Capitolo 26

Michael
Devo sbrigarmi o neanche oggi andrò a scuola, anche se preferirei mettermi a letto, visto la serata di ieri. È stato bellissimo fare l'amore sotto le stelle e poi Mary è davvero spettacolare, mi dispiace che abbia dubitato di me, giuro che non lascerò che accada di nuovo. Adesso basta perdersi nei ricordi, devo darmi una mossa e alla svelta.

Appena finito di fare tutto, scendo in cucina e vedo mia madre intenta ad allattare suo figlio. Non le degno di uno sguardo e mi verso un bicchiere di succo.

«Buongiorno, tesoro.» mi saluta con aria sorridente.

La ignoro del tutto e vado via. Non credo riuscirò mai a perdonarla, è più forte di me. Vado in garage e salto sulla mia moto. Di solito non la uso per andare a scuola, ma stavolta devo, altrimenti arriverò in ritardo. Mentre percorro la strada, il mio sguardo viene attirato da una persona che conosco. Mi fermo immediatamente perché mi rendo conto che mi ha visto.

«Michael, ciao.» mi saluta Jenna.

«Ciao.»

«Vai a scuola?»

«Sì.»

«Anche io. Mi daresti un passaggio? Sono in ritardo.»

Con tutta la gente che conosco, dovevo incontrare proprio lei? Se Mary dovesse vederci sarebbe la fine per la nostra relazione. Però non posso rifiutarmi di darle un passaggio.

«Frequenti la mia scuola?» chiedo sorpreso.

«Sì, ho voluto cambiare perché quella dove andavo era lontana da casa mia. Questo è il primo giorno.»

«Ora capisco. Va bene, salta su.» Mi guarda e sale dietro di me, stringendomi in vita. Mi sento un po' a disagio. Metto in moto e parto. «In che classe sei?»

«Aspetta, fammici pensare... Ah, sì, nella seconda sezione.»

«Perfetto...» rido nervosamente.

«Perché ridi?»

«Sei nella stessa classe di mia sorella.»

«Davvero? Meglio, no?»

«Sì, certo...»

Mary mi ucciderà.

Arriviamo a scuola perfettamente in orario. Parcheggio la moto sul retro e Jenna scende.

«Be', allora ci vediamo all'uscita.» dice con un sorriso.

«Sì, va bene.»

«Ciao, Mike.»

«Ciao.»

La vedo allontanarsi e fortunatamente Mary e Rose non erano in cortile.

Rose
Ho raccontato a Mary cos'è successo ieri e mi ha di nuovo consigliato di chiamare la polizia, ma non voglio arrivare a tanto, anche se Erik sta diventato estremamente violento e pericoloso. Non capisco cosa gli sia successo e perché sia così aggressivo con me. Probabilmente lo è sempre stato. Mi ricorda il mio cervello. Improvvisamente la preside entra in classe, disturbando le lezioni.

«Buongiorno, ragazzi, volevo presentarvi la vostra nuova compagna.» annuncia sorridente.

La ragazza entra e io e Mary restiamo a bocca aperta, mentre i nostri compagni fanno commenti abbastanza sconci su di lei.

«Salve, mi chiamo Jenna Smith.» si presenta.

«La signorina Jenna si è trasferita qui da poco, spero che la facciate integrare senza problemi.» Jenna va a sedersi al primo banco, anche perché è l'unico libero. «Buona lezione, ragazzi.» conclude e va via.

Jenna si volta verso di me e mi sorride, dopodiché mi saluta con la mano, ma resto immobile, non ricambiando il suo saluto.

«La conosci?» chiede Mary.

«Ehm...»

E adesso cosa le dico? Avrei dovuto raccontarle subito di lei, ma non volevo che soffrisse per un motivo così futile.

«Se sai qualcosa, ti prego di dirmelo.»

«È l'ex ragazza di Michael...» ammetto imbarazzata.

«Perché l'altra volta non me ne hai parlato?»

«Non volevo che ti facessi strane idee. Scusami...»

«Cosa ci fa quella nella nostra classe?»

«Non ne ho idea.»

Sono un po' preoccupata per tutta questa situazione, Michael aveva una fissa tremenda per quella tizia e ora che è tornata, ho paura che possa fare qualcosa di sbagliato.

«Lopez, Taylor, smettetela di parlare!» ci rimprovera il professore di matematica.

Mary sembra abbastanza delusa da me, ma cosa avrei potuto fare? Non potevo immaginare che Jenna avesse frequentato la nostra scuola. Credo che stia pensando alla stessa cosa che penso io, cioè che mio fratello possa fare qualche stronzata.

È appena cominciata la ricreazione e Mary si alza di scatto, uscendo dall'aula, cosa molto strana, visto che non lo fa mai, dev'essere scossa per ciò che è appena successo, oppure l'ha fatto perché non vuole vedermi.

Mi dirigo verso la porta per seguirla, ma vengo fermata. «Ciao, Rose.»

Mi volto e vedo Jenna con un sorriso smagliante. Come mai è così gentile? Non ci siamo mai sopportate. Che falsa.

«Ciao.» la saluto freddamente.

«Ti ricordi di me, vero?»

«Sì. Chi ti dimentica...»

Quando stava con mio fratello faceva di tutto per metterlo contro di me, inventava storie e poi voleva che lui stesse tutto il tempo con lei, quante volte ho pianto tra le braccia di mio padre...

«Come stai?» mi chiede con un sorriso falso.

«Benissimo.»

«Ti va di accompagnarmi al bagno? Non sono pratica.»

«Non credo di essere la persona...»

Mi prende per un braccio, trascinandomi fuori e interrompendo ciò che stavo per dire.

«Dai, ci mettiamo un attimo.» Mi ha trascinata in bagno per forza, sapeva già dove fosse, quindi immagino che voglia parlarmi. Strano che Mary non sia qui. «Aspettami. Va bene?»

«Sbrigati.»

Si chiude in bagno e ho come l'impulso di andarmene, quando arriva Erik, con una sigaretta tra le labbra e violando, come sempre, la privacy femminile.

«Ciao, bellezza.» mi saluta.

«Tu?»

«Sì, io!» mi squadra dalla testa ai piedi e poi si morde il labbro. «Sei davvero sexy, cosa ti farei.»

Faccio dei passi indietro e mi ritrovo contro il muro. Erik lancia la sigaretta nel lavandino e si avvicina lentamente.

«Che vuoi?» gli chiedo seccata.

Mi raggiunge, afferrandomi per i fianchi. Porca miseria, non si arrende mai.

«Niente, solo stare un po' con te.»

«Non vogliamo la stessa cosa.» mi libero dalle sue manacce, ma mi riprende.

Si avvicina alle mie labbra e schiude le sue. Riesco a sentire l'odore di tabacco e la cosa mi dà la nausea.

«Ho interrotto qualcosa?» interviene Jenna.

Strano, ma sono felice che sia qui. Erik si volta e la fissa con ammirazione. Sembra che non abbia mai visto una ragazza, è affamato.

«Ciao.» la saluta con tono malizioso. «Io sono Erik.» allungando la mano verso di lei.

«Jenna, piacere.» risponde in modo provocante.

«Il piacere è tutto mio.» dice Erik, baciandole la mano.

Lo guardo con disgusto. Non posso crederci, fa finta di essere un gentiluomo e fa pure il playboy dei poveri. Vado verso Jenna, la prendo per un braccio e la trascino via.

«Chi era quel figo?» mi chiede.

«Un idiota.»

Torniamo in classe e vedo Mary di novo al suo posto. Mi fissa, come a voler dire "cosa ci fai insieme al nemico?" Vado a sedermi accanto a lei.

«Mary?» cerco di richiamare la sua attenzione, ma non mi degna di una risposta. «Mary, dai, parlami.»

Si volta verso di me e mi guarda in modo cupo.

«Sei uscita con quella.»

«Sì, ma non volevo, mi ha trascinata.»

«Vabbè.»

«Non mi va che pensi certe cose di me.»

«Se sai a cosa penso è perché ti ci senti da sola così.»

Non dico più niente, anche perché mi ha lasciata senza parole. L'ho veramente delusa, non immaginavo che se la prendesse così tanto.

«Buongiorno, ragazzi.» saluta Nicolas, interrompendo i miei pensieri.

«Salve.» dice Jenna, alzando la mano e facendo l'oca.

«Sei nuova?»

«Sì. Mi chiamo Jenna Smith.» scandisce ogni parola.

«Io sono Nicolas, il professore di educazione fisica.»

Cosa si è messa in testa, questa stronza? Dopo le presentazioni, Nicolas dice a tutti di andare in palestra e che oggi avremmo giocato a calcio. Non mi piace per niente il calcio e poi non ho alcuna voglia di giocare, mi sento in colpa per Mary.

Resto poggiata al muro, mentre vedo i miei compagni di classe giocare. Mary è in disparte e non accenna a guardarmi, nemmeno una volta.

«Tu non giochi?» mi chiede Jenna, spuntata dal nulla.

«Odio il calcio.» rispondo secca.

«Capisco. Invece a me piace.» Chi gliel'ha chiesto? «Però non sono capace. Dovrò farmi dare delle lezioni private da Nicolas.» ridacchia come una gallina. La fisso con disgusto e anche irritazione. «Ecco il professore.» corre verso di lui come una sciocca.

Immagino cos'ha in mente, vuole sedurlo. È tipico di lei. La vedo parlare con lui, si tocca i capelli in continuazione, ci sta provando.

«Che c'è, ti dà fastidio?» chiede Mary, con ironia.

Finalmente mi parla.

«No.» mento.

«So che è così.»

«Va bene, sì.» Volto nuovamente il mio sguardo su di loro e mi mordo il labbro inferiore. «Ci sta provando.»

«Lo vedo, proprio come faceva con Michael.»

«Scusami per ciò che è successo.» le dico dispiaciuta.

«Scusami tu, ti ho trattata male.»

«Me lo meritavo.»

«Forse.» ridacchia, contagiando anche me. «Va lì e fatti valere.»

«E cosa potrei mai fare?»

«Qualsiasi cosa, pur di allontanare quell'ochetta.» Resto immobile. Non voglio che Nicolas mi prenda per scema. Mary mi da una spinta, costringendomi a camminare. «Vai.»

Annuisco e li raggiungo.

«Nicolas?» lo chiamo.

Jenna mi guarda sconcertata, forse perché l'ho appena chiamato per nome e gli do del tu.

«Dimmi.» risponde, guardandomi.

Cosa mi invento adesso?

«Posso parlarti?»

«Sì.»

Viene con me, lasciando Jenna da sola e non sembra affatto contenta, infatti ci segue.

«Professore, lei stava parlando con me.» afferra Nicolas per un braccio.

«Sì, ma ti ho già spiegato che non do lezioni private.» Ben detto Nicolas, gran bella risposta. Si volta verso di me: «Vieni in classe con me, Rose?»

«Sì, va bene.»

«Di cosa dovevi parlarmi?» chiede strada facendo.

«Io... ah, volevo dirti che domani ti porto l'invito per la mia festa.»

«Bene.» Arriviamo in classe. «Ti siedi un attimo?» chiude la porta e si siede nel banco accanto a me.

«Cosa succede?» gli chiedo dubbiosa.

«Hai ancora quelle foto?»

«Le foto con la preside?»

«Shh...» si guarda intorno preoccupato. «Sì.» sussurra.

Cosa faccio? Gli dico la verità, oppure no? E se decidesse di punirmi?

Tiro un sospiro e comincio a parlare: «Le ho eliminate.»

«Davvero?»

«Te lo giuro.»

Mi sorride e non posso fare a meno di pensare che sia bellissimo.

«Grazie.»

«Ora non mi tratterai di nuovo male, vero?»

Sghignazza. «No, tranquilla. Ah, un'altra cosa; Ma come ti sei vestita?» mi squadra e io arrossisco.

«Perché... sto male?»

«Sta benissimo.» Gli sorrido dolcemente, dopodiché mi alzo e noto che non mi toglie gli occhi di dosso, diventando improvvisamente serio. «Cos'hai al collo?»

Resto immobile e mi copro il collo con una mano. Oh, no, ha notato i lividi. Non gli rispondo e mi dirigo verso la porta. Devo dileguarmi. Si alza di scatto e viene verso di me, spostando la mia mano e avvicinandosi per guardare meglio. Il mio cuore perde un battito al solo pensiero che sia così vicino.

«Non ho niente...» gli rispondo mentendo.

«Sembrano lividi... è stato chi penso?»

«Non sono lividi...» scappo via, senza dire altro.

Sono una sciocca, avrei dovuto parlargliene, in questo modo mi avrebbe aiutata.

Anche questa giornata è finita. Io e Mary ci dirigiamo verso l'uscita e in lontananza vediamo Michael. Lo raggiungiamo subito e Mary gli si fionda tra le braccia, baciandolo. So che lo sta facendo perché Jenna ci guarda.

«Ciao, Michael.» Jenna saluta mio fratello. Mary resta stretta a lui e Jenna li guarda malissimo, poi volta il suo sguardo su di me. «Rose, ti va di venire da me nel pomeriggio?»

«Non posso, ho da fare.»

«Peccato, sarà per la prossima volta.»

Va via, liberandoci della sua superiorità. Mary mi fa un occhiolino, che ricambio immediatamente. Non so cos'abbia in mente Jenna, ma è davvero strano il fatto che voglia passare del tempo con me.

Arrivati a casa, decido che è meglio parlare della festa a mio fratello, altrimenti non se ne farà mai niente.

«Dobbiamo prenotare la nostra festa al Cyber.»

«Alla fine hai deciso di festeggiare?» chiede sorpreso.

«Diciamo che mi hanno convinta.» guardo Mary in modo complice.

«Va bene, più tardi ci andiamo. Piccola, ti accompagno a casa?» chiede a Mary

«No, voglio vedere il piccolo.»

«Va bene.»

Raggiungiamo il piano di sopra e vado dritta nella camera di mia madre. Prendo il piccolo in braccio e lo porto a Mary.

«Lui è Fred.»

«Ciao, piccolino, sai che sei bellissimo?»

«Io vado al Cyber.» interviene Michael.

«Non vuoi che ti accompagni?» chiedo.

«No, devo solo prenotare.»

«Va bene. A dopo.»

Mi fa un occhiolino, saluta Mary con un bacio sulla fronte e poi corre via.

«Sbaglio o si comporta in modo strano?» chiede Mary con tono preoccupato.

«Cuciniamo qualcosa?» cambio subito discorso.

Annuisce e ci dirigiamo in cucina, portando con noi il piccolo Fred. Mia madre è seduta di spalle e non dice una parola, nemmeno ci saluta.

«Mamma, Mary mangia da noi.» Non ricevo alcuna risposta. Faccio finta di niente e vado verso il frigo per prendere un succo. «Vuoi?» chiedo a Mary.

«No, grazie.»

Continua a giocare con Fred, facendo facce buffe.

«E tu, mamma?» Ancora una volta non risponde, così decido di darle un colpetto sulla spalla, ma resta immobile. Faccio il giro e lentamente allungo una mano sotto al suo mento, costringendola a guardarmi. «M-mamma... chi ti ha ridotta così?» chiedo preoccupata. Ha un occhio nero e del sangue all'angolo della bocca. Le scende una lacrima e mi abbraccia di scatto. «Mamma... ti prego, parlami.»

«Ha cercato di portarsi via Fred...»

«Chi?»

«Josh.»

«Josh è il padre di Fred?»

«Sì. Sono stata una sciocca, ho reagito e mi ha ridotta così.» piange a dirotto. «Io ho... vedi... io... l'ho ferito...»

«In che senso?»

«Con questo...» mi mostra il taglierino sporco di sangue. Resto a bocca aperta e senza parole. «È scappato via, dopo che l'ho ferito al fianco.» mi guarda con gli occhi pieni di lacrime.

«Chiamo Michael.»

Compongo il numero e porto il cellulare all'orecchio.

«Rose, ho già prenotato, il proprietario mi ha regalato anche gli inviti, ne sono duecento.»

«Michael...»

«E poi ha voluto un piccolo acconto, giustamente.»

«Michael! Mi fai parlare?»

«Sì. Dimmi.»

«C'è un problema.»

«Che problema? Non spaventarmi.»

«Riguarda la mamma.»

«Allora pensaci tu.»

«Michael, ho bisogno di te!» urlo col pianto in gola

«Arrivo.»

«Ha fatto storie, vero?» chiede mia madre con tono triste.

«No, ha detto che arriva subito.» mento.

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