Capitolo 12
Michael
«Ti amo.» le sussurro dolcemente.
«Ti amo anche io.» La prendo in braccio e la porto a letto, sfilando la sua maglietta, dopodiché le sbottono il reggiseno e comincio a baciarla sul collo. Mi spinge, posizionandomi su di me e fa scorrere la sua mano nei miei jeans, oltrepassando i boxer. «Ti voglio.» mi sussurra all'orecchio.
La guardo malizioso e impaziente di andare subito al dunque. Mi libero della sua mano e riprendo il controllo della situazione, facendo l'amore con lei.
È stato bellissimo, come tutte le volte e ora siamo sotto le coperte, abbracciati, ogni tanto le poso dei baci sulla testa e mi godo il dolce profumo della sua pelle nuda. Mi piacerebbe restare così per sempre, in pace e tranquillo con lei. Ma purtroppo il momento viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Allungo una mano verso il comodino, lo afferro e guardo lo schermo, restando spiazzato.
«Non rispondere!» esclama Mary, con disgusto.
«È strano che mi chiami dopo quello che è successo.»
«Non dargli retta, vuole solo scocciare.»
Tiro un lungo sospiro e accetto la chiamata. «Cosa vuoi, Erik?»
«Michael, grazie al cielo... mi serve aiuto...» bofonchia.
Il suo tono di voce è davvero strano, deve trovarsi nei guai.
«Perché hai chiamato me?»
«Perché sei l'unico amico vero che ho, o meglio, che avevo.»
«Cosa hai combinato?»
«Sto girando da ore, mi hanno pure pestato quattro ragazzi, non so dove mi trovo, sono disorientato.»
«Riesci a descrivermi il posto?»
«C'è una specie di metropolitana qui e di fronte un bar chiamato Dream... ma... che cazzo... Ehi, sei ancora lì?»
«Erik, mi senti?»
«Michael, la linea è disturbata.»
«Credo di aver capito, non muoverti, arrivo subito.»
«Grazie amico.»
Riattacco e incontro gli occhi delusi di Mary. Non posso di certo biasimarla, ma mi sarei sentito viscido se gli avessi rifiutato il mio aiuto.
«Non guardarmi in quel modo, è nei guai.» cerco di spiegarle.
«Io lo lascerei marcire dov'è.» sbotta.
«Hai ragione, ma sembrava davvero strano. Ora ti riporto a casa e poi vado.»
«Non puoi portarmi con te?»
«Preferisco non metterti nei guai.»
Sbuffa e mi guarda preoccupata, poi si alza dal letto e comincia a recuperare i suoi vestiti.
«Portami a casa tua, i miei lavoreranno tutta la notte, non mi va di restare da sola.» dice un po' delusa.
«Va bene. Ma non farne parola con Rose.»
«Non lo farò.»
Dopo aver lasciato Mary a casa mia, arrivo a destinazione. È stato un viaggio di oltre trenta minuti e mi chiedo cosa lo abbia spinto fin qui. Mi fermo davanti al bar, l'unico a chiamarsi Dream. Mi guardo intono e lo vedo, è seduto a terra, sul bordo del marciapiede di fronte. Scendo dalla moto e a passo veloce lo raggiungo, sedendomi accanto a lui. Mi sorride triste e poi mi guarda con gratitudine. Ha il viso tumefatto, un taglio all'angolo della bocca, dove fuoriesce del sangue.
«Ma cosa cazzo è successo?» gli chiedo con tono duro.
Mi guarda con aria affranta, dopodiché mi abbraccia. Cerco di scrollarmelo di dosso ma non me lo permette, cominciando a singhiozzare. Questa situazione è davvero imbarazzante.
«Sono un coglione! Ecco cos'è successo.»
«Fortuna che ne sei consapevole.»
«Ho perso Rose, senza di lei nulla ha senso e così mi sono scopato una, lei ci stava alla grande ma poi mi è scappata la situazione di mano e credo che abbia mandato i suoi amici a pestarmi.»
Lo guardo disgustato. «Non avrei mai dovuto accorrere in tuo aiuto, sei una merda!» sbotto.
Mi alzo per andarmene ma mi ferma, afferrandomi per un polso.
Michael, aspetta... Ho chiamato te perché sei il mio migliore amico e sei il fratello della ragazza che amo.»
«Non potrai recuperare niente con Rose, ormai l'hai persa. Avresti dovuto pensarci prima.» mi libero dalla sua presa e mi avvio verso la moto. Lui resta lì, fermo, con lo sguardo triste e le lacrime agli occhi. «E datti una mossa!»
Mi guarda con un mezzo sorriso e corre verso di me.
«Grazie, Michael.»
So già che è un'enorme cazzata, ma non me la sento di lasciarlo qui, non me la sento di comportarmi come lui.
Rose
Ho preparato una cioccolata calda per me e Mary, la sua compagnia mi fa bene, riesce sempre a tirarmi su. Anche se non lo do a vedere, sto male e sento che lei ne è al corrente. Abbiamo deciso di guardare un film, nel mentre che arriva Michael, mi ha detto che aveva una cosa da fare nel bar dove lavora. Ci sediamo sul divano e accendo il lettore dvd, porgendole alcuni dischi.
«Scegli il film?» le chiedo.
«Uhm... va bene.»
Dà un'occhiata veloce e infine sceglie un horror. Tipico di Mary, le piacciono tanto. Il film in questione è "Pet Sematary", tratto da un romanzo di Stephen King, lo adoro!
Dopo circa mezz'ora, mi rendo conto che Mary si è appisolata sul divano. Aveva l'aria stanca quando è venuta a casa, poverina. Subito dopo sento la porta d'ingresso aprirsi. Mi alzo dal divano e vado a controllare che sia mio fratello.
«Michael, ma dove sei stato? È tardissimo.» chiedo preoccupata.
Ignora le mie parole, ha uno sguardo serio, ma non riesco a capirne il motivo. Improvvisamente, dietro di lui appare Erik. Resto paralizzata e spiazzata. Ha il viso a pezzi e non posso fare a meno di chiedermi cosa gli sia capitato. Ma come mi salta in mente di preoccuparmi? Come ha potuto portarlo a casa?
«Ciao, Rose.» mi saluta, come se niente fosse.
Resto a guardarlo ma non ricambiare il saluto. Sento la testa girare, non riesco a capire cosa mi stia succedendo. Le gambe mi diventano molli e non reggono più il mio peso...
«Rose...» sento mio fratello pronunciare il mio nome, poi perdo conoscenza.
Apro gli occhi e mi ritrovo sul letto della mia stanza, con un cerchio alla testa, come chi è appena uscito da una sbronza. Accanto a me c'è Erik e mi sposto immediatamente, per evitare che mi tocchi. Osservo di nuovo il suo viso, è messo male.
«Cosa...» mi schiarisco la voce. «ti è successo?»
«Niente. Mi hanno scambiato per un altro.»
«Sei sincero?»
«Sì...»
Mi avvicino nuovamente a lui, allungando una mano verso il suo viso, ma non lo tocco, non me la sento.
«Deve far molto male.» dico.
«Fa malissimo.»
«Aspettami.» mi alzo dal letto e mi dirigo velocemente al bagno, prendendo la cassetta del pronto soccorso. Ritorno in camera e poggio le cose sul comodino, poi stappo il disinfettante e prendo un batuffolo di cotone, inumidendolo. «Ora non muoverti, brucerà un pochino.» lo avverto. Avvicino il cotone alla ferita e tampono leggermente. Chiude gli occhi e stringe i denti. «Scusami.»
«Grazie, Rose.»
«Non... c'è di che.» rispondo con difficoltà. Dopo averlo medicato resto ancora un po' a fissarlo e mi chiedo se davvero sia stato scambiato per un altro, ma la ragione mi dice che non è così. Improvvisamente si alza di scatto e mi afferra per i fianchi, avvicinandosi a me, come se volesse baciarmi. «Erik, no.» lo fermo immediatamente. «Ti ho medicato, va bene, ma questo non cambierà le cose tra di noi.»
«Capisco.» risponde tristemente.
Mi allontano da lui e recupero tutta la roba dal comodino.
«Vado a metterla a posto.»
«Va bene...»
Quando ritorno in camera, lui non c'è più. Era davvero mal ridotto e quando l'ho respinto ci è rimasto male, ma non posso farci nulla, non riesco nemmeno ad immaginare di ritornare con lui. Scendo al piano di sotto, con l'intento di mangiare qualcosa, ma appena vedo Erik che sta bevendo un bicchiere d'acqua, mi passa la fame.
«Pensavo te ne fossi andato.» dico flebilmente.
«Non prima di averti parlato.»
«Cosa c'è ancora da dire?» chiedo spazientita.
Si avvicina e mi guarda dritto negli occhi. Quel contatto visivo mi fa ritornare alla mente la sua espressione mentre si scopava quell'altra ed ho come una fitta al cuore. Odio provare ancora qualcosa.
«So di aver sbagliato e che sono imperdonabile, ma voglio che tu lo faccia, mi basta solo questo... non ti chiederò di ritornare insieme e fingere che non sia accaduto nulla, chiedo solo il tuo perdono. Vorrei provare ad esserti amico.»
Ma è serio?
«Io e te non potremmo mai essere amici.» sbotto.
«Ma... ho il tuo perdono?»
«Va bene... ma non avrai niente più di un semplice saluto.»
«Mi basta anche solo quello, per il momento.»
Sorride, mentre io avverto solo una gran tristezza nel cuore. Vorrei mettermi a piangere ma non posso, non davanti a lui, potrebbe fraintendere e non voglio che si faccia idee sbagliate.
«Ora scusami, ma me ne vado a dormire.» cerco di liberarmi di lui.
«Va bene. Buonanotte, Rose.»
«'Notte, Erik.»
Ritorno in camera e finalmente posso dare libero sfogo ai miei sentimenti. Le lacrime cominciano a rigarmi il viso e non riesco a fermale. Mi sdraio sul letto, liberandomi dal peso che avevo sullo stomaco da diverso tempo. Non riesco ancora a credere a quello che mi ha fatto, ma avrei dovuto capirlo, perché nulla dura in eterno.
***
Sono passate due settimane da quella sera e posso dire di essermi abituata alla sua assenza. Erik ormai fa parte del passato, anche se qualche volta mi manca ancora. Credo che il motivo sia che è stato il mio primo vero ragazzo. Non permetterò più che mi trattino in quel modo, ritornerò quella di prima e nessuno riuscirà ad abbattere le mie mura!
È da poco iniziata la primavera, le giornate sono belle e più lunghe, ma di nostra madre neppure l'ombra. Fingiamo che sia morta... È brutto da dire, ma è l'unico modo per non pensarci. Le serate le passo in compagnia di Mary e Michael, ma a volte mi sento di troppo. Loro sono molto gentili e fanno di tutto per rendermi partecipe delle loro conversazioni, ma so che non posso continuare a stargli tra i piedi, hanno bisogno della loro privacy. Michael, da quella sera, non ha più sentito Erik, si incontrano casualmente fuori scuola e nemmeno si guardano in faccia. Non biasimo mio fratello, perché è più che comprensibile che dopo quello che ha combinato Erik, non voglia più aver a che fare con lui.
Lidya
Sono passati sette mesi da quando sono scomparsa dalla vita dei miei figli, continuo a mandargli dei soldi, sperando che li usino e stiano bene. Purtroppo non posso dire lo stesso di me, i sensi di colpa mi stanno divorando e Josh mi trascura. Sento di aver commesso un grosso sbaglio, ma stiamo per avere un bambino. Comincio a credere che mi abbia costretta a partire solo perché voleva sfruttarmi, solo perché aveva bisogno di una donna in casa. Ogni sera esce e ritorna a casa con una ragazza diversa, tutte molto giovani ed io sto malissimo. Quando si ubriaca mi mette le mani addosso e non riesco a difendermi. Qualche sera fa si è fermato appena in tempo, stava per colpirmi alla testa con una statuetta in metallo. Non riesco più a vivere così. Tra un mese è prevista la data del parto, ma ho deciso di andar via subito, non voglio che il piccolo subisca ulteriori danni, basta!
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