Capitolo 6

Rose
Durante il tragitto non faccio altro che toccarmi i capelli e guardarmi nello specchietto retrovisore, sono tesa più di una corda di violino e non vorrei che questo possa provocare dei disastri. Verrei licenziata ancora prima di essere assunta.

«Sei nervosa?» chiede mio fratello.

«Un po'.» dico e tiro un sospiro.

«Tranquilla, non è così terribile.» ridacchia, riferendosi al lavoro.

«Non è per quello, ma ho paura di non essere assunta.»

«Non devi aver paura, altrimenti ti verrà tutto male. Cerca di tranquillizzarti.»

Mi poggia una mano sulla spalla e la stringe appena. Michael è sempre stato così nei miei confronti, cerca di tirarmi su il morale e mi rendo conto ogni giorno di avere il fratello migliore del mondo. Appena arrivati parcheggia la macchina fuori dall'enorme edificio e mi sorride. «Buona fortuna.»

«Grazie.»

«Vuoi che ti accompagni dentro?»

«Sì, per favore.»

Entriamo insieme e alla reception c'è la stessa ragazza bionda della scorsa volta.

«Buonasera.» ci saluta molto cordialmente.

«Buonasera a lei.» risponde prontamente Michael. «Come si chiama?»

Ma cosa sta facendo?

«Sono Annie.» risponde la ragazza.

«Michael.» le prende la mano e gliela bacia.

«Piacere.» dice lei, sorridendo a quel gesto.

«Il piacere è tutto mio.»

Mi acciglio e lo guardo male. Perché diavolo si sta comportando da playboy? Si sta rendendo ridicolo e mette in imbarazzo anche me. A Mary non piacerebbe affatto una cosa del genere. Arriva il signor Hamilton a togliermi dall'imbarazzo, con il suo solito vestito elegante e sguardo professionale.

«Salve, signorina Taylor.» mi saluta.

«Lui è mio fratello Michael.» lo presento. «Michael, lui è il signor Hamilton, il mio datore di lavoro.»

Michael inizia a guardarlo per un po' titubante e poi gli stringe la mano. Sembra che abbia avuto la mia stessa reazione, la prima volta che l'ho visto.

«Annie, accompagna la signorina Taylor al proprio camerino.» ordina il signor Hamilton.

«Un camerino?» chiedo confusa.

«Proprio così. Deve indossare la sua divisa.» risponde Annie. «Mi segua.» Saluto Michael con la mano e seguo Annie. Durante il tragitto mi guardo intorno ed è tutto così elegante, sulle pareti color bianco e argento ci sono appesi dei quadri raffiguranti delle persone, credo si tratti dei familiari del signor Hamilton. «Vedrà che qui si troverà bene.»

«Annie... puoi darmi del tu?» chiedo un po' a disagio.

«Non è mio solito farlo ma se insiste, va bene.»

«Sei imparentata con il signor Hamilton?»

Forse le ho posto una domanda un po' troppo personale, non vorrei averla irritata.

«Oh, no, mia madre è la migliore amica della moglie di Gary, così ho ricevuto questo posto di lavoro, ne avevo davvero bisogno.»

«Capisco.»

«Eccoci arrivati.» Apre la grande porta bianca davanti a noi e entriamo nella stanza. Mi sembra di essere in uno di quei camerini in cui le star si preparano prima di esibirsi. «Trovi tutto nel baule lì in fondo.» Mi porge le chiavi della stanza. «Buon lavoro, tesoro.» sorride e va via.

«Grazie.»

Mi lascia sola e comincio ad esaminare ogni cosa; le parete sono identiche al resto del locale, c'è persino un divano letto, non vorranno mica che ci dorma, vero? Vado verso il baule e lo apro. Al suo interno è presente soltanto quella che dovrebbe essere la mia divisa. La tiro furi e la indosso subito. Mi guardo allo specchio e sgrano gli occhi. È troppo corta per i miei gusti e sembra uno di quei vestitini sexy per halloween. Sarò ridicola. Mentre penso a questo, qualcuno bussa alla porta, riscuotendomi dai pensieri.

«Sei pronta, Rose?» chiede Annie.

«Si.» rispondo di nuovo a disagio.

Apro la porta e la trovo sorridente come prima, forse la pagano per questo.

«Stai molto bene.» dice compiaciuta, mentre a me non piace affatto. «Vieni, ti accompagno alle cucine.» Arrivate, ci sono il cuoco e altri sei persone, quattro ragazzi e due ragazze, più o meno della mia età, intenti a dare una pulita prima di mettersi all'opera. «Ragazzi, lei è Rose, la nuova cameriera.» dice Annie, presentandomi al gruppo.

Tutti mi salutano in modo gentile. Uno dei ragazzi che è voltato di spalle a pulire una pentola, si volta di scatto. Sgrano gli occhi e non posso credere che lui sia qui. Oh, no, è una tragedia!

D'un tratto mi abbraccia, con il suo solito fare soffocante.

«Così lavoreremo insieme? Non ci posso credere.»

Mi libero delle sue braccia.

«Sì, Zayn.»

«Vi conoscete già?» chiede Annie.

«Da tanto tempo.» risponde Zayn sorridente.

Sto seriamente pensando di lasciar perdere. Mary ne sarà al corrente? Cacchio!

«È perfetto, Rose, per te sarà un bene.» dice Annie. Un male, altroché. «Il tuo turno comincia tra circa due minuti.» mi informa, interrompendo i miei pensieri. «Buon lavoro.»

Faccio un cenno con la testa e mi dirigo in sala, più lontana possibile da Zayn. Fortunatamente lavora nelle cucine, ma non so quanto sia un bene... Vedo tre ragazze vestite come me, quindi deduco siano le cameriere, una di esse ha i capelli turchesi, belli, anche se bizzarri.

«Tu sei?» chiede la ragazza dai capelli turchesi.

«Rose.»

«Io Grace e loro sono Megan e Lena.»

Mi salutano con la mano e sorridono in modo cordiale. Bene, Sembrano gentili. Speriamo lo siano davvero, non potrei sopportare altre snob.

«Ragazze, avete già fatto conoscenza?» chiede il signor Hamilton, con il suo solito sguardo altezzoso.

«Sì.» rispondono all'unisono.

«Molto bene. Stasera ci sarà tanta gente, quindi voglio che diate il meglio, cercate di aiutarvi a vicenda e soprattutto, cercate di andare d'accordo!»

«Perché non dovremmo andare d'accordo, Gary?» chiede Grace.

Lo chiama per nome?

«Grace, quando siamo al lavoro io sono il signor Hamilton!» la rimprovera.

«Ok. Scusami.»

«Pulite i tavoli e dopo metteteci queste tovaglie color oro, la festeggiata vuole così. Buon lavoro.»

Sembra un dittatore. Be', che mi aspettavo? È il mio capo.

***

È mezzanotte e sono ancora qui, la giornata sembra non finire mi e ho lavorato come una matta. Grace è stata tutto il tempo con il cellulare tra le mani e ciò mi ha molto infastidita. Zayn chiamava sempre me per prendere i piatti... insomma, è stata una giornata da dimenticare, ed è solo il primo giorno. Ora sono in camerino, mi sto cambiando e mentre sto per infilare la mia maglietta, bussano alla porta.

«Chi è?» chiedo.

«Sono Zayn, posso entrare?»

Cosa vorrà? Non ha fatto altro che darmi il tormento per tutta la serata.

«Aspetta un attimo.» Indosso velocemente la maglietta e apro la porta. «Cosa c'è?»

Mi guarda sorridente e mi squadra dalla testa ai piedi, come se fossi un poster pubblicitario. Odio essere guardata in questo modo.

«Volevo chiederti se ti andasse di essere accompagnata a casa.»

«No, grazie.»

«Perché no?» chiede deluso.

È il solito insistente. Si avvicina talmente tanto che i nostri nasi quasi si sfiorano. Cacchio, non vorrà mica baciarmi? Mi scanso, passandogli di fianco.

«Perché... c'è mia madre che mi aspetta...» mento. «Ciao.» scappo via.

Fortunatamente non mi segue, mentre esco dall'edificio. Raggiungo i parcheggi ed entro nella macchina di Nicolas.

«Ciao, piccola.» mi saluta e mi posa un piccolo bacio sulla testa.

«Ciao.» sorrido imbarazzata.

Per metà strada non dice una sola parola, il che è molto strano, mi aspettavo delle domande sulla giornata di lavoro, e invece niente. Possibile che abbia visto Zayn e si sia ingelosito? Sarebbe la fine, non mi permetterebbe di continuare a lavorare.

«Com'è andato il primo giorno di lavoro?» chiede, finalmente.

«Credo bene. Sono stanchissima.»

«Ed è solo il primo giorno.» dice annoiato.

«Ce la posso fare.»

«Uhm.»

Sta dubitando di me? E poi perché ha quell'aria così strana?

«Che cos'hai?» gli chiedo preoccupata.

«Niente.»

«Non credi in me, vero?»

«Certo che credo in te.»

«Allora dimmelo!» pretendo.

«Dirti, cosa?»

«Guardami e dimmi, "credo che tu ce la possa fare".»

«Non posso guardarti, sto guidando.»

«Allora fermati.»

«Cosa?» chiede ironico.

«Nicolas!» lo riprendo, un po' irritata.

«Facciamo così, ti accompagno a casa e poi te lo dico.» dice con una risata in gola.

Mi sta prendendo in giro? Non sono una bambina! Lo guardo malissimo e poi volto il viso verso il finestrino. Mi ha davvero stancata con il suo comportamento da "sono io quello adulto di quasi trent'anni e tu la diciottenne".

Finalmente arriviamo a casa mia, non vedevo l'ora, perché il silenzio che si era creato era davvero tombale e insopportabile. Si avvicina per darmi un bacio ma non glielo permetto, scendendo dalla macchina.

«Non fare la bambina.» dice, sporgendosi dal finestrino.

Non gli rispondo e apro la porta di casa, fino ad entrare e a chiuderla alle mie spalle. Forse ho un po' esagerato, lo ammetto, ma deve capire che non sono una stupida e che posso cavarmela da sola.

Nicolas
Non posso credere che mi abbia piantato in asso, non era mai accaduto prima d'ora. È ancora una bambina, non posso pretendere che capisca come mi sento. Ammetto di aver esagerato nel prenderla in giro in quel modo, ma continuo a pensare che lavorare non le serva. Non ho mai detto di non credere in lei, anzi, credo che possa fare tutto, la verità è che ho paura di perderla, questo lavoro la terrà impegnata e quindi potremmo vederci poche volte. Aveva un'aria così stanca, non le fa bene tutto questo sforzo. Non riesco ad accettarlo e sono un vero coglione per questo, ma mi rendo conto che devo smetterla di pensare a cose negative. Ora sono sdraiato sul letto e aspetto che si faccia sentire, ma ovviamente non lo fa e mi sento ancora più idiota. Senza pensarci oltre, comincio a scriverle un messaggio.

Messaggio a Rose: Piccola, come va?

Passano cinque minuti che sembrano interminabili e poi finalmente arriva la sua risposta.

Messaggio da Rose: Davvero, Nicolas?

Se adesso non le dirò che ha ragione mi terrà il broncio per tutta la giornata di domani e non mi va di fare queste bambinate.

Messaggio a Rose: Scusami, sono stato insensibile...

Messaggio da Rose: Mi hai presa in giro, pur sapendo cosa significhi per me... Quindi no, non ti scuso!

Sorrido al cellulare e me la immagino mentre incrocia le braccia al petto e volta lo sguardo altrove, pur di non guardarmi. Può sembrare irritante, ma la trovo adorabile quando fa così.

Messaggio a Rose: Mi dispiace tanto... ma credimi, non ti stavo prendendo in giro. Avevo paura che ti stancassi troppo e che... non avessi tempo per me.

Messaggio da Rose: Come puoi pensare una cosa del genere? Io ti amo e troverò sempre del tempo per te.

È bellissimo leggere quelle parole.

Messaggio a Rose: Ti amo anche io, lo sai, vero?

Messaggio da Rose: Sì... ma mi tratti da stupida.

Messaggio a Rose: Non permetterò più che ti senta stupida, lo giuro... Mi perdoni?

Messaggio da Rose: E va bene... Ma non approfittarne.

Fortunatamente sono riuscito a convincerla.

Messaggio a Rose: Questo mai! Buonanotte, amore mio.

Messaggio da Rose: Buonanotte, ti amo.

Messaggio a Rose: Io di più.

Poggio il cellulare sul comodino e mi addormento sereno.

Il giorno seguente vengo svegliato dal cellulare che non la smette di squillare. Ancora ad occhi chiusi lo afferro dal comodino e li apro in due fessure, leggendo sullo schermo Numero privato.

Stranito, indugio un po' e poi rispondo.

«Pronto?»

«Nicolas!» urla la persona al telefono.

Sobbalzo, sentendo la sua voce e riattacco. Mi richiama subito dopo, con il numero visibile, stavolta.

«Marika, cosa vuoi?» chiedo con tono duro.

«Non ti azzardare più a riattaccare, soprattutto a trattarmi così!» sbraita.

«Ti tratto esattamente come meriti!» sbotto.

«Ce l'hai ancora con me per quello che è successo cinque anni fa?»

«Cosa vuoi?» cerco di tagliare corto.

«Solo che tu sia più presente nella mia vita, nient'altro.»

«Questo è impossibile.»

Comincia a singhiozzare e poi riattacca. Non ce la faccio più ad andare avanti così.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top