Capitolo 22
Rose
Mary ha l'aria triste da quando ha provato a telefonare a Michael e non ha ricevuto risposta. Vorrei tirarle un po' su il morale, ma non so in che modo comportarmi, l'unica cosa che mi viene da dirle è "torniamo a casa che domani c'è scuola" ma credo che questo la faccia abbattere ancora di più, nonostante il suo essere morboso verso lo studio.
«Torniamo a casa, guardiamo un bel film.» le propongo.
«Sì, okay...»
Ha il morale a terra e lo sguardo basso, non riesco a vederla così. Vorrei tanto sapere cosa sta combinando mio fratello, non la chiama mai, nemmeno nei momenti liberi. Forse dovrei parlarle del fatto che a breve compirò gli anni, precisamente tra un mese e sarà la fine dell'anno scolastico. Forse riuscirò a distrarla da tutta questa faccenda.
«Cosa faremo per i miei diciotto anni?»
Alza lo sguardo, ci pensa su e poi sorride. Bene, almeno questo.
«Avevo pensato ad un locale carino, non vorrai mica festeggiare a casa, vero?» chiede con aria interrogativa.
«Non lo so. Di che locale parli?»
«Il Cyber sarebbe perfetto. Elegante, spazioso e carino.»
«Sì, perché no. Domani ne parlo con Michael.»
«Ecco, brava, parla con Michael e indaga.»
Sghignazzo. «Va bene, cercherò di scoprire cos'ha.»
«Grazie, amica.» mi abbraccia e mi da un bacio sulla guancia.
«Non ringraziarmi, sai che per te ci sarò sempre.»
Magari non sarò riuscita ad estirparle i cattivi pensieri che le frullano per la testa, ma almeno adesso sembra più tranquilla.
Erik
Sono ancora molto arrabbiato per quello che mi ha fatto, me la pagherà cara! Stavolta ha davvero esagerato. Avevo pensato di metterla incinta, in modo tale da legarla per sempre a me, ma il mio piano è andato male e ora mi ritrovo con una botta in testa. Devo pensare a qualcos'altro, qualcosa di permanente. Mi dirigo nel bar vicino alla scuola, l'unico aperto a quest'ora. Mi ci vuole una bella sbronza e una donna che mi faccia dimenticare ciò che è accaduto. Ho ancora mal di testa per la botta, James mi ha medicato, assicurandomi che non fosse rotta. Mi dispiace essermela presa con lui, ha solo espresso il suo pensiero, ma quando si tratta di lei perdo la testa. Dentro di me sapevo che aveva ragione, però ho comunque reagito in modo violento. Strada facendo, all'altro lato della strada, noto due ragazze che mi sembra di conoscere, poi mi rendo conto che è Rose con Mary. Mi nascondo prontamente dietro una macchina per non farmi vedere. Resto a fissare da lontano e infine decido di seguirle. Voglio scoprire dove se ne vanno a quest'ora da sole. Rose non sta prendendo la strada per tornare a casa. La seguo fino a che non la vedo entrare in un'altra casa, dev'essere quella di Mary, la stupida amica. Strano che a quest'ora faccia visita alla sua amica. Più tardi passerò da lei, ho deciso di compiere ciò che mi ero pianificato e stavolta ci riuscirò. Ritorno sui miei passi e raggiungo il bar che è strapieno come sempre. Mi siedo ad un tavolo libero e chiamo la cameriera, è davvero molto carina. Cazzo, sono tutte carine.
«Cosa prendi?» chiede con aria interrogativa.
«Portami un bel bicchiere di vodka doppio con ghiaccio.»
Annuisce e si allontana.
Ritorna dopo pochi minuti, porgendomi il bicchiere, che scolo in un attimo. Me ne faccio portare altri, fino a che non perdo il controllo di me stesso. Mentre sorseggio l'ultimo bicchiere afferro la cameriera per un polso.
«Un'altra vodka?» chiede divertita. Faccio cenno di no e con lo sguardo le faccio capire che ho voglia di scopare. Ho visto come mi guarda e ho capito che mi vuole. «Ho capito. Vai in bagno, arrivo tra un minuto.» dice.
Sembra incredibile che Rose non mi voglia, praticamente le ragazze cadono ai miei piedi, sono tutte pazze di me. È una povera sciocca, non capisce niente di uomini. Ora è in fissa con quel professore del cazzo, ma non le permetterò mai di andare oltre con lui. Raggiungo il bagno, come mi è stato detto. Mi poggio al muro e aspetto, anche se odio farlo, mi rende nervoso, ma per un sedere come quello, posso fare il sacrificio. Sono più ubriaco del solito e la mia eccitazione aumenta. Finalmente la porta del bagno si apre e la cameriera varca la soglia, con sguardo malizioso e ammiccante. Ricambio il suo sguardo e le faccio segno col dito di avvicinarsi. Una volta vicina, l'afferro per il corro e la tiro il più vicino possibile, strusciandomi su di lei.
«Andiamo a casa mia?» le sussurro all'orecchio.
Mi guarda, fino ad annuire. Non mi va di farlo in bagno, sono stanco, ci vuole un bel letto. Usciamo dal bar e solo allora ricordo di essere uscito a piedi.
«Problemi?» chiede la ragazza, guardandomi.
«Non ho la macchina.» rido nervoso.
Infila una mano in tasca e tira fuori un mazzo di chiavi, rendendomi immediatamente felice.
«C'è la mia.» Le prendo il viso tra le mani e le do un bacio. Afferro le chiavi e insieme ci dirigiamo alla sua macchina. Una piccola fiat cinquecento rossa d'epoca. L'auto è molto curata, è lucida e non presenta nemmeno un graffio. Mi piace. Apro la portiera e la faccio salire. «Grazie. Sei sicuro di poter guidare, sei un po' ubriaco.» chiede preoccupata.
«Solo un po'.» sghignazzo. «Sta tranquilla.»
Ma in realtà sono molto ubriaco, però non voglio che guidi, anche se la macchina appartiene a lei.
Fortunatamente siamo arrivati sani e salvi, ma più volte ho rischiato di schiantarmi, infatti sono stato aiutato da lei, inutile dire che mi sono sentito un coglione.
«Vivi da solo?» chiede.
«Sì.» Parcheggio nel vialetto e scendiamo, fino ad entrare in casa. «Va di sopra, camera in fondo.»
Dopo essere passato al bagno ed essermi dato una rinfrescata, la raggiungo in camera. È sdraiata sul letto, con indosso soltanto le mutandine di pizzo nere. I suoi capelli castani mi ricordano tanto quelli di Rose e per un attimo ho come l'impressione di vederla. Stringo gli occhi e scaccio via quell'immagine. Devo stare calmo, Rose non è qui. Chiudo la porta e mi dirigo verso di lei, togliendomi la maglietta. Mi guarda ammirata e vogliosa, non avevo mai visto degli occhi così in attesa. Ghigno e poi la prendo per il collo, spingendola all'indietro, fino a farla stendere del tutto. Mi posiziono sopra di lei e la vedo che aspetta impaziente, quasi speranzosa. Mi chino sul suo corpo e comincio a stuzzicarle i capezzoli, procurandole dei gemiti, poi mi fermo e mi ritrovo a fissarla negli occhi. Rivedo Rose e mi rendo conto che la sbronza sta passando.
«Che cos'hai?» chiede con tono dolce.
Sento che non ce la faccio, non è ciò che voglio. È la prima volta che mi capita una cosa del genere, non mi va di scopare con una qualunque, voglio lei, voglio solo lei, perché la amo, più di ogni altra cosa al mondo e non riesco a pensare ad altro. Mi sposto dalla ragazza e mi sdraio al suo fianco, dandole le spalle. Mi poggia una mano sulla spalla, ma mi ritraggo.
«Va via!» le ordino.
«Ma... non capisco...» Mi alzo di scatto, raccolgo tutti i suoi indumenti e glieli porgo, infine, l'afferro per un braccio e la trascino fuori dalla camera, chiudendo la porta. «Sei uno stronzo!» urla.
Ignoro le sue parole e ritorno a letto, continuando a pensare a lei. Non credo che stanotte riuscirò ad andare a casa sua, mi sento così stanco.
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