Capitolo 18
Rose
Un altro giorno di scuola è cominciato e nell'attesa che arrivi il professore, ho raccontato a Mary quello che è accaduto ieri, di Erik e di Nicolas, ma sembra essere più sorpresa per Erik.
«Così, Erik ti ha detto che tua madre lavora al bar dietro l'angolo?» chiede.
«Sì, ma quando ci siamo andati lei non c'era.»
«E tu gli credi?»
«Sì, sembrava davvero sincero e poi il barista ha confermato.»
«Rose...» scuote la testa. «Non vuol dire che sia proprio tua madre. Sai che non devi dargli retta, ci ha pure provato, dai.»
«Dici che ha mentito?»
«Sì.»
«Non lo so, sembrava così diverso.»
«A parer mio, era una scusa per saltarti addosso.»
Assumo un'aria pensante e poi mi rendo conto di essere stata una stupida e che Mary ha ragione.
«Già.»
«Però... tu hai qualcosa di strano.»
«Cosa?» mi acciglio.
Mi guarda maliziosa e ciò non porta a nulla di buono. Quando si mette qualcosa in testa, difficilmente cambia idea e spesso fraintende.
«Non lo so, ma lo scoprirò.»
«Cosa vuol dire?»
«Il mio sesto senso mi dice che ti interessa qualcuno.»
«Sei matta.» scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo.
Sapevo che avrebbe detto una cosa così stupida, ormai la conosco.
«Dai, dimmi chi è.»
«Sei fuoristrada.»
Ridacchia e continua a guardarmi in quel modo ambiguo. Chi mai potrebbe piacermi? Dopo Erik, credo proprio che ci vorrà del tempo, prima che possa interessarmi ad un altro e poi non ne ho alcuna voglia. Stavolta si sbaglia di grosso.
Finalmente è arrivata l'ultima ora e quello stupido professore è in ritardo di dieci minuti. Magari è impegnato ad infilarsi nelle mutande di qualcun'altra. Gli uomini, credono di essere superiori. Ne approfitto per andare al bagno, devo darmi una rinfrescata al viso e non pensare a tutto quello che mi sta accadendo in questo periodo nero. Purtroppo per me, lo incontro in corridoio.
«Taylor, chi ti ha autorizzata ad uscire?» chiede con tono arrogante.
«Ho bisogno del bagno.»
«Non durante la mia lezione.»
«La faccio in classe?» chiedo sarcastica.
«Smettila di fare ironia e torna indietro.»
Ha dei modi di fare davvero irritanti, non so come faccio a restare così calma.
«Stia calmo.»
Mi fissa arrabbiato e come se volesse prendermi a schiaffi. Ma chi si crede di essere?
«Va bene, ti metterò una nota.»
«Mi ha davvero stancata!» quasi urlo.
«Come osi alzare la voce così?»
«Ho bisogno di andare al bagno e ci andrò!»
«Va pure. Poi vedremo se passerai all'ultimo anno.»
«Ma smettila!»
«Vedo che adesso mi dai del tu.»
«Mi sono resa conto che non meriti affatto il mio rispetto.» lo sfido con lo sguardo.
«Adesso basta, ragazzina.» mi afferra per un polso e lo stringe.
«Lasciami.»
«Devi portarmi rispetto!»
«Il rispetto lo do a chi se lo merita e non ad uno che è furioso per i fatti suoi e se la prende con chi non c'entra!»
Siamo talmente vicini che le punte dei nostri nasi, quasi si sfiorano. Ha un profumo davvero buono, quasi inebriante. Ma cosa diavolo mi passa per la testa? Sembra non voler lasciare il mio braccio e mi guarda dritto negli occhi, sono così verdi e... belli... Devo smetterla!
«Sto perdendo la pazienza.» dice a denti stretti.
«Lasciami.» sfilo il braccio con violenza dalla sua presa. «Se non la smetti subito di trattarmi in questo modo, domani vedrai tutta la scuola tappezzata di fotografie ambigue.» lo minaccio.
«Quali fotografie?» chiede con viso pallido.
«Hai capito bene.»
«Hai scattato altre foto?»
«No, sono le solite... Ma perché, è successo di nuovo?»
«Cosa? No! Stai mentendo.»
«Nicolas, esiste un oggetto chiamato "computer".»
«Le hai trasferire sul computer?» chiede incredulo.
«Esatto, genio.» sorrido.
Vado verso il bagno, lasciandolo lì a sbollire la rabbia. Non bastava Erik, ora anche questo tipo antipatico. Non volevo arrivare a tanto ma ha dei modi che mi irritano parecchio, mi tratta malissimo e non lo accetto.
Ritorno in classe e ovviamente non c'è nessuno, sono scesi in palestra per la lezione di quel tizio. Mi siedo al mio banco e penso che non ho alcuna voglia di raggiungerli. Improvvisamente, il silenzio angusto della classe viene riempito dal suono del mio cellulare. Guardo lo schermo e leggo il nome della mia amica.
«Ehi.» rispondo.
«Ma dove sei?»
«In classe.»
«Vieni giù, allora.»
«No, non voglio.»
«Perché?»
«Ho mal di testa.»
«E cosa farai?»
«Mi rilasserò.»
«Va bene. Ci vediamo all'uscita.»
Riattacco e poggio la testa sul banco.
«Non rilassarti troppo.» dice qualcuno all'entrata della classe, spaventandomi. Alzo lo sguardo e vedo Nicolas. Cosa vuole ancora?
«Che c'è?» chiedo spazientita.
Si siede di fronte a me e mi guarda con un sorrisetto da idiota. Sinceramente non ci trovo niente di divertente.
«Sei talmente antipatica e irritante, che ti farei espellere all'istante.»
«Invece, tu...»
«Non voglio sentire i tuoi insulti.» mi interrompe, coprendomi la bocca con la mano. «Mi tieni in pugno, va bene, ma se io verrò cacciato dalla scuola, anche tu lo sarai.» Cosa sta farneticando? «Ti starai chiedendo il perché, vero? Te lo spiego immediatamente.» Secondo me sta parlando a vanvera, io non ho fatto nulla da essere espulsa dalla scuola. «Anche tu sei stata ripresa in comportamenti equivoci.»
«Cosa?» ridacchio, mentre mi libero della sua mano.
«Sulla porta del ripostiglio c'è una telecamera e tu sei uscita più volte da lì, con quell'altro alunno.» Faccio fatica a non ridergli in faccia, ma è più forte di me. Crede davvero che sia così stupida? «Cos'hai da ridere?»
«Ci hai provato.»
«C'è davvero una telecamera.»
«Sì, c'è. Il problema è che non funziona da anni.» Resta senza parole e scommetto che si sente sprofondare. «Quindi, il coltello dalla parte del manico» mi alzo dalla sedia, avvicinandomi al suo orecchio e sussurrando: «ce l'ho io!»
Mi guarda malissimo, dopodiché si alza irritato e va via dall'aula.
«Ciao, ciao, Nicolas.» urlo sorridente.
Ha cercato di minacciarmi, quando sono stata la prima a farlo. Sarò anche scema con i ragazzi, ma di certo non sono stupida su alcune cose. Non sopporto il fatto che mi stia sempre col fiato sul collo, deve smetterla di tormentarmi, oppure mi vedrò costretta a farlo uscire allo scoperto.
Michael
Ultimamente il lavoro non mi dà tregua, costringendomi a mancare alle lezioni. Non è affatto una cosa buona, ma se non lavoro, come farò a mandare avanti tutto? Non voglio che lo faccia anche Rose. Io e Mary ci vediamo pochissimo, nemmeno la sento e ho paura che si stia stancando. Stasera dovrei finire prima, quindi vorrei passare del tempo con lei.
«Michael.» sento chiamare il mio nome da lontano.
«Ehi, Rose.»
Si siede allo sgabello davanti al bancone.
«Sono tre giorni che non vieni a scuola.» mi fa notare.
«Sì, ma lunedì verrò, promesso! Cosa ti offro?»
«Una coca cola.»
«Arriva subito.» Prendo la coca e gliela verso nel bicchiere. «Senti, Rose...»
«Sì?»
«Hai notizie di Mary?»
«Perché, non vi sentite?»
«Sì, certo...» Alza un sopracciglio e mi fissa. Ha capito subito che non è così. «Va bene. La sento sì e no una volta al giorno e solo se la chiamo io.»
«Tranquillo, sarà distante per via dello studio.»
«Non lo so, è strana.»
«Ehi, guardami.» afferra il mio viso tra le mani. «Non pensare male di lei, okay? Non farebbe mai nulla che potesse ferirti.»
«Sì, hai ragione.» Mary mi ama e non mi tradirebbe mai. «Ti va di andare a ballare, stasera?» le chiedo.
«A ballare?»
«Sì. Domani non c'è scuola, passiamo una serata diversa.»
«Non lo so... E poi non devi lavorare?»
«Dovrei finire prima. Allora, ci vieni?» metto il broncio.
«E va bene, chiama Mary e poi avvisami per l'ora.»
«Perfetto!»
Beve la coca cola e poi mi sorride. Mi ha sempre ricordato papà, soprattutto il modo di ridere e scherzare, le battute sceme.
Rose
Dopo essere passata al bar dove lavora Michael, sono ritornata a casa. Mi sono preparata un toast e l'ho divorato in poco tempo, avevo una fame da lupi e zero voglia di mettermi a cucinare. Raggiungo il piano di sopra, entro in camera mia e mi sdraio sul letto. Chiudo gli occhi e mi assopisco.
Il mio sonno viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Lo afferro, ancora ad occhi chiusi e rispondo.
«Pronto...»
«Dormivi?» chiede Mary.
«Sì, un po'.»
«Menomale che ti ho chiamata, allora.»
«Ma che ore sono?» mi alzo sui gomiti.
«Le sette passate.»
«Oh, no.»
«Tranquilla, passo da te tra due ore.»
«Ah, menomale, ce la faccio.»
«Sì, spero.» ridacchia.
«Non prendermi in giro, dai...» dico col broncio. «Meglio se riattacco, adesso.»
«Sì, meglio!» ridacchia. «A dopo, dormigliona.»
Che scema. Ho dormito davvero troppo e il tempo è passato in un soffio. Mi alzo dal letto e corro al bagno.
Dopo aver fatto la doccia, avverto il mio cellulare emettere un bip, è appena arrivato un messaggio.
Messaggio da Erik: Stasera il cielo è pieno di stelle, mi piacerebbe guardarle insieme a te. Che ne dici se passo a casa tua?
Pensa davvero che voglia passare del tempo con lui? È davvero senza dignità. Ignoro il messaggio e torno in camera. Apro l'armadio e resto ferma a fissarlo. Il mio sguardo cade su un vestitino, non è elegante, quindi le mie air force bianche ci andranno benissimo. Provo l'abbigliamento completo e mi rendo conto che va bene così. Subito dopo suonano il campanello, guardo l'ora sul cellulare e deduco che si tratti di Mery. Scendo velocemente le scale e vado ad aprire. Il mio entusiasmo si spegne appena vedo la persona fuori dalla porta.
«Tu?»
«Ciao, zuccherino.» dice Erik, sorridendo.
Cerco di chiudere la porta ma la blocca con un piede.
«Va via.»
Faccio forza ma non serve a nulla, riesce ad aprirla e ad entrare. Chiude la porta alle sue spalle e viene verso di me, a passo lento.
«Sei sola, vero?»
«No, c'è Michael.»
«Stai mentendo.»
«No.»
«Ti piacerebbe ritornare ai vecchi tempi?»
«Che cosa intendi?»
Afferra la mia mano e la porta verso le sue parti intime.
Gli do una spinta. «Stammi lontano!»
«Piccola, io sono il tuo ragazzo.» dice, guardandomi malizioso, poi si lecca il labbro superiore.
«Ex! Hai capito?»
Indietreggio ancora, fino a ritrovarmi con le spalle al muro. Cacchio! Perché non posso essere come i fantasmi?
«Lo vedi quanto ti desidero?» indica le sue parti basse.
«Ma vuoi capire che non ti amo più?» urlo.
La mia frase non sembra fargli effetto, continua a camminare verso di me. Mi raggiunge, afferrandomi per i fianchi e a pochi centimetri dalla mia bocca. Sta per baciarmi, quando suonano alla porta. Si volta bruscamente e poi corre alla porta sul retro. Tiro un respiro profondo e vado ad aprire.
«Ma bene, siamo sexy, eh?» dice Mary con un sorriso.
«Che bello vederti.» le do un abbraccio, come se non la vedessi da mesi.
«Ma cos'hai?»
«Erik era ritornato all'attacco, ha provato a baciarmi e chissà cosa sarebbe successo se non fossi arrivata in tempo.»
«Oh, Rose... sicura di non voler allertare la polizia?»
«È solo un idiota, Mary.»
«Non lo so, sta diventando sempre più pericoloso.»
«Non preoccuparti, so quello che dico.»
«Va bene... se ne sei convinta.»
«Andiamo da Michael?»
«Sì.»
Anche io mi sto rendendo conto che le cose con Erik stanno diventando pericolose, ma chiamare la polizia mi sembra un po' eccessivo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top