Capitolo 19

Rose
Mary continua a guardarmi in modo strano, come se avesse carpito le mie paure, ma forse mi sbaglio, probabilmente ha solo problemi con Michael.

«Come va con mio fratello?» le chiedo per distogliere l'attenzione da me.

«Ultimamente ci vediamo pochissimo...»

«Dai, tra poco sarete insieme, vi divertirete.»

«Ci divertiremo, vorrai dire.»

«Sì...»

«Che cos'hai, Rose? Sei strana.»

«Niente.» sorrido nervosamente.

Non capisco neanche io cosa mi succede, ho un miscuglio di pensieri per la testa e poi Erik che è sempre in agguato e pronto all'attacco. Mi sento stressata e vorrei tanto trovare un po' di serenità.

Durante il tragitto che porta al bar dove lavora mio fratello, nessuna delle due dice una parola, forse perché non serviva dire altro. Michael era già pronto quando siamo arrivate e appena ha visto Mary l'ha abbracciata e baciata, rendendomi imbarazzata. Ora siamo fuori dal locale e c'è una fila lunga di almeno sette metri, ma non è un problema, mio fratello è amico del buttafuori e riusciamo ad entrare quasi subito. La musica è assordante e le luci soffuse rendono tutto così strano. Queste non sono le serate che preferisco, ma cambiare aria mi farà bene. Credo. Ci dirigiamo immediatamente verso il bancone.

«Cosa prendete, ragazze?» chiede Michael.

«Una coca cola con ghiaccio.» dice Mary.

«Una vodka alla ciliegia!» esclamo convinta. Michael inizia a guardarmi divertito e con stupore. «Perché mi guardi in questo modo? Non è la prima volta che bevo qualcosa di alcolico.»

«Niente.»

L'unica volta in cui ho che bevuto dell'alcol è stato quando avevo tredici anni, alla festa di Mary, c'era dello champagne e volevo assolutamente provarlo. Inutile dirvi che con un solo bicchiere andai su di giri, ma era anni fa, adesso sarà diverso. I nostri drink arrivano ed io resto a fissare il bicchiere per un po'. Michael e Mary lo bevono subito e poi mi chiedono di raggiungerli in pista, ma rifiuto, restando seduta sullo sgabello. Bevo un sorso di liquido rosso e mi rendo conto che il sapore è buono, così lo mando giù tutto.

«Un altro.» chiedo al barista. Non voglio pensare più a niente, anche se mi rendo conto che ubriacarsi non è la scelta migliore, ma cosa potrebbe mai accadere?

Dopo due bicchieri, mi viene da ridere e una voglia di ballare si sta impossessando di me, allora la assecondo, cercando di raggiungere Mary e Michael, ma non li vedo più. Non mi importa di loro, poso farne a meno. Comincio a girare e a guardare le luci che si muovono intorno a me. La testa gira e la nausea si fa strada in me. Mi tappo la bocca e corro verso quello che dovrebbe essere il bagno.

Che serata schifosa, ho passato quasi mezz'ora a vomitare. Ora sono fuori dal bagno seduta a terra, con la schiena poggiata al muro, devo sembrare una barbona. Vorrei alzarmi, ma non riesco a farlo, ho il corpo pesante. Che fine hanno fatto quei due idioti? Mi hanno abbandonata. Improvvisamente, qualcuno si inginocchia davanti a me, bisbigliando qualcosa, ma non riesco a comprenderlo, ho la testa che gira e la musica è altissima. Mi tira su, portandomi sulla sua spalla. Cerco di dimenarmi per liberarmi, ma la stanchezza ha la meglio. Chiudo gli occhi e mi addormento.

Ho un cerchio alla testa e la gola secca. Non avrei dovuto bere, non lo reggo affatto. Apro gli occhi in due fessure e mi rendo conto di non essere nella mia stanza, poi abbasso lo sguardo sul mio corpo e sgrano gli occhi. Perché sono in reggiseno? Cosa mi hanno fatto? Mi alzo dal letto, guardandomi intorno, ma non c'è nessuno. Improvvisamente avverto un rumore, qualcuno che fa la doccia. Non sarò finita in qualche camera d'hotel con Erik, vero? Accidenti a me e alla mia stupida testa! Comincio a cercare la mia maglietta e il cellulare, ma non li trovo. Allora corro alla porta e cerco di aprirla, ma ovviamente è chiusa a chiave. Devo stare calma, sarà solo un incubo, tra poco aprirò gli occhi e mi renderò conto di essere a casa mia. Va bene, pensa, Rose! Cosa ricordo? Cos'è successo? Non ricordo nulla! Porca miseria! Ma perché devo finire sempre in queste situazioni incasinate? Afferro le lenzuola dal letto e le avvolgo intorno al mio busto. Vado di nuovo verso la porta e cerco di aprirla con una forcina, e proprio in quel momento, qualcuno ritorna in camera. Mi volto di scatto e resto spiazzata e imbarazzata. Non ci posso credere.

«Nicolas?» urlo, fissando il suo petto nudo.

Ha i capelli e il corpo bagnato ed è avvolto da un piccolo asciugamano in vita. Oddio, è da togliere il fiato... Adesso smettila! Piuttosto, cosa ci faccio con questo tizio?

«Ti sei svegliata, ubriacona?» dice sarcastico, mentre si passa una mano tra i capelli umidi.

«Cosa mi hai fatto, pervertito?» urlo.

Mi guarda quasi divertito.

«Sei l'ultima ragazza al mondo con il quale vorrei fare qualcosa.»

«La cosa è reciproca.» dico indispettita.

«Certo, come no.» sorride divertito.

Divento viola per l'imbarazzo e smetto di fissarlo.

«Sta zitto e spiegami cosa ci faccio qui con te...»

«Se non fosse stato per me, qualcuno ti avrebbe violentata, stupida!»

Perché deve sempre farmi irritare? Si diverte. Mi dirigo verso di lui e lo spingo, ma il gesto fa cadere la mia copertura. Abbassa lo sguardo sul mio seno e resta a fissare. Mi copro con le mani e gli do le spalle.

«Sei anche un maniaco.»

«Ma smettila.»

«Dove diavolo è la mia maglietta?» chiedo col cuore in gola.

«C'era del vomito sopra, l'ho messa in lavatrice.»

«Cioè... tu... mi hai spogliata?» chiedo ancora più imbarazzata.

«Tranquilla, non mi piaci affatto.» Ma che stronzo! Deglutisco a mi guardo intorno. «Metti questa.» mi porge una maglietta bianca che deduco sia sua.

La infilo immediatamente e resto a fissarlo mentre si richiude in bagno. Perché è così irritante? Per di più mi ha pure offesa. Non lo sopporto! Sento squillare il mio cellulare, ma non lo vedo. Cerco ovunque, fino a trovarlo sotto al letto. Leggo sullo schermo il nome di mio fratello e riesco a rispondere appena in tempo.

«Ma dove diavolo sei?» sbraita. «Ti stiamo cercando da due ore, dove sei finita? È tardissimo!»

«Sta calmo! E poi siete stati voi a sparire.»

«Siamo sempre stati insieme e improvvisamente sei corsa via.»

Non me lo ricordo affatto.

«Sono andata al bagno e ho incontrato un amico.»

«Non dirmi che sei con Erik.»

«Cosa? No!»

È impazzito?

«Chi è quest'amico?»

«Non lo conosci.»

«Rose, non farmi stare in pensiero.»

«Tranquillo, sto benissimo.»

«Va bene, ti aspetto a casa.»

Riattacca ed io ritorno ai miei pensieri.

Quell'antipatico è in bagno da un'ora e mi ha abbandonata qui. Sembra una femminuccia, tutto perfettino e attento ad ogni minimo dettaglio, che sfigato. Mentre lo insulto mentalmente, la porta del bagno si apre, rivelando un Nicolas in canotta bianca aderente, e dei pantaloni della tuta. Visto così sembra molto più giovane, quasi uno normale e non il solito altezzoso. Però, devo ammettere che è davvero carino...

«Ci hai messo una vita.» mi lamento. Mi fissa senza dire una parola e con un mezzo sorriso. «Gradirei tornare a casa.»

«Sì. Domani.»

«Cosa? Non ci pensare nemmeno, non ci dormo con te.» Mi ride in faccia, irritandomi ancora di più.

«Va bene, andrò via da sola.»

«Accomodati pure, se vuoi finire in qualche guaio.» Ci penso un po' su e poi ritorno a sedermi sulla poltrona. Che nervi! «Buonanotte, ragazzina.» ridacchia e si sdraia sul letto.

Che razza di stupido. Col cavolo che mi metto accanto a lui. Mi poggio allo schienale della poltrona e cerco di addormentarmi.

***

Mi sveglio col collo dolente e un mal di testa terribile. Lui dorme beato e spaparanzato, mi fa una rabbia. Mi alzo e barcollo fino al bagno.

Quando apro la porta, lui è davanti a me, a petto nudo e con un bicchiere d'acqua in una mano. Resto immobile a fissarlo.

«Buongiorno.» mi saluta. Sbuffo e lo ignoro, oltrepassandolo. «Prendi questa, apatica del cazzo.» poggia il bicchiere sul comodino e di fianco ci mette una specie di pillola. Lo guardo stranita, ignorando l'insulto. «È un'aspirina.»

«E quindi?»

«Quindi, anche se sei arrogante e antipatica, non me la sento di lasciarti col mal di testa, che sicuramente avrai.»

«Sei davvero uno stronzo.»

Sorride e scuote la testa. «Dovrei punirti, sai?»

«E sei anche un sadico!»

Ridacchia e va verso il bagno, chiudendosi al suo interno. Guardo il bicchiere con la pillola e non posso fare a meno di sorridere.

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