Capitolo 9

Nicolas
Si starà chiedendo che fine ho fatto e sarà arrabbiata a morte. Non ho avuto modo di avvertirla che non sarei passato a prenderla, è accaduto tutto all'improvviso e proprio mentre stavo partendo da casa. Come farò a spiegarle una cosa così grande? Non troverò mai il coraggio. Mi è costato tanto dirle ciò che provo per lei, che ora non voglio rischiare di perderla per un errore del passato. Ma mi rendo conto che non posso continuare a nasconderle la verità. Improvvisamente mi squilla il cellulare, interrompendo i miei pensieri tormentati.

«Pronto?» rispondo, senza nemmeno guardare lo schermo.

«Nicolas.»

Ancora lei... non so più in che altro modo farle capire che tra di noi è finita e non tornerà come prima.

«Marika, cosa vuoi ancora?»

«Solo ringraziarti.»

«Per cosa?»

«Per aver passato la serata con me.»

«Sai benissimo che non lo faccio per te.»

«So che te l'ho già chiesto, ma... perché non ci riproviamo?»

«Non è possibile.»

«Non puoi cancellarmi dalla tua vita.»

«Sei stata tu a cancellare me, o te ne sei dimenticata?»

«È stato un errore.»

«Gli errori si pagano.»

«Ora sei arrabbiato, ma so che in fondo mi ami ancora.»

«Non dire cazzate!» sbotto.

«C'è un'altra, non è così?»

«Non devo darti conto di quello che faccio nella mia vita.»

Riattacco, senza darle il tempo per dibattere, infine spengo il cellulare. Dovrò trovare le parole giuste da dire a Rose, inventare qualcosa di convincente, non me la sento ancora di raccontarle la verità, è troppo presto e la prenderebbe malissimo.

Rose
La sveglia sta suonando e come al solio non ho voglia di alzarmi, sono ancora stanca per ieri.

«Rose, tesoro.» mia madre entra in camera, con in braccio il piccolo.

Sorrido, guardando il mio fratellino e penso che sia cresciuto tantissimo.

«Ciao, piccolino.» lo saluto, stringendo la sua piccola manina.

Mia madre sorride al gesto e poi il suo sguardo ritorna il solito, quello da dittatrice.

«Dai, alzati che devi andare a scuola.»

Devo farmi coraggio e dirle del lavoro, approfittandone ora che è con Fred, non potrà arrabbiarsi molto, non davanti al bambino.

«Mamma... Devo parlarti.»

Sgrana gli occhi e porta una mano davanti alla bocca.

«Non dirmi che sei incinta, ti prego.»

Mi acciglio e la fisso incredula. Ma cosa le passa per la testa?

«Ma no!»

Tira un lungo sospiro di sollievo e poi viene a sedersi accanto a me, sul letto.

«Allora cosa c'è?»

Ecco che arriva la parte difficile, non so da dove cominciare. Lei non vuole che lavori, comincerà a trovare obiezioni e a parlare della scuola, lo so già.

«Ho trovato un lavoro.» dico tutto d'un fiato.

«Aspetta... forse ho capito male.» Cacchio, ora si arrabbierà. «Stai scherzando, vero?» sbotta.

«No...» rispondo flebilmente.

«Sei impazzita?» quasi urla, provocando i pianti di Fred. «Scusami, piccolo.» lo culla e lo bacia sulla testa.

«È così strano che voglia pensare da sola a me stessa?»

«No, ma hai la scuola.»

«Infatti sto facendo entrambe le cose.»

«Mi stai dicendo che hai accettato senza prima parlarne con me?» Annuisco lentamente. «Oddio, Rose...»

«Fidati di me.»

«Come farai con lo studio? Se lavori non potrai studiare.»

«Certo che potrò, comincio alle cinque del pomeriggio, ho un paio d'ore dopo la scuola.»

Scuote la testa e alza gli occhi al cielo, poi si alza velocemente dal letto.

«Ne riparliamo stasera, ora sbrigati, altrimenti farai tardi.»

Esce dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Be', non è andata poi così male, vero? Che vita stressante! I miei pensieri vengono interrotti dal suono del mio cellulare. Lo afferro immediatamente e resto sorpresa nel leggere il suo nome, dopo quello che ha fatto ieri.

«Nicolas...» rispondo flebilmente.

«Ehi, piccola.»

«Ma che fine hai fatto?»

Non so se arrabbiarmi o ascoltare prima le sue ragioni.

«Perdonami, ho avuto dei problemi.»

«Cos'è successo?»

«Mentre stavo venendo da te, mi si è fermata la macchina e ora la sto portando dal meccanico.»

«Avresti potuto avvisarmi.»

«Lo so, ma il cellulare si è scaricato e non avevo il caricatore con me. Scusami, ti prego.»

«Va bene... Ci vediamo dopo a scuola.»

«A più tardi.»

Riattacco e comincio a pensare di nuovo a cose negative. Che strano, tutti gli imprevisti del mondo accadono a lui. Ne parleremo più tardi, magari faccia a faccia.

***

Appena arrivata a scuola scorgo Mary al solito posto ad aspettarmi e noto uno strano sguardo imbarazzato tra lei e mio fratello. Si amano e non vogliono capirlo, si ostinano a voler stare separati. Mio fratello raggiunge il suo gruppo di amici e io raggiungo lei.

«Ciao.» la saluto con voce atona.

«Ehi.» Mi scruta bene in viso. «Va tutto bene?»

«Sì.» mento.

«Sei sicura?»

«Tu come stai?» distolgo l'attenzione da me.

«Si va avanti.» Non sembra per niente convinta. «A proposito, devo raccontarti una cosa.»

«Dimmi.»

«Ieri ho visto Erik.» Sono passati mesi dall'ultima volta che l'ho visto. «Mi ha invitata a prendere un drink. E poi... mi ha chiesto di te.»

Dovevo immaginarlo.

«Non le hai detto di Nicolas, vero?» chiedo preoccupata.

«Tranquilla, non ho aperto bocca.»

«Spero solo che non ritorni all'attacco.» sbuffo e alzo gli occhi al cielo.

«Non credo possa ritornare a farti del male, non dopo quello che è successo con Nicolas.»

«Speriamo.»

«Questo non ti preoccupa?»

«No. Erik non è più una minaccia.»

«Dovresti dirglielo.»

«Dirlo a Nicolas?»

«Esatto.»

«No... non credo.»

«E se Erik volesse riconquistarti?»

«Non posso dirlo a Nicolas, reagirebbe male.»

«Questo non puoi saperlo.»

«No, ma lo conosco.»

«Rose, le bugie non portano a nulla di buono.»

«Non gli sto mentendo, sto solo omettendo la cosa.» Come la questione di Zayn. «Entriamo?» cambio discorso.

Annuisce debolmente e raggiungiamo la classe. Da quando mi ha detto di Erik non sono molto tranquilla, potrebbe costituire un pericolo per la mia relazione, anche se a lei ho detto il contrario. Forse dovrei parlarne davvero con Nicolas, anche se ho molta paura della sua reazione.

Tra un pensiero e l'altro, la lezione termina, dando spazio alla ricreazione. Inutile dire che sono stata tutto il tempo a pensare a ciò che mi ha detto Mary. Ora sembra assorta e sta inviando dei messaggi a qualcuno. Spero solo che non stia parlando con Erik.

«Rose?» mi chiama, una volta finito di messaggiare con chissà chi.

«Dimmi.»

«Stai pensando a ciò che ti ho detto prima, vero?»

«Cosa intendi?» faccio finta di non aver capito.

«Erik.»

«No.» mento. «Sono solo un po' preoccupata per la situazione.»

«Vedrai che andrà tutto bene, magari Erik voleva solo sapere come stavi.» Annuisco. «Ah... Rose?»

«Sì?»

«Ho tralasciato una cosa...» dice un po' a disagio. Mi acciglio e incrocio le braccia al petto. Cosa sta cercando di dirmi? «Vedi, Erik mi ha chiesto...» si interrompe.

«Cosa ti ha chiesto?» le chiedo impaziente.

«Ti racconto dopo.» mi dice, guardando Nicolas entrare in classe.

Perché era così agitata? Nicolas saluta tutti e ci ordina di avviarci in palestra. Tutti si dirigono fuori, mentre io aspetto. Dopodiché mi alzo dalla sedia e lo fisso. Come risposta mi fa un occhiolino. Mary mi guarda complice e poi va via, sparendo con gli altri compagni. Comincio a camminare, mentre Nicolas ritorna in classe. Il suo cellulare sta squillando. Mi nascondo dietro la porta e resto lì a spiare.

«Cosa vuoi?» risponde con tono duro e deciso. «No, non posso oggi pomeriggio.» Mi piacerebbe tanto sapere con chi sta parlando. «Ti ho detto di no!» Sembra che sia una telefonata indesiderata. E se fosse al cellulare con la preside? No, ma cosa vado a pensare. «Va bene. Domani pomeriggio alle quattro.» Domani alle quattro? «Ciao.» smette di parlare, allora riprendo a camminare, facendo finta di niente.

Cosa deve fare domani alle quattro? Mi precipito di fretta in palestra, giusto in tempo.

«Amica, cosa hai combinato?» chiede Mary, con un sorrisetto malizioso, dato che ho il fiatone.

«Niente... di quello che... pensi.»

«Sei sicura?» ridacchia.

«Ho solo corso. Ora vado a prendere un po' d'acqua.» Raggiungo la mia borsa, tirando fuori la bottiglietta d'acqua e bevendone quasi la metà. Mi mancava il respiro. Mi siedo e Mary mi raggiunge, sedendosi al mio fianco. «Approfittando del fatto che Nicolas non è ancora sceso, cosa avevi da dirmi?» chiedo preoccupata.

«Vedi...» tira un lungo respiro. «Erik sa di te e Nicolas.» La guardo preoccupata e mi chiedo come faccia Erik ad esserne così convinto, anche se i comportamenti di Nicolas l'avranno messo in allarme. E se provasse a dirlo in giro? Sarebbe davvero la fine; Nicolas verrà licenziato ed io espulsa. «Va tutto bene? Sei pallida.»

Annuisco debolmente e non dico una parola. Ho il battito accelerato e sento la testa girare. Al solo pensiero che Nicolas possa lasciarmi mi sento male. Deglutisco e avverto come un mancamento. Chiudo gli occhi e mi lascio andare,

Dove mi trovo? Cos'è questo posto? È tutto buio. Riesco solo a vedere una piccola luce davanti a me. Aspetta... quello è Nicolas. Ma chi è la persona accanto a lui? Guardo meglio e mi rendo conto di essere io. Mi acciglio e non riesco a capire cosa sta accadendo. Nicolas mi fissa in modo strano e improvvisamente si allontana da me, lasciandomi completamente sola nell'oscurità. Vorrei urlargli di non lasciarmi, ma non ho voce. Oddio, no. Ti prego. Nicolas... Nicolas... No!

«Rose...» sento chiamare il mio nome. «Oddio, Rose.»

Apro gli occhi di scatto, non riesco più a distinguere la realtà dalla finzione, mi sento disorientata. Non ce la faccio, ho troppo sonno. Richiudo gli occhi, cadendo in un sonno profondo.

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