La clinica delle bambole


XIII

La clinica delle bambole

Siouxsie era una giovane allegra e spensierata. Era bella e lucente, istruita e amante della vita.

Una mattina Siouxsie si sveglia con una strana sensazione nel corpo. Le duole il petto, le manca l'aria. Spaventata, si alza dal letto e si affaccia alla finestra. Tutto pare normale, gli uccellini cinguettano come sempre, le piante del suo giardino sono rigogliose, fiorite.

Si domanda cosa le stia accadendo. È in preda al panico.

La ragazza si rende conto che qualcosa nel suo animo sta cambiando.

Inizia, così, il suo calvario.

I giorni trascorrono e la giovane Siouxsie si spegne, le si affievolisce la voglia di vivere, di andare avanti. Il letto è diventato la sua dimora, non si alza nemmeno per prendere una boccata di aria fresca.

La sua compagna di vita e di dolore è Ofelia, bellissima bambola di porcellana, regalatele dalla sua amata madre.

Siouxsie le parla, le confida le sue sofferenze.

«Ofelia, mia bellissima Ofelia, quanto vorrei essere come te, così dolce ed eterea!»

È notte fonda quando la giovane donna sente dei lievi rumori provenire dalla finestra. Si alza a fatica e intravede una flebile luce penetrare il vetro.

«Chi è là? C'è qualcuno?» Domanda spaventata la ragazza.

Tutto d'un tratto fa capolino un piccolo essere dalle ali violacee.

«Mi avete chiamata, mia cara?» Siouxsie è stupefatta, di fronte a lei c'è una bellissima fata.

«Fatina, a dire il vero non vi ho nominata!»

«E invece sì, parlate sempre ad Ofelia!»

«Ma Ofelia è una bambola!»

Che strana situazione, Siouxsie non crede ai suoi occhi e alle sue orecchie.

La fatina entra in camera. Svolazzando di qua e di là, posandosi poi sulla bella Ofelia.

«Sapete, mia cara, Ofelia era una giovane umana tanti anni fa».

«Una giovane donna? Ma come è possibile?»

La ragazza si siede sul letto e osserva il viso della bambola, gli occhi vitrei e la bocca rosea.

«Ofelia soffriva tanto. Una sera come tante mi ha invocata e mi ha pregata di trasformarla in una bellissima bambola di porcellana».

«Per non soffrire più?» Siouxsie si rabbuia e nella sua testa cominciano a farsi vivi strani pensieri.

«Proprio così, mia cara. Detto questo, cosa desiderate da me?»

«Mi piacerebbe tanto essere come la bella Ofelia. Vuota, senza alcun tipo di pensiero e di dolore».

«Mi state dicendo che volete essere trasformata anche voi? Sappiate che non potrete tornare indietro».

La ragazza pensa alla sua esistenza, non ha nulla da perdere. Il dolore le ha lacerato l'anima.

«Sì, fatina, voglio essere subito trasformata!»

La fata vola per tutta la camera.

«Ma che fine farò, fatina? Chi mi amerà?»

«Io, naturalmente!»

Così il piccolo essere magico fa comparire una lunga bacchetta e la punta sulla giovane donna. La stanza, dapprima buia e gelida, ora risplende.

La fatina trasforma Siouxsie che, senza neanche accorgersene, cade inerme sul letto.

La giova, ormai diventata una bambola, ha il viso pallido e rilassato. Pare davvero felice, libera da ogni turbamento.

Questa è la storia di Siouxsie e di come ha affrontato il suo dolore.

La fata guarda le due bambole un tempo giovani donne.

«Vi porterò alla clinica delle bambole, dove verrete curate e accudite. Ormai siete solo delle bambole inermi. Avete preferito fuggire e questa è la vostra punizione!»

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