Capitolo 42
Rose
Avrei dovuto immaginare che Erik avesse in mente qualcosa di losco, ma mi illudo sempre che le persone possano cambiare. Per mia fortuna è arrivato Nicolas appena in tempo, anche se mi fa arrabbiare in continuazione. Non capisco perché un minuto è dolce e sensibile, mentre quello dopo è insopportabile, sembra che abbia una doppia personalità, tipo Gollum ne Il sigogne degli anelli. Il suo comportamento mi ha fatto capire che mi vuole bene, ma come si vuole bene ad un'amica o sorella. Il mio cellulare comincia a squillare, riportandomi alla realtà. Guardo lo schermo e leggo il nome di mio fratello, quindi rispondo subito.
«Rose, dove sei?» chiede preoccupato.
«Sono a casa.»
«Perché sei andata via?»
«Mi stavo annoiando.»
«Tra poco passo a prenderti.»
«No.» dico prontamente.
«Perché?»
«Non ho voglia di uscire, divertitevi.»
«Ma la serata era organizzata anche per te, non puoi mancare.»
«Sì, invece.» riattacco, senza dargli il tempo per insistere oltre.
Ritorna a chiamare, ma rifiuto e metto il cellulare sotto al cuscino. Forse sono stata un po' dura, ma credo che se non l'avessi fatto, avrebbe continuato ad insistere e poi non mi va di fare il terzo incomodo. Me ne starò a casa, tranquilla, aspettando che il sonno mi raggiunga.
***
La sveglia suona ininterrottamente, rendendo la mia mattinata ancora più insopportabile. Mi alzo dal letto e vado verso il calendario, osservandolo; manca solo una settimana alla mia festa. Peccato che lui non ci sarà. Oggi è l'ultimo giorno di scuola e non posso fare a meno di essere triste, ma credo sia meglio così, in questo modo lo dimenticherò.
Dopo essermi preparata, raggiungo la cucina per fare colazione. Mia madre parla al cellulare e va su e giù per la stanza, poi finalmente riattacca e mi fissa con un sorriso smagliante. Viene a sedersi accanto a me e mi stringe la mano.
«Tesoro, ho due buone notizie.»
«Dimmi.»
Il suo entusiasmo mi preoccupa un po'.
Mi porge il giornale. «Leggi.»
"Arrestato noto imprenditore per truffa. Josh Brown, si difende *l'ho fatto per mio figlio* ma il giudice l'ha condannato a 10 anni di carcere."
Alzo lo sguardo verso di lei e la fisso confusa. «Aspetta... è il tuo ex fidanzato?»
«Esatto!» sorride e improvvisamente mi abbraccia. «Non dovrò più nascondermi.»
«Oh, mamma. È fantastico.» la abbraccio a mia volta e poi la guardo con aria interrogativa. «E la seconda buona notizia?»
«Ah, sì, giusto. Ho trovato lavoro.»
«Bene, dopo tanto. Di che lavoro si tratta?»
«Commessa al centro commerciale. Certo, non è il massimo, ma per iniziare...»
«Va benissimo così. Sono felice per te. Non preoccuparti per Fred, ci penserò io.»
«No, non ti devi preoccupare, ho assunto una babysitter.»
«Ma non ce n'è bisogno.»
«Invece sì. Tu sei giovane e devi pensare a goderti la vita.»
Godermi la vita. È da un po' di tempo che ho abbandonato quell'idea, non voglio soffrire di nuovo come è successo con Erik, non credo di meritarlo. Faccio colazione in fretta, poi ritorno su, dato che ho dimenticato lo zaino e incontro Michael in corridoio, ancora assonnato.
«Come mai già in piedi?» gli chiedo sorpresa.
«Non sono più abituato a svegliarmi tardi.»
«Beato te.» ridacchio.
«Ultimo giorno di scuola, a quanto pare.» aggiunge, grattandosi il capo.
«Già.»
«Ti dispiace, vero?»
«Certo che no, sono contenta! Finalmente un po' di vacanza.»
Si avvicina e mi da un bacio sulla fronte. «Buona scuola.»
«Grazie.»
Arrivo a scuola e la depressione mi assale, il cortile è quasi vuoto e Mary ancora non c'è. Probabilmente sono stata troppo puntuale, almeno l'ultimo giorno. Mi dirigo verso l'entrata, ma prima che possa varcare la soglia, vedo Erik in lontananza, ha un occhio nero e dei lividi sullo zigomo. Nicolas l'ha conciato proprio male, infatti pensavo che non sarebbe venuto.
«Ehi, amica.» urla Mary alle mie spalle.
«Ciao, Mary.»
«Cosa gli è successo?» chiede, riferendosi a Erik.
«Non ne ho idea.» mento. «Avrà dato fastidio a qualcuno.»
«Che idiota.»
«Già.»
Entriamo nella scuola e raggiungiamo la nostra classe. È da un po' che osservo la mia amica, sembra così strana, un attimo prima era super felice e ora è triste; avrà il ciclo?
«Tutto bene?» le chiedo.
«Sì.»
«Sei sicura?»
«No!» esclama con convinzione.
«Che succede?»
«Ho un ritardo.»
Oh, cazzarola!
«Come, un ritardo?»
«Dovevano arrivare cinque giorni fa.»
«Tu sei un orologio.»
«Infatti.»
Entra il professore di matematica e interrompiamo il nostro discorso. Mary potrebbe essere incinta. Immagino già la faccia dei suoi genitori, ma non posso di certo biasimarli, ha solo diciassette anni e credono che la loro figlia giochi ancora con le bambole.
Arriva la ricreazione e ritorno a guardare la mia amica, ma resta in silenzio e con la testa altrove. Improvvisamente si alza ed esce dall'aula. Ma dove sta andando? Mi alzo a mia volta e la seguo, ma il mio intento viene interrotto dalla presenza di Erik in corridoio. Incrocio il suo sguardo per qualche secondo, dopodiché va via. Incredibile, non ci ha provato affatto. Le minacce di Nicolas sono servite a qualcosa. Meglio così, non dovrò più preoccuparmi. Giro l'angolo e vado a sbattere contro un petto duro. Alzo lo sguardo e vedo Nicolas.
«Sei ubriaca?» mi prende in giro, come sempre.
«No.» gli faccio una smorfia.
«Ah. Ho capito.» mi guarda malizioso. «Sei venuta a sbattermi addosso di proposito.»
Arrossisco e scuoto la testa velocemente, in senso negativo.
«Neanche per sogno!»
«Cosa fai in corridoio?» cambia argomento.
«Niente.»
«Allora va in classe!» ordina.
Che idiota, non lo sopporto quando mi da ordini. Be', ormai è inutile stare qui, ho perso Mary di vista e Nicolas non è per niente gentile. Ritorno in classe e la vedo seduta al nostro banco. Come ho fatto a non notarla?
«Dov'eri finita?» le chiedo, mentre mi siede al suo fianco.
«Sono andata al bagno, mi veniva da vomitare.»
«Cacchio!»
«Pensi che sia incinta, vero?»
«Non lo so... sai cosa devi fare.»
«Non ne ho il coraggio... Se fossi incinta sarebbe una tragedia, come lo spiegherei ai miei?» si prende la testa tra le mani, disperata.
«Lo affronterai e poi sarò con te.» la rassicuro.
«Ti ringrazio.»
«Rose, Mary, potete fare silenzio?» ci rimprovera Nicolas, entrato da poco in classe.
«Sì, scusa.» risponde Mary.
«Ragazzi, questa è l'ultima lezione, poi ci rivedremo dopo l'estate. Mi mancherete tutti.» All'ultima frase, volta lo sguardo su di me, o forse è una mia impressione. Sta di fatto che anche lui mi mancherà... tantissimo. Ma cosa dico? Non mi importa nulla! «Detto ciò, vi auguro buone vacanze. E adesso andiamo in palestra.»
Arrivati in palestra, assisto di nuovo alla stessa, penosa scena; Jenna che corre verso Nicolas e lo prende a braccetto, voltando immediatamente lo sguardo su di me. Nicolas si libra dalla sua stretta e lei viene verso di noi, rassegnata.
«Ciao, perdenti.» dice, insultando me e Mary.
«Cosa cavolo vuoi?» rispondo in modo molto aggressivo.
«Solo invitarvi alla mia festa di fine anno.»
«E cosa ti fa pensare che ci verremmo?» risponde Mary.
Ci porge gli inviti e mentre sto per strapparli davanti ai suoi occhi, la data attira la mia attenzione. Non posso credere che abbia organizzato una festa lo stesso giorno della mia. Tiro un lungo respiro e poi l'afferro per il colletto della camicia.
«È uno scherzo?» chiedo a denti stretti.
«Toglimi quelle luride manacce di dosso!» sbotta.
«Io ti ammazzo.»
Proprio mentre sto per darle un pugno, vengo fermata da delle forti braccia.
«Ferme!» Nicolas mi molla e si mette tra di noi. «Volete essere bocciate?»
«Sei una stronza!» urlo.
Lei ride di gusto e non riesco più a trattenermi, sorpasso Nicolas e le do una spinta violenta, facendola cadere.
«Brutta puttana, me la pagherai.» dice, provocandomi ancora di più.
Sto per scaraventarmi su di lei e Nicolas mi afferra, impedendomi di ucciderla.
«Datti una calmata!» mi dice irritato.
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