Odio
Ho bruciato la giacca di Nate. Sì. L'ho fatto.
Sventolo la giacca carbonizzata come se potessi far volare via la bruciatura e... No. Non funziona.
Maledetto ferro da stiro traditore.
Volevo stirare quelle stupide giacche prima di restituirle e invece il mondo ha deciso che non era il caso di essere così gentile nei confronti di Nate Hawkins. Era tutto sotto controllo, il tessuto elegante era perfettamente stirato, e poi... puff! Una nuvoletta di fumo, un odore di bruciato e una macchia nera, gigante, proprio sul davanti.
Com'è successo? Non lo so.
Forse ho perso la concentrazione per un attimo, forse è colpa dell'e-mail a cui stavo rispondendo, o forse è stato il karma. Sì, probabilmente è stato il karma che mi punisce per aver insultato mentalmente Nate una marea di volte.
Sospiro, rassegnata. Devo trovare una giacca identica. Non c'è altra soluzione.
Avvolgo la giacca e la sistemo dentro un sacchetto, poi mi fiondo in centro città alla ricerca di un negozio che abbia esattamente lo stesso modello. Passo da una boutique all'altra, ma niente. Zero. Intanto rimango attaccata al cellulare per delle chiamate di lavoro che non voglio e non posso rimandare a causa di questo stupido imprevisto.
Scrivo anche un messaggio a Nate: "Potresti comunicarmi una data disponibile per la degustazione al ristorante di Paul?"
Lancio lo smartphone dentro la borsa e continuo nella mia disperata ricerca. Sto impazzendo. Ho anche il cuore a mille. Perché sono così agitata?
È colpa di questa stupida giacca. Sì. Dove diavolo l'ha comprata? Ogni volta che chiedo a un commesso se hanno qualcosa di simile, mi guardano con pietà come se avessi perso un cucciolo di cane. E, in un certo senso, è peggio.
Okay, forse no. Ma mi sento un po' sconvolta. Non posso dire a Nate che ho bruciato la sua giacca. Mi prenderà in giro fino alla morte. Proprio quando sono sul punto di arrendermi, lo vedo. Lui, anzi, la giacca. È lì, splendente come un miraggio, addosso a un giovane uomo che sta dando un'occhiata a una vetrina. I capelli neri, gli occhi scuri e intensi, l'aria di chi potrebbe tranquillamente essere un modello di lussuosi marchi di alta moda.
Non c'è tempo da perdere. Devo farlo.
Mi preparo mentalmente a una figuraccia epica e mi avvicino con decisione: «Scusi», dico, cercando di apparire come una persona normale e non come una pazza psicopatica. «Mi dispiace disturbarla, ma ho una richiesta da farle».
Lui mi guarda perplesso: «Una richiesta?»
«Sì. Uhm, ecco, vede, è un'emergenza. Si tratta della sua giacca»
«La mia giacca è... Un'emergenza?».
Okay, forse non sto facendo un discorso di senso compiuto.
«Esattamente! Ho assolutamente bisogno della sua giacca».
Ora il suo sguardo è ancora più confuso. Mi rendo conto di quanto folle suoni, ma non posso fermarmi.
«Vede, ho... bruciato una giacca identica a questa. Appartiene a un mio... amico, ed è una questione di vita o di morte. Lui è molto affezionato a questa giacca. È un regalo del... Del suo defunto nonno. Quindi, ecco, può solo immaginare quanto sia importante questa giacca per il mio amico ed io l'ho rovinata, capisce? I sensi di colpa mi stanno già divorando. Devo rimpiazzarla prima che lui se ne accorga. Potrei... potrei comprarla da lei?»
L'uomo mi guarda incredulo, poi sorride leggermente. «Quindi vuoi la mia giacca?».
Annuisco freneticamente. «Esatto. Qualsiasi cifra. La pago il doppio, il triplo!», mi affretto a tirare fuori dalla borsa il portafogli.
Lui si piega leggermente verso di me, il sorriso che si allarga. «Non lo so... Sono affezionato a questa giacca. Non voglio venderla»
«Qualsiasi cifra», insisto.
«Non voglio i tuoi soldi», ribatte con tono gentile.
Inarco un sopracciglio, sospettosa. «No?»
«No», conferma. «Puoi prenderla», si sfila la giacca, mostrando un petto decisamente allenato nonostante il maglione nero a coprirlo.
«Grazie!», allungo le mani e lui mi blocca.
«In cambio, dovresti accettare di uscire con me».
Momento, momento, momento. «Come, scusa?».
Il mio cervello va in corto circuito per un secondo. Sto davvero barattando una giacca per un appuntamento?
Nate. Ti odio. È tutta colpa tua.
«Solo una cena», aggiunge lui, con un tono decisamente affascinante. «In cambio, la giacca è tua. Gratis».
Mi fermo a riflettere. È una follia. Ma poi penso a Nate, alla sua reazione quando scoprirà che la giacca è andata. No, meglio non rischiare.
«Accetto», rispondo infine, più per disperazione che per convinzione.
L'uomo sorride e con un gesto fluido mi porge la giacca come un gentiluomo del passato. «Tutta tua»
«Ehm, grazie», mi schiarisco la voce. «Il tuo nome è...?» chiedo, cercando di non sembrare troppo disorientata dall'intera faccenda. Voglio dire, chi baratta una giacca per una cena al giorno d'oggi? Io, a quanto pare.
«Matthew»
«Matthew», cerco di imprimermelo in testa, non vorrei dimenticarlo entro tre secondi. «Io sono Olivia».
«Piacere, Olivia». Il suo tono è calmo, rilassato, come se mi avesse appena chiesto che ora fosse e non un appuntamento in cambio di un capo d'abbigliamento.
Annuisco meccanicamente. «Allora... Facciamo domani sera?»
«Perfetto. Conosci il Night Blue?»
Ah, ovviamente frequenta posti chic. «Sì, lo conosco»
«Bene, alle otto?»
«Perfetto».
Ci scambiamo un cenno rapido, come se fossimo due diplomatici che hanno appena firmato un trattato di pace. Con la giacca stretta tra le mani, mi volto per andarmene, ma non posso fare a meno di pensare che forse... forse potrebbe non essere una completa catastrofe.
Sì, forse uscire con qualcuno potrebbe farmi bene. Se non altro, mi distrarrà dal disastro della mia vita sentimentale. Tornando verso casa, inizio a sentirmi leggermente più ottimista. Dopotutto, Matthew sembra interessante, persino affascinante.
Quando arrivo a casa, sfinita ma non proprio dispiaciuta per come si è evoluta la giornata, il telefono vibra. È Nate. "Sarò libero domani sera".
Rispondo subito: "Domani ho già un appuntamento. Va bene lunedì?".
Non passa nemmeno un minuto e la risposta arriva: "No. Sarò libero domani".
Che odio.
Che odioooooo.
Digito in fretta: "Non puoi spostare i tuoi impegni?"
"Perché non sposti il tuo?"
"Non posso"
"La tua tabella di marcia perfetta subirebbe troppe conseguenze catastrofiche?".
Ma che... Okay. Basta così. Lo chiamo. Voglio insultarlo in modo diretto e senza perdere tempo a scrivere stupidi messaggi.
Non ha il tempo di parlare quando risponde.
«Trova una data per questa stupida degustazione», sibilo, decisamente nervosa.
«Domani sera», tuona, ma so che sta sorridendo. Si diverte. Adora rendermi nervosa.
«Domani sera ho già un appuntamento»
«Spostalo»
«Non voglio spostarlo»
«Sono certo che troverai uno spazio nella tua agenda»
«Non è il tipo di appuntamento che si trova sulla mia agenda, Nate».
Silenzio.
Un silenzio sospettosamente lungo.
«Ah», ghigna divertito. «Quindi Olivia Harper ha anche il tempo di avere una vita sentimentale?»
«Non sono affari tuoi»
«Non eri ancora in lutto per il cuoco?», sento dei fruscii dall'altro lato del telefono, come se stesse correndo una maratona mentre chiacchiera allegramente con me.
«Punto primo, Paul è uno chef pluripremiato e con qualche stellina di troppo. Non un semplice cuoco».
Risponde con una risata irritante.
«Punto secondo, non sono in lutto per nessuno», ancora rumori. «E, punto terzo, si può sapere cosa accidenti stai facendo? Mi stai facendo diventare pazza con tutti questi suoni di sottofondo»
«Se proprio vuoi saperlo, prima che tu mi chiamassi ad un orario serale e poco consono per una chiacchierata professionale, stavo cercando di prepararmi per un convegno»
«Sono solo le otto», borbotto. «E hai bisogno di fare tutti questi rumori molesti per vestirti e fare il bagno nel profumo?»
«Da quando sono costretto ad usare una sola mano, sì»
«Povero dottor Hawkins, come farà a stirare e abbottonare le sue pregiate camicie?»
«Il tipo con cui esci domani è a conoscenza dei tuoi problemi?»
«Quali problemi?»
«I demoni che nascondi dietro il viso da angioletto».
Boccheggio, sconvolta. Costringo la mia bocca a non sorridere. Non è divertente. Proprio per niente.
«Dammi una data per la degustazione», ringhio in risposta.
«Facciamo martedì», borbotta, ormai scocciato dalla nostra lotta.
Recupero la mia agenda per segnarlo: «Martedì. Perfetto. Ricordi che domattina abbiamo appuntamento dal fiorista, vero?».
Il silenzio che segue mi fa capire che no, ovviamente non lo ricordava.
«Alle dieci», sottolineo.
«Alle dieci. Certo. Ci sarò», conferma.
«Sii puntuale, per favore»
«Non posso assicurartelo», mormora e sento il dondolio metallico di un mazzo di chiavi, seguito dal suono di una porta che si apre.
«Sii puntuale», ripeto.
«Puntualissimo. Non ti farei mai aspettare», ribatte con sarcasmo.
«Adesso va meglio», rispondo, sistemandomi sul divano. La stanchezza sta prendendo il sopravvento, ma l'idea di chiudere la chiamata proprio ora mi sembra quasi... sbagliata. Però devo.
«Beh, allora... Buon convegno? Cosa si fa ai convegni? Sono noiosi come sembrano?»
«A volte anche peggio. Se solo non fossi così irritante ti avrei chiesto di accompagnarmi»
«Oh, che peccato. Se solo non fossi così irritante, Nate, avrei comunque rifiutato», rispondo senza battere ciglio. Sento il suo respiro fermarsi per un attimo. Lo immagino a scuotere la testa, con un sorriso diabolico sulle labbra.
«Sei proprio il tipo di persona che fa le cose solo per contraddire gli altri», ribatte in un mix tra provocazione e divertimento.
«È solo per contraddire te», dico. «La mia intera esistenza ruota intorno a questo. Svegliarmi la mattina, fare colazione, contraddire Nate Hawkins... Un'agenda piena e molto gratificante»
«Sembra quasi una missione», la sua voce è bassa, leggermente roca, e avverto una vibrazione nel petto, come se quelle parole fossero arrivate troppo vicine.
«Lo è». Giocherello con una ciocca di capelli, quasi inavvertitamente. Non dovrebbe essere così facile parlare con lui. Non dovrei sentirmi così a mio agio, soprattutto dopo l'ennesima battaglia verbale. Basta. Devo riattaccare.
È lui a farlo per me: «Buonanotte, Liv»
«Non chiamarmi Liv»
«Buonanotte, Olivia», corregge con quella voce così calda e maledettamente irritante allo stesso tempo. Prima che possa rispondergli qualcosa di acido, la linea si interrompe.
Resto lì, il telefono ancora premuto all'orecchio, fissando il vuoto come una completa idiota. Ha riattaccato.
Che odio.
Che odioooooooo.
🌼🌼🌼
Buonasera!
Sono tornata prestissimo con il nuovo capitolo.
Non volevo farvi attendere troppo.
Ho fretta di andare al centro della storia 😂
Questi due intanto si cuociono a fuoco lento... Lentissimo. Prima o poi scoppia l'incendio.
Domande per voi:
1. Vi sta piacendo l'andamento della storia?
2. Matthew cosa ci riserverà? 🤔
3. Nate flirta un po' con la nostra Olivia o è solo irritante? 😂
Vi aspetto nei commenti.
Un bacio grande
Sara
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