Capitolo 34
Rose
«Grazie per il pranzo. Ora devo proprio andare.» dico a Erik, alzandomi dalla sedia per darmela a gambe.
«Aspetta.» si alza a sua volta, avvicinandosi a me. È talmente vicino che le punte dei nostri nasi quasi si sfiorano. Improvvisamente mi bacia e il cuore mi balza in gola. Mi allontano dalle sue labbra e lo guardo confusa. «Rose, ritorna con me... per favore.» implora.
«Io...» abbasso lo sguardo. «non posso.»
«Perché no?»
«Non riesco a perdonarti.»
«Ho sbagliato, ne sono consapevole e ti chiederò perdono per sempre.»
«È tardi ormai.»
Comincia a ridere, spiazzandomi. Cosa gli passa per la testa?
«So benissimo il motivo per cui non vuoi.»
«Cosa stai insinuando?»
«Ti piace un altro! E so anche di chi si tratta.» afferma con convinzione.
Resto zitta, non sapendo più cosa dire. Forse perché ha fatto centro, ma so che se provassi a ribattere, non servirebbe proprio a nulla.
«Ora devo andare.» gli passo di fianco e vado via, lasciandolo lì.
Fortunatamente non mi segue e questo mi rasserena. Non so se tornare a casa o andare al parco. La mia vita è davvero noiosa ultimamente. Decido di chiamare Mary, per assicurarmi che sia tutto a posto.
«Amica.» risponde allegra.
«Come va lì?»
«Bene. Tu dove sei?»
«In giro.»
«Tutto bene? Ti sento un po' giù.»
«Sì, tutto bene.» mento.
«Perché non torni a casa?»
«Tra poco torno.»
Riattacco e comincio a percorrere la strada che porta a casa. Ho mille pensieri per la testa, alcune volte vorrei avere un tasto nel cervello, in modo tale da poterlo mettere in stand-by, così non penserei più a nulla, sarebbe bellissimo. D'un tratto, una macchina si ferma proprio di fronte a me e mi blocco di scatto. Il finestrino si abbassa e quegli occhi verdi magnetici si incontrano con i miei.
«Cosa fai in giro a quest'ora, sotto al sole cocente?» chiede Nicolas, sorridendo. Lo fisso senza dire una parola. «Rose, va tutto bene?» Sto per piangere, ma non voglio farlo, non davanti a lui. Spegne il motore e scende dalla macchina. «Cosa ti succede?» mi scruta bene in viso. Non resisto, una lacrima mi riga il viso. Non so neanche io il motivo per cui piango, mi sento solo tanto triste. «Ehi.» mi abbraccia, facendomi perdere un battito. «Calmati e raccontami, se vuoi.» mi fa salire in macchina, dopodiché mi raggiunge. Mi fissa preoccupato e improvvisamente mi asciuga le lacrime con i pollici. «Così va meglio.» dice sorridendo.
Lo guardo ancora un po', poi mi butto tra le sue braccia e ricomincio a piangere.
«Mi sento tanto sola.»
«Non lo sei.» mi stringe.
«E invece sì.» ripeto.
«Ci sono io con te!» dice serio, facendomi arrossire. «Quindi smettila di piangerti addosso. Sembri una stupida!» dice con tono duro.
Lo fisso incredula. Perché mi tratta in questo modo? Mi allontano da lui e asciugo le lacrime.
«Stupido sarai tu!» sbotto.
«Finalmente. Sei tornata quella di prima.» sghignazza.
«Sei così odioso.»
«E tu la solita ragazzina.» ride ancora.
«Pensavo volessi aiutarmi.» mi lamento e incrocio le braccia al petto, indispettita.
«Infatti lo sto facendo.»
«Prendendomi in giro?»
«Guarda, ora hai di nuovo la solita aria da "so tutto io". Almeno non piangi più.» Mi arrabbio per un po', ma poi mi rendo conto che ha ragione, si è comportato così per farmi reagire. «Bene, ragazzina, ora ti porto a casa.»
«Va bene, idiota.»
Sghignazza di nuovo. «È tornata la mia Rose.»
La mia Rose? Probabilmente lo dice ad ogni alunna o persona triste.
Purtroppo il tragitto che porta a casa mia è stato davvero breve e siamo già arrivati.
«Grazie di tutto.» gli dico con un mezzo sorriso, mentre scendo dalla macchina.
«Non ho fatto nulla.» mi fa un occhiolino.
«Ciao, Nicolas.»
«A domani.»
A domani. Suona proprio bene. Mi ha tirato su di morale, anche se l'ha fatto irritandomi, ma è servito. Entro in casa e mi scontro subito con Mary.
«Sei tornata, finalmente.» dice.
«Dove sei stata?» chiede Michael.
«In giro.»
Mi siedo accanto a loro sul divano e Mary mi guarda sorridente. Possibile che abbia già capito tutto? Probabilmente è una strega.
***
È appena cominciata l'ultima settimana di scuola e sono felice e triste allo stesso tempo. Mi dispiace che sia già finita per il semplice motivo che potrò vedere Nicolas solo dopo l'estate. Spero tanto che decida di venire alla mia festa, almeno sarò più allegra. La scorsa notte non ho chiuso occhio, pensando a lui e non posso fare a meno di sentirmi una deficiente per questo sentimento. Forse dirgli cosa provo non è una grande idea, ho paura che possa reagire male, anche perché è il mio professore. Ho troppe domande a cui non so rispondere, per non parlare del mal di testa allucinante. Mi dirigo al piano di sotto e assisto alla solita scena mattutina; mia madre che prepara la colazione.
«Buongiorno, cara.» mi saluta.
«Com'è andato il colloquio?»
«Non lo so, mi faranno sapere, ma comunque non mi do per vinta, domani avrò un altro colloquio.»
«Bene.»
«Tutto bene, tesoro?» chiede titubante.
«Sì.»
Prendo una fetta di pane tostato con un bicchier d'acqua e torno in camera. Mangio in fretta e poi prendo l'aspirina che avevo precedentemente preparato sul comodino, dopodiché ritorno di sotto, dato che sono già pronta, strano ma vero.
«Buongiorno.» saluta Michael entrando in cucina e sbadigliando.
«Buongiorno, tesoro.» risponde nostra madre.
Michael si avvicina e mi fissa con aria dubbiosa.
«Che c'è?» chiedo.
«Hai un'aria strana.»
«Ho solo mal di testa.»
«Prendi un'aspirina.»
«Già fatto, caro fratellino.»
«Non verrai a scuola?»
«Certo che verrò.»
Come potrei non farlo?
«Allora andiamo, prendo la moto.»
Annuisco ed entrambi ci dirigiamo in garage. Saliamo sulla moto e dritti verso la scuola. Sarebbe bello se ci fosse Nicolas e io stretta a lui. Mi rendo conto di essere messa abbastanza male.
«Rose, siamo arrivati, puoi anche mollare la presa.» dice Michael.
Sono davvero una stupida. Scendo dalla moto e vedo Mary poggiata al muretto. Corro verso di lei, mentre mio fratello parcheggia.
«Mary.» la saluto con tono un po' basso.
«Ti vedo un po' strana, è tutto a posto?»
«Sì, solo un po' di mal di testa, ma sta passando.»
«Non hai dormito, vero?»
«A volte mi spaventi.» sghignazzo.
«Ti conosco, cara Rose e poi hai due occhiaie...» mi prende in giro.
«Non è vero.» ridacchio. Arriva Michael e Mary gli va incontro, baciandolo. Volto lo sguardo alla mia sinistra e vedo Jenna che fa la smorfiosa con Erik. Nota che la sto guardando e mi saluta con la mano, Erik, invece, mi fa un sorrisetto stupido. Quanto li odio, sono così fastidiosi. «Mary, vado in classe.» la informo.
«Aspetta ancora un po'.»
«Fa troppo caldo, ci vediamo dopo.»
«Come vuoi.»
Entro nella scuola ancora deserta e mi dirigo verso la mia classe. Non so perché ma ho come l'impressione che qualcuno mi stia seguendo, mi sento osservata. Mi guardo intorno e non vedo nessuno. Probabilmente è solo il mal di testa che gioca brutti scherzi. Continuo a camminare, quando improvvisamente mi sento afferrare per un braccio.
«Ciao, dolcezza.»
«Erik! Sei un cretino.» dico spaventata.
Perché deve sempre presentarsi così? Non smette mai di seguirmi. Mi sorride malizioso e mi spinge verso il muro, intrappolandomi tra le sue braccia. È ritornato all'attacco.
«Mi mancherà non venire più a scuola.» dice con aria triste. «in questo modo non potrò più vederti spesso.»
«Devo andare in classe.» cambio argomento e cerco di liberarmi, ma senza risultati.
«Perché vuoi scappare?»
«Lasciami.» ordino.
«Voglio solo parlare, sei tu a complicare le cose.»
«Non sto complicando niente, voglio essere lasciata in pace, hai capito?»
Mi prende per i fianchi e si avvicina al mio viso. No, non di nuovo, per favore. Non riesco a fermarlo, mi tiene ferma e il peggio è che in giro non c'è nessuno. Cosa faccio adesso? Chiudo gli occhi per evitare il suo sguardo e d'un tratto avverto che si allontana di scatto da me. Apro gli occhi e lo vedo a terra.
«Lei è matto!» dice Erik, rivolgendosi a Nicolas.
«Va in classe, altrimenti avrai il resto.» lo minaccia. Erik si alza e va via senza dire una parola. Resto a fissarlo incredula. Poi si avvicina, mettendo una mano sulla mia spalla. «Va tutto bene, Rose?»
«Sì.»
«Sta attenta, okay?»
«Grazie.»
Mi sorride comprensivo e va via. Cosa ci fa qui a quest'ora del mattino? La sua lezione è all'ultima ora. Ho creduto davvero che lo prendesse a schiaffi. Mi ha aiutata perché prova interesse? Che idiozia!
«Ehi, che ci fai ancora qui?» chiede Mary, entrata nella scuola.
«Niente... andiamo.»
Siamo in classe e il professore di latino spiega la sua noiosissima lezione. A cosa servirà mai imparare una lingua morta come il latino? L'ora sembra non voler passare, Mary sta messaggiando col cellulare, anche lei non è interessata alla lezione. Non so proprio cosa fare, sento solo gli occhi pesanti, avrei bisogno di un bel sonnellino. Appoggio la testa sul banco e mi appisolo.
«Signorina Taylor?» sento chiamare il mio nome. Apro gli occhi e vedo la professoressa di storia. Ma quanto ho dormito? Tutti mi stanno fissando, ridendo di me. Vorrei sprofondare. La professoressa continua a guardarmi male, non sembra affatto contenta. «Si addormenta nel bel mezzo della lezione?» mi chiede spazientita.
«Io...» non riesco a trovare parole per giustificarmi.
«Si alzi e vada fuori!» ordina con tono duro.
«Ma...» cerco di ribattere.
«Ora!» mi interrompe.
Perché sono sempre così di cattivo umore gli insegnanti di questo liceo? Mi alzo, raggiungendo la porta e varco la soglia, fino a chiuderla del tutto. Mi sono addormentata come una stupida, non ci voleva proprio. Ora sono nel corridoio e ho paura che arrivi Erik da un momento all'altro, non posso mai stare tranquilla. Mi poggio al muro e alzo la testa al soffitto.
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