Capitolo 5

Rose
Le ore sono passate molto velocemente e la ricreazione è arrivata. È sempre così il primo giorno di scuola e vorrei che lo fosse tutto l'anno. Tutti i nostri compagni si alzano e fanno baldoria, chi mangia chi ride, chi esce dall'aula. Io resto seduta, rinunciando al bagno, come ho sempre fatto; ho bisogno di sapere cosa sta succedendo tra Mary e mio fratello.

«Hai notato che quella stronzetta di Jenna non è in classe?» mi fa notare.

Infatti ha ragione, che fine avrà fatto?

«Si sarà trasferita?»

«Purtroppo no... è stata bocciata.»

«Quindi è ancora al quarto?»

«Sì.»

«Cavolo!» esclamo preoccupata.

«Non sei contenta di non averla più tra i piedi?»

«Non è questo... Nicolas quest'anno farà lezione anche al quarto anno.»

«Scusami, non lo sapevo.» Non ci voleva proprio. «Vabbè, ora che ha campo libero con Michael, non credo che importunerà Nicolas.» dice con un mezzo sorriso, ma so che è triste.

«Cos'è successo tra di voi?»

«Ti ricordi Harry, il mio ex fidanzato?»

«Quello vecchio?» ironizzo.

«Sì. Cioè, non era più grande di Nicolas.»

Sghignazzo. «Quindi?»

«Ci siamo incontrati.» La guardo a bocca aperta. «Ehi, cos'hai capito? Ci siamo incontrati casualmente.» aggiunge, chiudendomi la bocca.

«E Michael vi ha visti.» concludo.

«Sì. Ma la cosa peggiore è che ha cercato di baciarmi.» Sgrano gli occhi, incredula. «Ovviamente l'ho respinto. Però poi ha cominciato ad inviarmi dei messaggi e Michael ha creduto che mi sentissi con lui, mi ha persino dato della puttana, ti rendi conto, Rose?»

«Non posso crederci, come osa?»

Sono allibita.

«Poi si è pentito, ma ho deciso di finirla qui. Non si fida di me. Ho fatto di tutto per lui, per fargli capire che lo amavo ma è stato inutile. Ieri litigammo in macchina e lo lasciai da solo. Non ne potevo più delle sue accuse. Poi mi inviò un messaggio, che ignorai.»

«Cosa ti scrisse?» Prende il cellulare e me lo porge. Leggo il messaggio e glielo restituisco, guardandola triste. «Sei sicura di ciò che stai facendo?»

«Per ora sì... è la cosa migliore per tutti e due.»

«Mi dispiace tanto.» le do un abbraccio.

A volte Michael è davvero un idiota, come si fa a dubitare così di una persona che ami tanto e che non ti ha mai dato modo per farlo? Improvvisamente ripenso alla scena di questa mattina con Nicolas che parlava al telefono in modo sospetto. Scuoto la testa e scaccio via i cattivi pensieri. Mi fido di lui, mi fido di lui, mi fido di lui. Proprio in quel preciso istante, Nicolas varca la soglia e mi dimentico di tutti i pensieri negativi, sorridendo.

«Ehi, dissimula o qualcuno capirà.» mi dice Mary, sussurrandomi all'orecchio.

Mi ricompongo e smetto di fissarlo.

«Buongiorno, ragazzi.» saluta tutti. «Come avete trascorso le vacanze estive?»

A quella domanda arrossisco. Avrei voluto dire, "benissimo, perché sono stata con te", ma ovviamente me ne resto in silenzio.

Dopo aver ascoltato i discorsi noiosi dei nostri compagni, ci dirigiamo tutti in palestra. Come sempre, sono stata l'ultima ad uscire dalla classe e Nicolas mi si è affiancato.

«Rose Taylor, vorrei tanto baciarti.» mi sussurra, chinandosi verso il mio orecchio.

Sospiro e arrossisco. Lo fa apposta, avevamo detto niente insinuazioni e cose ambigue.

«Smettila.» sussurro a mia volta.

«Oggi cominci a lavorare, vero?»

«Sì, alle cinque.»

Non risponde e mi piacerebbe sapere cosa gli passa per la testa.

Arrivati in palestra mi siedo come sempre e lo osservo molto attentamente. I suoi muscoli, i suoi occhi bellissimi, i suoi sorrisi, è così bello quando spiega qualcosa ai suoi alunni. Adesso smettila e ritorna in te. Mi ricorda il mio subconscio. Mi rendo conto di aver dimenticato lo zaino in classe, la sua vicinanza mi rende stupida. Mi tiro su e Mary mi guarda stranita, ma la ignoro, dirigendomi verso Nicolas.

«Professore?» lo chiamo.

«Sì?» dice, voltandosi.

«Ho dimenticato lo zaino, posso andare a prenderlo?»

«Fa presto, Taylor.»

Annuisco e raggiungo le scale. È davvero difficile fare finta di nulla, ma lui sembra non avere problemi.

Mi sono fermata alla macchinetta e ho preso una bottiglia d'acqua fresca, avevo sete. Poi ho raggiunto la classe e mi sono seduta al mio banco. Forse se resto qui per un po', sarà meglio, Nicolas è così allegro che non riesco a capire come faccia. Mi metto a guardare fuori dalla finestra e bevo un lungo sorso di acqua, tirando un sospiro di sollievo.

«Ci voleva proprio.» dico, nel vuoto della classe.

«Sei ubriaca?»

Una voce mi fa sussultare, mi volto e lo vedo.

«Nicolas, che ci fai qui?»

Chiude la porta dell'aula, sorridendomi, poi si avvicina velocemente. Mi costringe ad alzarmi e mi afferra per i fianchi.

«Avevo voglia di fare una cosa.»

«Cosa?» chiedo confusa. Improvvisamente mi bacia e mi solleva da terra, facendomi sedere sul banco. «Potrebbe entrare qualcuno.»

«Non entrerà nessuno.»

«Come fai ad esserne sicuro?» Ritorna a baciarmi, fino a scendere al collo e infilare una mano sotto la mia maglietta. Lo fermo e scendo dal banco. «Non avevi detto che dovevamo controllarci?» chiedo, incrociando le braccia al petto.

«Non la trovi eccitante tutta questa adrenalina e paura di essere scoperti?» dice sorridendo.

«Sì.» ridacchio. «Ma se ci beccano verrai cacciato dalla scuola ed io probabilmente espulsa.»

«Il desiderio di stare con te è più forte di qualsiasi cosa.»

Mi fissa serio e non posso fare a meno di arrossire. A volte è così dolce.

«Quanto sei carino.»

«Tu invece per niente.» sghignazza.

«Deficiente!» gli do un pugno sul braccio.

Perché deve sempre prendermi in giro? Prima fa il carino e poi rovina tutto. Il solito scemo. Afferro il mio zaino e usciamo dall'aula, assicurandoci che nessuno ci abbia visto.

***

Il primo giorno di scuola è finalmente terminato e mi ritrovo a tornare a casa da sola. Poco prima, Michael mi ha inviato un messaggio dove diceva che desiderava restare un po' da solo. Mi dispiace davvero tanto per come si sono svolte le cose tra lui e Mary, spero che un giorno decidano di tornare insieme, perché non può finire tutto per una sciocchezza come quella. Magari restando per un po' lontani capiranno di aver commesso un grosso sbaglio. A volte è necessario.

Oggi mia madre ha iniziato il primo giorno di lavoro e quindi sono sola a casa, meglio per me, così non sarò costretta a raccontarle del mio... Non saprei proprio da dove cominciare e ho paura che non sarò d'accordo, fino ad impedirmelo. So che prima o poi dovrò dire la verità, ma per il momento preferisco non farlo. Raggiungo il bagno, mi spoglio e mi butto sotto la doccia. Ho una tale tensione addosso che non riesco nemmeno ad insaponarmi senza far cadere il bagnoschiuma al suolo. Ho paura di combinare disastri, è la prima volta che ottengo un lavoro.

Appena finito, vado in camera e mi vesto in modo pratico; tuta e scarpe da ginnastica. Mi trucco leggermente, come ogni volta e lego i capelli in una coda alta. Tra un paio d'ore dovrò essere lì e dovrò mettercela davvero tutta! Mentre attendo che passino le ore, scendo in soggiorno e scelgo un film su netflix. 

Nemmeno quello mi distrae dai pensieri, soprattutto dall'episodio di stamattina. Possibile che debba tormentarmi senza alcun motivo valido? D'un tratto, sento la porta d'ingresso cigolare, è entrato qualcuno.

«Michael, sei tu?» chiedo.

«Sì...» risponde con tono basso.

Lo vedo oltrepassare il soggiorno e raggiungere le scale che portano di sopra. Non sono riuscita a vederlo bene in faccia, ma sembra che abbia pianto. Mi dispiace moltissimo, non riesco a vederlo in quello stato. Spengo la tv e lo raggiungo nella sua stanza.

«Posso entrare?» gli chiedo sulla soglia.

«Sì...» risponde flebilmente.

Almeno non mi ha respinta. È seduto sul letto con la testa tra le mani e il morale a terra, mi siedo accanto a lui e gli poggio una mano sulla spalla.

«Se vuoi parlare, io ci sono.» Alza la testa e mi guarda con gli occhi lucidi, poi d'un tratto mi abbraccia, cominciando a piangere sulla mia spalla. «Sfogati, fratellino, ti farà bene.»

«Mi sento... così solo.» balbetta tra un singhiozzo e l'altro.

«Non sei solo, ci sono io.»

«Perché non mi vuole più?»

«Oh, Mike...»

Che cosa orribile, vederlo combinato così, non era mai successo prima d'ora, non riesco a farmene una ragione, perché deve finire tutto così? Riparlerò con Mary. Mi alzo e mi guarda con gli occhi pieni di lacrime, io gli porgo un fazzoletto, poi raggiungo la porta.

«Dove vai?» mi domanda.

«Devo andare al lavoro.»

«Vorrei sapere a cosa ti serve.»

«Voglio badare da sola a me stessa.» gli ripeto per la centesima volta. «Non lo dirai alla mamma, vero?»

Scuote la testa e tira su col naso. «No, tranquilla. Ma prima o poi dovrai farlo tu.»

«Lo so, ma per ora voglio che non lo sappia.»

«Vuoi che ti accompagni?»

«Sì, se ti fa piacere.»

Si alza dal letto, va dritto al bagno e ritorna pochi secondi dopo, afferrando il mio braccio e sorridendo.

«Andiamo.»

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