Capitolo 11

Rose
Finalmente arriva la ricreazione e come mio solito mi avvio alla porta per uscire dall'aula, anche se stavolta non ho bisogno del bagno, ma voglio solo stare tranquilla per un po'. Mary mi squadra, come a voler chiedere, "dove stai andando?". Le porgo un semplice sorriso ed esco. Mi dirigo al bagno e resto lì per un po', poggiata al muro, chiudendo gli occhi e con i pensieri che cominciano ad assalirmi; mi chiedo come abbia fatto la mamma a lasciarci e perché stia capitando tutto questo a me, per quanto ancora mi toccherà soffrire? Non lo do a vedere ma dentro mi sento morire. Asciugo una lacrima appena caduta e decido che è meglio ritornare in classe, non vorrei ritrovarmi in uno tsunami di lacrime. Apro la porta e sussulto. Erik, immobile davanti a me, che mi guarda con timore. Faccio finta di nulla e lo oltrepasso.

«Aspetta, Rose.» mi afferra per un braccio.

«Sento uno strano ronzio, dev'essere una mosca, anzi, un moscone.» dico con sarcasmo e irritazione.

Mi libero violentemente dalla sua presa, ma mi afferra di nuovo, impedendomi di proseguire.

«Mi dai la possibilità di spiegare?» No che non gliela do! Resto in silenzio, evitando di guardarlo. Lo detesto con tutta me stessa, avrei voglia di prendere a schiaffi quella sua faccia di merda. «Rose, ti prego, perdonami...»

«Perdonarti?»

«Ero ubriaco, non sapevo quel che facevo.»

«Ah... non sapevi quel che facevi?» ripeto, con disapprovazione.

«No, te lo giuro.»

«Il tuo pisello è finito nella sua vagina per caso, giusto? Scusami tu se non l'ho capito subito.» dico in modo sarcastico e con tono spazientito. Gli sfilo il braccio dalle mani e lui mi ferma di nuovo. «Guarda, Erik, se mi fermi di nuovo e mi impedisci di ritornare in classe e di farmi i fatti miei, giuro che ti prenderò a schiaffi!» urlo.

Un bidello ci guarda male e a quel punto molla la presa, lasciandomi andare. Mi sento soddisfatta, gli ho fatto capire che è solo una nullità, che non è così importante come crede...

Ritorno in classe, mi siedo e Mary ha il solito sguardo da detective Conan.

«Signorina, come mai così sorridente?» mi chiede dubbiosa.

«Niente.»

«Sei sicura?»

Annuisco e ripenso alla faccia sorpresa di Erik.

Mary
Ultimamente Rose è su di giri, è sempre allegra, logorroica e non parla mai di come si sente. Non vorrei che avesse preso il tradimento più male del solito. È sempre stata un po' pazza, ma ora sta un pochino esagerando, quei sorrisi e battutine che fa, sono falsi, oramai la conosco troppo bene. Ho paura che faccia qualche sciocchezza, sembra stare benissimo, ma è tutta apparenza. Adesso devo darmi una mossa, tra un'ora passa a prendermi Michael, ha detto che ha organizzato una cena, ma non ha voluto dirmi altro, solo che è una sorpresa. Credo che ne parlerò con lui della faccenda di Rose.

Sono già pronta da mezz'ora, non sto più nella pelle. La nostra storia sta andando sempre meglio ed è la prima volta che mi sento così felice, soprattutto innamorata. Mi ha fatto dimenticare tutte le cose orribili del passato e gliene sono infinitamente grata. Voglio lui e nessun'altro. Il suono del mio cellulare mi distrae dai pensieri. Lo afferro e leggo il suo messaggio, sorridendo allo schermo.

Messaggio da Michael: Ti sto aspettando dietro l'angolo.

Tiro un lungo sospiro di sollievo. Ho pensato davvero che non venisse? Esco di casa, dicendo ai miei che sarei andata da Rose. Lo raggiungo, gli do un bacio veloce e salgo sulla sua moto.

Mi porge un foulard. «Legalo davanti agli occhi.»

«Davvero?» sghignazzo.

«Shh, non ridere e fallo!» ordina da finto duro.

Faccio come mi ha detto e parte. Che strana sensazione, essere su una moto con gli occhi bendati, ti sembra di volare, soprattutto se sei in compagnia della persona che ami.

Dopo un tempo che mi è sembrato davvero breve, si ferma e mi aiuta a scendere. Avverto l'odore del mare e sento il rumore delle onde, deduco che sia un posto in spiaggia. Sto fremendo per l'emozione e non ho ancora visto nulla. Mi guida piano e non ho la minima idea di dove mi stia portando.

«Ora puoi guardare.» dice.

Mi libero del foulard e resto senza parole. C'è una vista bellissima davanti a noi, la camera è stupenda, il pavimento è in marmo, color panna, le pareti rosa salmone, con motivi floreali color oro, un letto adornato con petali di rose a forma di cuore e al centro, in un secchiello col ghiaccio, una bottiglia di champagne.

«Oddio, Michael... è stupendo.» lo abbraccio e i miei occhi diventano lucidi.

«Meriteresti anche di più.»

Quant'è dolce! Mi sono innamorata di lui e non posso farci niente. Mi accompagna al tavolo nell'altra stanza, è davanti all'enorme vetrata con vista mare. Sposta la sedia e da signore mi fa sedere.

«Prego, madame.» dice con gesto teatrale.

«La ringrazio.» sorrido.

«Gradirebbe un po' di champagne?»

«Certo, mio signore.» Mi riempie il bicchiere e poi alza il coperchio dal piatto. «Un'aragosta? Oddio, Michael, non dovevi.»

«Ti piace, vero?»

«Certamente.»

Mangiamo la deliziosa aragosta, poi mi alzo e vado verso di lui, abbracciandolo da dietro.

«Che ne dici di passare direttamente al dessert?» gli sussurro, in modo provocante.

Lui si volta e mi guarda malizioso. Afferra il mio viso tra le mani e mi bacia con foga, come se non desiderasse altro dalla vita.

Erik
Ti accorgi che una persona è importante solo dopo che l'hai persa. Ed io l'ho persa nel peggiore dei modi che possa esistere. Sono stato davvero scorretto. Rose non vuole più saperne di me e l'unica cosa che so fare è bere e ubriacarmi. Devo scaricare i nervi in qualche modo, non riesco a pensare ad altro. Sono nel solito bar, da solo e affogo i dispiaceri nel terzo bicchiere di vodka. Improvvisamente, vedo entrare una ragazza nel bar e mi appare il suo viso. Cazzo! La mente mi gioca brutti scherzi. Scolo il drink tutto d'un fiato e poi richiamo il barista per la quarta volta.

«Portamene un altro!»

«Erik, non vorrei stessi esagerando.» mi dice.

«Niente affatto, sto benissimo.»

Dopo aver scolato cinque bicchieri colmi di vodka, mi decido finalmente ad uscire dal bar, ma il mio sguardo si posa sul pub di fronte. Attraverso la strada barcollando, sperando che nessuna macchina mi metta sotto, fino a raggiungere l'entrata. Varco la soglia e la musica invade i miei sensi, è alta e ci sono tanti ragazzi in pista che ballano. Adocchio una ragazza che balla da sola e la raggiungo immediatamente, ballando dietro di lei. Si struscia continuamente contro di me, fino a farmi perdere il controllo. Capisco che ci sta, la afferro per i fianchi e le bacio il collo. La faccio voltare velocemente e vedo di nuovo Rose. Porca puttana! Stringo gli occhi e quando li riapro, una chioma bionda e lunga mi riporta alla realtà. Va bene, devo smetterla di pensare a lei. Afferro la mano di questa ragazza e la trascino fino al bagno del locale. La spingo in uno dei cubicoli e la sollevo, avvolgendo le sue gambe intorno alla mia vita e sbattendola alla parete. Sto per spostarle gli slip e il viso di Rose è di nuovo lì. Ritorno in me quando sento le sue mani intorno alla mia erezione, è scesa da me e mi sta toccando in modo frenetico, poi si inginocchia in questo luogo squallido ed usa la bocca. La tiro su per i capelli, sbattendola con la faccia al muro. Le abbasso gli slip, ed entro dentro di lei da dietro. Lei urla e non riesco a capire se per il dolore o per il piacere, ma non mi importa. Le tiro i capelli all'indietro e do dei colpi forti e secchi. Geme, mentre continuo sempre più violento, senza pietà, cacciando via le lacrime dai miei occhi. Sento che sto per vomitare, allora esco da lei e immediatamente mi chino sul water, rigettando fuori pure l'anima.

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