Capitolo 1

Rose
Il suono squillante della sveglia riempie la stanza, creando un frastuono ininterrotto. Ancora ad occhi chiusi afferro il cuscino e lo lancio contro di essa, facendola cadere al suolo e zittendola. Qualche istante dopo una voce si insinua nella mia testa, incitandomi ad alzarmi e in fretta perché sono già in ritardo. Apro gli occhi in due fessure e mi accorgo che è mia madre a parlare. È indispettita e ha incrociato le braccia al petto, guardandomi ancora più male con i suoi occhi scuri così diversi dai miei.

«Ehi, signorina, alzati subito! Non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola, vero?» mi tira le lenzuola di dosso.

«Mamma, lasciami dormire altrimenti non cresco.» mi lamento, rimboccandomi di nuovo le lenzuola.

«Rose Annie Taylor» dice il mio nome completo. «sono le sette passate, se non ti dai una mossa ti lascio a piedi! Sbrigati che devo andare a lavoro.»

«Va bene, hai vinto.»

Vorrei che le vacanze non finissero così in fretta, ma ora mi tocca tirarmi fuori dal letto, non ho alcuna voglia di farmela a piedi. Mi stiracchio per bene e mi costringo a lasciare il mio unico e vero amore. Il mio cellulare emette un bip, lo afferro dal comodino e leggo il messaggio che mi è appena arrivato.

Messaggio da Mary: Buongiorno, amica! Pronta per un altro anno di torture e nuovi problemi? Ahahah. Ti aspetto nel cortile della scuola. Ti voglio bene!

No!

Ovvio che non sono pronta, non lo sarò mai abbastanza. Mary è la mia migliore amica dai tempi delle medie, è la classica ragazza secchiona e perfetta. È sempre allegra e sorridente, lato caratteriale che le ho sempre invidiato, dato che io sono l'opposto; avete presente il nano Brontolo? Siamo uguali! Ma abbiamo tante cose in comune, tranne una; lei crede nell'amore eterno. È per questa ragione se un anno fa è stata lasciata da uno stronzo: Era innamorata persa, riuscì a portarsela a letto e subito dopo la lasciò con un semplice messaggio, in cui diceva che era stata una bella avventura, ma che doveva finire. Avventura, capite? Adesso basta, devo darmi una mossa! Mi dirigo alla porta del bagno e ovviamente la trovo chiusa a chiave. Mio fratello è peggio di una ragazza, ci passa la vita lì dentro.

«Michael! Ti sbrighi? Sono in ritardo.» mi lamento, battendo il pugno sulla porta.

Quest'ultima si apre e Michael varca la soglia, con soltanto un asciugamano in vita e i capelli bagnati che gli ricadono sul viso.

«Sorellina, sta calma.» dice con un sorrisetto da ebete, poi mi posa un bacio sulla fronte e si chiude nella sua stanza.

Io e Michael siamo gemelli, ma non ci somigliamo affatto, tranne che per il colore degli occhi e dei capelli. Siamo molto legati, anche se a volte ci sono delle incomprensioni, dato il suo modo di proteggermi. È un po' rompiscatole, ma lo amo più di ogni altra cosa al mondo, persino più di mia madre. Entro in bagno, sciacquo il viso, lavo i denti e metto un velo di trucco, mentre sento mia madre lamentarsi dal piano di sotto. Purtroppo non ho tempo per farmi una doccia, allora esco di fretta e scendo le scale, rischiando anche di cadere e rompermi l'osso del collo. Arrivo al piano di sotto e trovo mio fratello tutto perfetto, questo perché si sveglia un'ora prima di me e ha tutto il tempo. Mia madre mi guarda in modo poco amichevole e allora capisco che sta per arrivare un'atra delle sue ramanzine.

«Rose! Quando cambierai le tue abitudini? È appena iniziata la scuola.» mi rimprovera.

«Dai, mamma, lasciala stare, siamo già in ritardo!» interviene Michael. «Andiamo, sorellina.» mi fa un occhiolino complice.

Io e Michael frequentiamo lo stesso liceo ma siamo in classi diverse, cosa che non ho mai accettato, però mia madre ha ritenuto necessario separarci, perché insieme non combiniamo nulla di buono.

Arrivati a scuola, scendiamo finalmente dall'auto di mia madre, che per tutto il tempo non ha fatto altro che lamentarsi per il ritardo e da lontano scorgo la chioma corvina di Mary, è poggiata al muro, intenta a guardare il cellulare. Mio fratello mi saluta e raggiunge il suo gruppo di amici.

«Ehi, sempre attaccata al cellulare?» dico alla mia amica.

«Rose, mi sei mancata tanto.» mi abbraccia molto calorosamente.

«Mi sei mancata anche tu.» ricambio l'abbraccio. Dopodiché la scruto un po', intuendo immediatamente cosa sta pensando. «Speri ancora che quel deficiente si faccia sentire?»

«Sembra strano ma... sì.» sospira. «Ho ancora la speranza che mi invii anche un semplice "ciao, come stai?".»

«Forse ti sembrerò cattiva, ma non credo lo farà. Lascialo perdere, non ti merita!»

«Lo so, ma sono ancora innamorata di lui...»

«Dovresti distrarti e non pensarci, anzi, fa come me; sto alla larga dai ragazzi e da questa strana malattia che chiami amore.» ironizzo.

«Non sei cambiata per niente, a quanto pare.» sghignazza.

«Perché, sarei dovuta cambiare?» chiedo accigliata, guadagnandomi un'altra risata. «Be', se non altro, ti faccio ridere.»

«Questo è vero.» sorride.

***

Siamo appena entrare in classe e ci imbattiamo nelle solite facce, i soliti deficienti e le solite snob. Non odio nessuno, anzi, li ignoro e basta, ma a volte sono così irritanti, credono di essere i padroni della scuola. Mentre cerco il mio posto vedo passare Erik e stranamente il mio cuore perde un battito. Devo stare calma e non dare troppo nell'occhio.

«Che ti prende?» chiede Mary.

Non le ho raccontato che mi piace Erik, me ne vergogno, dopotutto, sono sempre stata la ragazza menefreghista che odia gli uomini, non posso lasciare la mia copertura anti-stronzi.

«Nulla.» mento.

Dicono che il nostro destino sia scritto e che se una cosa deve accadere allora così sarà. Stronzate! Ho sempre pensato che ognuno di noi scriva il proprio destino e se non reagisci non accadrà un bel niente. Quindi, ho deciso di compiere il mio destino e andare a fare la pipì, dato che la vescica sta per scoppiarmi! Volevo essere filosofica, ma non mi è riuscito.

«Prof?» chiamo.

«Sì?» risponde, ancora con lo sguardo abbassato sul libro.

«Avrei bisogno di andare al bagno.»

Alza lo sguardo. «Taylor, sto spiegando, ci vai dopo.»

«Per favore, non posso aspettare.» imploro, con le guance rosse per l'imbarazzo, dato che tutti mi stanno fissando divertiti.

Cosa c'è che non va, nessuno fa pipì in quest'aula?

Tira un sospiro. «E va bene, ma fai in fretta!»

«Grazie.»

Dopo essere passata al bagno, una stupida idea mi balena per la mente. Resto in corridoio e mi poggio al muro, aspettando chissà cosa. Forse che Erik passi per di qua? Che idiozia! Lui è al quinto anno, anche se è un ripetente, ha qualche anno più di me. I suoi occhi sono così azzurri e quei capelli biondo miele... quel suo sguardo ammiccante e misterioso... Oddio, sto diventando scema, come fa a piacermi davvero qualcuno? È totalmente assurdo, non riesco a crederci neppure io. Improvvisamente lo vedo e deglutisco. Ho la capacità di far accadere le cose che voglio? Dovrei frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, invece di perdere tempo qui, solo che sto ancora aspettando la mia lettera... Mi sto perdendo in chiacchiere e intanto Erik si avvicina sempre di più.

«Cosa fai qui fuori? Pensavo fossi andata al bagno.» la voce di Mary mi fa sussultare ed Erik mi passa davanti, ignorandomi del tutto. «Ma bene!» esclama con uno sguardo malizioso.

Non può essersene accorta. Devo scagionarmi con una scusa, non posso confessarle che mi piace un ragazzo, mi prenderebbe in giro.

«Cosa?» chiedo da finta ingenua, mentre con la coda dell'occhio vedo Erik andare via con disinvoltura.

«Ti piace il ripetente, a quanto pare.»

«Cosa?» strabuzzo gli occhi. «Ma no.»

«Dai, ammettilo.»

«Credimi, non è così. L'ho guardato perché è carino, nient'altro.»

«Rose, non prendermi in giro, ti conosco fin troppo bene.» ridacchia.

«Ti dico che non mi interessa, davvero.»

«Uhm... Va bene.» Sembra proprio che non ci abbia creduto. «Ma adesso entriamo in classe perché il professor Marvin sembra di cattivo umore.»

«E chi se ne frega...» dico quasi in un sussurro.

Mary ha capito tutto e purtroppo non ho saputo trovare una scusa più plausibile. Vorrei raccontarle ogni cosa, ma non ci riesco, anche se prima o poi dovrò trovare il coraggio di farlo.

***

La lezione si è conclusa già da dieci minuti, ora facciamo ricreazione e Mary mi fissa come a voler dire, "aspetto delle spiegazioni". Apro la bocca come per parlare, ma poi la richiudo.

«Perché non me l'hai detto?» chiede.

«Detto, cosa?»

«Che ti piace Erik.»

Ops, mi ha scoperto.

«Mary, io...»

«Sono la tua migliore amica.» mi interrompe.

«Lo so, ma...»

Non riesco a mettere insieme due parole. Mi fissa delusa per un po', infine scoppia a ridere. Mi sta prendendo in giro? Ho sempre pensato che le manchi qualche rotella, però così è troppo.

«Tranquilla, non te ne fare una colpa. Probabilmente ti vergognavi.» dice, comprensiva come sempre.

«Come fai a leggermi sempre nel pensiero?»

«Ti conosco!» mi fa un occhiolino.

«Davvero? Eppure ho sempre avuto la sensazione che tu fossi una specie di strega malefica.» ridacchio.

«Ma come, malefica?» mi dà una gomitata scherzosa e poi ridiamo entrambe. «Ehi, smettila di ridere e raccontami tutto!»

«Tutto, cosa?»

«Tutto!» ripete convinta.

La verità è che non ho nulla da raccontarle, tranne che sono un'idiota.

«Non è successo nulla, l'ho visto quest'estate, correva al parco e... l'ho trovato carino.» ammetto con difficoltà.

«Vi siete parlati?»

«Non... proprio. Ci siamo scontrati, lui entrando ed io uscendo... mi fissò e poi andò via.»

«Che romanticona.» mi prende in giro.

«Non chiamarmi così, sai che lo odio!» metto il broncio come una bambina.

«E così ti sei innamorata di lui.»

«Innamorata? Ovviamente no, non lo conosco nemmeno.»

Sono super imbarazzata, vorrei sprofondare in questo preciso momento.

«Sì, certo.» sghignazza.

«Mary!» la riprendo.

«Va bene, scusami.» smette di ridere. «Doveva accadere, prima o poi.»

«Non ho alcuna intenzione di avere una relazione.»

«Rose, sei troppo dura.»

«E mi piace esserlo.»

È stato più facile del previsto, pensavo che se la prendesse, invece è andata bene, per fortuna.

La ricreazione è finita e mancano ancora due ore alla fine delle lezioni. Non faccio altro che pensare a lui per tutto il tempo e questo non va proprio bene, non posso lasciare che un ragazzo qualunque mandi a quel paese quel poco di sanità mentale che mi è rimasta.

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