Capitolo 38

Erik
Questa scuola mi stressa ogni giorno di più, fortunatamente è l'ultima settimana e poi sarà finita. Spero di essere riuscito a superare l'anno, un'altra bocciatura non mi farebbe bene. Ho bisogno del diploma e poi non voglio sentire mio padre lamentarsi, anche se abbiamo litigato, non mi va proprio di dargli un'altra delusione. Mi ha sempre trattato male, dicendo che sono un buono a nulla, l'unico incapace della famiglia. Questo mi fece perdere le staffe, facendomi andare via di casa. Fu in quel periodo che andai a stare da Michael e conobbi Rose... la mia Rose. Ora mi sono reso conto di aver quasi prosciugato tutti i miei risparmi in baca, su cui mio padre non ha versato neanche più un dollaro. Non mi abbasserò a chiederglieli, anche se ne è sfondato. Avrei voluto nascere in un'altra famiglia, in cui avrei avuto più considerazione, ma purtroppo mi è capitata questa disgrazia e non ha senso piangersi addosso. Sto girando per i corridoi da ben dieci minuti e non vedo uscire Rose dalla sua classe, di solito alla ricreazione lo fa sempre. Ho voglia di baciarla, di dirle che la amo. Non mi rassegnerò mai e non voglio mandare di nuovo tutto a puttane. Questi pensieri mi hanno fatto venire il mal di testa e mi ritrovo ad andare in bagno per sciacquare il viso. Apro la porta e ci trovo Jenna, accovacciata sul pavimento. Cosa cavolo ci fa nel bagno dei ragazzi?

«Che cos'hai?» chiedo, avvicinandomi.

«Lui non mi vuole!» piagnucola.

«Lui, chi?» chiedo titubante.

«Michael.»

«Michael Taylor?»

Sto per mettermi a ridere. Come si fa a piangere per uno così?

«Sì.»

«Non sono meglio io?» Alza lo sguardo verso di me e sorride. «Finalmente sorridi, ora tirati su.» le porgo le mani. Le afferra e l'aiuto a rialzarsi. Le asciugo le lacrime con un fazzoletto di carta. «Non piangere.» le dico dolcemente.

«Grazie, ma...»

«Shh» la interrompo. Mi avvicino e la bacio sulla fronte. «Ci vediamo dopo la scuola.» le sussurro.

Lei mi sorride e mi fa un cenno con la testa. Mi avvicino al lavandino, mentre la vedo uscire dal bagno e dire un "a dopo". Mi sembrava così indifesa, non me la sono sentita di trattarla male.

Rose
Siamo ancora in quest'appartamento e Nicolas non esce dal bagno. Mi chiedo cosa ci faceva su di me e se l'ho davvero trascinato io, come diceva. Prima ho chiamato Michael ma non ha risposto, quindi deduco che sia andato a scuola. Mi dispiace essere sparita così, mi ha lasciato tanti messaggi e tutti lasciavano trasparire preoccupazione.

«Che peccato, non si fa proprio avanti, a quanto pare.» dice Mary sottovoce, riferendosi a Nicolas.

«Non mi importa.»

«Bugiarda.»

«Dico sul serio. Che senso ha stare dietro a qualcuno che non ti vuole?»

«Be', hai ragione, però neanche tu hai fatto qualcosa per provarci.»

«Sì, ci ho provato.» ammetto timidamente.

«Quando eri ubriaca? Devi provarci da sobria e non da zombie.»

«Non mi sembra proprio il caso.»

«Sei una vigliacca.»

«Non è vero.»

«Di cosa state parlando?» chiede Nicolas. Cacchio, spero non abbia sentito nulla.

«Niente.» rispondo prontamente, prima che Mary apra bocca.

«Vi porto a casa.»

Abbiamo portato Mary a casa sua e ora siamo diretti alla mia. Siamo rimasti soli e l'ansia mi sta assalendo, non so proprio come comportarmi. Dovrei fare come mi ha consigliato Mary? E se mi rifiutasse?

«Sei incorreggibile.» sbotta all'improvviso.

«Perché?» gli chiedo con aria di sfida.

«Ti ubriachi sempre e chissà cos'hai combinato in giro.»

Perché deve sempre offendermi? Sembra nato apposta per farlo, nessuno mi aveva mai trattata in questo modo.

«Come osi parlarmi così? Non sono quel tipo di ragazza.» incrocio le braccia al petto.

«E come sei?»

«Fermati subito, voglio scendere!»

«La solita ragazzina.» sghignazza.

Giro la testa dall'altra parte e guardo fuori dal finestrino, evitando il suo sguardo. Non credo proprio che ci proverò, mi prende sempre in giro, non lo sopporto. D'un tratto si ferma, costringendomi a voltarmi nella sua direzione.

«Perché ti sei fermato?» chiedo accigliata.

«L'hai detto tu.»

«Sei proprio un cretino, vuoi fare come l'altra volta? Quando mi hai lasciata in mezzo alla strada.», «Perché mi fissi e non rispondi? Stai pensando di nuovo alle tue stronzate?» Quant'è irritante. «Ehi?»

Si avvicina velocemente a me, prendendo il mio viso tra le mani e baciandomi. Mi lascio andare al suo bacio e sento il cuore battere fortissimo. Non posso credere che stia succedendo davvero. Aspetta...

Mi allontano e lo guardo con gli occhi sgranati.

«Ma... cosa fai?» chiedo imbarazzata.

«Era l'unico modo per chiuderti la bocca.» dice serio.

«Sei un...»

«Shh, fa silenzio!» mi mette una mano sulla bocca, interrompendo la mia frase.

Inizia a sorridere, come se niente fosse successo. È davvero incredibile, mi bacia e poi fa il vago, ma cos'ha nel cervello?

Dopo circa dieci minuti arriviamo a casa. Durante il tragitto nessuno dei due ha detto più una sola parola.

«Siamo arrivati.» mi fa notare. Scendo dalla macchina, senza neanche guardarlo in faccia e mi dirigo alla porta di casa. «Ehi, Rose?» Mi volto e lo guardo male. «Hai delle labbra fantastiche.» fa un occhiolino.

Arrossisco e deglutisco. Mi sta prendendo ancora in giro.

«Vaffanculo!» urlo.

Apro la porta ed entro in casa, sbattendola arrabbiata. Che razza di idiota, se pensa di potersi prendere gioco di me in questo modo, si sbaglia di grosso.

«Dove diavolo sei stata?» chiede mia madre, arrabbiata.

«In giro...» dico con un mezzo sorriso.

«Tutta la notte?»

«Non... proprio.»

«Mi hai fatto venire un infarto.»

«Hai ragione... scusa se non ti ho avvisata, ma avevo il cellulare scarico.»

«Eri con qualcuno?»

«Sì... esatto!» confermo imbarazzata.

«Il tuo ragazzo?»

«Sì.»

Che bugiarda, Nicolas non è il mio ragazzo e non lo sarà mai.

«Non voglio che ricapiti, la mattina devi andare a scuola.»

«Scusami, non capiterà più. Te lo giuro.»

Mi lascia finalmente andare e vado dritta alla mia camera, tuffandomi sul letto. Come ha potuto baciarmi? Non ne aveva alcun diritto... Dovrei essere contenta, ma non lo sono affatto, perché so bene che mi stava prendendo soltanto in giro. Ora basta, non posso restare in questa stanza a rimuginare, quel che fatto è fatto. Ritorno di sotto e raggiungo la cucina. Mia madre e Fred non ci sono, erano qui fino a qualche minuto fa, saranno andati a fare la spesa? Mi avvicino al frigorifero e lo apro. Resto a fissarlo delusa. Possibile che non ci sia mai nulla da mangiare? Devo accontentarmi di un semplice yogurt alla fragola. Mi siedo a tavola e lo mangio, annoiata. D'un tratto, sento la porta di casa sbattere e Michael entra in cucina, con un'aria strana.

«Se vuoi sapere il perché non sono tornata a casa...»

«So già tutto!» mi interrompe.

Comincio a fissarlo con il cuore in gola.

«Ah.»

«Mary mi ha spiegato.»

Perché ha vuotato il sacco? Pensavo che sarebbe rimasta in silenzio.

«Cosa ti ha detto?» chiedo titubante.

«Che avete incontrato delle amiche e avete fatto un po' tardi, e dato che tu non avevi le chiavi di casa e i suoi erano al lavoro, ti ha chiesto di restare a casa sua.»

Sospiro sollevata. Credevo che avesse fatto la spia.

«Esatto! È andata proprio così.» confermo.

«Vado a farmi una doccia.»

«Va bene.»

Si avvicina, mi posa un bacio sulla testa e va via. Mary ha inventato davvero una bella storia e fortunatamente Michael ci ha creduto. Credo proprio che me ne andrò di sopra, mentre aspetto che esca dal bagno. Sono già le dieci di sera, il tempo vola quando sono con quello stronzo di Nicolas.

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