Capitolo 37

Rose
Infine non ho dato ascolto ai miei pensieri e mi sono messa a bere come non mai, Mary inclusa. La testa mi gira talmente tanto che sembra tutto surreale, per non parlare delle risate che ci stiamo facendo, senza alcun motivo valido.

«Smettila di bere o finirai peggio di me.» dico ironicamente alla mia amica e entrambe scoppiamo a ridere. Ho perso il conto di quanti bicchieri ci siamo scolate, ma non me ne frega, l'alcol non mi fa pensare a niente ed è alla base del divertimento. «Andiamo fuori?» chiedo, ridendo ancora.

Lei alza la testa e punta l'indice al soffitto. «Guarda, Rose, un ragno enorme.» ride come una matta.

L'afferro per un braccio. «Fuori ce ne saranno tanti altri.» rido a mia volta.

La trascino fuori dal locale, barcollando. È davvero messa male, fortunatamente riesco ancora a reggermi in piedi e quindi posso sorreggerla. E ora come faremo a tornare a casa? Forse dovrei chiamare Michael.

Tiro fuori il cellulare dalla borsa e Mary mi fissa titubante.

«Cosa vuoi fare con quello?»

«Chiamare Michael.»

«No... no... non se ne parla.» mi sfila il cellulare dalle mani.

«Ridammelo.» ordino.

«Non chiamerai Michael, vero?»

«No, non lo chiamerò. Ma come torneremo a casa? Ce la fai a camminare?» Noto che sta eliminando tutti i numeri dalla mia rubrica e ciò mi allarma molto. Cerco di sfilarglielo dalle mani, ma oramai è troppo tardi. Ha completamente perso la testa? «Mary, no!»

«Certo che ce la faccio a camminare, scema.» ridacchia.

Mi restituisce il cellulare e cade a terra. Come non detto! La tiro su, poggiandola contro una macchina. Cerco di ricordare il numero di Michael ma senza successo. Perché ho bevuto di nuovo? Che stupida! Provo a cercare nelle ultime chiamate, ma è tutto inutile, il suo numero non è presente... O forse sì? Metto in chiamata e attendo che risponda.

«Pronto?»

«Michael?»

«No, non sono Michael, hai sbagliato numero.»

«E chi sei?»

«Ma sei ubriaca?»

Cavolo, ho riconosciuto la voce.

«Nicolas? Oddio, scusami.»

«Dove sei?»

«Non sono affari tuoi. Non ti dirò che sono al Cyber.» sbotto e riattacco.

Che idiota, gliel'ho appena detto. Perché ho chiamato proprio lui? Tra tutti i numeri che avevo nelle ultime chiamate. Dopo quello che mi ha detto e ha fatto, poi... Sarà furioso con me? Be', non è nessuno e di conseguenza non potrà arrabbiarsi. Mi volto e vedo Mary addormentata a terra. Ma come ha fatto ad addormentarsi sull'asfalto? Cerco di tirarla su ma stavolta non ce la faccio, sembra un sacco di patate pesantissimo. E proprio mentre sto per riprovarci, qualcuno mi afferra.

«Ma come ti sei ridotta? Sembri una tossica.» sbotta Nicolas.

«Cosa ci fai qui?» chiedo irritata. «E come osi dirmi certe cose?»

«E poi questo vestito che non lascia spazio all'immaginazione. Ti sembra il caso?»

Sta davvero discutendo sul mio vestito?

«Finiscila!» dico scocciata e gli do una spinta.

«Pensavo fossi sola.»

«Perché, cosa intendevi farmi?» chiedo, senza volerlo.

«Neanche lo immagini.» dice quasi sussurrando, ma abbastanza forte da farsi sentire.

«Come?» sgrano gli occhi.

Avrò sentito male, d'altronde sono ubriaca marcia.

«Niente.» sorride furbo. «Metto la tua amica in macchina e poi torno a prendere te, aspettami.»

«Guarda che ce la faccio benissimo da sola.»

«Certo, come no.» Faccio due passi verso di lui e inciampo goffamente. Mi afferra al volo. «Sei ridicola.»

Ignoro le sue parole, non ho alcuna voglia di mettermi a litigare ancora con lui, soprattutto non nello stato in cui mi trovo. Mi poggia al muro e va verso Mary, prendendola in braccio. Si allontana e ritorna pochi secondi dopo.

Cerca di prendere in braccio anche me, ma gli schiaffeggio una mano.

«Ce la faccio!» dico irritata.

«Non fare la ragazzina.»

Sa quanto mi infastidisce quel termine, eppure continua a ripeterlo. Lo afferro per il colletto della camicia e lo sbatto al muro. Non so da dove abbia preso questa forza, ma sono riuscita a farlo. Siamo vicinissimi e una voglia irrefrenabile di baciarlo si sta impossessando di me. No. Non posso farlo. Mi avvicino ancora di più al suo viso. Fermati, Rose. Gli sfioro le labbra, mentre riesce a prendermi in braccio. Mi lascio trascinare, fino a cadere in un sonno profondo.

Mary
Oddio, che mal di testa. Porto entrambe le mani alle tempie e massaggio delicatamente. Apro gli occhi e mi guardo intorno. Dove diavolo mi trovo? Sono molto confusa, cos'è successo ieri notte? Mi alzo dal letto ed esco da questa stanza. Vado in quella di fronte, apro la porta leggermente e resto di sasso. Su quel letto ci sono Rose e il professor Nicolas, abbracciati. Questo sì che è un bel colpo! Ma cosa ci facciamo nell'appartamento del professore? Evidentemente deve averlo chiamato Rose. Si rendono conto della mia presenza e si allontanano imbarazzati.

«Cosa ci fai avvinghiato a me?» chiede Rose a Nicolas.

«Sei stata tu a tirarmi verso di te, ieri notte.»

«Non è affatto vero!»

«Sta zitta, ubriacona, nemmeno te lo ricordi.»

«Idiota!» Fanno davvero tenerezza. «Mary, non è come pensi.» si giustifica in imbarazzo.

Scoppio a ridere, è così divertente.

«Rose, non devi mica darmi spiegazioni.» le faccio un occhiolino.

«Smettila di ridere.» dice imbarazzata.

«Va bene.» faccio come mi ha detto e alzo le mani in senso di resa.

Nicolas si alza dal letto e si dirige al bagno, chiaramente a disagio. Entro nella stanza e mi siedo accanto alla mia amica. La scruto e attendo che dica qualcosa. Mi piacerebbe tanto sapere cosa sta combinando.

«Che c'è? Non è successo niente.» si giustifica di nuovo.

«Sì... certo.» soffoco una risata.

«Credimi.»

«E come mai eravate così a stretto contatto?» la stuzzico.

«Non lo so... ma non è successo altro.»

Rido ancora e lei mi da un colpetto sulla spalla.

«Cosa ci facciamo a casa di Nicolas?» cambio discorso.

«È colpa tua.» sbotta.

«Mia? Perché?»

«Volevo chiamare Michael e tu per evitarlo mi hai eliminato tutti i numeri dalla rubrica.»

«Davvero?» Non ricordo nulla di ciò che mi ha appena detto. «E questo cosa c'entra col fatto che siamo qui?»

«Dato che ero ubriaca, ho cercato di ricordare il numero di Michael con scarsi risultati, allora ho chiamato un numero tra le ultime chiamate e indovina un po'...»

«Era quello di Nicolas.» concludo il discorso.

«Esatto.»

«Bene, bene.» sorrido.

«Bene, cosa?»

«E così avete passato la notte insieme, brava.» le dico con ironia.

«Abbiamo solo dormito, come le altre volte.»

«Sei sicura?» ridacchio.

«Smettila di insinuare.»

È così divertente vedere il modo in cui si discolpa. È molto timida quando si tratta di parlare di sentimenti. Guardo l'ora sull'orologio, sono le dieci passate. Perfetto, abbiamo saltato la scuola. Prendo il mio cellulare e vedo quindici chiamate perse da Michael. Oh, no, chissà cos'avrà pensato di me. Questa volta mi lascerà sul serio.

Michael
Rose e Mary non sono tornate a casa ieri notte e non sono venute a scuola. Le ho chiamate almeno venti volte, ma nessuna delle due ha risposto. Inizio a preoccuparmi sul serio, non era mai capitato prima d'ora che Mary non rientrasse a casa. Non è stata una buona idea quella di farle uscire da sole, chissà cosa avranno combinato. Mille pensieri negativi mi frullano per la testa ed uno di questi è che ho paura che Mary sia stata con un altro. So benissimo che non è possibile, ma ci sto pensando da stamane, non riesco a fare altro.

Appena inizia la ricreazione, esco dall'aula e compongo il suo numero, riprovando a chiamarla.

«Michael.» risponde finalmente.

«Si può sapere dove cazzo siete?» le chiedo irritato.

«Scusami, ma è una lunga storia...»

«Devo preoccuparmi, Mary?»

«No, tranquillo.»

«Allora parla!»

«È che adesso non posso.»

Improvvisamente non la sento più, dev'essere caduta la linea, oppure ha riattaccato. Riprovo a chiamarla, ma stavolta non risponde. Cazzo! Ripongo il cellulare in tasca e mi dirigo verso il bagno. Non voglio pensare che si trovi con un altro, se così fosse non so come potrei reagire. Non voglio perderla, ma non voglio nemmeno passare per cornuto.

Sto per entrare nel bagno dei ragazzi, quando qualcuno mi saluta.

«Ciao, Michael.» qualcuno mi saluta, prima che potessi entrare nel bagno dei ragazzi, allora mi volto.

«Jenna... ciao.»

«Cosa fai qui?»

«Stavo per entrare in bagno.»

«Ti accompagno.»

«È il bagno degli uomini.» le faccio notare.

«Lo so.» assume uno sguardo malizioso.

Afferra il mio braccio e mi trascina in bagno. È totalmente impazzita, non vuole rassegnarsi sul fatto che non la ami più. Improvvisamente mi prende il viso tra le mani e mi bacia, spiazzandomi. Cerco di spostarmi ma si avvinghia a me come un polipo. Riesco a darle una piccola spinta, impedendole di continuare.

«Sei fuori di testa?» dico, irritato più che mai. Mi ignora e continua a provocarmi, allungando una mano verso le mie parti intime. Le do un'altra spinta, stavolta più forte. «Sto con una ragazza! Lo capisci o no?»

«Sì e allora? Io non sono gelosa.» si avvicina nuovamente. «Il tuo corpo non è d'accordo con le tue parole.» mi sussurra all'orecchio.

La guardo imbarazzato, dopodiché le passo di fianco ed esco dal bagno.

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