Capitolo 39
Rose
«Rose, alzati.» la voce di mia madre rimbomba per tutta la stanza e sembra tornata la dittatrice di prima. Emetto un gemito lamentoso. «Farai tardi, sono già le sette e mezzo.»
Apro gli occhi di scatto e volto lo sguardo verso la sveglia. Cazzarola! Adesso mi toccherà correre. Mi alzo velocemente e la oltrepasso, chiudendomi in bagno. Mi ero promessa di svegliarmi prima, invece ho dormito troppo, come sempre. Perché non sento mai la sveglia? Mi preparo velocemente, truccandomi appena, dopodiché scendo di sotto e corro verso la porta d'ingresso.
«Non fai colazione?» urla mia madre sullo stipite della porta.
«No, mamma, sono in ritardo. A dopo.»
Corro per strada, dritta a scuola. Questo stile di vita non è per niente salutare e così facendo diventerò più isterica del solito. Vorrei sapere che fine ha fatto Michael, avrebbe potuto darmi un passaggio, invece si è dileguato.
Arrivo a scuola, col fiatone e giusto in tempo per entrare.
«Ehi, amica.» mi saluta Mary e mi esamina attentamente.
«'Giorno.» rispondo affannata.
«Hai partecipato ad una maratona?» ironizza.
«Ho corso per evitare di fare tardi.»
«L'avevo capito.» ridacchia e poi ritorna seria improvvisamente. «Ieri l'ho scampata bella, Michael era furioso.»
«Come hai fatto ad inventare una tale storia?»
«Non lo so neanche io.»
«A proposito, dov'è?» chiedo titubante, mentre riprendo fiato.
«Non te l'ha detto?»
«Cosa?»
«La sua classe ha deciso di ritornare a scuola dopo l'estate.»
«Ah.»
Perché non mi ha informata? Mi sento quasi tradita.
«Oh, no, sta arrivando l'ochetta.» mi informa con tono nervoso.
Volto lo sguardo e vedo Jenna.
«Ciao, tesoro.» mi saluta.
Tesoro. Vuole davvero farmi vomitare?
«Ciao.» rispondo sempre in modo freddo.
«Come va?»
«Non credo siano affari tuoi!» le rispondo in malo modo.
«Ehi, ce l'hai con me?»
«Addio.»
Sto per allontanarmi, ma mi ferma, afferrandomi per un braccio.
«Aspetta! Dimmi che problemi hai.»
«Tu sei il problema.»
«Cosa ti ho fatto?»
Ha anche il coraggio di chiedermelo?
«Lascia perdere.»
«Ciao, bellezze, perché litigate?» interviene Erik, spuntato dal nulla.
È sempre tra i piedi.
«Sarà gelosa che io e te ci vediamo così spesso.» afferma Jenna, convinta.
Il sangue mi sale alla testa e vorrei solo strapparle tutti i capelli. Non me ne frega nulla di Erik, il problema è ciò che ha fatto con Nicolas.
«Sei solo una povera stronza.» le dico arrabbiata.
«Come ti permetti?» urla e mi da una spinta.
Faccio altrettanto e sto per tirarle uno schiaffo, ma Mary mi ferma prima che sia troppo tardi.
«Non ne vale la pena.» mi sussurra.
Ha ragione, non ha senso perdere tempo con lei e poi potrei finire dalla preside e non è proprio il caso. Mi volto e raggiungo l'entrata della scuola, quando mi sento afferrare per i capelli e cado a terra. Jenna si mette su di me e cerca di darmi un pugno, ma la blocco. Chi si crede di essere, Rocky Balboa? Stavolta la disintegro. Erik la tira via da me e lei comincia a sghignazzare.
«Sei finita col culo per terra. Non sfidarmi perché perdi!» dice con tono altezzoso. Prende Erik a braccetto e camminano nella parte opposta all'entrata. Dove crede di andare? Mi alzo di scatto e corro verso di lei, scaraventandomi come una furia. La butto sull'asfalto e la schiaffeggio in pieno viso, dopodiché le tiro i capelli. «Lasciami.» urla, cercando di liberarsi dalla mia presa.
«Sta zitta!» ordino e le tiro un altro schiaffo.
Lei mi tira un pugno dritto alla mascella. Sento il sapore del sangue e ciò mi fa irritare ancora di puù.
«Smettetela!» urla Mary, preoccupata.
Intorno a noi si è formato un cerchio di gente che urla e ride, ma non me ne frega, deve pagare! Le tiro un pugno sul naso, facendola sanguinare e sembra quasi che perda i sensi. Mary cerca di afferrarmi e allontanarmi da lei, ma non glielo permetto. Le tiro un altro pugno e improvvisamente vengo afferrata per le spalle e presa in braccio. Mi dimeno, cercando di liberarmi, senza riuscirci.
«Adesso basta!» urla la persona che mi tiene ferma.
Volto lo sguardo e vedo Nicolas.
«Mettimi giù!» ordino.
Ignora la mia richiesta e mi porta via da lì.
«Così ti infuri con qualcun altro?»
«Non mi infurio con nessuno. Lasciami, ho detto!»
«Sei una stupida ragazzina antipatica.»
«Abbiamo delle cose in comune, allora.»
Mi mette finalmente giù e si avvicina pericolosamente, afferrando il mio viso tra le mani. Il mio cuore perde un battito.
«Hai il labbro inferiore gonfio e sta sanguinando.» mi informa. «Vieni con me.» Ci dirigiamo in infermeria e fortunatamente non c'è nessuno. «Siediti sul letto.» mi ordina. Addirittura il letto? Devo smettere di immaginare cose strane. Faccio come mi ha detto e lo osservo mentre va verso il mobiletto e prende una valigetta del pronto soccorso. Ritorna da me, sedendosi al mio fianco e tira fuori da essa una busta di ghiaccio istantaneo. «Tienilo sul gonfiore per un po'.» mi dice, porgendomelo. «Va bene.»
«Voltati verso di me.» chiede.
Allunga una mano sul mio viso e con l'altra mi tampona il labbro con una specie di disinfettante.
«Ahi, brucia.» mi lamento.
«Questo non sarebbe successo se non fossi stata così violenta.»
«Ha cominciato lei.»
«Ma sei stata tu a finire. Ringrazia che sia arrivato appena in tempo, poteva vederti la preside e sarebbe finita male.»
«Non dirai nulla alla tua amata preside?»
«Amata preside?» ripete.
«Dai, Nicolas, non fare finta di niente.»
«Pensi ancora a quella storia?»
«Certe cose non si dimenticano. Come quello che ho visto due giorni fa.» gli dico irritata.
«Cosa ti stai inventando?»
«Non invento niente, ti ho visto.»
«Visto, cos?»
«Che baciavi Jenna.» Improvvisamente mi ride in faccia e resto allibita. Detesto quando fa così. «Non c'è nulla da ridere! Sei solo un pervertito.»
Ignora il mio insulto e continua a ridere di gusto. Perdo la pazienza e allungo una mano verso il suo viso, ma mi afferra entrambi i polsi, facendomi perdere l'equilibrio. Mi ritrovo sdraiata, con lui sopra e i brividi mi invadono il corpo.
«Se fossi stato un pervertito, ne avrei approfittato tutte le volte che ti sei ubriacata.» Ho un fremito. «E se avessi spiato meglio, avresti capito che non sono stato io a baciarla.»
«Be'... evidentemente non sono il tuo tipo.» dico imbarazzata.
«Oh, Rose...» sorride amaramente.
«Levami le mani di dosso.» gli do una spinta e mi alzo dal letto. «E comunque, non credo affatto a ciò che dici.»
Esco dalla stanza, dirigendomi immediatamente in classe. Perché mi sono arrabbiata in quel modo? Lui non ha alcun diritto di darmi delle spiegazioni, è solo il mio professore. Varco la soglia dell'aula e per mia fortuna il professore non è ancora arrivato. Mary è già seduta al nostro banco, mentre quella stronza di Jenna non c'è. Mi siedo e Mary comincia a fissarmi dispiaciuta.
«Che c'è?» chiedo.
«Hai il labbro gonfio.»
«Lo so.» alzo gli occhi. «Credi che abbia esagerato?»
«Avrei dovuto fare la stessa cosa anche io.»
Le faccio un mezzo sorriso e pochi secondi dopo vedo entrare Jenna. È davvero messa male, peggio di me. Mi guarda malissimo e faccio altrettanto. Avrei dovuto conciarla peggio. Non ho mai conosciuto una ragazza più stronza e meschina di lei.
Le ore sono passate lentamente, ma finalmente è arrivata la ricreazione. Non ho fatto altro che pensare a Nicolas e alle sue parole. Avrebbe potuto impedire che Jenna lo baciasse, ma non l'ha fatto. Non mi stupirebbe se gli fosse piaciuto, d'altronde ha fatto la stessa cosa con me. Mi alzo dalla sedia e mi dirigo al bagno, come sempre. Ho bisogno di riflettere.
Mi guardo allo specchio e vedo che ho un livido al collo. Dev'essere successo quando Jenna mi ha afferrata. Stronza! Mi bagno le mani con dell'acqua fresca e le passo sul collo, anche se non servirà a molto, dato che si è già gonfiato. Avverto come uno scricchiolio, qualcuno sta entrando in bagno. Volto lo sguardo verso la porta e vedo Erik. Ci mancava solo lui, che giornataccia!
«Che vuoi?» gli chiedo, mentre asciugo le mani.
«Ti ho vista entrare in bagno e ti ho seguita.»
«Tanto per cambiare.»
Mi dirigo verso la porta, superandolo, ma ovviamente non mi permette di uscire.
«Ho voglia di te, Rose.» mi sussurra all'orecchio.
«È sempre la solita canzone con te.» cerco di divincolarmi, ma mi tiene stretta. «Gradirei che mi lasciassi.»
Non mi ascolta e mi blocca tra lui e il muro.
«Perché ti sei scontrata con Jenna?»
«Affari miei.» esclamo, evitando il suo sguardo.
«È per colpa mia?» Lo guardo divertita ma evito di rispondergli. «Ho capito.» fa un mezzo sorriso.
Si china e mi bacia il collo, cogliendomi alla sprovvista.
«Erik, smettila!» gli do una spinta e corro verso la porta, riuscendo a scappare, ma riesce a prendermi in corridoio, sbattendomi con violenza contro il muro.
«Se non sono io il motivo, allora qual è?» chiede con insistenza.
«Ti ripeto che sono affari miei.»
«Non farmi perdere la pazienza!» mi minaccia.
«Altrimenti che fai?» aggiunge una voce alle sue spalle.
Si volta e resta spiazzato, come me.
«Professore...» bofonchia.
«Vattene, prima che la perda io la pazienza.» esclama Nicolas, con occhi furenti.
Erik obbedisce e ciò mi sorprende sempre. Nonostante Nicolas sia così affascinante, è l'unico che incuta timore ai maniaci come lui.
«Grazie...» gli dico sottovoce.
Non mi risponde, allora cammino verso la classe, ma mi afferra per un braccio e mi fissa insistentemente. Non vorrei illudermi, ma sembra che ci sia eccitazione nei suoi occhi. Si avvicina così tanto al mio viso, ignorando il fatto che possano vederci da un momento all'altro. La sua mano si posa sul mio viso e passa il pollice sul mio labbro inferiore, guardandolo insistentemente. Tira un lungo sospiro, poi molla la presa e volta lo sguardo altrove. Non capisco proprio cosa gli stia succedendo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top