Capitolo 46
Rose
La giornata è passata davvero in fretta, tra gli amici dei miei che sono venuti a farci gli auguri e Fred che non la smetteva di piangere per via dei mal di pancia, mancano solo due ore alla festa. Ho il cuore in gola e una paura tremenda, non riesco a smettere di pensare al fatto che non ci sarà nessuno e che Nicolas mi abbia presa in giro. Appena uscita dalla doccia, raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto, aspettando Mary che si è offerta di truccarmi e asciugarmi i capelli. È molto brava in queste cose. Spero solo che non esageri con tutto, odio stare al centro dell'attenzione; ecco uno dei motivi per cui non volevo festeggiare. Intanto decido di vestirmi, anche se me l'aveva sconsigliato, per evitare di sporcare il vestito, ma metterò addosso un grembiule. Qualcuno bussa alla porta e quest'ultima si apre, rivelando una Mary davvero stupenda. Abito corto blu scuro, con scollo a cuore e spalline argentate, le sta un incanto. È già truccata e preparata.
«Wow!» esclamo affascinata.
«No, tu sei wow! Come ti sta bene questo vestito. Però, cosa ti avevo detto?»
«Sì, lo so... ma metterò quello.» indico il grembiule sul letto.
«Va bene.»
«Be', ora tocca a te.»
«Farò del mio meglio.» mi fa un occhiolino e comincia a tirare fuori le cose dalla valigia che si è portata dietro.
Mary ha sempre voluto fare la make-up artist, mi ha detto che le piacerebbe tantissimo poter truccare le star del cinema e credo che un giorno ci riuscirà. Ci impiega circa un'ora e mezzo per tutto, capelli inclusi.
«Et voilà!» afferma con convinzione. «Sei davvero incantevole.» Mi alzo e vado dritta allo specchio, restando a bocca aperta. Non sembro nemmeno io. Credevo che sarei sembrata ridicola, invece è tutto perfetto. Mary è davvero super. «Cosa ne pensi?» chiede sorridente.
«Non ho parole... dovresti truccare le modelle.»
«Me la cavo, ma non esagerare, mi fai arrossire.» ridacchia.
«Grazie, Mary.» le dico con gratitudine e poi l'abbraccio forte.
«Di niente. Ora che sei pronta possiamo andare, no?»
«Sì, sperando che ci siano tutti.»
«Non tormentarti ancora.»
Purtroppo non posso farne a meno, ho milioni di pensieri negativi per la testa e mi sto logorando dentro. Scendiamo in soggiorno e vediamo Michael, anche lui è vestito in modo elegante ed è davvero bellissimo.
«Wow! Sembri un'altra.» esclama Michael sarcasticamente.
«Cioè vuoi dire che senza trucco e capelli in piega sono orrenda?» chiedo un po' irritata.
Scoppia in una fragorosa risata, poi si avvicina e mi da un bacio sulla fronte.
«Sei sempre bellissima, sorellina.» Michael che fa complimenti? Non è certo da lui. Avrei dovuto registrarlo. «Adesso andiamo, ci aspetta una bella macchina.»
«Certo.» ridacchio, pensando alla sua macchina. Apre la porta d'ingresso e fuori c'è una limousine parcheggiata. Resto allibita e senza parole. Michael e Mary mi guardano divertiti, sapevano tutto fin dall'inizio. «Perché non mi avete detto niente?»
«Altrimenti non ci sarebbe stato l'effetto sorpresa.» dice Michael.
Non ci posso credere, ho sempre desiderato salire su una limousine, vorrei mettermi a piangere. Ovviamente non lo faccio. Saliamo in macchina e l'emozione mi assale. È davvero bellissima.
Dopo circa dieci minuti, siamo giunti alla meta e mi dispiace abbandonare questa macchina spettacolare, ma purtroppo devo farlo e soprattutto devo andare incontro alla realtà. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo all'entrata, restando ferma sulla soglia. Michael entra e Mary resta con me a fissarmi.
«Rose?» mi riscuote dai pensieri. «Forza.»
Tiro un lungo sospiro e annuisco lentamente. La prendo a braccetto e mi lascio trascinare all'interno del locale. Mi tremano le gambe e questi tacchi non aiutano affatto. Il locale è deserto, non c'è nessuno, a parte mia madre che culla Fred nella carrozzina. Sapevo che non sarebbero venuti. Deglutisco e raccolgo tutta la volontà per non scoppiare a piangere. Mary mi guarda con un mezzo sorriso e io non ricambio.
«Be'... me lo aspettavo.» dico sottovoce e con le lacrime in gola. Hanno preferito andare alla festa di Jenna, anziché venire alla mia. Che razza di amici mi ritrovo? Mary continua a fissarmi e non risponde. Improvvisamente si spengono le luci del locale e mi allarmo un po'. «Cosa succede?»
Sento che Mary si allontana da me e il cuore mi batte più forte. Qualche istante dopo, le luci si riaccendono, accecandomi un po' e tutti urlano "sorpresa". Resto spiazzata e senza parole. Ci sono tutti.
«Ehi! Non piangere che rovini tutto il capolavoro.» mi rimprovera Mary scherzosamente, poi mi abbraccia. «Ancora tanti auguri, amica.»
«Grazie.»
Tutti i miei amici vengono a farmi gli auguri e a consegnarmi i regali, dicendo che non sarebbero mai andati alla festa di Jenna. Sono commossa.
«Buonasera, ragazzi.» saluta il dj. «Siamo tutti riuniti per festeggiare Michael e Rose, a cui faccio i miei più sinceri auguri. Spero di farvi divertire e rendere questo giorno indimenticabile. Vai con la musica.»
La musica parte e tutti cominciano a muoversi. Mary afferra la mia mano e mi trascina in pista, dove ci aspetta Michael. Incredibile, sono felice, nonostante i miei guai. Ho un'amica e un fratello fantastici, non smetterò mai di pensarlo.
Balliamo, mangiamo, tra risate, regali, pianti, gioie, il tempo passa e penso di non aver mai avuto una festa così bella. I piedi cominciano a farmi male e quindi decido di andare a sedermi. Tiro fuor il cellulare dalla borsa e mi rendo conto di avere un messaggio, che apro subito.
Messaggio da Jenna: Me la pagherai, brutta stronza!
Rido da sola, mentre leggo quelle parole. Ho vinto io e ciò mi rende davvero felice. Se l'è proprio meritato. Non vedo l'ora di far leggere questo messaggio a Mary, ma ora è troppo impegnata con mio fratello, non voglio disturbarli.
«Che fai, ridi da sola? Ma allora sei ubriaca di nuovo.» una voce alle mie spalle mi fa sussultare.
Mi volto di scatto e divento nervosa. Cazzarola, lui è qui, davanti a me.
«Nicolas...» sento il cuore battere fortissimo.
«Sembra quasi che ti faccia paura.»
Lo squadro da testa a piedi, osservando il suo abbigliamento elegante e la sua acconciatura perfetta. È davvero qui?
«Che...» mi schiarisco la voce. «Che fine hai fatto?»
«Posso prima farti gli auguri?» Sorrido e annuisco, anche se dovrei prenderlo a pugni. Si siede accanto a me e si avvicina, baciandomi le guance bollenti. «Tanti auguri.» mi porge un pacchetto.
«Che cos'è?» chiedo incredula.
«Aprilo.»
Scarto velocemente il regalo e sorrido. Ma perché mi fa quest'effetto così devastante? Nel pacchetto c'è un ciondolo in argento, a forma di cuore e con un brillantino all'interno. Sorrido appena.
«Grazie, ma non dovevi...»
«Dovevo.» Si guarda intorno. «Vorrei sapere dove sono gli altri professori.»
Cacchio! Non ho pensato a una scusa da inventare, dato che aveva detto che non sarebbe venuto.
«Non ci sono...» rispondo imbarazzata.
«Hai invitato solo me?»
«Sì...» abbasso lo sguardo sul mio corpo e mi sento ancora più in imbarazzo.
I suoi occhi addosso mi rendono nervosa. Ora starà pensando che sono una ragazzina, come sempre.
«Mi concedi questo ballo?» chiede serio, mentre mi porge la mano. Alzo lo sguardo e non posso fare a meno di sorridergli e annuire lentamente. Afferro la sua mano e ci dirigiamo in pista, senza preoccuparci del fatto che ci guardano tutti. Ora penseranno che c'è qualcosa tra me e il professore. Proprio in quel preciso istante comincia un lento, precisamente You are the reason di Calum Scott. Guardo Mary da lontano che mi sorride maliziosa. È stata lei a chiederlo. Che imbarazzo. Nicolas si avvicina a me e afferra le mie braccia, avvolgendole intorno al suo collo, dopodiché mi prende per i fianchi. Mi guida lentamente e sorride appena. Sono ancora incredula che lui sia davvero qui. «Sei bellissima.» mi dice con sguardo serio. Il mio cuore perde un battito e non posso fare a meno di sorridere felice. Sfortunatamente la canzone finisce, dando inizio ad un'altra movimentata, costringendoci ad allontanarci. «Ti va un drink?»
Annuisco e ci dirigiamo al bancone, dove il barista mi chiede cosa voglio.
«Coca cola, grazie.» dico.
«Niente alcol?» ironizza.
«Preferisco di no.»
«Appunto, sei già scema di tuo, quindi non peggiorare le cose.
Lo guardo malissimo e gli do una gomitata sul fianco.
«Sei un idiota.» lo insulto.
Ridacchia e ordina una vodka alla fragola con ghiaccio.
Appena arrivati i drink ci dirigiamo al tavolo e ci sediamo. Sorseggio la mia bibitae non posso fare a meno di arrossire. Devo farmi coraggio e parlargli di quello che è accaduto, non possiamo fare finta di niente. Questa farsa è durata fin troppo a lungo.
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