pasti. Si faceva consigliare dal proprietario dell'Agriturismo un'attività per la giornata, poi le loro strade si separavano e s'incontravano nuovamente all'ora di pranzo, anche se non sempre riuscivano a trascorrere molto tempo insieme, dato che la presenza di Zabini era spesso richiesta in cucina, per risolvere dispute tra i cuochi o per assistere il sommelier alle prime armi. I pomeriggi Ginevra solitamente li trascorreva tra i vigneti, si metteva le scarpe più comode che aveva per camminare e passava ore e ore ad osservare il verde brillante delle foglie di vite e i piccoli grappoli verdi che crescevano lentamente.

Più tempo Ginevra passava nelle Langhe, più si chiedeva come avrebbe potuto abbandonare il caldo sole, i colori vibranti e la serena pace di quel luogo per tornare alla frenesia di Londra, al grigio dello smog e al meteo imprevedibile.

Possibile che si stesse innamorando di quel piccolo angolo di Mondo con così tanta facilità? O cercava soltanto una scusa qualsiasi per dimenticare Londra e tutte le questioni in sospeso che vi aveva lasciato?

Le sere in compagnia di Blaise erano solitamente lo scenario in cui si sentiva meno sola; bevevano insieme una bottiglia di vino, assaggiavano ogni variante vegetariana di famose ricette italiane e ogni tanto danzavano insieme, accompagnati da un vecchio giradischi.

Le cene erano quelle che Ginny attendeva con più impazienza, ma erano anche i momenti che temeva di più. A volte era facile ignorare la dolce stretta di desiderio che provava quando Zabini le era accanto, altre volte era particolarmente difficile e si trovava a fantasticare di gettare alle ortiche l'amicizia a cui stavano pian pianino dando vita, per soddisfare i propri vili desideri carnali.

La sua incertezza seguiva a tormentarla anche nei sogni, il momento in cui era più vulnerabile e il suo subconscio voleva costringerla ad accettare l'evidenza dei fatti: lei voleva fare sesso con Blaise Zabini.

Ogni volta che Ginevra si svegliava con il cuore che le batteva forte in petto e la pelle ricoperta da un sottile strato di sudore, si nascondeva il volto tra le mani e cercava di cancellare dalla propria mente le immagini che l'avevano invasa fino a pochi attimi prima.

A colazione, diventava sempre più difficile guardare Blaise negli occhi senza sentire le proprie guance diventare incandescenti.

Quel sabato mattina, dopo essersi svegliata dall'ennesimo sogno erotico in cui lei e Zabini condividevano un lungo bagno caldo, Ginevra si sciacquò la faccia con dell'acqua fredda, si vestì e scese per la colazione.

Da quando aveva tagliato i capelli, aveva sviluppato un nuovo tic nervoso, invece di rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, aveva iniziato a giocherellare con il ciondolo della collana che aveva sempre al collo.

Quella mattina, mentre entrava nella stanza in cui lei e Blaise consumavano i pasti, aveva preso subito a rigirarsi tra le mani il ciondolo della collana, mentre cercava di apparire il più calma possibile e di non lasciar trasparire il turbamento che ancora provava, nel ricordare alcune parti del sogno particolarmente piccante di quella notte.

«Buongiorno!», l'accolse Blaise, che era già seduto a tavola e stava sfogliando il giornale: «Dormito bene?»

Ginny arrossì: «Buongiorno, sì, ho dormito bene, tu?»

«Questa notte ho dormito poco, ci sono stati dei problemi con degli ospiti che hanno introdotto nella loro stanza uno Kneazle, senza aver prima richiesto un permesso speciale», disse l'uomo, abbassando il giornale, così da sorridere calorosamente a Ginevra: «Ma non ti preoccupare, ho riposato abbastanza, quando sei pronta possiamo andare».

Ginny deglutì rumorosamente il pezzo di croissant, che aveva appena addentato, e osservò con aria smarrita il volto sereno di Zabini: «Andare dove?»

«Oggi niente lavoro per me, mi sono preso un giorno di vacanza e voglio approfittarne per portarti in un posto che sono abbastanza certo ti piacerà», rispose l'uomo, con tono deciso e un sorriso impaziente sulle labbra.

«Oh, dove?», domandò Ginny, prendendo un bicchiere di spremuta d'arancia dalla selezione di bevande della prima colazione che aveva di fronte a sé sul tavolo.

«È una sorpresa», ribatté Blaise, chiudendo il giornale e finendo il suo ultimo sorso di caffè: «Ti fidi di me?»

Ginevra fece una piccola smorfia, arricciando le labbra: «Un po'».

Blaise sospirò: «Mi hai appena spezzato il cuore», disse, portandosi una mano al petto.

Ginny sollevò gli occhi al cielo e lanciò una briciola del croissant che stava mangiando verso l'uomo, che rise divertito, cercando di schermarsi dietro al giornale da ulteriori attacchi.

«Va bene, va bene! Immagino che dovrò farmi bastare un po' della tua fiducia, allora», disse Blaise, dopo qualche secondo, riemergendo da dietro il quotidiano: «Mi ritengo comunque molto fortunato, sono certo che non sono molte le persone a cui affideresti qualcosa di tanto prezioso come la tua fiducia».

Ginny nascose il rossore delle proprie guance dietro il bicchiere di spremuta, mentre si chiedeva come fosse possibile che Zabini riuscisse sempre a dire qualcosa che la faceva sentire come un'adolescente infatuata.

Quando si riprese dal momento d'improvvisa e ingiustificata timidezza, Ginevra cercò di scoprire qualche dettaglio in più sulla segreta destinazione che Zabini aveva scelto.

«Posso sapere almeno se devo vestirmi elegante o...?»

«Il modo in cui sei vestita ora va più che bene», disse lui, osservando con approvazione i semplici jeans di fattura babbana, la maglietta delle Sorelle Stravagarie e la scarpe comode che indossava Ginny: «Ed è inutile che continui a farmi domande, non ti dirò dove siamo diretti», aggiunse Blaise, bloccando sul nascere il successivo quesito che Ginevra stava per porre.

La donna concluse la propria colazione con la fronte aggrottata e la mente che vagava incessantemente dal sogno di quella notte alla realtà; dalle labbra di Zabini premute contro le proprie spalle e nuca, al volto concentrato dell'uomo mentre leggeva un articolo del giornale.

Ogni tanto si chiedeva anche quale luogo misterioso avesse scelto Zabini per la loro inaspettata gita quel giorno. I quesiti sulla loro destinazione erano spesso intervallati da una punta di apprensione; fingere di non provare una devastante attrazione fisica per Blaise Zabini era già abbastanza difficile durante i pasti, come avrebbe fatto a nascondere il proprio desiderio nell'arco dell'intera giornata?

Ginevra giunse alla conclusione di dover parlare seriamente della situazione con Zabini, magari quel giorno stesso, appena avesse racimolato abbastanza coraggio e forza di volontà da poter guardare l'uomo dritto negli occhi, senza arrossire.

«Sei pronta?»

Ginny sussultò e arrossì, realizzando di essersi persa talmente tanto nei propri pensieri da essersi dimenticata di non essere sola.

Terminò l'ultimo sorso di spremuta d'arancia e fece una veloce pausa toilette, poi cercò di ricomporsi abbastanza da non apparire come un'idiota di fronte ai modi impeccabili di Zabini.

La prima sorpresa arrivò quando l'uomo le porse un oggetto di fattura babbana, un vecchio cappello dall'aspetto buffo che Ginny era certa di aver già visto da qualche parte, anche se non avrebbe saputo dire dove...

«Devo metterlo?», chiese la donna, chiedendosi con che coraggio Zabini le stesse proponendo d'indossare un oggetto rovinato e puzzolente come quello.

L'uomo sorrise e scosse il capo: «È una passaporta».

Ginny arrossì e annuì: «Ovviamente», borbottò, prima di afferrare un lembo del cappello.

Nell'istante che precedette l'attivazione della passaporta, Blaise le sorrise calorosamente:

«Tieniti forte», disse, poi Ginny provò l'inconfondibile sensazione di sentire il pavimento svanire da sotto i suoi piedi e il mondo girare talmente in fretta da nausearla.

Aveva le ginocchia che le tremavano appena, quando tornò a toccare il terreno, ma riuscì a rimanere in piedi e a mantenere l'equilibrio con fin troppa grazia — tutto merito degli anni che aveva passato a giocare come professionista a Quidditch.

«Tutto bene?», chiese Zabini, riponendo il cappello rovinato che aveva funto da passaporta in una busta di carta, per poi rassettare la leggera camicia bianca che indossava quel giorno.

Ginny annuì, mentre osservava la stanza spoglia in cui si trovavano: «Dove siamo?»

L'ambiente era illuminato da alcune candele incantate, sospese lungo le pareti bianche del locale, dove non c'erano quadri, poster o alcun tipo di mobilio; tutto quello che Ginevra poteva vedere erano una porta di fronte a sé, una alle sue spalle e una alla sua sinistra.

Blaise estrasse dalla busta una cravatta e Ginny aggrottò le sopracciglia: «Un'altra passaporta?», chiese, confusa.

L'uomo sorrise e scosse il capo: «No, questa serve per impedirti di vedere dove siamo diretti».

Ginevra sbuffò, ma non fece nulla per impedire a Blaise di posizionarsi alle sua spalle e legarle con delicatezza la cravatta sopra agli occhi chiusi.

Le calde mani dell'uomo si posarono poi sulle braccia della donna e la invitarono, con una leggera pressione, a fare qualche passo avanti.

Sentì Zabini lanciare un incantesimo a una delle porte perché si aprisse e improvvisamente Ginevra sentì una stretta di nostalgia nel petto.

C'era qualcosa nell'odore di erba fresca, che aveva appena invaso le sue narici, che la fece sentire istantaneamente bene, percepì presto i caldi raggi del sole scaldarle la pelle e il viso ed ebbe la conferma di trovarsi all'aria aperta.

Blaise la sospinse per qualche passo ancora, poi interruppe il loro avanzare: «Sei pronta?»
Ginevra annuì, si morse l'interno guancia e si chiese da dove provenisse l'improvvisa voglia di piangere che le serrava la gola.

Quando Zabini sciolse il nodo della cravatta che oscurava la vista della donna, per qualche istante, Ginny rimase accecata dalla luce del sole, poi le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance e le labbra le si aprirono in un caldo sorriso.

«Mi hai portato in un campo da Quidditch», disse Ginevra, la voce colma di emozione, mentre osservava gli anelli che si stagliavano alti ai lati del campo e le due scope che si trovavano ai loro piedi, accanto ad un piccolo baule che conteneva un boccino, due bolidi e la pluffa.

«L'altro giorno hai detto di volerti sentire di nuovo giovane e spensierata; ho pensato che il Quidditch potesse essere la risposta ai tuoi desideri», disse Blaise, sorridendole calorosamente.

Ginevra abbracciò con trasporto l'uomo, premendo il capo contro il suo petto: «Grazie».

Blaise ricambiò l'abbraccio: «Potremmo continuare ad abbracciarci, oppure salire su quelle scope e divertirci un po'», le propose l'uomo, facendola sorridere istantaneamente.

«Quanto tempo abbiamo?», chiese Ginevra, liberando Zabini dalla propria stretta e iniziando a guardare il campo con sguardo sognante.

«Tutto il giorno, anche la notte se vuoi».

Ginny si sporse per lasciare un bacio frettoloso sulle labbra di Blaise, poi si affrettò verso la scopa più vicina e nell'arco di qualche secondo era già in volo.

Sorrideva e piangeva nello stesso momento, mentre sentiva l'aria ferzarle il volto e il sole baciarle dolcemente la pelle. Fece un paio di giri del campo come riscaldamento e si rese conto che Blaise aveva indovinato perfettamente ciò di cui aveva bisogno per sentirsi di nuovo giovane e spensierata.

Da quanto tempo non provava la dolce ebrezza del volo? Il vuoto nello stomaco, il cuore che le batteva troppo velocemente in petto e le dita delle mani forti intorno al manico della scopa?
Individuò facilmente Blaise, un puntino scuro nel mare verde del campo e scese verso di lui, lanciandosi in una picchiata audace.

«Tu non vieni?», gli chiese, fermandosi a mezz'aria, a un paio di metri da lui.

Zabini recuperò la pluffa dal baule e la lanciò a Ginevra, prima di spiccare a sua volta il volo e iniziare a volteggiare lungo il perimetro del campo.

Per Ginevra fu come tornare bambina.

Ricordava quanto era stato difficile, i primi tempi, accettare il fatto che essere una ragazza, nelle menti ristrette dei suoi fratelli maggiori, voleva dire non essere predisposta a un gioco "da maschi" come il Quidditch; ricordava il fastidio e la rabbia che la accompagnava ogni volta che veniva esclusa da quel passatempo. Poi era cresciuta e aveva iniziato a trovare il modo di allenarsi in gran segreto, rubando la scopa di Fred o quella di George; mentre i gemelli erano chiusi nella loro stanza a inventare qualche nuova specialità per il loro negozio di scherzi, lei si preparava a diventare una delle migliori Cacciatrici della storia.

Provò una punta di dolore nel pensare a Fred, ma cercò di non soffermarcisi troppo, per non rischiare di rovinare quella mattinata semplicemente perfetta.

Blaise non era particolarmente bravo sulla scopa, ma se la cava abbastanza bene da dare un po' di filo da torcere a Ginny.

Si rincorsero per il campo, passandosi la palla o rubandosela dalle mani, poi iniziarono a sfidarsi a chi riusciva a fare più punti nel minor tempo possibile; fecero gare di velocità, di agilità e poi liberarono il boccino e iniziarono a cercarlo per tutto il campo, fino a quando non fu Blaise a individuarlo e a prenderlo per primo.

Trascorsero serenamente qualche ora in volo, poi scesero a prendere fiato e si sedettero sul prato, a commentare i loro punti di forza e le debolezze.

Blaise non aveva mai giocato molto a Quidditch, essendo un mago sapeva le regole e aveva avuto modo di testare le proprie capacità negli anni, ma non aveva mai avuto, come Ginny, una vera e propria passione per quello sport.

Dopo la prima sessione di allenamento e gioco, Ginevra sembrava trasformata.

Non era la donna distrutta dal divorzio che Blaise aveva incontrato qualche giorno prima, non era nemmeno la donna che aveva visto piangere o quella che aveva ammesso di aver bisogno di un amico.

Quella che aveva di fronte era la Ginevra che aveva incrociato per i corridoi di Hogwarts e di cui aveva letto le gesta sulla Gazzetta del Profeta, quando giocava ancora per le Holyhead Harpies; le guance arrossate, gli occhi brillanti e le labbra aperte in sorrisi colmi di gioia, ricordavano a Blaise il motivo per cui, il sesto anno, avesse avuto una cotta per lei.

Com'era possibile non lasciarsi trascinare in quell'entusiasmo, in quella passione?

Blaise ripensò al bacio a stampo che Ginevra gli aveva dato prima di salire sulla scopa qualche ora prima, e sentì una familiare stretta al petto.

«Non riesco nemmeno a ricordare l'ultima volta che sono stata tanto felice!», disse Ginny, spostando lo sguardo dal campo da Quidditch, alle tribune vuote, per poi posarlo sul volto sereno di Blaise: «Come hai fatto a indovinare?»

L'uomo scrollò le spalle: «Fortuna, suppongo; l'altro giorno un ospite dell'Agriturismo mi ha chiesto se conoscevo un posto dove poter volare e sfogare un po' di tensione accumulata, allora gli ho prenotato una giornata qua. Era talmente felice e soddisfatto, che ho pensato valesse la pena provare a vedere se potesse avere lo stesso effetto su di te».

«Sono talmente su di giri...», disse Ginevra, portandosi una mano al petto, dove il suo cuore continuava a batterle con troppa insistenza nel petto: «Penso che potrei fare una pazzia da un momento all'altro».

«Una pazzia?», chiese Blaise, sorridendo alla prospettiva di vedere Ginevra Weasley tornare ad essere l'impulsiva e spensierata e passionale ragazza di un tempo.

«Sì, una pazzia», confermò la ragazza prima di voltare il capo e incrociare gli occhi scuri di Blaise.

Nessuno dei due ebbe modo di riflettere, si trovarono a baciarsi prima che qualsiasi pensiero di senso compiuto potesse fermarli.

Le mani di Ginevra avvolsero il volto di Blaise, poi scesero sulle spalle forti dell'uomo e afferrarono il tessuto leggero della camicia bianca che indossava, stringendolo con forza.

Ginny non poté fare a meno di rendersi conto, che quello che stava provando in quel momento era dieci volte meglio delle emozioni che provava quando sognava Blaise la notte; le mani le tremavano appena, il cuore le martellava all'altezza della gola e ogni volta che i denti dell'uomo premevano contro il suo labbro inferiore, mordendolo in modo seducente, Ginny rischiava di avere un infarto.

Il campo da Quidditch era deserto; non c'erano quadri impiccioni pronti a commentare il loro bacio e la stessa Ginevra sembrava troppo presa dal momento per poter interrompere quel magico momento.

Il bacio durò lunghi e interminabili minuti e quando Blaise lo interruppe per prendere fiato, non si spezzò alcuna magia e non sopraggiunsero né l'imbarazzo né la vergogna.

«Va bene?», chiese semplicemente Ginevra, accarezzando con delicatezza il volto dell'uomo, mentre cercava nei suoi occhi il permesso di essere se stessa, senza rischiare di essere giudicata.

Blaise baciò la punta del naso di Ginny e sorrise: «Sì, va bene... Sai, cominciavo a temere che mi avresti lasciato nella friendzone per sempre».

Ginny colpì giocosamente il braccio dell'uomo con un pugno e scoppiò a ridere: «Friendzone? Non siamo un po' troppo vecchi per usare certi termini?»

«No, non credo», disse lui, attorcigliandosi una ciocca di capelli rosso fuoco tra le dita: «Quindi, parlando da persone mature: cosa siamo? Amici con benefici?»

Ginny sollevò gli occhi al cielo, il sorriso ancora ben visibile sulle sue labbra: «Potremmo provare semplicemente a frequentarci e vedere come va».

«Mi sembra un buon piano», disse Blaise, lasciandole un veloce bacio a stampo: «Dato che siamo persone mature e sincere, penso che sia giusto che tu sabbia che mi piaci, molto».

Il sorriso sul volto di Ginevra si allargò ulteriormente: «Anche tu mi piaci, Blaise».

Ginny premette nuovamente le proprie labbra contro quella carnose di Blaise; assaporarono ognuno il sapore dell'altra — certi che quello non sarebbe stato l'ultimo bacio che si sarebbero scambiati quel giorno — poi Ginny si alzò in piedi e porse una mano a Zabini: «Ti va di volare ancora un po' con me?»

Blaise sorrise e accettò l'aiuto di Ginevra ad alzarsi: «Pronta a perdere, Weasley?»
«Nei tuoi sogni, Zabini».







***

Buonsalve popolo di Wattpad!

Scusate il ritardo, ieri non sono riuscita a finire il capitolo e oggi, malgrado l'ispirazione, ho faticato a trovare il tempo per scrivere, dato che mio papà ha deciso di richiedere la mia assistenza per piantare zucchine e pomodori.

Ma bando le ciance parliamo del capitolo.

Dato che era da un bel po' che non andavamo a sbirciare la situazione nelle Langhe, ho pensato fosse giusto riprendere in mano Ginny e Blaise e vedere come stava procedendo la situazione. Nello scorso capitolo li avevamo lasciati nel momento in cui avevano deciso di essere solo amici... ma la friendzone non è durata molto, infatti Ginny ha deciso di mettere da parte i propri dubbi e di concedere a lei e Blaise una possibilità.

Non riesco a decidere se è tutto un po' troppo affrettato o no, fatemi sapere cosa ne pensate!

Ora, AVVISO abbastanza IMPORTANTE da lunedì (domani) sarò presa ad aiutare mia zia al lavoro, di conseguenza avrò orari un po' a caso e poche certezze di riuscire ad avere i capitoli pronti per i giorni che avevamo stabilito, ossia mercoledì e sabato. So che questa incertezza non vi piacerà, non piace neanche a me, ma non posso farci niente, quindi se non vedete un nuovo capitolo il mercoledì, non disperate, magari arriverà giovedì o venerdì. Non so nemmeno se riuscirò a scrivere due capitoli o solo uno... vedremo... intanto, vi chiedo di portare pazienza, grazie.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate, soprattutto se pensate che Ginny e Blaise stiano affrettando un po' troppo le cose o meno!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi anche su Instagram (il nome dell'account è lazysoul_efp). Nel caso in cui voleste donarmi un caffè per supportare il mio lavoro, trovate il link per la mia pagina Ko-fi nella mia bio.

Un bacio,

LazySoul_EFP

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top