Capitolo 14
Erik
Mi ha piantato in asso ancora una volta e non riesco a farmene una ragione, non posso perderla. Devo trovare un modo perché ritorni con me, è la donna della mia vita e sono stato il primo per lei. Probabilmente devo solo aspettare che le passi, poi potrò riprovarci, so bene che mi ama ancora. Stasera credo che andrò in giro per locali, è da un po' che non accade un cazzo e ho bisogno di cambiare aria. Credo proprio che telefonerò a James, non ci vediamo quasi mai, ha sempre qualcosa da fare. Compongo il suo numero e metto in chiamata. Risponde quasi subito, spiazzandomi.
«Ehi, cazzone.»
Il solito ragazzo fine.
«James.»
«Come mai chiami?»
«Mi chiedevo, stasera ti va di uscire?»
«Sono senza macchina, amico.»
«Nessun problema, passo a prenderti io.»
«Se è così, va bene. Alle dieci?»
«Perfetto! A stasera.»
La serata è organizzata. Dovrò fare di tutto pur di non pensare a lei, divertirmi e basta, magari con una bella ragazza che ci sta. Ho bisogno di distrarmi.
Rose
Finalmente sono arrivata a casa, avrei preferito che Michael mi avesse dato un passaggio, ma è scomparso con Mary, lasciandomi da sola. Vatti a fidare dei fratelli. Infilo la chiave nella serratura e faccio girare, rendendomi conto che la porta non è chiusa a chiave. Se doveva venire a casa, perché non mi ha dato un passaggio? Non lo capisco. Entro in casa e vado dritta in cucina, ma non c'è nessuno. Sarà di sopra con Mary? Oddio, no, ti prego. Non ho alcuna voglia di vederli mentre fanno cose. Salgo le scale a passo lento, facendo meno rumore possibile. Arrivo in corridoio e vado verso il bagno, girando la maniglia, ma è chiusa a chiave.
Do dei colpi sulla porta. «Michael?»
Nessuna risposta. Allora batto più forte il pugno sul legno bianco ed urlo nuovamente il suo nome. La porta si apre, lasciandomi spiazzata e pietrificata. Non posso credere a quello che vedo.
«Rose!»
«Mamma...» Cosa ci fa qui? Dopo mesi di silenzio, dopo il modo orribile in cui si è comportata. «Mamma... tu...» abbasso lo sguardo sulla sua pancia.
«Sì, sono incinta.»
«Oh, cazzo!» esclamo e porto una mano sulla fronte.
Gli occhi mi diventano lucidi e non so più cos'altro dire, a parte urlare.
«Sono tornata, tesoro.» allunga una mano verso di me, come per accarezzarmi il viso ma faccio due passi indietro, impedendole di toccarmi.
«Sei tornata?» chiedo con tono deluso e con le lacrime che minacciano di scendere.
«Sì...» si avvicina di nuovo.
«Non ti azzardare a sfiorarmi!» sbotto.
«Oh, piccola... so di aver sbagliato, ma lascia che ti spieghi...»
«Cosa c'è da spiegare?» urlo. «Ci hai abbandonati!»
«Ti prego, perdonami.»
«Ma smettila!» Una lacrima abbandona i miei occhi. «Non ti perdonerò mai!»
La oltrepasso, scappando via. Raggiungo il piano di sotto e sento che chiama il mio nome, ma la ignoro ed esco di casa, correndo, più lontano che posso, fino a scontrarmi con qualcuno.
«Rose, che ti succede?» chiede mio fratello, afferrandomi per le spalle.
«Oh, Michael, fortuna che sei qui.» lo stringo forte e comincio a piangere più di prima.
«C'entra Erik?» Non gli rispondo e continuo a singhiozzare. «Rose, guardami.» afferra il mio viso per costringermi a guardarlo.
«È tornata.» tiro su col naso. «Sono scappata... Non volevo vederla.»
«La mamma?» chiede incredulo.
«Sì.»
«Come osa? Dopo quello che ci ha fatto passare...»
«E c'è un'altra cosa...»
«Dimmi.»
«Aspetta un bambino.»
Sgrana gli occhi, esattamente la mia stessa reazione.
«C-cosa?» chiede con difficoltà, poi mi prende per mano e mi trascina con lui.
Abbiamo raggiunto il parco e ci siamo rimasti per un bel po', senza dire una parola. Neanche lui ha voglia di vederla ed è più che comprensibile, ma non possiamo restare qui per sempre, si sta facendo tardi.
«Non credi sia ora di tornare a casa?» chiedo flebilmente.
Continua a fissare il vuoto, come se non mi avesse sentita.
«Ti va di andare a mangiare una pizza?» chiede.
«Eh?» Sono incredula, di solito non gli piace andare in pizzeria, almeno da quando nostro padre non c'è più. «Una pizza?»
«Passiamo una serata insieme, come quando eravamo più piccoli, ricordi?»
«Sì, certo che ricordo.»
«Be', allora andiamo?»
«Sì, va bene.»
Raggiungiamo una pizzeria a pochi isolati da casa nostra, non è il massimo, ma dato che siamo sprovvisti di macchina, ci tocca accontentarci. Credo che resteremo fuori ancora a lungo, il che non mi dispiace, ma non possiamo continuare così, dovremmo affrontare la situazione, anche se è molto difficile. Ci sediamo ad uno dei tavoli liberi e subito veniamo raggiunti dal cameriere, che ci porta i menù. Lo sfoglio a lungo, senza curarmi di leggere le pizze presenti, ho la testa altrove e non è nemmeno il posto giusto per pensare a cosa sta succedendo.
«Hai scelto, Rose?» Michael mi riscuote dai pensieri.
«Sì.» mento.
Afferra la mia mano e mi guarda comprensivo. «Andrà tutto bene. Te lo prometto.» Annuisco lentamente e lo osservo chiamare il cameriere. «Vorremmo ordinare. Rose, cosa vuoi?»
«Una margherita con patatine fritte.»
«Uhm... buona idea, anche io.» dice al cameriere. «Ah, poi una bottiglia di coca cola, grazie.»
Il cameriere fa un cenno con la testa e va via con le nostre ordinazioni. Restiamo in silenzio, esattamente lo stesso silenzio di ore fa, quello che non sopporto.
«Come vanno le cose con Mary?» chiedo, per rompere il ghiaccio.
«Molto bene.» sorride.
«Mi fa molto piacere.»
«Tu, invece? Come stai?»
«Io... sto bene.»
«Pensi ancora a lui, vero?»
«No.» Corruga la fronte e mi guarda incredulo. «E va bene... ogni tanto sì, ci penso.»
«La supererai, te lo garantisco.»
«Lo so...»
Veniamo interrotti dal cameriere che ha in mano le nostre pizze e le poggia sul tavolo.
«Grazie.» diciamo io e Michael, all'unisono.
Erik
Aspetto che James esca di casa, ormai sono qui da più di dieci minuti e sa bene quanto odi aspettare. Nell'attesa, tiro fuori il cellulare dalla tasca e d'istinto provo a chiamare Rose. Ma ovviamente non risponde e ciò mi rende ancora più impaziente e isterico.
«Ciao, bello.» mi saluta James, entrato in macchina senza che me ne accorgessi.
«Ehi.»
«Dove andiamo?»
«A dire il vero, speravo che tu avessi in mente qualche bel posto.» gli sorrido e gli faccio un occhiolino.
«Un bel posto, eh?» sghignazza e mi guarda malizioso.
Dopo circa mezz'ora, siamo fuori ad un locale e comprendo quasi subito di che locale si tratta. Ridacchio, contagiando anche lui.
«Volevi un bel posto, eccoti accontentato.» dice, sorridendo.
«Un locale a luci rosse?»
«Sì, amico, trombata assicurata.»
Ridiamo entrambi ed usciamo dalla macchina. Raggiungiamo l'entrata e veniamo invasi dalla musica. Sul palco ci sono donne che ballano in topless e uomini che infilano il denaro nei loro piccoli tanga. Ci sediamo al tavolino e arriva una ragazza vestita con un completino bianco e rosso da cameriera, cortissimo, che non lascia spazio all'immaginazione.
«Cosa vi porto, ragazzi?» chiede con tono provocante.
Resto a bocca aperta a fissarla.
«Amico, chiudi la bocca che ci entrano le mosche.» mi prende in giro James. Ritorno in me e gli do una gomitata. Avrebbe potuto evitare di insultarmi davanti a lei. «Due Whisky, bellezza.»
Dopo un po' mi ritrovo tra la folla, con la testa che gira e il morale altissimo. Ho bevuto troppo, come al solito. Non vedo più James e deduco che sia impegnato a scoparsi qualcuna, mentre io ho le mani sui fianchi di una ragazza e mi godo il suo sedere strusciarsi contro di me. Credo che la cosa migliore da fare per non pensare più a Rose, sia portarla in un posto appartato. Afferro la mano della ragazza di cui non conosco nemmeno il nome e la trascino nel guardaroba del locale. Senza perdere altro tempo, la sollevo, facendola sedere sul bancone. Tiro fuori velocemente la mia erezione e i preservativi nella tasca posteriore dei jeans, infilandomene uno. Le sposto gli slip ed entro dentro di lei, con forza. Tira un urlo, ma gli tappo la bocca con la mano.
Chiudo gli occhi e le sussurro all'orecchio: «Ho voglia di te, Rose.»
Subito dopo mi rendo conto di aver sbagliato e arresto i miei movimenti, restando a fissarla. Ma lei non capisce e così comincia a baciarmi il collo e mi prega di fare veloce. La blocco ed esco da lei, liberandomi del preservativo e sistemandomi per bene. Corro via da lì, lasciandola da sola e improvvisamente le lacrime rigano il mio viso. È la prima volta in tutta la mia vita che piango per una ragazza.
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